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Chiusi quella relazione e mi sentii male.

Avere un amico accanto quando si soffre può essere d'aiuto ma in quel momento non mi aiutava affatto. Un amico può tenerti la mano, può piangere con te, può farti ridere ma non può aggiustarti il cuore.

Restai in piedi dietro la porta che avevo appena chiuso ed Ashley non sapeva cosa fare. Fece per avvicinarsi ma io le feci segno di no con la testa.
-Ho capito tesoro, se hai bisogno chiama.- prese le sue cose, mi diede un bacio sulla guancia ed andò via. Andai in camera mia e mi stesi sul letto. Le lacrime continuarono a scendere fin quando mi addormentai.

Lo vidi con lei su quel letto mentre le toglieva i vestiti, lo vidi buttare all'aria la nostra storia insieme al mio cuore. Tentai di svegliarmi da quell'incubo ma non ci riuscii, mi toccò guardare quello che per me era uno strazio fin quando mia madre riuscì a farmi svegliare.
-Tesoro cosa c'è?- disse accarezzandomi la fronte.
-Mamma.- l'abbracciai forte e ricominciai a piangere.

Non le raccontai niente ma capì che c'entrava qualcosa Bruno.
-Vuoi mangiare qualcosa?- le feci segno di no con la testa. -Scendi di sotto, stai con noi.-
-No, ho solo bisogno di stare sola.- mi diede un bacio sulla fronte e mi lasciò sola ricordandomi che lei era sempre lì.

Mi guardai allo specchio e notai di avere ancora la sua camicia addosso e il suo orologio. Mi sedetti sulla poltrona alla finestra e restai per un po' a fissare la luna, abbassai lo sguardo sul nostro giardino e vidi Bruno. Pensai fosse un'allucinazione ma non fu così. Mi guardò e si arrampicò di nuovo senza far rumore. Chiusi la finestra e lo lasciai lì ma lui continuava a bussarci sopra. Mi stancai e lo feci entrare.
-Cosa vuoi? Se i miei ti vedono qui ti fanno fuori. Hai fatto soffrire tutte e due le loro figlie quindi faresti meglio a sparire. Anche perché posso farti fuori con le mie mani.-
-Voglio parlarti.-
-Io no.-
-Non so chi sia quella. Ho ricordi confusi, non ricordo niente e l'ho fatto senza pensarci.-
-Beh peggio, dovevi pensarci. Dovevi pensare a me, dovevi pensare che stessi qui a perdere la testa per dare una risposta sia a te che a me. Non hai avuto rispetto.-
-Lo so e... Mi maledico ogni ora, ogni minuto, ogni secondo.-
-Troppo tardi.-
-Perdonami.-
-Vattene Bruno, vattene.- restò lì a fissarmi ma non se ne andò. -Vattene!-
-No, io ti amo.-
-Non posso perdonarti Bruno. Mi hai fatto troppo male. Ora per favore, vai via.- fece per avvicinarsi ma io feci un passo indietro.

Tese la mascella, sembrava arrabbiato ma sapeva che non avrei mollato, sapeva fino a che punto arrivasse il mio orgoglio. Sorrise, non riuscii a decifrare quel sorriso.
-Ridammi almeno la camicia.- disse. I miei nervi stavano per saltare tutti insieme, cercai di mantenere la calma ma non ci riuscii. Iniziai a sbottonarmi la camicia e la tolsi restando solo in reggiseno. In quel momento avrei tanto voluto sentire i suoi pensieri. Restai con la camicia in mano e con una forza che non sapevo di avere, cominciai a strapparla.
-Vuoi la tua camicia?- dissi facendola in mille pezzi. -Eccotela.- buttai tutti quei pezzi di stoffa a terra e lui mi guardò sbalordito. Nel suo sguardo c'era rabbia e dolore, avevo paura di quello sguardo, avevo paura di quello che avrebbe potuto fare.
-Christina? Con chi parli?- disse mia madre bussando alla porta.
-Nessuno mamma, era la tv.-
-Va bene.- sentii i suoi passi allontanarsi e ritornai a fissare Bruno.
-Ah ecco, l'orologio.- dissi porgendoglielo.
-Vuoi rompere anche questo?- disse con un'aria di sfida ed io la raccolsi.
-Sei arrabbiato Bruno? Beh, ora non m'interessa un cazzo.- Riaprii la finestra e buttai l'orologio in giardino. -Vattene!- si morse il labbro guardandomi male ma io non mi piegai sotto il suo sguardo. Avevo intenzione di restare forte e la Christina stronza e ribelle, la Christina che lui aveva calmato, stava risalendo a galla.

Uscì dalla finestra e lo guardai andare via. Tolsi le scarpe e i pantaloni ed indossai il pigiama.

Chiamai le mie amiche e dopo poco me le ritrovai in camera mia pronte ad ascoltarmi.

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