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Rafe

Quella mattina ero andato da James, il nostro barista di fiducia con Topper e Kelce.
Indovinate chi trovai proprio fuori il pub, uscire dalla porta a vetrata nel suo metro e sessanta tutta incazzata?
Lara Maybank. Sembrava avesse appena fatto a botte con l'intero locale, dalla sua incazzatura facilmente leggibile dal modo in cui piegava le sue labbra gonfie e rosate.
O dal modo in cui aggrottava le sopracciglia sottili e chiare, che metteva in risalto i suoi occhi, che sembravano il riflesso del cielo, se non fosse stato per il fatto che erano spenti. Non aveva luce in quegli occhi.
Fuori di lì, le ero andato addosso, di proposito, e poi l'avevo chiamata lurida pogue. Di lurido non aveva proprio niente, con il suo faccino dolce, ma io volevo solo stuzzicarla e darle fastidio.
E ci ero riuscito se non fosse stato per il fatto che già sapevo che mi avrebbe tenuto testa, ma non pensavo potesse arrivare a tirarmi una ginocchiata nelle palle, cazzo. Soprattutto se il mio cazzo era duro per lei. Aveva fatto un male cane, e lei lo sapeva benissimo.
A pranzo, inoltre, quella bimbetta mangiava alla mia tavola, sulla mia sedia. E mi stava sfidando con lo sguardo, e il rossore sulle guance che aveva dopo che quella merda umana di Ward parlava della merda umana di suo padre, mi faceva capire di essere a disagio, non solo per quello che ha detto, ma anche perché c'ero io a guardarla. Non mi era nemmeno venuto in mente di ridere o di prenderla in giro perché io so benissimo cosa ci si prova ad avere un padre del genere. Lei cercava il mio sguardo sicuramente per vedere se fossi divertito nel sapere il suo punto debole. Ma non era così, cazzo.
Non mi faceva per nulla piacere sapere che il padre era stato incarcerato, e soprattutto, non era un modo per giudicare lei, assolutamente.
Ma forse le avevo fatto capire di essere anche io uno stronzo senza sentimenti o tantomeno senza empatia.
Quando la vidi sfrecciare via sulla sua moto, con quel bel culetto in vista, capii il suo dolore. L'avevo quasi vista con gli occhi lucidi.
Quando rientrai in casa, Sarah e Ward stavano discutendo.
«Ma non puoi dirle certe cose! Se sai benissimo che è stato carcerato per quel motivo, perché dovevi rinfacciarglielo come se fosse colpa sua?»
Sarah era in piedi, mentre Ward ancora seduto. La vista di loro due litigare, era appagante.
Anche se mi faceva quasi piacere vedere che Lara avesse qualcuno a difenderla.
E non so nemmeno perché.
«Tesoro, io non ne ero sicuro, perciò ho chiesto»
«Beh non farlo più»
Tesoro di papà, gioia e amore di papà.
Pff.

~~~

Lara

«Scommetto che il signor Beckam ti assume, chiamalo e vedi se ha bisogno di staff» Era sera tardi ed eravamo fuori sulle amache, io e JJ su una di queste.
«Chi sarebbe?»
«È il proprietario del pub più famoso di Figure Eight. I kook non hanno la stoffa per lavorare, quindi i camerieri sono tutti pogue. Sicuramente avrà bisogno di qualcuno, quel posto è sempre affollato.»
John B mi aveva dato il numero e l'indirizzo di questo posto, sarebbe stata sicuramente la tappa
principale per domani.
«Domani passerò.»
«Lara»
«JJ?»
«Basta fumare»
«È l'ultima giuro»
«Io vado a letto» John B raccolse il suo cappello da terra e sbadigliando camminò verso casa. Pope e Kie erano nelle proprie abitazioni già da un po'.
«JJ»
«Eh»
«Domani vado da Luke, mi accompagni?»
Sospirò prima di rispondere.
«Sempre»

Stanotte dormii con mio fratello. Non lo facevo da tre anni e devo dire che ho dormito benissimo. Mi sentivo protetta, per una volta.
«Piccoletta mi prendi una birra?»
«No, devi essere sobrio»
«Lui non lo sarà di certo»
Questo era sicuro.
Andai in camera e presi dall'armadio dei vestiti di John B, credo. Una maglia a maniche corte e un mio pantaloncino di jeans.
«Questo andrà bene»

Dopo venti minuti eravamo davanti casa di Luke, nel Twinkie.
«Dai, andiamo» Dissi aprendo la portiera del passeggero.
«Sta tranquilla» Come se fosse facile.
Entrammo senza bussare, perché la porta è già aperta. L'odore di erba invase le mie narici non appena misi piede dentro.
Vedemmo Luke sul divano, pensavo stesse dormendo e invece no.
«Oh eccovi, ciao» Disse mettendosi seduto.
«Lara vai a prendere le tue cose»
Non me lo feci ripetere due volte, andai in camera nostra e presi la valigia e il mio zaino.
«Perché? Te ne vai di già?» Tornai in soggiorno, ora Luke è in piedi e mi guarda irritato.
JJ risponde per me:
«No, le servono i vestiti»
«Dove li deve portare?»
Nessuno seppe come rispondere, avevo paura.
«Le valigie rimangono qua.»
Si stava avvicinando a me e JJ lo seguì.
«Sei appena arrivata e già dormi di qua e là come una puttana? Uguale a tua madre!» Asciugai le lacrime che non
sapevo da quanto stessero lasciando i miei occhi.
JJ lo spinse via da me con forza. Di solito prima si avvicinava, mi chiamava puttana e in tutti i modi possibili, e poi partivano gli schiaffi.
«Lara vai in macchina» JJ ricevette il primo pugno nello stomaco.
«Luke! Fermo!»
Lasciai i bagagli a terra e mi misi tra i due, che nel frattempo si sono tirati mazzate a vicenda.
«Lara!» In un attimo tutto diventò silenzioso. Ero a terra, ma non sapevo come c'ero finita. L'occhio pulsava, e la schiena, sbattuta contro l'angolo dell'isola della cucina, sanguinava.
«Tornatene da quella troia di tua madre! Puttana!» Mi sputò addosso saliva, mista a sangue.
Mi alzai subito, non mi interessava del dolore. JJ però fa prima. Prende me, lo zaino, e mi spinge fuori casa.
Io non riesco a fermare le lacrime, e gli occhi di mio fratello sono lucidi. Lui ha preso più botte di me, sta sanguinando dal labbro e sicuramente avrà lividi ovunque.
«Mi dispiace è tutta colpa mia, sarei dovuta rimanere con te. Fanculo i vestiti!»
«Shh» JJ mi bacia la fronte e mi spinge ad entrare in macchina.
Sono una cazzo di idiota.
Che pensavo sarebbe successo? Era ovvio!
JJ entra in macchina e mette in moto.
«Scusa JJ. Scusami»
«Lara»
«Non sarei dovuta tornare, ti ho messo nei guai! Cazzo guardati! Stai sanguinando ovunque!»
«Lara»
«Ha ragione, ha proprio ragione non dovevo tornare. Che razza di stupida sono? Io non ti merito, lo sapevo cazzo!»
«Lara!» JJ ha urlato, siamo entrambi con le lacrime che ci offuscano la vista.
Per secondi rimasi in silenzio, cercando di calmare l'attacco di panico.
«Piccola mia non è colpa tua, ok?»
Faccio di no con la testa, e lui mi prende la mano, mentre guida con la sinistra.
«Sono felice che tu sia qui. Non lasciarmi mai più biondina. Sei l'unica che mi faccia sentire bene, mi sei mancata tantissimo»
Il cuore non batte più in modo terribile, la sua voce mi calma e le sue parole mi sciolgono il cuore.
«Ora andiamo da John B, ok?»
«No»
«No?»
«Non voglio che mi vedano»
«Sono nostri amici Lara, saremo al sicuro»
«Ricky è ancora in città?»

Siamo davanti la porta di casa di Ricky, nostro cugino. È più grande di noi di qualche anno, e fa il paramedico.
Bussiamo alla porta e Ricky apre dopo un po', forse l'abbiamo svegliato. Dopo tutto sono le undici di mattina.
«Ricky, ciao, ehm potresti ospitarci per un po'?»
Nostro cugino ci guarda sorpreso, e dopo qualche secondo, con compassione. Ci fa segno con il braccio di entrare.
«Lara, ben ritornata a casa» mi sorride.
«Si...grazie»
«L'ha rifatto?» JJ annuisce, togliendosi il berretto. Io mi siedo sulla poltrona.
«Cazzo siete ridotti male, aspettate»
Ricky scompare dal salotto, e JJ si siede difronte a me, su una sedia di legno.
«Ti fa male?»
«Dovrei chiederlo io a te»
«Eccoci qua, menomale che ho sempre il kit di prima medicazione, bambini.»
Prende un batuffolo di cotone e lo immerge di qualcosa, per poi tamponarlo sul mio occhio, che suppongo sia nero, ormai.
«Potete rimanere qui quanto volete»
«No Ricky, non ti preoccupare. Stiamo da John B»
«Mi dispiace bambina» Mi guarda con pietà. Io odio la pietà, però è gentile e si vede che ci tiene.
«Mi fa male la ferita alla schiena»
JJ si alza immediatamente e mi guarda stranito e preoccupato.
«Alzati» Lo ascolto.
Mi giro lentamente di spalle e JJ mi alza la maglietta da dietro.
«Cazzo»
«Cosa?»
«Hai una ferita profonda. L'ematoma è enorme» Mi dice JJ con voce tremante.
«Ricky che dobbiamo fare?»
«Cugino, per quello c'è bisogno di almeno due punti»
«No, niente ospedale»
«Portala al pronto soccorso»
«Si...» JJ sospira e mi abbassa la maglietta.

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Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora