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Lara

Era una settimana che lavoravo al Golden Cup. Una cosa che avevo notato in questi giorni, era che più la maglietta era scollata e la gonna era corta, più mance avrei ricevuto. Ma i soldi mi servivano.
E grazie a Dio, ancora nessuno mi aveva importunata. Se qualcuno l'avesse fatto, cazzo, probabilmente mi sarei licenziata o come minimo avrei richiesto un aumento.
Per quanto riguarda il mio gemello, è diventato appiccicoso nei miei confronti.
Mi accompagnava ovunque e mi chiamava costantemente.
A parte un po' di fastidio, non mi dispiacque troppo. Se lo faceva stare più tranquillo, l'avrei assecondato.
Sarah iniziava a passare sempre più tempo con i pogues, e soprattutto col migliore amico di JJ, John B. Credo stessero insieme, ma onestamente mille volte John di Top.
E Topper, a quanto pare, passava più tempo con Rafe, che a sua volta mi aveva ignorata per una settimana intera.
Io non lo cercai nemmeno, forse perché credevo che dovesse farlo lui.
Passai più volte per casa sua, ma la sua moto non c'era mai.
Si, a volte usciva con il range rover bianco di Ward, però mi sembrava strano non vederlo mai.
Quel pomeriggio dovetti andare a casa.
Con "casa" intendo quella di Luke.
Ho lasciato un sacco di cose mie lì, tra cui molti altri vestiti, e un portafogli nascosto (da quando avevo tredici anni) sotto una trave del pavimento di camera nostra.
Dovevo recuperarlo, sempre se non l'aveva già fatto lui.
Decisi di raggiungere l'abitazione in bici, dato che non volevo allarmare JJ.
Non gli dissi nulla, altrimenti sarebbe venuto con me e avrebbe fatto istigare Luke.
Trovandomi davanti la porta, bussai.
Aprì la porta dopo vari tentativi nel bussare.
Me lo ritrovai davanti.
In una mani aveva una birra, con l'altra teneva la porta.
«Ciao papà»
Cercai di sorridere, per mantenerlo calmo.
Fece un cenno con la testa, invitandomi ad entrare.
«Devo...devo solo recuperare alcune cose rimaste qui»
Lui posò la birra sul piano della cucina, e aprì il frigo.
«Vuoi una birra?»
«No grazie»
Richiuse il frigo.
Si girò verso di me e si mise la mano sulla fronte.
Poi si avvicinò.
«Senti...uh...»
Rimasi ferma immobile.
«Scusa per l'altra volta...ma a volte sembri proprio uguale a tua madre e mi fa incazzare questa cosa»
Disse ciò quasi balbettando, alternando voce alta a voce bassa.
Io annuii.
«Posso prendere le mie cose?»
Lui sembrò pensarci su ma poi afferrò la birra e annuì. Senza aspettare di più, andai in camera, richiudendo la porta dietro di me.
Caricai lo zaino di vestiti ed effetti personali. Poi, alzai la trave interessata e fortunatamente trovai il mio portafogli con all'interno qualche centinaio di euro.
I risparmi miei e di JJ di una vita intera.
Misi lo zaino in spalla e facendo un cenno a Luke, uscii di casa. Espirai non appena varcai la porta.
Dopo ciò sarei andata da Barry, non solo per fargli visita, ma anche perché avevo la sensazione che Rafe fosse lì da lui.
Pedalai fino alla sua roulotte, posai la bici in giardino e lo zaino su di essa e bussai alla porta.
Mi aprì Barry.
«Biondina! Vieni entra»
Sorrisi a Barry e mi accomodai in casa.
«Come mai qui?»
«Volevo salutarti»
Sentendo dei passi dietro di me, mi girai, e vidi sullo stipite della porta del corridoio, Rafe.
Barry mi stava parlando ma in quel momento non sentivo niente. I nostri occhi erano incrociati, ma lui era strano.
Lui mi squadrò dalla testa ai piedi e poi alzò gli occhi al cielo, strizzandoli.
«Rafe»
«Che vuoi»
Mi girai subito verso Barry, stranita dal suo tono prepotente.
Lui alzò le mani al vento e uscii in giardino, credo per lasciarci soli.
Io mi avvicinai a lui.
Lo guardai con compassione, pensando fosse triste o cazzate del genere. Cercai di essere dolce nel tono.
«Che hai?»
Lui si mise a ridere, ma non con un tono divertito. Sembrava che poco fa avesse pianto. Ma forse era solo la droga.
«Che cazzo te ne frega a te?»
Mi urlò addosso, minacciandomi con lo sguardo e avvicinandosi.
Feci un passo indietro e abbassai la testa.
«Sei fatto»
Dissi quasi in un sussurro.
Di nuovo, scoppiò a ridere.
Mi fece paura in quel momento.
«Smettila mi fai paura» Sussurrai
Mi prese il mento con forza, facendomi alzare lo sguardo verso di lui.
«Rafe» Iniziò a stringere la presa, e il suo sguardo era distaccato. Era come se non fosse lui.
«Mi fai male!»
Cercai di avvolgere la mano attorno alla sua, che mi stringeva il viso.
«Devi stare alla larga da me. Capito?» Alzò la voce.
«Hai capito, cazzo?!?»
Cercai di spingerlo, e barcollò.
«Ma che ti ho fatto?» Le lacrime minacciavano di uscire, ma cercai di mantenerle.
Lui si prese i capelli nelle mani e iniziò a camminare avanti e indietro dinnanzi a me.
«Rafe»
Provai a richiamare la sua attenzione.
Non mi sarei arresa tanto facilmente.
Non so nemmeno il perché.
«Rafe, guardami»
Niente.
«Rafe!»
Urlai.
Lui si girò verso di me.
Con furia si avvicinò.
«Zitta cazzo! Chiudi quella cazzo di bocca!» Mi spinse con una forza innata, facendomi sbattere la schiena al ripiano della cucina. Caddi a terra, facendo scivolare con la mano il vaso sul pavimento, che nell'impeto si ruppe.
Le lacrime uscirono senza avvisare.
La schiena pulsava e intorno a me c'erano pezzi di vetro rotti.
Così come il mio cuore.
Il mondo mi crollò addosso.
Alzai la vista offuscata dalle lacrime su di lui.
Mi guardava dall'alto con occhi spalancati, lucidi.
Barry corse da fuori.
Guardò prima lui, poi me.
«Che cazzo è successo?»
Non riuscivo a proferire parola.
«Rafe?»  Barry si rivolse a lui.
Ora piangevo rumorosamente, con le mani sul viso, per coprirmi.
Non potevo credere a quello che avesse appena fatto.
Quando alzai di nuovo lo sguardo, Rafe in casa non c'era più.

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Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora