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Distolse lo sguardo dal mio e si mise le mani tra i capelli, inspirando per cercare sicuramente di calmarsi.
«Ascoltami» Disse, con voce più pacata.
Ma io già sapevo dove voleva andare a parare.
E per quanto desiderassi stare con lui h24, non era possibile.
«No, tu! Tu ascoltami!» Gli dissi.

«Porca puttana fammi parlare!» Sbottò, facendomi sussultare.

Mi zittii, e abbassai lo sguardo.
Lo sentii sospirare un paio di volte.
Il suono del suo respiro era l'unica cosa che echeggiava nella stanza silenziosa.
Fece un passo in avanti.

«Non valutare stare con Pope come opzione, Lara. Chiaro? Non se ne parla»
Distolsi lo sguardo e feci un altro tiro dalla sigaretta.
«Allora da mio padre. Fine della discussione»

Sbuffò pesantemente, frustrato.
«Ma cosa cazzo ti fa pensare che io possa mai lasciarti lì da sola con quel violento di merda??!»
Lo guardai negli occhi.
«Eh?! Secondo te potrei mai lasciare che accada una cosa simile?!» Urlò.

«Non chiamarlo così»
Dissi, ferma.

Le mie parole lo destabilizzarono.
Mi guardava con occhi assottigliati, con la testa leggermente inclinata.
«Cosa?» Chiese, confuso.

«È pur sempre mio padre»
Fece un passo indietro, con un espressione di confusione in volto.
«Un padre di merda»
«La smetti?!?» Sbottai urtata.

Gesticolava con le mani.
«Di fare cosa?!»
Sbuffai, e gettai la sigaretta dalla finestra.
Senza aggiungere nient'altro, camminai verso la porta della camera, e girai la chiave nella serratura, per uscire da quella cazzo di stanza.
Ma lui fu più veloce, perché non ebbi nemmeno il tempo di sbloccare la porta che lui mi afferrò per il polso, facendomi voltare verso di lui.
Era vicinissimo adesso, tant'è che dovevo alzare il mento più del solito per guardarlo negli occhi.
«Si può sapere che cazzo ti prende?» Disse con un tono che era un misto tra incazzato e sconcertato.

«Mi stai urtando» Confessai.
Lui rimase in silenzio per un po', e poi gli scappò una risatina.
«Perché ridi?»
Scosse la testa, ancora col sorriso in faccia.
Sto coglione.
Prima mi faceva innervosire a bestia, e poi si faceva una risata.
Questo ragazzo si capisce da solo.
Ora non rideva più.
Sorrideva...più che altro. Portò la sua mano sulla mia guancia, accarezzandomi.
«Ti voglio tutta per me» Sussurrò.
Mi feci immediatamente rossa.
Lui sorrise ancora di più.
E si avvicinò alle mie labbra, lasciando sopra esse un bacino dolce e leggero.

«Sembri una bimba» Scherzò, baciandomi sulle labbra,
sul mento,
sulle guance,
sulla fronte...
sul naso...
sul collo....

«Rafe...»
Lo richiamai.
«Mhh?»
Mi toccava ovunque con le mani, e questo mi eccitava troppo.
«È...è tardi»
Espirò.
«Hai...hai sonno?»
Annuii.
Lui lentamente, alzò la testa che prima era nell'incavo del mio collo, e mi guardò.
«Voglio riposare»
Sbuffò.
«Va bene»
Mi tirò delicatamente dalla mano e ci sdraiammo entrambi sul letto.
Io, ancora un po' incazzata e orgogliosa, mi girai dall'altro lato, dandogli le spalle.
Dopo secondi di silenzio, lo
sentii mormorare qualcosa, lamentandosi.
Pensavo si avvicinasse per abbracciarmi, invece si voltò anche lui di spalle.
Se c'era una cose che avevamo in comune, era l'orgoglio.
Che però non ci portava mai da nessuna parte.

Mini capitolo concluso!
In questi giorni scriverò ancora....

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 26 ⏰

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Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora