46

1.1K 34 1
                                    

Lara

Col palmo della mano si asciugò il sangue che gli fuoriusciva dal labbro, tirando su col naso.
«Stamattina»
Mi raddrizzai sulla sedia.
«Ward mi ha detto che sapeva dell'oro»
Feci un tiro dalla Winston.
«Ha cercato di convincermi a collaborare con lui ma ho rifiutato...dicendo che non sapevo di cosa stesse parlando. Lui è diventato violento, Lara.»
Mi coprii la bocca con la mano appena intuii il continuo della storia.
«Ha cercato di uccidermi»
Scorsi dagli occhi del moro dolore.
Non potevo nemmeno immaginare cosa stesse provando in quel momento.
Ma la sofferenza di un'amico, è la mia.
«Devi denunciare»
Fece una smorfia.
«Secondo te a chi crederanno? È inutile»
Buttai fuori il fumo dalla bocca.
«E poi, Lara, devi chiudere con quel drogato. La cosa diventa seria e so benissimo che quel segno sul collo è fatto da lui»
Lo guardai, senza dire niente.
«Ascoltami un secondo»
Annuii.
«Non hai mai avuto un padre. Sei cresciuta senza attenzioni o rassicurazioni di nessun tipo, senza affetto, senza abbracci. Pensi che non noti come ti abbracci da sola la notte? Questi sono traumi. Appena ricevi una minima attenzione da un ragazzo, pensi di aver bisogno di quella persona per sempre, in modo che ti dia quelle rassicurazioni sempre...ma non funziona così. Tu ami la sensazione, non la persona.
Di Rafe ami la sua possessione, l'ho capito.
Ma non è amore, Lara. Non lo è.»
Senza accorgermene stavo di nuovo piangendo.
Passammo minuti in silenzio, a fissare il
vuoto.

Presi parola io, dopo un bel po'.
«Devo chiederti scusa»
Scattò lo sguardo su di me.
«Perché?»
«JJ ha ragione. Non ci sono mai stata per te»
Lui scosse la testa.
«Lara...eri a Miami»
«Non è solo per quello, mi sono sempre isolata da voi. Odiavo che sapeste»
«Sapere cosa?»
Scrollai le spalle, iniziando a sentire stanchezza addosso.
«Di come ci trattava papà e a me mamma»
Lui sospirò.
«Tenerti le cose dentro non può far altro che male»

Quella mattina mi svegliai con JJ vicino nel letto, che dormiva come un ghiro.
Per prima cosa mi feci un caffè e sorseggiandolo, accesi il telefono e lessi i nuovi messaggi.
Il cuore mi esplose in petto quando lessi la scritta "Nuovi messaggi da Rafe C.".
Aprii subito la chat.

Rafe C.
-Lara
-Mi dispiace così tanto
-Io non credo di stare bene
-Quello che ti ho fatto non te lo meriti, non è normale
-Lara io non sto bene
-La mia testa è un cazzo di casino
-Meriti di meglio
-Amore mio mi dispiace.

Lessi questi messaggi un centinaio di volte, fino a piangere.
Chiusi la chat e asciugai le lacrime.
"Io non sto bene"
Quelle parole mi avevano spezzato il
cuore.
Non l'avevo mai aiutato.
Mai.
Nessuno l'aveva mai fatto, ed i segnali c'erano eccome.
Ogni volta che sembrava distaccarsi dalla realtà...non dovevo sottovalutare quei momenti.
L'unica cosa che volevo fare era correre da lui subito.
Ma non potevo.
Se l'avessi fatto, mi sarei rotta anch'io.
E poi quel messaggio, mi faceva capire che era d'accordo nel chiudere tutto.
Nel lasciarci.
Anche se l'avevo lasciato io...faceva malissimo comunque.
Cazzo.
"Meriti di meglio"
No cazzo, io voglio te.
Sempre.
Non mi ero mai sentita così.
Volevo perdonarlo.
Ma non potevo.
Per me stessa, per mio fratello.
E per lui.
Se avessi continuato ad assecondare la sua violenza e perdonarlo ogni volta...l'avrei danneggiato io stessa.
Non potevo permettermelo.
Niente è per sempre, e nemmeno noi lo eravamo.
Ma cazzo.
Ogni volta che pensavo che non potessi più chiamarlo per sentire come stesse, andare a casa sua e dormire con lui, abbracciarci e coccolarci, fare l'amore...
Iniziai un pianto doloroso.
Non riuscivo a realizzare che fosse finita.
Perché non era finita.
Non per il mio cuore.
Senza di lui sarei tornata alla mia vita triste e vuota.
Lui era tutto.
I miei sorrisi.
I miei pianti.
Le mie crisi di nervi.
I miei attacchi di gelosia.
Il mio senso di protezione.
Senza tutto questo...non ero più io.
Avevo bisogno della sua stretta alla mia vita, e i suoi baci dolci sul collo.
Non sarebbe più successo.
Entrambi c'eravamo arresi.
Lui forse non era molto interessato, questo non lo sapevo per certo.
In fondo, lui era pur sempre Rafe Cameron.
Ma io, cazzo, ero innamorata pazza.
E non glielo avevo nemmeno detto.
E non ne avrò mai più l'occasione.
Mi sentivo a pezzi.
Vuota.
Come se nulla avesse più un senso.
Come se un puzzle appena completato fosse caduto a terra, e che un pezzo si fosse perso.
Quel pezzo mancante era lui.
Anche se avessi ricostruito il puzzle, non sarebbe mai completo.
Manca quel pezzo fondamentale.
Mi sentivo vuota dentro.

Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora