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Lara

Erano passati due giorni dall'episodio. Da allora ero rimasta allo Chateau, non avevo mai lasciato questa casa. Sarah mi aveva bombardata di messaggi, che io non avevo letto. Lei non c'entrava niente, lo sapevo, ma non avevo la forza di parlare con nessuno che non fosse stato JJ. John B, Pope e Kiara avevano capito la situazione e mi avevano lasciata stare. Non ero come JJ, che trovava conforto in loro...io avevo bisogno dei miei spazi. Da tre anni a questa parte, mi ero abituata alla solitudine, ora era strano avere qualcuno a cui importava davvero di te.
Erano le sette di sera e JJ mi aveva appena comprato una pizza che non avevo ancora toccato.
«Lara per favore» JJ si sedette sull'amaca dove io ero sdraiata da quella mattina.
«Che c'è»
«Mangia qualcosa»
Sospirai in modo rumoroso, e mi sedetti accanto a lui. Mi mise un braccio sulle spalle e mi baciò la guancia arrossata.
«Parla con me, ti farà bene»
Feci cenno di no, e lui abbassò la testa in segno di sconfitta.
«Io...»
Mi guardò  aspettando ciò che ho da dire.
«Ho fame» Aprì istantaneamente il cartone della pizza e mi offrì una fetta.
«Tieni, mangia»

«Credo che farò un salto da Sarah»
«Ma è tardi, perché non riposi invece»
«Ho dormito tutto il giorno JJ»
Mi alzai e mi pulii le mani sporche di olio sulla maglietta.
«Va bene, ma ti accompagno e ti vengo a prendere io, d'accordo?»
«Si idiota»
«Vatti a vestire scimmia»

«Mi raccomando»
Gli diedi un bacio sulla guancia e scesi dalla moto. Sgommai via e mi avvicinai alla porta di casa di Sarah.
Decisi di chiamarla, erano quasi le otto di sera e non volevo che mi vedesse Ward.
«Sarah»
«Lara! Finalmente!»
«Si lo so scusami»
«Ti ho mandato tremila messaggi!»
«Sarah»
«Non mi hai risposto!»
«Sarah! Sono sotto casa»
«Oh, davvero?»
«Si»
«Oh, ehm, entra allora»
«Disturbo?»
«C'è Topper in camera, però entra, la porta è aperta»
«Oddio non volevo disturbarti»
«Non l'hai fatto! Tranquilla, poi non c'è né Ward, né Rose, sono a cena fuori.»
«Ok...grazie»
«Fai come se fossi a casa tua, ok? Tra poco Topper se ne va»
Annuii e terminai la chiamata.
Avevo cercato di nascondere il livido sull'occhio con del correttore coprente, ma era ancora abbastanza visibile. Avrei cercato di coprirlo con i capelli.
Entrai in casa lentamente, e il silenzio mi invase. Decisi di andare in bagno, non fumavo da un'ora...il mio cervello iniziava a lamentarsi.
Ricordavo ancora dove si trovava il bagno del piano terra, e quindi ci andai.
Entrai senza bussare, perché sapevo che qui non ci andava mai nessuno, era per gli ospiti.
Aprii la finestra e mi sedetti sul davanzale. Accesi l'ultima Winston del pacchetto e feci due tiri consecutivi. Con me portavo sempre un pacchetto di riserva, per fortuna. Non potevo stare senza, questo era certo.
La ferita alla schiena richiedeva tre punti, faceva ancora male e oggi non avevo cambiato la medicazione. Forse l'avrei fatto quando sarei tornata allo Chateau.

A metà sigaretta, sentii dei passi nel salotto. Forse era Sarah.
Speravo di non aver interrotto nulla tra lei e Topper, dio, sarebbe stato imbarazzante.
Però dovevo dire che insieme non erano male, anche se credevo che Sarah meritasse di meglio di quel viziato mammone.
All'improvviso qualcuno aprì la porta di scatto. Girai subito la testa verso la porta e non era Sarah quella che mi trovavo davanti, ma il fratello. Rafe era qui davanti a me.
«Che cazzo? Non si bussa?» Sbottai.
Scesi dal davanzale e lo guardai incazzata. Lui però aveva la faccia crucciata, confuso.
«Che vuoi?» Per un attimo mi ricordai che non avevo coperto il livido con i capelli, quindi spostai il ciuffo davanti l'occhio e abbassai la testa.
Lui si girò , chiuse la porta dietro di lui e tornò a fissarmi.
«Che hai sull'occhio?»
Cazzo.
«Niente»
Fece un passo, poi un'altro.
«Guardami negli occhi quando ti parlo» Io gli voltai le spalle e mi avvicinai alla finestra, facendo uno degli ultimi tiri dalla sigaretta, ormai quasi finita.
«Ti ho detto di guardarmi negli occhi, cazzo!» Mi prese per il braccio, mi girò verso di lui e mi alzò il mento per creare un contatto visivo. Mi scostò poi delicatamente i capelli biondi dal viso, mettendomeli dietro l'orecchio.
«Non mi toccare» Lo dissi con voce tremante, ma rimango ferma, immobile.
«Chi ti ha fatto questo?» Rafe aveva le sopracciglia corrucciate, sembrava genuinamente turbato. Ma io mi chiedo, perché gli interessava?
«Nessuno»
«Scommetto che sei caduta?» Disse sarcastico.
Feci l'ultimo tiro, sbuffandogli in faccia.
«Non sono affari tuoi»
Sospirò rumorosamente e chiuse gli occhi strizzandoli. Poi li riaprì, e sembrava avere uno sguardo più delicato, ammorbidito.
«È stato JJ?»
«Cosa? No! Ovvio che no!»
«John B? Quegli amici pogue che hai? Uno di loro?»
«No, no e no»
«Allora chi cazzo è stato?!» Si abbassò fino alla mia altezza, per guardarmi bene negli occhi.
«Ti prego basta urlare» Misi le mani nei capelli, sentendo le lacrime spingere. Mi allontanai da lui e mi sedetti sul gabinetto, accasciata.
Perché gli importava? Perché non mi lasciava stare? Perché tutto questo interesse improvviso?
Non lo stavo guardando, ma era rimasto immobile dov'era. Non sapevo cosa stesse pensando ma avrei pagato oro per saperlo.
«È stato tuo padre, non è vero?» Disse con voce bassa, quasi inaudibile. Non mostrai un cenno di approvazione né di negazione. Stavo solo in silenzio, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire.
Sentii il rumore di qualcuno scendere le scale e mi alzai subito.
«V-vattene»
Non lo guardai.
«C'è Sarah e Topper. Vattene, ora!» Gli misi le mani sul petto e lo spinsi.
Lui non disse niente, aprì la porta ed esce. Non appena lo fece, mi guardai allo specchio per essere sicura che non ci fossero tracce di pianto, coprii il livido ed uscii dal bagno. Rafe era sparito, ma al suo posto c'erano Topper e Sarah che ridevano in cucina.
«Lara! Vieni»
Tenni la testa bassa tutto il tempo, forse era meglio così.
«E-ehm, io vado»
«Ma sei appena arrivata»
«Lo so, m-mh, ehm ho sonno»
Non aspettai una sua risposta.
Uscii e basta.
Quella stanza mi stava facendo mancare l'aria.
Chiamai subito JJ, e lui risponde dopo un solo squillo.
«JJ»
«Che succede»
«P-puoi venire a prendermi?»
«Ero già sulla moto non appena hai nominato il mio nome in quel modo, aspettami arrivo»

~~~

Rafe

La vista del suo occhio dolce, sfregiato, mi fece provare rabbia. Come poteva un essere umano semplicemente sfiorarla? Era la delicatezza in persona, e poi era sua figlia, cazzo, come puoi alzare le mani alla tua figlia femmina sedicenne? Non avevo nessun diritto di chiederle chi fosse stato, o cosa fosse quel livido nero enorme sul suo occhio, distesosi all'altezza del suo zigomo piccolo e alto.
Ma l'avevo fatto.
Glielo avevo chiesto, non riuscendo tra l'altro a non far trapelare nessuna emozione o preoccupazione sul mio viso.
E lei, forse anche giustamente, mi aveva respinto. Di certo non potevo aspettarmi che mi sarebbe caduta ai piedi dopo averla chiamata lurida pogue. Ma di certo Lara non era il tipo. Non era una ragazza che cadeva ai piedi degli altri, o comunque una dal grilletto facile.
Anche perché una ragazza così innocente e docile come lei, anche se si attirava anche ragazzi imponenti e più grandi e stronzi, non era il tipo da una notte e via.
E io lo sapevo benissimo, e forse anche per questo e non solo perché è una pogue, non ci provo con lei. Innanzitutto sarebbe inutile anche solo provare solo a dialogare con lei senza che ci insultiamo a vicenda, seconda cosa, la vedo come se fosse intoccabile. Come un cristallo di valore chiuso con l'uso di allarmi, grate, e guardie. E anche perché sentivo come se la mia presenza la rovinasse.
Ma dirò sempre che una bella scopata con lei sarebbe stata LA scopata. Ha un corpo perfetto, sottile ma anche formoso nella sua innocenza. La sua vita sottile era perfetta da prendere con le mie mani grandi, che sarebbero adattate con facilità al suo corpo.
La sua pelle abbronzata urlava "leccami".
E il suo bel faccino, cazzo, era meglio di una rivista porno. Era perfetto: naso sottile e leggermente all'insù, guance sempre rosee, occhi di un azzurro come il mare, e le sue labbra, carnose e perfettamente baciabili, che solo a guardarle veniva la voglia di morderle e di tirarle con i denti, o di succhiargliele e sentire il suo sapore. Poi il suo profumo, era unico. Non si trattava di quei profumo costosi Armani, Versace...lei sapeva di pulito e di vaniglia, come se fosse il suo odore naturale. Per non parlare dei suoi capelli biondo chiaro lisci e alzati in quella coda di cavallo che dava il via ai miei film porno mentali...
«Amico? Sembri paralizzato cazzo»
Kelce mi risveglia dal mio sogno ad occhi aperti, e merda se mi veniva da prenderlo a pugni dopo aver interrotto il mio porno mentale.
«Sta zitto» Dissi prendendo un sorso dalla mia lattina di birra.
Kelce mi spinse scherzosamente il braccio, e quando stavo letteralmente per spingerlo in piscina così almeno ci sarebbe stato un po' di silenzio per almeno due minuti, mi squillò il telefono.
Sarah.
«Che vuoi?»
«Rafe, devi farmi un favore»
«Io? Fare un favore a te? Nah»
«Aspetta non riattaccare!»
Mi lesse nella mente perché è esattamente ciò che stavo per fare.
«Puoi andare a prendere Lara?»
Sentendo il suo nome, mi scattò il campanellino d'allarme nella testa.
«Perché?»
«Non ha un passaggio e deve venire a fare volontariato in spiaggia ma io non posso muovermi, ti prego.»
Sbuffai.
«Che cazzo mi tocca fare. Dove sta?»
Sentii Sarah sospirare per il sollievo.
Al diavolo.
«A casa di John B, lo sai dov'è vero? La roulotte di Big John»
«Certo che lo so. Sta zitta»
«Coglione. Ok perfetto vai adesso a prenderla, ciao»
Riattaccai.
Non so nemmeno perché lo sto facendo. Entrai dentro, presi le chiavi del suv di papà e entrai in macchina.

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Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora