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Era sicuramente notte fonda e io mi ritrovavo sola, al buio, sul ponte che collegava il Cut a Figure Eights.
Non so con quali forze ero arrivata fino a lì, ma di sicuro ero sfinita.
Decisi di riposarmi, infatti mi sedetti sul marciapiede del ponte, e mi accesi una winston.
Mi rifiutai categoricamente di pensare.
Se solo l'avessi fatto, sarei scoppiata a piangere.
Ma era troppo tardi.
Già piangevo.
L'uomo che amavo stava facendo di tutto per farsi odiare.
E ci stava riuscendo perfettamente, ferendomi di continuo.
Non ce la facevo più a sopportare tutto questo. Rafe Cameron era la mia condanna.

Alzai lo sguardo appena sentii il rombo di una moto, che riconobbi subito. Si fermò al lato della strada, e appena l'uomo alla guida si tolse il casco, balzai in piedi.
«Sei pazza?!» Aggrottai la fronte.
Rafe camminò verso di me, raggiungendomi sul marciapiede.
«Sola in mezzo alla strada? Di notte?»
Che gli importava?
Mise una mano sulla mia spalla, tenendomi ben salda.
«E quindi?! Lasciami stare»
«È pericoloso cazzo, quanto sei stupida!?»
«Perché dovrebbe importarti se sono in pericolo o meno?» Sbottai.
Lui mi fissò intensamente, non rispondendo per un po'.
Scossi la testa, e l'abbassai, guardandomi le scarpe. 
Un senso di tristezza mi pervase all'improvviso: giorni fa eravamo completamente diversi. Adesso, eravamo più distanti che mai, e questo mi faceva soffrire.
Sentivo un vuoto nel petto.
Senza di lui nulla aveva un senso.
Inaspettatamente, Rafe mi fece alzare lo sguardo, prendendomi il mento con una mano.
Il suo sguardo si era addolcito.
Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma poi la richiuse.
Sembrava indeciso sul da farsi, mentre mi avvolgeva la vita con un braccio, e la guancia con una mano.
Non sapevo come comportarmi.
Avrei dovuto spingerlo, urlare, ordinargli di allontanarsi.
Ma non facevo nulla di ciò.
Mi mancava da morire avere un contatto fisico con lui.
Mi avvicinò, tirandomi a lui dalla vita, che stringeva fortissimo, quasi da far male...come se avesse paura che potessi scomparire da un momento all'altro.
«Non-» Si bloccò.
Le mie braccia, che erano lungo il mio corpo, ora erano sul suo petto.
Era tutto così sbagliato ma perfetto allo
stesso tempo.
Seguii il mio cuore.
Per una volta, seguii il mio cuore e zittii il cervello, che mi diceva di andarmene da quella situazione.
«Non voglio perderti» Sussurrò, in modo quasi inaudibile, con voce rotta.
Stetti in silenzio.
Non potevo dire niente, perché non avevo le parole. Il cuore batteva così forte che pensavo mi sarebbe uscito fuori dal petto.
«Ho bisogno di te» Disse a modo di supplica, con un viso che esprimeva solo...dolore.
Non me ne resi nemmeno conto, ma una lacrima cadde dai miei occhi.
Rafe, prontamente, me le asciugò con i pollici, accarezzandomi dolcemente.
«Non piangere Lara, non farlo ti prego»
Iniziai a scuotere la testa, nervosamente.
«Perché l'hai fatto?»
Lui si zittii.
«Perché Rafe?» Ripetei.
Strizzò gli occhi, facendo cadere lacrime dai suoi occhi umidi.
«Volevo proteggerlo» Disse con tono sofferente.
Non era per questo.
Rafe lo aveva fatto per sentirsi apprezzato, per una volta.
Ha fatto quel gesto drastico per farsi amare.
Ma Ward non meritava quello che Rafe ha fatto per lui.
Scossi la testa, lasciando cadere le mani
lungo i miei fianchi, che prima erano sul suo petto.
Rafe invece mi teneva ancora ben salda dalla vita, senza mai mollare un attimo la presa.
«Hai...»
«Non dire quella parola» Sbottò.
Stavo per dire "hai ucciso una donna", quando Rafe mi ferma prontamente nel pronunciare la mia affermazione.
Sospirai.
«Ho rischiato tutto per te» Disse sicuro, guardandomi dritto dentro agli occhi.
Abbassai la testa.
Era vero.
Non potevo negarlo.
Ma questo non lo giustificava.
«Non puoi arrenderti al primo ostacolo» Affermò...calmo.
Aveva cambiato umore.
Scossi la testa.
«Guardami»  Mi ordinò.
Strinse la mano attorno alla mia vita, avvicinandosi a me ancor di più.
«Ho detto guardami»
Lo ascoltai.
«Andiamo a casa»
E io non so perché, per quale motivo... ma approvai e lo assecondai.
Annuii, e in risposta ebbi un bacio in fronte, e un sorriso.
Mi prese per mano, e mi mise il
casco, l'unico casco che aveva in quel momento.
«E il tuo?» Chiesi mentre me lo allacciava con cura.
«Tranquilla. Monta su»
Sgommammo via, fino a raggiungere Tanny Hill, casa Cameron.

«Hai mangiato qualcosa?» Mi
chiese, scendendo dalla moto.
Scossi la testa.
Lui sospirò.
«Non c'è Ward, vero?»
Lui mi prese per mano, e mi rispose di no, mentre facevamo ingresso nella casa.
Rafe andrò dritto alla cucina, lasciandomi, e mi preparò un panino.
«Sarah?»
Rafe alzò lo sguardo di scatto.
«Che cosa? Sarah cosa?» Disse nervoso, infastidito.
«Intendo, Sarah sta bene?»
«Non me ne frega un cazzo»
Rimasi ferma.
Che a Rafe non importasse nulla di Sarah, era risaputo, quindi non ero sorpresa. Ma io volevo sapere.
Sospirai.
«Dov'è?» Chiesi.
Vidi le sue nocche, della mano che avvolgeva il coltello con cui stava preparando il panino, diventare bianche.
«Rafe?»
Alzò lo sguardo verso di me.
Tremai sul posto.
Aveva lo sguardo del Rafe cupo.
«Non nominarla più» Disse, minacciosamente.
«Voglio solo sapere dov'è!»
Lasciò bruscamente il coltello sul ripiano della cucina, e girò intorno per venirmi incontro.
«Sarah è una traditrice. Ha tradito la sua  famiglia, Lara. Non voglio più che tu la
frequenti»
Cosa.?
Feci passi indietro,  scioccata.
«Sarah non ha fatto niente di male» La difesi, smentendo la sua affermazione.
Lui si avvicinava, e iniziò a ridere inquietantemente.
«Non ha fatto niente di male? Ha scelto un ragazzino piuttosto che la sua famiglia, ti pare poco?»
«In che senso ha scelto??!» Sbottai.
«Vuole testimoniare contro di me»
Mi bloccai.
Sarah...era dalla parte di John B? Non me lo sarei mai e poi mai aspettata da lei.
«Contro suo fratello. Contro la sua famiglia» Disse serio, con l'odio negli occhi.
Sospirai.
Lo guardai dritto negli occhi.
«Lei c'era. Io c'ero. Sappiamo tutti come sono andate le cose, Rafe» Un secondo dopo aver detto ciò, me ne pentii.
Rafe sbarrò gli occhi.
E fu in quel momento che temetti la fine.
Abbassai gli  occhi, temendo di fare o dire la qualunque cosa.
Continuò ad avvicinarsi sempre di più,
posando delicatamente la sua mano sul  mio collo, e l'altra mi avvolgeva il polso, senza stringere.
«Guardami» Ordinò.
Non lo ascoltai, anzi, guardai ovunque tranne lui.
«Ho detto guardami!» Urlò.
Unii il mio sguardo col suo, minaccioso.
«Cosa stai cercando di dirmi, Lara? Che anche tu testimonierai contro di me?» Disse con una calma inquietante, mentre faceva scorrere la mano lungo il mio braccio, provocandomi brividi lungo tutto il corpo.
L'altra mano invece mi teneva dal collo, in una stretta possente e dominante.
«Eh, Lara? Mi accuserai? Lo farai davvero?»
Avvicinò il viso nell'incavo del mio collo, avvolgendo entrambe le mani lungo la parte bassa della schiena, sopra il sedere.
Mi venne la pelle d'oca ovunque al suo tocco.
«Mh?» Riuscii a mormorare, sentendo l'eccitazione salire alle stelle mentre strofinava la punta del naso sul mio collo, e stringendo la presa sul mio corpo.
«Lo faresti, Lara? Testimonieresti contro di me?» Chiese sussurrando, calmo, mentre mi lasciava baci leggeri sul collo.
Sentii come se le gambe non mi reggessero più, e le ginocchia quasi mi cedettero.
Posai le mani sul petto di Rafe, mentre lui mi tenne più forte.
«Non riesci a reggerti in piedi?» Scoppiò a ridere.
Lo guardai negli occhi: era così bello quando sorrideva.
Lui diventò subito serio.
«Rispondi alla domanda, Lara» Adesso era un comando.
«Mi accuseresti davvero?» Chiese fissandomi, mettendomi in soggezione.
Ci pensai su.
Ma in realtà già sapevo la risposta.
Scossi la testa.
Lui in risposta sorrise.
«Dillo.»
Ordinò.
«Mh?»
«Dillo ad alta voce.»
Sospirai.
«Non testimonierei mai contro di te. Non ti accuserei mai»
Rafe non mi fece nemmeno finire di parlare, che spostò le mani che prima erano sulla mia schiena, sul mio sedere, stringendolo possentemente.
Fece scontrare le sue labbra contro le mie, baciandomi come se non lo facessimo da anni.
Muoveva le labbra affamato, desideroso sempre di più, finché non cercò accesso con la sua lingua.
Non glielo permisi subito, ma poi mi lasciai completamente andare.
Mi dedicai totalmente a lui.
Mi sollevò da terra, prendendomi in braccio, e senza mai staccare le sue labbra dalle mie, salì le scale raggiungendo camera sua.

Capitolo concluso?
Cosa ne pensate?

Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora