9

1.9K 79 2
                                    

Lara

Camminando per mezz'ora, il cielo si era fatto buio, ero arrivata alla roulotte di Barry, l'unico posto che mi era venuto in mente che fosse più vicino.
La porta era aperta e quindi entrai senza bussare. La musica mi invase l'udito non appena entrai, e vidi gente sparsa di qua e di là tutta fatta.
Entrai in cucina e lo vidi bere una birra con altri due ragazzi.
«Ragazzina! Ciao!» Si avvicinò e mi mise un braccio intorno alle spalle.
«Ciao Barry»
«Che ci fai qui? Vuoi qualcosa?»
Feci no con la testa e lui, sentendo qualcuno entrare, guardò verso la porta principale in salotto.
«Non sapevo dove andare»
Tornò a guardarmi e ora aveva uno sguardo preoccupato.
«Lara girati, ora»
«Cosa?»
Girai lo sguardo verso la porta e vidi mio padre entrare, Luke.
Catturò subito il mio sguardo e io ero assolutamente terrorizzata. Non sapevo cosa fare. Camminò verso di me.
«Lara?»
Mi prese la spalla e me la strinse forte, fingendo agli occhi altrui, che fosse una mossa paterna dolce.
«Che cazzo ci fai qui?» Mi sussurrò all'orecchio.
«Salutavo Barry» Se prima era arrabbiato, ora scoppiò a ridere, catturando l'attenzione delle persone circostanti.
«Avete usato le precauzioni?» Rise rumorosamente come uno psicopatico.
«Luke, non abbiamo fatto niente, amico»
Barry si intromise, e io pregai per un miracolo che mi salvasse da questa situazione.
«E secondo te credo che questa puttana non scopi qualunque persona incontri?»
«Wo wo wo, Luke. Calmiamoci» Io mi allontanai da lui, ma mi spinse in un colpo al muro, facendomi sbattere la testa.
Guardai Barry.
Gli dissi con il labiale:
"C h i a m a R a f e"
L'unica persona che mi era venuta in mente, oppure l'unica persona che io conoscevo di cui Barry avesse avuto il numero.
Lui annuì e andò nell'altra camera, con il telefono in mano.
«Dillo!» Luke mi urlò in faccia e io iniziai a lacrimare senza limiti.
«Dillo che sei una puttana!»
Feci di no con la testa, guardando ovunque tranne che i suoi occhi. Stavo vivendo un incubo.
La vista era appannata, mi sentivo confusa e terrorizzata. L'unico pensiero nella mia testa era impulsivo e soprattutto irreparabile. Pensavo solo al fatto che dopo questa giornata, l'unico mio desiderio sarebbe stato sparire per sempre. Ero sempre stata un peso per tutti. Mia madre non mi aveva mai voluta. Mio padre nemmeno. Per JJ ero solo una preoccupazione in più.
«Non saresti mai dovuta nascere. Cazzo quanto le assomigli» Imprecava con se stesso, ed io volevo solo stoppare il tempo per cinque minuti. Solo cinque.
«Papà» Mi strinse la mano al collo, per tenermi ferma. La gente che prima era in cucina ora se n'era andata, e Barry ora stava tornando.
Luke mi sputò addosso appena lo chiamai papà, e Barry arrivò in tempo. Lo prese da dietro per tenermelo lontano, ma evidentemente non lo conosceva affatto. Luke lo raggirò e gli tirò un pugno nello stomaco.
«Barry! Papà lascialo stare! Ti prego!» Non riuscii a stoppare le lacrime, che scendevano sul viso senza controllo.
Luke aveva atterrato Barry, e ora si girava lentamente, fino a che c'è l'avevo davanti, che mi guardava come se avesse voluto uccidermi qui e ora.
Camminò verso di me e mi tirò il primo schiaffo. Io non opposi resistenza, sapevo che sarebbe stato peggio.
Ero a terra, con la guancia graffiata e rossa. Entrambi girammo lo sguardo verso la porta, dove irruppe Rafe.
Quasi mi ero dimenticata di aver detto a Barry di chiamarlo. Ma mai mi sarei aspettata che sarebbe venuto con tale facilità e velocità.
Per prima cosa guardò Barry a terra, poi vedendomi a terra in quello stato, impazzì. Corse verso Luke, lo prese per il colletto della maglietta e lo sbatté contro la porta-finestra, che si ruppe nel colpo. Finirono entrambi fuori, Rafe sopra di lui. Mi alzai subito, così come Barry. Corremmo fuori e vedemmo Rafe riempire Luke di pugni. Le sue mani erano insanguinate del suo sangue, che fuoriusciva dal naso ormai rotto di mio padre.
Barry osservava la scena, senza fare niente.
Io non potevo.
«Rafe basta» Dissi flebilmente.
Lui non si fermò.
Luke era incosciente.
Lo stava uccidendo.
«Rafe! Fermati!»
Gli misi le braccia addosso, cercando di spingerlo. Non avevo abbastanza forza infatti non si muoveva di un centimetro.
«Rafe ti prego, basta!» Piansi disperata e caddi in ginocchio.
«Rafe!» Urlai terrorizzata.
Smise. Si girò lentamente verso di me.
Non disse niente.
Io lo spinsi via da mio padre e gli controllai il battito. Era vivo, ma incosciente.
Mi strofinai gli occhi, cercando di placare il pianto disperato che non terminava. Il respiro era accelerato, la fronte era sudata.
Ancora a terra, guardai Rafe in piedi davanti a me, che mi fissava con gli occhi lucidi.
Barry corse in mio soccorso e mi aiutò ad alzarmi.
«Mi dispiace Lara» Guardai Barry con la vista appannata dalle lacrime e annuii.
Rafe non disse una parola.
Barry ci fece entrare in casa e cacciò via tutti gli altri dall'abitazione.

«Lara, siediti» Mi fece accomodare sul divano e tenni lo sguardo basso.
Rafe si sedette difronte a me, sulla poltrona.
In silenzio.
Nessuno fiatava.
Barry era andato in cucina ed era tornato con due bicchieri d'acqua. Uno per ognuno.
«Stai bene?» Non risposi.
Capì ed uscì dalla roulotte, lasciandoci soli.
Rafe si alzò in piedi. Ed io feci la prima cosa che mi venne in mente. Alzandomi anch'io dal divano, lo guardai per un paio di secondi, poi camminai verso di lui e lo abbracciai.
Gli bagnai la polo azzurra di lacrime. Lui non ricambiò all'inizio, penso fosse rimasto sorpreso. Poi mi avvolse la vita con una mano e con l'altra mi accarezzò i capelli.
«S-scusa» Dissi singhiozzando.
Lui fece no con la testa e mi strinse più forte.
«Ti ha fatto del male?» Mi sussurrò all'orecchio in modo dolce.
«Sei arrivato in tempo» Interruppi l'abbraccio e lo guardai negli occhi, lucidi.
Non mi lasciò. Aveva ancora le mani su di me, e le mie erano su di lui.
«Ti sei perso la festa»
Fece un flebile sorriso e scosse la testa.
«Non importa»
Ci guardammo  dritti negli occhi per un tempo che sembrava infinito. Poi abbassai lo sguardo e appoggiai la fronte sul suo petto.
«Ti porto a casa, okay?» Disse sfiorandomi la guancia col pollice.
Alzai lo sguardo e annuii.

Eravamo davanti allo Chateau. Erano le undici di sera e c'era un silenzio assordante.
Ma dentro la mia testa c'era casino, rumore.
Scesi dalla moto e Rafe mi aiutò a togliere il casco che aveva ceduto a me.
«Segnati il mio numero» Mi disse porgendomi il telefono che avevo perso lo stesso pomeriggio.
Lo presi e annotai il numero non appena me lo dettò.
Scese dalla moto e allungò la mano verso di me. Poi la abbassò, incerto.
Lo notai e gli sorrisi.
«Grazie»
«Chiamami per qualsiasi cosa a qualsiasi ora. Chiaro?» Annuii debolmente. La testa mi scoppiava. «Buonanotte Lara» Si mise il casco e salì sulla moto.
«Buonanotte Rafe» Mi girai e mi avviai alla porta di casa, e non appena entrai e chiusi la porta dietro di me, lo sentii mettere in moto e partire.
Che cosa cazzo era successo in 24 ore?
Tutto era cambiato.
Se prima non potevamo nemmeno vederci, adesso sentivo la sua mancanza.
Mi mancava la sua protezione.
In casa non c'era nessuno, presumo fossero ancora in spiaggia al birra party. Notai un biglietto sul tavolo della cucina.
"Lara non so che fine tu abbia fatto, ma comunque noi siamo alla festa. Ti ho fatto un panino, è in frigo. Tvb -JJ"
Non avevo voglia di mettere nulla nello stomaco. Mi diressi in camera e mi sdraiai, cadendo tra le braccia di Morfeo non appena chiusi gli occhi.

Lasciate una stellina? ⭐️

Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora