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Una settimana più tardi, le cose diventarono...strane.
JJ, John B, Sarah, Pope e Kie stavano ancora addosso alla merda della Royal Merchant, e a quanto pare, l'avevano trovata. E in seguito anche l'oro.
Non ci credetti appena me lo dissero.
Ma vedendo quel lingotto sciolto, mi venne un colpo.
Quella mattina andammo tutti insieme in un negozio "vendo oro", da una signora che ci indicò un magazzino dove avrebbero dovuto darci i soldi che ci spettavano.
Il piano era quello di fare un bel gruzzolo, e di riuscire a pagare i mezzi per tirare fuori dal rifugio il resto dell'oro.
Era tutto così surreale ed eccitante.
Passavo molto più tempo con i pogue, e non mi dispiaceva affatto.
Rafe invece, mi stava tutto il giorno appiccicato, e diventava sempre più possessivo.
Però, nessuno dei due ammetteva che stavamo insieme. E onestamente, non volle nemmeno etichettare la cosa.
Si sa che le donne sono impegnative, ed io voglio sapere cosa succede tra di noi e se abbiamo un briciolo di speranza.
Rafe, nel frattempo, aveva fatto "pace" con il padre, e non so neanche come. Però almeno adesso aveva un tetto sulla testa ed era anche più tranquillo.
Io d'altro canto, fumavo di meno, e non so nemmeno perché. Successe e basta.
Se prima ne fumavo venti al giorno, ora ne fumavo dieci, massimo una quindicina.
Ero più serena.
Invece di seguirli in questo magazzino, decisi di scendere allo Chateau e di andare con la moto di JJ alla tenuta Cameron.
Volevo vederlo.
JJ ci rimase male quando gli dissi che mi scocciava venire al magazzino con loro.
Però non lo vedevo da tanto e iniziavo a sentire la sua mancanza.
Gli dissi semplicemente che avevo mal di testa e mi accompagnarono a casa.
Arrivai a casa Cameron in una decina di minuti.
Parcheggiai e mi avviai all'entrata.
Non era troppo presto: le dieci di mattina.
Entrai, aprendo la porta a vetrata lasciata aperta.
Il silenzio pervade nella stanza.
Mi diressi dritta verso le scale, girando nel corridoio dove si trovavano la camera di Rafe e quella di Sarah.
Entrai in quella di Rafe.
Cercai di aprirla silenziosamente, ma di lui nessuna traccia. Fino a che sentii il suono della doccia attraverso la porta del del bagno della camera.
Ok, era lì.
Piano, cercai di aprire la porta, e sbirciai.
Appena lo vidi di schiena in doccia, richiusi subito la porta per paura che mi vedesse. O anche perché la vista era troppo bella, e non potevo approfittarmene.
Lo sentii anche canticchiare la canzone "Swim" dei Chase Atlantics.
Ha gusto il ragazzo.
Decisi di mettergli in ordine la stanza, poiché era davvero un disastro.
Iniziai dal letto.
Tirai bene le coperte, stirandole col braccio, aggiunsi qualche cuscino qua e là e poi mi concentrai sulle superfici delle mensole e degli scaffali, mettendole semplicemente in ordine, anche se necessitavano una spolverata, ma io non avevo gli attrezzi per farlo.
Poi, passai alla sedia all'angolo, piena di vestiti, che piegai uno a uno e li riposi dov'erano.
Infine, alzai tutte le cose buttate e terra, sistemandole dove in origine era il loro posto, o almeno, dove li posizionerei io in giro per la stanza.
Soddisfatta, aprii la finestra e appoggiandomici, mi accesi una Winston.
Proprio in quel momento, Rafe uscì dal bagno, alzando subito lo sguardo verso di me.
Mi squadrò dalla testa ai piedi.
Quella mattina ero vestita molto bene.
Maglietta nera a maniche corte aderente, con lo scollo a V, dove si intravedevano i laccetti del costume rosso al di sotto.
Un pantaloncino di jeans blu chiaro leggermente strappato sulla coscia e sulle natiche, e le All star bianche.
Lui, però, era bellissimo.
I capelli bagnati gocciolavano sul petto luccicante per l'acqua.
L'asciugamano in vita lasciava intravedere la V del suo ventre e giuro che avrei avuto un orgasmo proprio così, semplicemente guardandolo.
Io gli sorrisi subito.
Lui invece, aggrottò la fronte, confuso.
«Buongiorno» Dissi, allegra.
Fece il giro del letto, venendomi incontro.
Mi avvolse subito con una mano il collo, attirandomi a lui, e con l'altra mi strinse il sedere. Io, allontanai un braccio verso la finestra, quello in cui tenevo la sigaretta e con l'altra mano avvolsi il suo torace, appoggiando il viso contro il suo petto nudo e scolpito.
«E che bel buongiorno, bimba»
Mi sussurrò nei capelli, inalandone il profumo dolce di cocco e vaniglia.
Poi, si allontanò un po' per guardarmi.
«Che ci fai qui, piccola?» Era di buon umore quella mattina.
Abbassai lo sguardo, sorridendo.
Non potevo ammettere che mi era mancato.
No, ero troppo orgogliosa.
Alzai le spalle, facendo un tiro dalla sigaretta.
«Ero di passaggio...»
Inarcò le sopracciglia, abbassando lo sguardo sulla scollatura della mia maglietta.
Fece salire la mano che era in vita, fino al seno, accarezzando i lati tra l'ascella ed esso.
Sorrisi subito.
Mi faceva il solletico.
«Sei una bugiarda Lara»
Feci di no con la testa, non riuscendo a smettere di fare quel sorriso da ebete.
Mentre lui faceva si con la testa.
Feci un'altro tiro.
«Ho riordinato la tua camera, era una discarica» Lui aggrottò la fronte, poi si girò, guardò la camera, e ritornò con lo sguardo e le mani su di me.
«Non dovevi»
«Invece si cazzo, non si ci poteva camminare dalla quantità di roba buttata a terra»
«Esagerata»
Mi staccai dalle sue braccia, buttai la cicca di sigaretta nella spazzatura dopo averla spenta e mi avvicinai al suo armadio.
«Decido io cosa metterai»
Lui sospirò, seguendomi.
«E non obiettare»
Aprii le ante, e Rafe venne dietro di me, sedendosi sul bordo del letto.
Cercai una maglietta a maniche corte, e ne presi una nera e bianca con la scritta "tupac".
Amavo Tupac.
Gliela lanciai addosso.
Poi, presi un jeans e glielo porsi.
Lui guardò il suo "outfit".
«Vestiti» Ordinai al mio uomo.
«I boxer, bambina. Sono nel primo cassetto, prendimene un paio»
Feci come mi ordinò. Ce n'erano solo bianchi, blu e neri. Ne presi uno bianco con la scritta "Calvin Klein" e mi girai  con quello in mano.
«Questo va bene?»
Lo tirai dai lati con le dita, per mostrarglielo.
Lui sorrise subito, attirandomi dalla coscia tra le sue gambe.
«Questa è una visione bellissima»
Crucciai il volto.
«Perché?»
«Tu che tieni le mie mutande in mano, con le tue mani piccole e sottili... È meglio di un video porno»
Sbuffai, lanciandogli i boxer in faccia.
«Stronzo»
Lui scoppiò a ridere.
Andò in bagno, si vestì e poi aprì la porta.
Lo raggiunsi dentro.
Mi sedetti sul mobile del lavabo, guardandolo mentre si faceva la barba.
«Posso fartela io?»  Proposi.
Lui mi guardò subito, abbassando il rasoio per uomini sul lavabo.
«Rischio di sanguinare, meglio di no piccola»
Gli strappai il rasoio dalle mani, e lo avvicinai prendendogli la mano.
«Ho fatto la barba a mio fratello fino a che ne ho memoria»
Lui inarcò le sopracciglia, sorridendo.
Gli presi il volto, e aiutandomi con la schiuma, usai la lama.
«Sei troppo alto non ci arrivo»
Scoppiò a ridere, cercando poi di abbassarsi alla mia altezza, nonostante io fossi seduta sul mobile.
«Sei perfetta» Fermai la mano.
Lo guardai.
«Cosa?» Lo ripetè.
«In che senso»
Lui sospirò, scocciato.
«Mi fai innervosire quando fai così. Accetta il complimento e basta, cazzo»
Ero confusa.
Non dissi niente, e continuai a fargli la barba.
Lui non disse nulla nemmeno.
All'improvviso gli squillò il telefono in tasca.
Lo prese, lesse il nome e lo rimise in tasca, spegnendo la suoneria.
Fece come se non fosse successo niente.
«Chi è?» Gli chiesi.
Lui mi guardò e non rispose.
«Chi è?» Ripeto, fermandomi col rasoio.
«Nessuno, Lara»
Gli alzai il mento, invitandolo a guardarmi.
Notando la mia incazzatura, sbuffò.
«È un'amica»
Abbassai il braccio.
Un'amica.
Lo sguardo cadde ai miei piedi.
Annuii, debolmente.
«E perché non rispondi?»
Alzai la testa verso di lui.
«Perché non mi va di risponderle. Tutto qui»
«Mh...va bene» Lo spinsi via, scendendo dal mobile.
«Che fai?»
«Chi cazzo è questa puttana?»
La rabbia prese il sopravvento, abbandonando l'insicurezza che avevo prima.
Lui mi prese il polso.
«Sei gelosa?» Sorrise ammiccante.
«No. Semplicemente si vede che nascondi qualcosa. Ripeto. Chi è questa?»
Lui scoppiò a ridere.
«La smetti di ridere?!»
Mi inchiodò al mobile del bagno.
«Rispondimi Rafe. Chi è quella? Anzi, chiamala adesso se non nascondi niente»
«Ti calmi, piccola?»
La sua pacatezza mi dava ai nervi.
«È Brittany. Stasera c'è una festa e sicuramente mi voleva chiedere se andassi anch'io. Tutto qui.»
Lo guardai allibita.
«E ha tutta questa confidenza?»
Alzò gli occhi al cielo.
«Le avrò parlato una o due volte, Lara, non farne un dramma» Alzò gli occhi al cielo, allontanandosi di poco da me.
All'improvviso mi salì una tristezza addosso assurda.
Abbassai lo sguardo, senza dire niente.
Il pensiero che se la spassasse con qualunque ragazza faceva male al cuore.
Non l'avrei retto.
Mi fidavo di lui.
Lui si avvicinò, alzandomi il mento con due dita.
«Lara dai, basta. Stai tranquilla»
Lo spinsi via.
«Allora tranquillizzami! Te la sei scopata, non è vero?»
«Smettila»
Feci un passo indietro.
«O mio dio»
«Lara»
«Non ci posso credere»
Gli occhi bruciavano.
Feci per aprire la porta del bagno e scappare via da quella cazzo di stanza, ma lui bloccò la porta con la mano.
Girò la chiave nella serratura e la conservò in tasca.
«Ma che cazzo fai?»
«Tu non te ne vai»
Ci guardammo senza dire niente.
Avevo così paura che mentre stava con me, sputtanava di qua e di là.
Non me lo meritavo cazzo. Piuttosto dimmelo, dimmelo che non avevi intenzione di avere qualcosa con me.
Ma non farmi questo.
«È stato tempo fa. Eri ancora a Miami»
Sentii una morsa al petto.
«Non sono stato con nessuna da quando sei venuta in questa cazzo dì città, lo capisci?»
«Perché ti chiama allora?»
«Perché come hai detto tu è una puttana, anzi, tieni. Bloccala, elimina il contatto, cancella tutto fai quello che cazzo ti pare non me ne può fregare di meno»
Mi porse il telefono.
Se me ne da l'occasione, lo faccio volentieri.
«Il PIN, Rafe»
Prese il telefono per mettere la password, ma lo fermai.
«No. Dimmi qual è il tuo pin»
Lui sbuffò.
«2003»
Sospirai per l'originalità. Che stupido.
Sbloccai il telefono e andai nelle chiamate, per vedere se l'avesse chiamata anche lui o cose simili.
Ma niente.
La bloccai, sta troia.
Gli porsi il telefono, sembrava in ansia.
«Tieni»
Lo afferrò, riaprendo la porta del bagno con la chiave.
«Contenta adesso?»
Non risposi, uscendo dal bagno a braccia conserte.
Il solo pensiero delle sue mani, sul corpo di quella ragazza, mi fa venire il voltastomaco.
Lui mi prese la mano.
«Andiamo a fare colazione»
Mi portò fino alla cucina.
Mi sedetti sullo sgabello difronte l'isola, e lui prese una scatola dal frigo.
La aprii e c'erano sei ciambelle glassate all'interno.
«Mangia» Prese una ciambella, tirando un morso, poi spinse la scatola verso di me.
«Non ho fame»
Lui sospirò, lasciando la sua e girando l'isola per sedermi accanto.
«Ciao» Ci girammo entrambi sulla destra, e vedemmo la piccola Wheezie stropicciarsi gli occhi e venendo verso di noi.
«Ehi Wheez, come stai?» Le chiesi dolcemente e cambiando totalmente il tono assunto con Rafe.
Lui, invece, riprese la sua ciambella e non disse nulla.
La piccola si sedette alla mia sinistra.
«Bene grazie. A parte il fatto che stanotte mi hanno punto tre volte le zanzare»
«Abbiamo una pomata, mettila» Le disse Rafe, con la bocca piena.
«Sono ciambelle quelle?»
Tirò a sé la scatola, e prima me ne porse una, che accettai sorridendole, poi ne prese una lei, alla fragola con piccoli mashmellow sopra.
La mia era glassata al cioccolato, la migliore.
«Fai colazione con noi?»
«Certo»
«Non hai, che ne so, dei compiti per le vacanze da fare? O cazzate del genere?» Mi girai verso di lui.
«E tu chiudi quella mer...quella cavolo di bocca?»
«Li ho finiti i compiti»
«Brava, e non ascoltare tuo fratello. Gli piace tanto stuzzicare e soprattutto mentire»
«Non ti ho mentito»
«Mh mh»
«Vaffanculo»
«Vaffanculo tu! Stai zitto stronzo»
Mi voltai verso Wheezie, e feci finta che non esistesse.
«Seriamente ti danno compiti per l'estate?»
«Si, la professoressa di matematica si è scaricata tutte le sue frustrazioni su di noi, ci avrà dato una decina di pagine di esercizi da svolgere! Ti rendi conto? Io ne ho fatte otto, le ultime due le faccio a fine estate, altrimenti ho paura che dimentico tutti gli argomenti. Anche se già ho dimentic-»
«Wheezie sta zitta, cazzo»
Mi girai immediatamente verso di lui.
«Rafe giuro che se non te ne vai in questo momento, non ti parlo mai più. Vattene. Mi stai urtando»
«Quando inizia a parlare non finisce più»
«A me non da fastidio per niente. Anzi, voglio sapere se ci sono novità, dato che non la vedo da tre anni. Se tu non vuoi, vattene via»
Lui, guardò me, poi spinse il piatto con sopra solo briciole e si alzò di scatto dalla sedia, sfrecciando fuori.
«È stronzo a volte» Disse la sorella, con voce triste.
«Non parla più con me. Prima mi faceva ridere, stavamo insieme più spesso. Ora, non mi guarda più in faccia.»
Quelle parole facevano male al cuore.
«Mi dispiace Wheez»
Lei alzò le spalle.
«Comunque...state insieme?»
«Ahh... non lo so. Non credo»
«Vi ho sentiti in camera. Stavate litigando per una ragazza?»
Mi alzai dallo sgabello.
«Cosa? No»
«Ho sentito testuali parole -Chi è quella puttana!-» Lei imitò la mia voce e poi scoppiò a ridere.
«Ehi! Non dire brutte parole. E poi hai sentito male. Ora devo andare, però»
Quella conversazione era imbarazzante.
Lei mimò con le dita un bacio tra me e quel bastardo, e fece strani versi.
Io risi, e uscii fuori.
Cercai Rafe, e lo vidi sulla sdraio a bordo piscina.
Decisi di ignorarlo.
Mi tolsi la maglietta, le converse e il pantaloncino, in modo sexy davanti a lui.
Ma senza degnarlo di un'occhiata.
Poi, mi tuffai.
Quando risalii, vidi arrivare Kelce, Topper, Alex e Dave. Amici di Rafe.
Trovai un punto dove toccavo, quindi nell'area più bassa. Mi sistemai il costume a triangolo rosso, e guardandoli, feci un cenno di saluto con la mano ai ragazzi.
«Ciao Lara!» Disse Top.
«Bello il costume» Disse Dave.
«Ehi, bel faccino!» Disse Alex.
«Ciao» Disse Kelce.
Rafe si alzò subito dalla sdraio, avvicinandosi minacciosamente ai ragazzi.
Soprattutto verso Kelce.
Non sentii cosa gli stesse dicendo, ma Kelce sembrava spaventato.
Uscii dalla piscina e, zuppa, mi diressi verso loro. Misi una mano sulla spalla di Rafe.
«Hai capito, cazzo?»
«Rafe» Tutti si girarono verso di me.
Iniziarono tutti e cinque a squadrarmi dalla testa ai piedi.
«Abbiamo chiarito. È tutto okay»
«No non è tutto okay, cazzo. Vattene dalla mia proprietà, subito»
Kelce abbassò lo sguardo, poi guardò me si girò e se ne andò.
«Sei uno stronzo!»
Rafe mi ignorò. Si tolse la maglietta e me la porse.
«Mettila, subito»
«No, Lara, per favore non farlo» Disse Alex ridendo. Appena Rafe si girò verso di lui, guardandolo come se stesse ringhiando, Alex si fece serio e non disse più nulla.
«Metti la maglietta, Lara. Subito»
Voleva apparire dominante davanti ai suoi amici. No. Non gliela avrei data vinta.
Mi misi a ridere, e girandomi verso la piscina, feci un saltello e mi tuffai.
Quando riemersi, mi guardava con rimprovero. Ricevette una mia risata in risposta.
«Ragazzi! Venite?» Al mio invito, tutti si spogliarono e mi raggiunsero.
«Uhh hooo!» Urlarono tuffandosi tutti nello stesso momento.
Schizzarono ovunque.
Non volli guardare Rafe. Sapevo fosse incazzato, ma gli toccava riconoscere che io non stavo ai suoi ordini.
Oggi mi sarei divertita, e di certo lui non me l'avrebbe impedito.
«Alex, cazzo, se la tocchi porca puttana. Ti uccido» Disse Rafe, vedendo Alex avvicinarmisi.
Gli feci il dito medio.

Passammo tutta la mattina in piscina, ci pranzammo anche.
Rafe alla fine si era un po' sciolto e si è divertito anche lui, però era ancora incazzato con me.
Con un bicchiere di coca zero in mano, mi alzai dal bordo piscina, per stendermi su una sdraio. Anche se la mia pelle era già bronzea, volevo scurirmi anche un po' sotto la luce del sole.
Rafe steso sulla sua sdraio, mi chiamò.
Andai verso di lui.
Mi sedetti al lato, e lui mi tirò tra le sue gambe, alzandosi con la schiena.
Mi tolse i capelli dalle spalle, e me le baciò.
«Ti vuoi fare perdonare, adesso?» Dissi sorseggiando la mia bevanda.
«Non ho fatto niente di male»
Mi staccai dalle sue carezze, girandomi verso di lui.
«Ah no?»
Lui mi sorrise senza dire niente.
«Perché ridi?»
Guardò altrove, poi di nuovo me.
«Sei carina quando ti incazzi»
«Sta zitto» Gli diedi le spalle, e sentii dietro di me una risatina.
Poi, gli altri quattro, si avvicinarono alla nostra sdraio, sedendosi vicino il bordo della piscina.
«Guardali!» Ci indicò Dave, notando che eravamo in una posizione molto intima.
«Rafe come ci si sente ad avere sul...»Tossì indicando le sue parti basse.
«Una bomba sexy»
Rafe si alzò scavalcandomi, e capendo la situazione, balzai in piedi anche io.
Rafe prese Dave dal collo, spingendolo.
«Giuro che ti ammazzo»
Topper e Alex ridono dietro di lui, mentre io mi metto in mezzo ai due, rivolta verso Rafe.
«Rilassati amico, dovresti essere meno stressato»
«Chiudi quella merda di bocca Dave!»
Lui scoppiò a ridere.
«Rafe»
«E tu vestiti porca troia!»

Capitolo concluso.
La gelosia di Rafe fa troppo ridere, vero?
Che ne pensate della sua possessività? Vi piace? Ditemelo nei commenti e lasciate una stellina!⭐️❤️
P.S.: questo è un capitolo in più che pubblico oggi, godetevelo! E scrivete secondo voi come andrà avanti!

Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora