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Lara

Mi ero svegliata da poco, e mi ero recata nel bagno della casa vecchia e abbandonata dei Martin.
Purtroppo la casa internamente era una catapecchia, ma il bagno era l'unico spazio rimasto intatto.
Mi sciacquai il viso, e mi guardai allo specchio difronte.
Avevo un aspetto orribile.
I miei occhi erano gonfi e stanchi.
Le mie occhiaie erano sempre più percettibili e la gola bruciava per tutte le sigarette consumate.
Passai una mano tra i capelli quando sussultai nel momento in cui sentii un rumore provenire dal salotto.
Ero quasi convinta che si trattasse del rumore di una porta.
Non so per quale motivo ma sentii il
cuore battere all'impazzata.
Sarà sicuramente stato un gattino che era entrato dalla finestra, ma mi era salita un inquietudine e ansia improvvisa che decisi di andare a controllare.
Aprii la porta del bagno di soppiatto, e camminai lungo il corridoio che portava direttamente nel salotto.
Raggiunsi lentamente la stanza, fin quando una sagoma, nel buio, catturò la mia attenzione.
Mi avvicinai.
O mio dio.
Rafe era qui davanti a me, accovacciato di spalle.
«Che cazzo ci fai tu qui?»
Sbottai, facendolo scattare in piedi a pochi metri da me.
Lo osservai in volto.
I suoi capelli più lunghi ricadevano sulla fronte bagnata, i suoi occhi celesti brillavano e mi guardava, come se fossi la cosa che desiderasse di più in quel momento.
Era dannatamente attraente.
La sua polo blu scuro gli stava benissimo, così come i suoi pantaloni, che per quanto fossero larghi, non nascondevano le sue gambe sode...e la sua protuberanza.
Fino a poche settimane fa, allo stesso orario, saremmo stati già a letto accoccolati, se non avesse fatto quello che ha fatto.
Ha rovinato tutto.
Ha letteralmente ucciso una persona innocente.
E perché?
Per proteggere quella merda di Ward, che mi odiava da sempre.
«Vattene» Dissi, incrociando le braccia.
Dovevo mostrarmi determinata, altrimenti sapevo che avrei ceduto, come ho sempre fatto con lui.
Se fosse stato per amore, non lo sapevo.
Se era amore quello che c'era tra di noi, non lo sapevo.
Ma sicuramente adesso ero certa che non c'era più niente tra di noi.
Anche se qualcosa mi legava a lui in un modo fottutamente particolare.
Mi sentivo male mentalmente e fisicamente alla sua assenza.
Ma ero comunque arrabbiata e delusa da lui.
Non me l'aspettavo che potesse fare una cosa del genere, che potesse arrivare a tanto solo per dimostrare qualcosa a Ward, che d'altro canto non ha mai amato o tantomeno apprezzato suo figlio.
La colpa, seppure indirettamente, era sempre stata di Ward, non di Rafe.
Rafe aveva solo bisogno di amore, e di questo, ne ero convinta fermamente.

Iniziò ad avvicinarsi, con quello sguardo freddo, che mi gelava il sangue.
Non sembrava nemmeno lui, mi ricordava il Rafe Cameron di mesi e mesi fa, quando lo vedevo come la persona più odiosa e cattiva delle outer banks.
Il Rafe scontroso e prepotente era tornato.
«Non vado da nessuna cazzo di parte» Sbottò.
Indietreggiai sempre di più, mentre lui continuava ad avanzare.
«Ho sbagliato a lasciarti andare»
Disse serio, stringendo i suoi stessi pugni come se sentisse il bisogno di tirare colpi a qualcosa.
O a qualcuno.
«Dovevo metterti in quella fottuta macchina, perché tu non vai da nessuna parte, se non con me» Esplicitò severo, alzando la voce.
Feci un'ultimo passo indietro, sbattendo contro la parete alle mie spalle.
Rafe mi bloccò al muro, con le mani su di esso, guardandomi con uno sguardo di puro odio.
«Non stiamo insieme, non hai il diritto di dire ciò» Sussurrai.
Non so nemmeno perché non riuscii a tirare fuori la voce.
Abbassai la testa.
Lui, stranamente, rimase in silenzio per un po'.
Non riuscii nemmeno per un secondo ad alzare lo sguardo sul suo viso.
«L'hai deciso tu che non stiamo insieme, io non ho deciso un cazzo» Urlò, facendomi sobbalzare.
Mi afferrò i polsi, stringendoli con forza.
«Rafe» Cercai di liberarmi.
«Ho ucciso un uomo per te!» Mi urlava in faccia, con gli occhi lucidi.
Non era in sé.
Mi stava seriamente rinfacciando il fatto che avesse ucciso quell'uomo, in quel dannatissimo autogrill?
«E tu mi tratti così?!»
Mi sbatté contro il muro, aspettandosi una mia risposta.
«Eh?!»
«Lasciami stare!» Lo pregai facendo cadere una lacrima.
«Ho rischiato tutto per te! E tu invece appena trovi una difficoltà te ne lavi le mani! Brava!»
Iniziò a ridere in modo così inquietante che mi spaventò e non poco.
«Sei una bugiarda»
Iniziò a stringere ancora di più i polsi, con una forza innata.
Iniziai a piangere a dirotto.
«Mi hai sempre mentito»
Gli cadde una lacrima.
«Rafe per favore» Dissi tra i singhiozzi, non avendo nemmeno la forza per cercare di liberarmi.
«Sei uguale a tutti gli altri!»
«Mi fai male!» Strillai.
Mi scaraventò di lato, lasciandomi i polsi.
Non avendo equilibrio, caddi a terra.
Rimasi sul pavimento, coprendomi il viso con le mani nel tentativo di placare il pianto ininterrotto, che trattenevo da tutto il giorno.
I singhiozzi aumentavano sempre di più e stavo man mano entrando in iper ventilazione.
Il respiro accelerava sempre di più e mi si mozzava a metà.
«Cazzo!» Sussultai appena sentii Rafe urlare.
Tolsi le mani dal volto e con gli occhi sbarrati seguii i movimenti di Rafe.
Stava camminando per casa con le mani nei capelli.
«Lo vedi cosa cazzo mi fai fare?! Eh!? Lo vedi?!»  Sbottò furioso, fuori di sé.
Lo guardavo come la persona peggiore di cui mi potessi innamorare.
Ho sempre sognato il principe azzurro al mio fianco: lui non era nulla di ciò.
Era l'opposto.
In tutto ciò non riuscivo per nessuna ragione a placare il pianto.
«Vattene» Urlai tra un singhiozzo ed un altro.
Lui, che nel frattempo faceva avanti e indietro furioso, nel tentativo di calmarsi, si fermò davanti a me.
Cercai di alzarmi, ma non avevo forze, quindi lo feci con fatica e mi ressi alla parete dietro stante.
«Andarmene? Forse non hai capito»
Disse serio, con uno sguardo inquietante, da psicopatico.
«Tu vieni con me»
Iniziai a scuotere la testa.
«No»
«Non decidi più un cazzo, perché quando lo fai, tu-tu non ci sei»
Cambiò totalmente umore, ora era triste, amareggiato.
Nelle sue parole leggevo solo dolore.
Tirai su col naso, guardandomi intorno.
Avevo paura.
Alzai lo sguardo e Rafe aveva di nuovo gli occhi d'odio.
Mi fissava, fermo.
Quando ad un certo punto scattò nella mia direzione e mi afferrò un polso fortissimo.
«Rafe!»
«Andiamocene»
«No!»
«Chiudi quella merda di bocca Lara!»
Mi trascinò fuori casa, con una tale facilità.
Mi prese in braccio, tenendomi a testa in giù.
«Aiuto!» Urlai, scorgendo lontanamente le luci delle autovetture della polizia.
Rafe in un attimo mi rimise a terra e svoltando l'angolo mi fece sbattere di faccia al muro, senza però farmi male, e si mise dietro di me, adagiando perfettamente il suo corpo al mio.
«Se solo provi ad urlare un'altra volta»
Mi sussurrò all'orecchio.
«Che farai? Eh?» Chiesi, non riuscendo a guardarlo essendo alle mie spalle.
Letteralmente.
Sospirò affannosamente.
«Mi sparerai?»
Mi sbatté al muro.
«Zitta»
«O mi farai cadere a terra?»
«Smettila!»
Fu in quel momento che alzai il ginocchio in mezzo alle sue gambe, con forza, provocandogli un dolore allucinante in mezzo. Si contorceva dal dolore, e quegli attimi mi concessero la fuga. Iniziai a correre nella direzione opposta, più veloce che mai.
Ero vestita molto leggera, infatti faceva freddo.
Correvo, correvo e correvo.
Mi giravo un paio di volte indietro e quando mi resi conto di averlo seminato, rallentai il passo, riacquisendo un respiro regolare.

Capitolo concluso!!
Stellina e commento🩷?

Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora