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Rafe

Quella mattina mi ero svegliato con metà letto libero, e Lara nel mio spazio. Era letteralmente sopra di me, ma devo ammettere che non mi dispiacque affatto.
Le sue mani sottili, con le unghie smaltate di bianco latte, erano sul mio petto, e anche se fuori faceva fresco, lei riusciva a riscaldarmi anche a tre metri di distanza.
Senza farla svegliare, mi scostai dal suo corpo docile poiché decisi di docciarmi.

Mezz'ora dopo scesi giù in cucina per prendere la colazione a Lara e portargliela in camera dato che stava ancora dormendo.
Ma Ward mi chiamò in veranda per parlare, e io dovetti seguirlo.
Finimmo per litigare, lui che mi urlava della mia inutilità, della mia irresponsabilità.
«Decido io cosa farne del mio futuro, non sta a te, cazzo!»
«E cos'è che farai, eh? Lavorerai come giardiniere? Ah no! Farai lo spacciatore?»
«Vaffanculo»
«Che cazzo hai detto?»
Mi spinse via, facendomi barcollare.
«Non mi toccare»
«Sei lo schifo dei figli. Maledico il giorno in cui sei nato tutti i giorni!»
Quelle parole fecero male al cuore.

Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora