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Dopo cena toccò a me pulire, ma insieme ad Albe tra una chiacchiera e l'altra riuscimmo a finire tutto.

Decisi poi di preparami della camomilla calda e. una volta pronta, presi la coperta e il computer e andai fuori a sedermi sul divanetto.

Accesi il computer e vidi un messaggio di Alessandra con gli appunti di storia, era tardi ormai e in casetta erano tutti nelle proprio camere.
Tutti tranne me e...Alex.

«Incredibile, ci incontriamo sempre qui io e te» disse il cantante sorridendo.
Dio quelle fossette.
«Già, ma io stavo andando via quindi il divano è tutto tuo»
«No aspetta, resta»
Okay decisamente non lo capivo proprio.

Si sedette accanto a me e sbirciò lo schermo del computer che tenevo sulle gambe. «Che sono?» chiese guardando i miei appunti.
«Appunti di storia» risposi io.
«Vai ancora a scuola?» domandò lui.
«Si, ho compiuto diciotto anni da un mese quindi faccio il quinto anno» risposi.

«Che indirizzo?» mi domandò con una strana curiosità.
«Liceo classico» risposi con voce calma.
«Wow, non deve essere stato facile conciliare  la danza con la scuola» disse lui guardandomi in un modo...diverso.

«Già, non sai quante volte stavo tutto il pomeriggio a danza e poi rimanevo fino alle tre di notte a studiare, ma ne è valsa la pena, non mi pento della scelta che ho fatto» raccontai.

«Per me vale lo stesso, anche io ho dovuto fare molti sacrifici tra scuola e lavoro»disse e per la prima volta mi stava parlando con sincerità e io morivo dalla voglia di sentirlo continuare. Stava mostrando quel lato...non lo so.

«Lavoravi?» gli domandai
«Si, per pagarmi gli studi. Ho fatto il cameriere e il barista» rispose.
«Non me l'aspettavo» dissi sorpresa.
«Già, quando ero a Londra frequentavo una scuola privata» spiegò.

«Sei stato a Londra?» domandai sorpresa.
«Si, mio padre è inglese e quindi quando...beh i miei si sono separati mi sono trasferito a Londra con mio padre»disse un po' imbarazzato.

«E perchè sei tornato?» ero curiosa di sapere la sua storia ora che finalmente stavo scoprendo qualcosa su di lui.
«Per la musica, sentivo il bisogno di fare musica in italiano» rispose. «E tu invece? sempre solito paese sperduto in Molise» chiese ridendo.

«Guarda che non è un paese sperduto e comunque si sempre lì, scuola, danza e amici» risposi e lui annuii chiudendo il momento in un silenzio tombale, un silenzio che però sembrava dirci che per la pima volta ci stavamo conoscendo davvero.

Cercai di ricominciare la conversazione perchè più lo conoscevo e più volevo continuare a conoscerlo. «Hai cantato bene oggi in puntata» dissi.
«Cazzate» rispose lui. «Mi sono fermato e ho fatto la figura dello stupido» mormorò.

«Non è vero, anzi hai dimostrato di tenerci» dissi io e avrei potuto rassicurarlo se solo lui non si fosse alzato di scatto. «Dove vai?» domandai sorpresa senza ricevere risposta.
Ma perché faceva così?
Stava andando tutto così bene.
Perché non mi lasciava entrare?

Ebbi questo pensiero per tutta la notte.

hate me (le stelle lo sanno)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora