50

69 4 0
                                    

Mi strinse il braccio mentre fissava anche lei quella persona che ci passava davanti. La guardai e abbassò la testa mentre mi stringeva più forte.
-Bruno, andiamo a casa.-
Appena alzò lo sguardo capii che era ancora un po' scossa da quel' accaduto. Sentii una fitta al cuore e la rabbia cominciò a ribollirmi nelle vene. Cominciai a camminare veloce ma lei rimase dietro di me.
-Ti prego non andare.- disse lei quasi disperata ma le mie gambe non ne volevano sapere di fermarsi. Ero dietro di lui.
-Ehi!- urlai. Lui si voltò e mentre metteva a fuoco chi fossi lo spinsi.
-Ehi, ma che cazzo vuoi?- disse lui spingendomi a sua volta.
-Cosa voglio? Questo voglio.-
Senza neanche pensarci due volte il mio pugno chiuso si abbatté sul suo viso facendolo barcollare e cadere.
Sconcertato e arrabbiato cercò di alzarsi da terra ma io continuavo a dargli calci e pugni mentre Christina cercava di portarmi via.
-Sai, non ti immaginavo con un destro così potente. Complimenti.- disse alzandosi e toccandosi il labbro.

Christina continuava a tenermi le braccia e a sussurrarmi "ti prego andiamo via" come un mantra ma continuavo a dimenarmi per continuare quello che avevo iniziato, solamente quando la sentii piangere mi calmai. Era spaventata a morte.
-Cosa c'è? Sei venuto a renderle giustizia?-
-Si, visto che lei non ha potuto essendo sola. Stavolta Noah, non è sola, ha me.-
-Sai coso... Penso che non siano affari tuoi. È una cosa tra me e Christina.-
-COSO, forse non hai ancora capito, è proprio questo il punto: SONO. AFFARI. MIEI.- dissi liberandomi dalla stretta di Christina e scandendo bene le ultime parole.
-Non mi sembra quando ti scopi l'altra e lei resta ad aspettarti. Sai Chris, ti facevo più... Come dire... Dignitosa.-
La guardai ed era sul punto di scoppiare, di accasciarsi a terra e piangere.
-Non parli più?- continuò.
-Forse non hai capito che se non chiudi quel cesso di bocca ti lasciò qui a terra a morire. Devi ringraziare soltanto lei che è presente e non mi permetterei mai di ferirla ancora di più di quanto non abbia fatto io e di quanto non abbia fatto tu, pezzo di merda. Hai approfittato di lei, della sua fragilità, volevi addirittura abusare del suo corpo, di lei. Dimmi, quando ti guardi allo specchio, come ti senti?- mi avvicinai a lui ancora di più ed ero sul punto di dargli un altro pugno. Lui sorrise arrogante ma mi anticipò. Mi ritrovai con lo zigomo dolorante ma non m'importò, ricambiai con tutta la forza che avevo nelle braccia, nelle mani, nelle gambe.

Christina cercò di dividerci portandomi lontano ma non ci riusciva, mi arresi quando la vidi a terra a piangere. Noah si fermò e la guardò, fece un passo per raggiungerla ma misi la mia mano sul suo petto bloccandolo e lo guardai male.
-Non osare toccarla.-
Lui mi guardò colpevole, capii da quello sguardo che ci teneva a lei e mi infastidii ulteriormente.
-Chris, ascoltami, ho sbagliato e n...-
-Ehi.- dissi interrompendolo bruscamente. -Penso tu debba andare. Te lo dico con le buone.-
-Senti, me ne vado ma non perché me lo dici tu. Sappi che posso stenderti in qualsiasi momento.- sorrisi arrogante e lo salutai con la mano.
-Ah! Non ti dimenticare che con Christina ci parlo quando e come voglio se lo desidero. Ti anticipo che lo farò.-
-Provaci.- gli feci l'occhiolino, lui ricambiò con il dito medio e se ne andò.

Mi sedetti a terra di fianco a Christina e le accarezzai la testa mentre piangeva a singhiozzi nascosta tra le sue ginocchia. -Ehi.- le dissi accarezzandole la testa.
-Perché l'hai fatto?- disse singhiozzando. -Perché? Perché? Perché?-
-Ehi, ehi, piccola, calmati... So che per te è sbagliato ma... Dovevo farlo. Sono il tuo fottuto ragazzo ed immaginare quello che ti ha fatto mi spezza il cuore. Non c'ero ma adesso si e dovevo farlo.- pianse senza riuscire a smettere.

Quando alzò la testa nei suoi occhi vidi la tristezza, sconfinata. L'abbracciai forte e nella mia testa quegli occhi continuavano a torturarmi. Piansi con lei, mi sentivo parzialmente in colpa per il male che aveva dentro.

Adesso poche cose c'erano da fare, doveva rifiorire in tutto il suo splendore ed era mio compito farla ricominciare a vivere.

Mi alzai e le tesi la mano, la prese e si alzò lentamente. L'abbracciai e continuò a piangere senza riuscire a fermarsi.
-Ehi, ehi... Calmati. Adesso ci sono io con te.-
-Ma poi te ne andrai ed io come farò senza di te. Tu sei la mia forza, il mio faro nella notte. Senza di te non sono niente.-
-Io... Io non me ne andrò.-
-Bugiardo.- mi sentii ulteriormente male per quella bugia, sarei dovuto partire prima o poi e lei sarebbe rimasta sola.
-Farò di tutto per restare qui con te, partirò più in la, rinvierò il tour.-
-No, non puoi, non devi.-

Cominciò a camminare, prese il carrello della spesa e si avviò verso la macchina.

Il viaggio fu teso e silenzioso. Mentre guidavo cercavo un contatto prendendole la mano ma lei non ne voleva sapere. Era troppo ferita.

Arrivammo a casa, mi aiutò con la spesa e si sedette sul divano. Mi sedetti di fianco a lei, teneva gli occhi chiusi e una lacrima scese da essi. Non sapevo cosa fare, mi sentii impotente e stupido per quello che avevo appena fatto ma non me ne pentii. Lei era la persona più importante della mia vita e nessuno poteva farle del male anche se io lo stavo facendo. Ci stavamo di nuovo facendo del male ma avremmo dovuto raggiungere un compromesso per restare insieme per non farci distruggere dal nostro stesso amore.

Le presi la mano e la baciai, ricominciò a singhiozzare.
-Ehi... Ti prego... Non piangere.-
-Non ce la faccio più. Non ne posso più.-
-Non dire così, mi fai mollare tutto.-
Si tirò su a sedere e mi guardò con gli occhi gonfi di lacrime.
-Penso davvero che sia meglio se ci lasciamo adesso.-
-Christina ma perché fai così? Mi esasperi.- dissi alzandomi.
-Perché faccio così? Sul serio?- disse alzandosi a sua volta. -Cazzo Bruno, sul serio? Io ti amo e tu te ne andrai. Resterò da sola e il non seguirti in giro per il mondo è una scelta che mi pesa sul cuore in un modo che neanche immagini. È il mio futuro contro il mio cuore. Quindi ecco perché faccio così.-
-Ma non me ne andrò per sempre. Ritornerò. Diciamocelo, da quando ti tradii quella volta tu non hai mai più avuto tanta fiducia in me. Ma è acqua passata, sono cambiato e lo sai. Non mi hai mai perdonato del tutto hai solo seguito il tuo cuore perché sappiamo entrambi che se avessi seguito la testa non saremmo qui a parlare. Devi smetterla con quella storia.-
-Non posso farci niente... Sono così.-
-Bene allora lasciamoci tutto alle spalle e andiamo avanti però ognuno per la sua strada.- iniziai a camminare per il soggiorno con i pugni chiusi, avevo una rabbia nel petto che non sapevo come mandar via, avrei voluto spaccare tutto. La mia mente era in un continuo vortice di pensieri, parole e cose che avrei voluto fare ma non potevo perché non volevo spaventarla ulteriormente.

Si, lei era spaventata da tutto quello che la circondava. Era appena uscita da un ospedale e tutto quello che stava accadendo non le faceva bene, anzi la portava in una confusione totale che però era in evitabile perché eravamo in un casino più grande di noi. Un casino chiamato amore.

Adesso però la vedevo fredda, distante, non era più la mia Christina. Si stava allontanando da me, da tutto quello che avevamo affrontato insieme. Una storia tormentata ma bella da togliere il fiato perché ogni volta in cui eravamo insieme il resto non esisteva. I problemi erano inesistenti, esistevamo soltanto io e lei. Non importava se il sole sorgesse o tramontasse, tanto non ce ne accorgevamo, non importava se il giorno dopo le ore piccole saremmo dovuti ritornare a lavoro, avremmo trovato la forza di affrontare la giornata con il sorriso ricordando la notte passata a fare chissà che cosa. Tutto questo stava svanendo perché volevo rincorrere il mio sogno ed era così sbagliato? O forse era lei ad essere sbagliata e a non accettare la mia partenza. In fondo potevamo sentirci tutti i giorni, vederci dal pc, sarei potuto venire a trovarla nei periodi di stacco del tour e lei sarebbe potuta venire a trovare me ma capii che non le bastava. Non sapeva cosa avrei potuto fare in un posto lontano da lei e anche se mi sentivo ferito dalla sua mancanza di fiducia nei miei confronti, non potevo biasimarla, era insicura di se, era diffidente di natura, soprattutto se qualcuno che amava le faceva del male. Nutriva ancora rancore e purtroppo con il rancore non può ritornare la fiducia.

La guardai, aveva le mani intrecciate e si torturava i pollici a causa del nervosismo. Ero ancora arrabbiato, anzi molto arrabbiato con me, con lei che a distanza di tantissimo tempo non riusciva a perdonarmi seriamente.
-Dimmi cosa devo fare per farmi perdonare? Perché non riesci ad accettare che io sarò via? Cosa potrò mai fare se non cantare? Questa tua mancanza di fiducia mi ferisce.-
-Lo so, ma non... Non ci riesco.-
-Provaci, ti prego.- dopo interminabili minuti di silenzio e testa bassa, emise un respiro profondo.
-Ok, ci provo.- disse guardandomi dritto negli occhi.

L'abbracciai forte, come se non ci fosse un domani. La baciai ripetutamente sulle labbra e sorrisi, lei ci avrebbe provato perché mi amava, lo sapevo bene, lei mi amava così tanto che sarebbe andata nuovamente contro la sua ragione.

Mi amava ed io amavo lei, forse questo sarebbe potuto bastare per andare avanti.

Assomigli alla felicità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora