38

1.2K 47 6
                                    

Lara

Rafe era stato un grande stronzo.
Gli avevo chiesto solo di accompagnarmi perché non volevo infastidire e preoccupare JJ o gli altri.
Dovevo farlo, cazzo.
Non mi aveva mai scritto una cosa del genere...e se fosse stata una cosa seria? Ovvio che dovevo andare.
Quei messaggi mi avevano allertata.
Scesi dalla bici e m'incamminai verso la roulotte, e notai le luci accese all'interno.
Incerta, indugiai sullo stipite della porta.
Il pentimento mi assaliva, ma decisi comunque di bussare.
Sentii qualcosa di vetro rompersi dentro casa, e poi Luke mi aprì la porta.
«Sapevo saresti venuta» Iniziò a ridere.
«Entra» Bevve un sorso della birra che aveva in mano e mi fece cenno di entrare.
«Veramente io...» Un'ansia improvvisa mi mozzò il fiato in gola.
«Entra Lara» Mi prese da un braccio e mi tirò dentro casa.
Lui aggirò la cucina prendendo dal piano quello che credevo fosse uno spinello già acceso.
Fece un tiro e poi scoppiò a ridere guardandomi da testa a piedi.
«Perciò ho scritto te e non JJ. Scommetto che nemmeno glielo hai detto, vero?»
Sospirai.
«Che vuoi papà?» Chiesi con voce tremante.
Lui fece spallucce.
«Soldi, figliola»
Aggrottai la fronte.
«Soldi?»
Chiesi incredula.
Lui lasciò la canna sul ripiano e camminò verso di me.
Si fermò ad un passo da me.
«Hai sentito bene, Lara»
Mandai giù il groppo che avevo in gola.
Avevo una brutta sensazione.
Rafe, per quanto mi costasse caro ammetterlo, non aveva torto. Non dovevo fidarmi di lui.
«Ma io non ne ho» Dissi quasi sussurrando.
Lui mi prese il mento, portandomi a guardarlo.
«Non trattarmi da imbecille. So benissimo di quel lavoretto da puttanella che ti sei trovata»
Io assottigliai lo sguardo.
Non riuscivo a sopportare quando mi chiamava così.
«Non è un lavoro da puttane, sono solo una cameriera»
Lui scoppiò a ridere.
«Come no» E rise ancora.
Io feci un passo indietro e indietreggiai per arrivare alla porta.
Lui diventò serio e venne verso di me, afferrandomi forte per la spalla.
«Tu non vai da nessuna cazzo di parte. Sono tuo padre, decido io per te. Tu stanotte dormi qui, punto e basta.»
Volevo liberarmi dalla sua forte presa sulla clavicola, ma sapevo che avrei alterato ancora di più il suo umore.
«Cosa? Perché?» Chiesi.
«Perché è finito il tempo di fare la puttana e dormire dove ti pare, chiaro?»
Non risposi.
«Chiaro?!» Mi urlò addosso, avvicinandosi.
Annuii subito.
«Si...va bene, va bene»
Lui allentò la presa sulla spalla, per poi spingermi verso il corridoio.
«Fila in camera tua! Muovi quel culo!»
Feci come disse, entrando nella camera mia e di JJ.
Chiusi la porta dietro di me, e mi ci appoggiai di schiena, sedendomi a terra.
Presi subito il telefono.
Era spento, scarico.
Cazzo.
Avrei potuto uscire dalla finestra, ma il ricordo di quando ero piccola dove lui mi aveva tirato un calcio nello stomaco quando provai a scappare di casa...mi impedisce di riprovarci al giorno d'oggi.
Ricordo che quella volta vomitai il pranzo, per il colpo forte.
Mi vennero i brividi solo al pensiero.
L'ansia mi assale, e nel buio, sento il viso bagnarsi di lacrime.

Aspettai una ventina di minuti, e sentendo il rumore di papà russare, decisi di provare ad uscire.
Mi alzai da terra, asciugai le lacrime e aprii lentamente la porta della camera.
Camminai piano, non appesantendo il pavimento scadente e scricchiolante ad ogni minimo movimento.
Arrivai vicino al divano in salotto, dove Luke dormiva.
Feci un altro passo.
Un'altro ancora.
E arrivai proprio davanti la porta.
All'improvviso silenzio tombale.
Sentii una presenza dietro di me.
Mi spaventai, appena sentii la sua voce alle mie spalle.
«Dove cazzo credi di andare?»
Luke mi prese dalla spalla violentemente, facendomi voltare verso di lui.
Era rosso di rabbia.
Il palmo della sua mano colpì la mia guancia sinistra così forte, che me la sentii graffiata.
Barcollai, cadendo poi a terra.
Dal pavimento, lui si avvicinò, sputandomi saliva addosso.
Mi pulii il viso dal liquido con la mano, bagnandomela anche di lacrime che attraversavano tutto il viso.
«Sai una cosa? Vattene affanculo! Esci da casa mia, puttana!»
Si abbassò difronte a me e mi prese con le mani dall'orlo della maglietta, per farmi alzare, facendomi però anche male al seno.
Aprì la porta e mi spinse con una mano fuori.
Lui si richiuse a chiave in casa, lasciandomi inerme a terra, difronte la porta.
Ormai gli occhi erano rossi, e piangevo disperata.
Non persi tempo.
Mi alzai e corsi verso la mia bici, su cui salii immediatamente.
Pedalai fino all'unico posto che mi venne in mente.

Capitolo concluso!! Commentate secondo voi dove sarà andata Lara. 💛Stellina?

Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora