Lara
Alle otto di sera andai al Golden Cup.
Mi aspettava una lunga serata lavorativa, poiché oggi era il giovedì del "rosso" al locale.
Tutte le cameriere dovevano vestirsi sexy e soprattutto di rosso.
Il rossetto del medesimo colore, era severamente obbligatorio.
Dopo le proteste di JJ, riuscii comunque ad uscire di casa e andare a lavorare.
Quella sera avevo legato i capelli in una coda di cavallo, indossato una tinta labbra rosso fuoco e per quanto riguarda l'abbigliamento, misi una gonna di jeans nera abbastanza corta, una canotta rossa di pizzo e le mie All star rigorosamente ciliegia.Mi trovavo al bancone, e mancava un'oretta alla fine del mio turno.
Mentre pulivo un bicchiere con un panno asciutto, qualcuno difronte a me richiama la mia attenzione.
Alzo lo sguardo. È Kelce.
«Che vuoi?»
Volevo essere professionale, ma so benissimo che non ci sarei riuscita.
«Lara, volevo parlarti»
Io no.
«Parla»
Presi un altro bicchiere, già perfettamente asciutto, e lo strofinai per lucidarlo.
«Puoi fermarti un attimo?»
«Se vuoi parlarmi, fallo qui e ora»
Lui espirò, e si sedette allo sgabello difronte.
«Mi dispiace per quello che è successo»
Abbassai lo sguardo sul bicchiere, rivolgendogli poche occhiate.
«Sono stato uno stronzo e giuro che non capiterà più. Sei una brava ragazza»
«Qualcos'altro?»
«Erano bei tempi quando uscivamo io, tu, Sarah, Rafe e Topper. Mi manca e non voglio che ci sia disagio tra di noi»
Lo guardai appena nominò Rafe.
Pensavo a lui per tutta la serata.
«Quindi, ti chiedo scusa»
«Scuse accettate»
Forse non era una buona idea.
Ma mi era sembrato molto sincero.
Quindi, cedetti.
Non sono una persona che porta rancore, e lui si era dimostrato pentito nei miei confronti. Merita una seconda possibilità? Scopriamolo.
«Davvero?» Annuii, impassibile.
Lui esultò, sorridendo.
«Minchia, grazie! Ora mi sento meglio»
«Vuoi qualcosa da bere?»
«Mh si, una birra ghiacciata andrà bene, grazie»
Mezz'ora dopo, mi sedetti fuori a fumare.
Il turno era quasi finito, ma la sala era vuota quindi il nostro capo ci permetteva di uscire un po' prima.
Accesi il telefono, che avevo lasciato caricare nel ripostiglio.
Trovai una decina di chiamate perse da Rafe.
Mi allarmai subito.
Lo richiamai immediatamente.
«Rafe, scusa se non-»
«Dove cazzo sei?! Che cazzo stai facendo?!»
«Ho appena finito d-»
«Con chi cazzo sei, Lara?!»
«Sei fatto?»
«Non sono cazzi tuoi! Sta zitta!»
«Rafe-»
«Sei solo una ragazzina di merda!»
Agganciai.
Non stavo al telefono con lui solo per essere insultata. Spensi la sigaretta velocemente e montai sulla moto.
Mi diressi alla roulotte di Barry.Scesi dalla moto e m'incamminai a passo veloce verso l'entrata. La porta era aperta.
Trovai Rafe a terra, seduto con le gambe distese e la schiena contro la parete.
Di Barry nessuna traccia.
Stava di schifo, sembrava avesse la febbre a quaranta, ma so benissimo che quello era l'effetto della droga.
Mi avvicinai lentamente a lui.
Avevo paura.
Lui aveva gli occhi socchiusi, forse si stava addormentando.
Un passo.
Un'altro passo.
Spalancò gli occhi.
«Lara»
Lo raggiunsi definitivamente, accovacciandomi dinnanzi a lui.
«Va tutto bene, ci sono io»
Gli accarezzai il viso, prendendolo con le mani.
Lui aveva gli occhi rossi e lucidi.
Era a pezzi.
Quella visione di lui mi spezzò il cuore.
Rivedevo nei suoi occhi me stessa.
Alzò la mano, tirandomi a lui per la schiena.
Buttò a peso morto le sue braccia su di me, abbracciandomi.
Non aveva forze.
«Va tutto bene, Rafe»
Gli occhi pizzicavano.
Odiavo vederlo così.
Mi girai verso di lui, per guardarlo in viso.
Le lacrime gli rigavano il volto, silenziosamente.
«Non piangere»
Gli baciai sulla destra del labbro, raccogliendo una lacrima cadente.
Ma anche io a quel punto stavo piangendo, senza nemmeno che me ne accorgessi.
Gli avvolsi il collo, stringendolo, seduta sulle ginocchia tra le sue gambe.
Lui non ricambiò, non aveva la forza fisica, lo sapevo.
«Non puoi fare così» Dissi, strozzando le parole dai singhiozzi.
«Non devi»
Una mano mi avvolse improvvisamente la vita.
Quel gesto mi trasmise quanto lui fosse dispiaciuto.
Gli presi il volto, asciugando con i pollici il viso bagnato.
Lui mi fissava sfinito.
«Andiamo a letto? Così dormiamo un po'?»
La mia voce era dolce, come se mi stessi rivolgendo ad un bambino di sette anni.
Lui riuscì ad annuire flebilmente.
«Okay, okay.» Dissi muovendo su e giù la testa.
Lo presi sotto le braccia, e cercai di alzarlo.
«Rafe, mi devi aiutare»
Mi alzai completamente in piedi, e lui mi prese la mano, tirandosi su.
Avvolse il braccio intorno alle mie spalle, e lo guidai nella camera da letto di Barry, che per quella notte ci avrebbe prestato.
Lo buttai delicatamente sul letto.
O almeno, ci provai.
Gli tolsi le scarpe, ma decisi di lasciargli tutti gli indumenti che aveva, addosso.
Lo tirai fino a posargli la testa sul cuscino.
Lui mi guardava sempre negli occhi.
«Okay, fatto» Gli sorrisi.
Gli spinsi i capelli via dal viso, portandoli indietro.
Quando stavo per spostarmi, intenta a scendere dal letto, mi bloccò il polso.
«Che c'è?» Chiesi.
«Rafe devo farmi una doccia»
Lui scosse la testa.
«Ma»
Mi tirò a sé.
Aveva bisogno di me, lo percepivo. Ma avevo ancora i vestiti da lavoro, le converse, ed ero ancora truccata.
Mi feci coccolare per un po'.
L'avrei fatto addormentare e poi sarei andata a lavarmi.
Gli avvolsi il collo con una mano, praticamente sdraiandomi su di lui.
Passammo così più di un quarto d'ora, fermi, senza dire nulla.
Ma non chiudeva gli occhi.
Fissava me.
«Rafe, devi riposare»
Dissi girandomi verso di lui.
«Perché lo fai?»
Mi avvicinai di più, alzandomi leggermente per guardarlo meglio.
Era la prima volta che mi rivolgeva la parola.
Probabilmente l'effetto della droga stava svanendo.
«Cosa?»
«Perché ti prendi cura di me?»
Quella domanda mi spiazzò, e non perché non trovavo risposta, bensì perché non sapevo cosa dirgli essendo incerta io stessa.
«Perché me lo chiedi?» Si raddrizzò, alzandosi un po' con la schiena.
«Lascia stare» Disse poi infine.
Decisi di dargli comunque una risposta.
«Perché mi sento bene quando sto con te. Mi fai sentire speciale»
Si girò a guardarmi, leccandosi le labbra screpolate.
Allungai la gamba e mi misi a cavalcioni su di lui.
Mi avvolse subito il sedere con le mani, stringendolo leggermente, facendomi alzare la gonna di jeans.
«Come ti senti?» Gli chiesi.
«Meglio»
Mi spinse contro il suo bacino, unendo perfettamente i nostri due corpi.
Sentii subito la durezza del suo ventre.
Per me.
O forse era la droga.
Con le mani mi muoveva il fondoschiena avanti e indietro su di lui.
Io iniziavo a sentire un formicolio nelle parti basse.
Mi stavo eccitando.
Mi aggrappai al suo collo, aiutandolo con il movimento.
«Non mettere mai più quel rossetto»
Sorrisi a quelle parole.
«Non ti piace?» Lo stuzzicai.
«Cazzo, si»
Chiuse gli occhi per poi riaprirli.
Continuai a strusciarmi su di lui, eccitandomi sempre di più.
«Allora dov'è il problema?»
Mi avvicinò a sé, tuffandosi nelle mie labbra con violenza.
Spinse subito la lingua contro la mia, affamato.
Mi morse il labbro inferiore, facendomi uscire il sangue.
Mi staccai subito.
«Ahi!»
Smisi di muovermi su di lui, mentre lui invece sorrideva.
«Dimmi che non metterai più quel rossetto se non per me»
Disse facendosi serio.
«Stronzo!»
Feci per togliermi da sopra di lui, ma mi tenne ben salda con le sue grandi mani.
«Dillo, cazzo»
Ero incazzata nera.
«No»
Mi avvicinò in un lampo a lui.
Ora aveva la bocca sul mio collo, baciandomelo prima delicatamente, facendomi alzare gli occhi al cielo, poi iniziò a succhiare ovunque.
Mi scappò un gemito ad alta voce, e lui di seguito succhiò più forte la pelle del mio collo.
«Rafe» Dissi ansimando.
Mi aggrappai forte alla sue grandi spalle, come se potessi cadere da un momento all'altro.
Poi, lentamente salì sul viso, riempiendomi di baci dolci e delicati.
«Rafe»
«Shhh»
Disse mentre le sue mani dalle mie natiche si spostarono sulla mia gonna, intento a sbottonarmela.
Lo aiutai, abbassandola fino alle caviglie e togliendola del tutto.
Mi fissò le mie mutandine in pizzo rosa.
«Sei così dolce»
Mi strinse con una mano un seno, e con l'altra sfiorava l'orlo delle mutandine.
Mi tuffai nelle sue labbra.
Sapevano di erba.
Ma lo trovavo terribilmente attraente e non riuscivo a staccarmene.
Quando iniziò ad abbassarmi le mutandine dal lato, mi fermai, guardandolo.
Colse la mia paura negli occhi.
«Qualcosa non va?» Mi chiese preoccupato, fermandosi di colpo anche lui.
Abbassai lo sguardo.
«Rafe...io-»
Mi bloccai.
«Ho paura»
Gli presi la mano, ferma sul pizzo, allontanandogliela.
Lui sospirò.
Sapevo che la sua erezione stava esplodendo nei jeans.
«Scusami» Dissi non riuscendo a guardarlo negli occhi.
Mi prese il mento, unendo lo sguardo al suo.
«Non chiedermi scusa. Non ti obbligo a fare un cazzo, capito?»
Non risposi.
«Lara, hai capito?»
Deglutii.
Avevo rovinato tutto.
«S-si, non ti arrabbiare»
Crucciò le sopracciglia.
«Non sono arrabbiato con te, piccola»
Mi accarezzò il viso.
«Scusa per il labbro»
Gli sorrisi, leccandomelo e sentendo il sapore metallico sulla lingua.
Annui, senza dire nulla.
«Dimmi quello che hai in quella testolina. Non stare zitta»
Sospirai.
«Tu sei un uomo.»
«Giusta osservazione»
Disse sarcastico.
«Aspetta.»
Fece silenzio, accarezzandomi le cosce nude e lisce.
«Sei un uomo, hai le tue esigenze. Io ho sedici anni, e tu venti. Troverai altre donne, farai sesso con loro. Ma io voglio farlo, voglio farlo con te, subito. Ma qualcosa mi ferma e non credo di essere pronta, ma non posso sopportare che tu vada con altre, non posso proprio. Tra qualche settimana ti scoccerai di me. Andrà così, e la consapevolezza mi distrugge»
Non mi ero accorta che una lacrima rigava il mio viso.
Lui me la prese subito con le mani, pronto a rispondermi.
«Cazzo, bambina. Sei brava con i film mentali»
Abbassai lo sguardo.
«E se ti dicessi che ti aspetto? Io aspetterò mesi, se necessario. Tu ti prendi cura di me come nessuno ha mai fatto in tutta la mia vita. Sono un totale fallito, ma vicino a te mi sento al sicuro, non potrei mai lasciarti andare. Cazzo, piccola, che mi venga un colpo se lo facessi.»
Lo guardai intensamente.
«Non avere fretta. Prenditi il tempo necessario ed io lo terrò nei pantaloni. Te lo prometto»
Ci fu silenzio per un po'.
«Qualche strusciatina me la concedi, però?» Disse sorridendo.
Scoppiai a ridere, annuendo.
«Pervertito» Alzai gli occhi allo specchio sopra la testiera del letto.
Spalancai gli occhi.
«Mi hai riempita di succhiotti!»Questo capitolo...🤪🤪
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Stellina?⭐️
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Reflections - Rafe Cameron
FanfictionLara Maybank, sorella gemella di JJ Maybank, è appena ritornata sull'isola delle Outer Banks dopo tre anni di assenza. Il rapporto burrascoso sia con la madre che con il padre la spinge con il tempo ad assumere un atteggiamento solitario, chiudendo...