Lara
Era passata una settimana da quel giorno.
JJ il giorno dopo, vedendomi ferita, era impazzito. Ma ora era acqua passata.
Sul viso non c'era quasi più traccia delle mani di Luke, ed io ero più tranquilla.
Mio fratello ultimamente mi stava ancora più addosso del solito, ma in realtà lui e Pope, John B e Kiara erano impegnati in qualcosa di cui mi tenevo volontariamente distante. Seguivano le orme del padre di John B, Royal Merchant, oro eccetera.
Stasera c'era una festa in spiaggia, dinuovo, e stavolta non avrei lasciato che nessuno mi impedisse di andare.
In tutta la settimana avevo visto Rafe tutti i giorni. Si comportava normalmente però stavolta era meno arrogante. Non che io fossi stata gentile eh...
Mentre mi sistemavo i capelli pettinandoli, ricevetti un messaggio sul telefono.
Lo presi subito in mano e lessi il mittente: Rafe C.-Ci sei stasera?
-Ciao, Lara. Come stai?
Per caso, vieni stasera?-Smettila
-Vieni si o no-Può darsi
-ok
Come sempre, di poche parole.
Riposi il telefono in tasca e andai in cucina.
«Lara, mi passi lo spinello?» Kiara mi urlò dalla veranda.
«È il secondo oggi» Le dissi.
«Ugh» Roteò gli occhi al cielo e non insistette.
«Una sigaretta almeno?»
«Non lascerò che tu prenda il vizio della nicotina, Kie»
Si alzò e venne da me.
«Allora andiamo al Wreck, ho fame.»
Mancava un'oretta alla festa, quindi riempire lo stomaco non sarebbe stata una cattiva idea.
«Oh, okay»Dopo aver mangiato un hamburger e delle patatine a forma di faccina, John B era venuto a prenderci con il twinkie, per andare tutti insieme alla festa.
«Poi dici a me che fumo troppa erba. È la terza sigaretta in mezz'ora»
Kiara mi fece notare.
«Ha ragione»
«Non ricominciate. Lasciatemi stare» Appena John si fermò , scesi dal twinkie. Spensi la sigaretta e la prima cosa che feci, fu cercare tra i visi della gente, Rafe.
Non lo vidi. Appena scorsi Kelce, mi avvicinai a lui.
«Kelce» Si voltò e mi sorrise.
«Lara! Vuoi una birra» Feci di no con la testa.
Regola n1: Non accettare bevande da persone che conosci poco.
«Hai visto Sarah?»
«Era con Topper, ora non so dove siano»
Mi fece una faccia maliziosa ed io sorrisi falsamente.
«Rafe invece?»
«L'ho visto l'ultima volta stamattina»
«Vabbè, grazie molto d'aiuto»
Lo lasciai così e mi allontanai un po' dal casino di gente che urlava e chiamai Sarah.
Appena avviai la chiamata, guardai difronte a me e la vidi camminare verso il falò. Riattaccai e la seguii, facendo un segno con la mano per farmi notare da lei, e da Topper vicino a lei.
Mi vide e camminò verso di me.
«Eccovi»
«Lara! Andiamo a bere qualcosa»
«Non esagerate» Dice Topper.
«Top sta' zitto» Gli dissi, mettendo un braccio sulle spalle di Sarah, e lei rise.
«Birra grazie»«Un'altra per favore»
«Posso averne altre due?»
Era passata mezz'ora e io ero già brilla.
Di Rafe ancora nessuna traccia. Gli avrei potuto lasciare un messaggio, ma in realtà stavo già camminando verso la proprietà Cameron, a pochi centinaia di metri dalla festa. Non lo sapevo perché lo stessi facendo ma il fatto che lui non fosse venuto ancora era strano. Avevo bisogno di vederlo.
Non mi ero resa conto di essere arrivata. La porta era socchiusa, quindi entrai. C'era un silenzio tombale. Mi guardai in giro, non c'era traccia di nessuno. Salii le scale e mi diressi verso la fine del corridoio, dove aveva luogo la sua camera.
Mi fermai davanti ad essa.
Dopo un po' bussai.
Sentii un tonfo non appena lo feci.
«Lasciami stare papà!» Mi spaventai quando sentii la voce urlante di Rafe dall'altro lato della porta.
Provai ad aprirla, ma era chiusa.
«Basta!»
«Rafe» Lo chiamai con voce debole.
Mi girava la testa e le sue urla mi rimbombavano nel cervello.
Sentii silenzio adesso.
«Rafe Ward non c'è, apri la porta»
Sentii il rumore di passi sempre più vicini, per poi fermarsi.
«Lara?»
«Si, si sono io. Aprimi per favore»
Sentii la chiave girare nella serratura, e vidi la porta aprirsi lentamente.
Lo vidi.
Aveva gli occhi lucidi, rossi e gonfi.
Aveva il labbro spaccato e i capelli scompigliati.
Lo guardai non sapendo cosa dire.
Lui mi prese il braccio e mi fece entrare dentro, chiudendo la porta dietro di me.
«Che...che è successo Rafe» Mi avvicinai, con passi lenti, ma lui si allontanò, fino a quasi inciampare contro la marea di roba a terra, come una lampada rotta...libri... e altre cose che sicuramente avrà lanciato lui.
Abbassai la testa, non sapendo cosa fare e soprattutto come prenderlo.
Mi scoppiava la testa, sentii tutta la birra che avevo bevuto bollire nelle tempie.
Strizzai gli occhi.
Li riaprii guardandolo.
Provai a riavvicinarmi, e stavolta non retrocedette.
«Rafe» Gli scese una lacrima, che scacciò via subito, come se si vergognasse.
Mi misi in punte e gli avvolsi le guance con le mie mani.
«Vattene» Mi spinse via con forza ed io dalla spinta per poco non caddi, mi appoggiai al comodino vicino e alzai lo sguardo verso di lui.
«Lara per favore vattene» Si mise le mani nei capelli e guardò ovunque tranne me.
«Non me ne andrò Rafe, non me ne vado da qui. Io resto, punto.»
Mi avvicinai di nuovo, non mi importava se mi avrebbe respinta. Questa volta ci sarei stata io per lui.
Rafe iniziò a camminare per tutta la camera, tirandosi i capelli.
«Cazzo!»
«Rafe»
«Porca puttana!» Smise di camminare finché non si fermò , con la fronte al muro. Stette così per un po' ed io gli venni da davanti, con la mia schiena alla parete.
Lo abbracciai.
Gli avvolsi la schiena con le mie braccia e lui ricambiò subito, singhiozzando. Ne aveva bisogno.
Lo strinsi come non avevo mai stretto nessuno in vita mia.
Lui retrocedette sedendosi sul letto, con ancora me abbracciata.
Mi misi a cavalcioni su di lui e lo abbracciai dal collo.
«È tutto okay» Gli accarezzai il retro della testa, su e giù, mentre lui mi strizzava la vita con forza.
«È tutto apposto, ci sono io Rafe, sono qui» Sentii il collo bagnato di lacrime, e il suono dei suoi singhiozzi.
Dopo minuti rimasti così, allontanai il viso per guardarlo, con ancora le mie mani su di lui, e le sue su di me.
Aveva ancora gli occhi rossi ma adesso non piangeva più.
«Ti sei calmato un po'?» Gli sussurrai in modo dolce. Lui annuii debolmente e mi squadrò il viso. Guardò prima il naso, le guance rosa e poi le labbra.
Mi strinse la vita e mi avvicina a sé.
«Hai voglia di raccontarmi cosa è successo?» Chiesi sussurrando.
Lui fece subito di no con la testa ed io sospirai.
«Okay, va bene» Mi girai verso la mia sinistra, dove c'era la scrivania, e vidi polvere bianca sparsa su di essa, vicino ad una piccola bustina ormai vuota...di cocaina.
Lui seguì il mio sguardo, ed io tornai a guardarlo lentamente.
Non seppi cosa dire.
«Non dire niente ti prego» Aveva la voce roca e supplicante. Non avrei comunque detto nulla.
Stemmo in silenzio per una decina di secondi, poi lui mi avvicinò il viso al suo e lo affonda nell'incavo del mio collo.
«Sai di birra, hai bevuto?»
«Un po'»
Accarezzandogli i capelli, notai la fronte sudata. Era la droga.
Anche la mia lo era. Era l'alcol.
Nessuno dei due era lucido al momento.
Una voce mi diceva di uscire subito da quella stanza. Ma i suoi occhi mi pregavano di restare.
Rafe ora mi dava una serie di baci sul collo, lenti e dolci.
Mi venne la pelle d'oca.
«Rafe» Dissi a modo di supplica.
Alzò lo sguardo lentamente.
Mi prese il mento con la mano, e con impeto lo avvicinò a sé. Con forza, unì le sue labbra alle mie, e sentii tutta la sua ansia uscire fuori. Le sue mani ora erano sul mio sedere e le mie ancora ancorate ai suoi capelli.
Lo spinsi dal petto per farlo sdraiare, e con un gesto veloce, ora era lui sopra di me.
STAI LEGGENDO
Reflections - Rafe Cameron
FanfictionLara Maybank, sorella gemella di JJ Maybank, è appena ritornata sull'isola delle Outer Banks dopo tre anni di assenza. Il rapporto burrascoso sia con la madre che con il padre la spinge con il tempo ad assumere un atteggiamento solitario, chiudendo...