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Il giorno tanto atteso arrivò ed io, stranamente, non ero in ansia.
Ci svegliammo a casa sua, dove la sera prima facemmo l'amore.
Farlo mi connesse a lui in un modo assoluto. Eravamo di nuovo noi, la riconobbi subito quella passione che ci contraddistingueva. Eravamo un miscuglio di cose io e lui, quelle cose che stanno benissimo insieme come il pane e la Nutella, il bianco ed il nero, il latte ed il caffè. Cose totalmente diverse che però formano un connubio perfetto.

Preparammo le valigie ed io stranamente ne portai solamente tre, mentre a lui ne bastavano due. Ero entusiasta di vivere quell'esperienza con lui. Vivere l'emozione di vederlo dal vivo d'avanti a tutte quelle persone che come me lo stimavano e amavano. Vivere il suo sogno, vivere lui e tutto quello che aveva da offrirmi: tutto se stesso senza filtri. Saremmo partiti per l'Europa verso le dieci di mattina e lui non stava nella pelle per quell'avventura che stava vivendo con me.

Arrivammo a Londra dodici ore dopo ed andammo in hotel. Nel tragitto molte persone lo fermavano, chiedevano autografi, foto e abbracci e lui era totalmente disponibile. Molti chiedevano una foto anche con me presente anche se non sapevano chi io fossi: una comune mortale.
Lo vedevo armeggiare ogni tanto con il telefono ma non chiesi niente anche se la curiosità mi stava mangiando viva. Decisi di fidarmi di lui e la fiducia è anche questa.

L'hotel era lussuoso con uno stile un po' barocco. Entrammo in stanza e continuai a vederlo un po' strano, come se stesse tramando qualcosa.
-Ehi, cos' hai?- chiesi sedendomi sull'enorme letto a baldacchino.
-Niente, sono solo un po' nervoso. Lo sono sempre un po' prima dei concerti.-
-Non devi, sei straordinario.-
-Beh, sei la mia ragazza, è ovvio che lo pensi.-
-Questo è un lato di te che non conoscevo ancora. Non hai tutta l'autostima che pensavo avessi. Non sei poi così sicuro di te.-
-Mi hai beccato.-
-Oh, il mio amore. Quanto sei bello?- dissi abbracciandolo. -Sei e sarai sempre il migliore per me e per tutti i tuoi fans, altrimenti non verrebbero a vederti.- lo baciai e lo convinsi a fare un bagno insieme per scaricare la tensione. Non mi convinceva la sua versione del "sono nervoso" ma pensai che fosse solo una mia impressione. Si, lo vedevo pensieroso e nervoso ma non pensavo fosse per il concerto. Andammo a cena nel ristorante dell'albergo e ticchettava il dito sul tavolo, muoveva la gamba molto velocemente e ogni tanto si assentava ma non mi lasciava mai la mano. Gli chiesi di nuovo cosa avesse ma mi propinò di nuovo la scusa del concerto. Forse era davvero così? Non lo sapevo ma l'avrei scoperto subito dopo che avesse lasciato il palco. Non provò nemmeno a fare l'amore con me, si addormentò sul mio petto ma si muoveva in continuazione, era irrequieto.

Il mattino dopo mi svegliai ma lui non c'era, lo cercai in bagno ma non era nemmeno lì. Appena presi il cellulare per chiamarlo sentii la porta aprirsi. Era in tuta, con la canotta scollata fino al petto e tutto sudato.
-Ehi, buongiorno amore.-
-Buongiorno, dove sei andato?-
-Nella palestra dell'albergo. Questi bicipiti non si tengono tonici da soli.- disse baciandomi leggermente sulle labbra. -Sono in un bagno di sudore.-
-Hai un buon odore lo stesso.- dissi ammirandolo mentre si toglieva la canotta. Mi sorrise ed io diventai di gelatina.
-Vado a farmi una doccia, vieni con me?-
-Mmh, allettante come idea.-
-Ehi, non ti mettere in testa idee strane. Questo corpo ha bisogno di una doccia e di correre alle prove, siamo già in un fottuto ritardo.- sorrisi e lo raggiunsi. Entrammo nella doccia e mi baciò. -Recupereremo tutto stasera.-
-Non vedo l'ora allora.-
Ci preparammo velocemente ed andammo nel posto dove si sarebbe tenuto il concerto. Passammo con la nostra macchina dai vetri oscurati davanti a migliaia di persone che erano già in fila dal mattino. Cantavano sue canzoni, ballavano, lo imitavano. Ero elettrizzata. Entrammo dall'uscita secondaria e cominciarono subito a provare.
Lo ammiravo mentre cantava, suonava, e ballava. Era davvero una forza della natura, un talento straordinario. Provò un assolo di batteria e i peli che avevo sulle braccia si drizzarono. Non sapevo fosse così bravo anche con la batteria. Scoprivo lati di lui ogni giorno ed ero felicissima.

Erano le sei del pomeriggio ed andai in albergo a prepararmi mentre lui sarebbe rimasto lì visto che aveva tutti gli abiti per la serata in camerino.
Optai per un look casual con una t-shirt con la stampa "take us to the star tonight" (la feci fare apposta per il concerto), dei jeans neri a vita alta molto aderenti, degli stivaletti borchiati neri ed un chiodo di pelle.
Ritornai allo stadio entrai e mi posizionai in prima fila. I cancelli si aprirono ed iniziarono ad entrare persone. Nel giro di mezz'ora era tutto pieno. Mi ritrovai schiacciata vicino alla transenna con tutti quei fans sfegatati.

Iniziò il pre-show con un cantante che non conoscevo ma molto bravo. Sentivo i ragazzi essere impazienti, volevano Bruno e dopo mezz'ora e dopo che quel ragazzo se ne fu andato un tendone nero con palme e riferimenti alla giungla dorati si calò sul palco. Iniziarono tutti ad urlare e così urlai pure io.
-Welcome to the moonshine, moonshine, moonshine...- una musica tribale si diffuse da per tutto ed io ero emozionatissima. -Jungle!-
Il tendone cadde e loro erano tutti lì, Bruno e gli Hooligans. Urla, pianti, ragazzi che allungavano le mani, chi era incredulo e poi c'ero io che ero incantata.
Cominciarono con Moonshine, proseguirono con Treasure e Natalie ed io ballavo, urlavo e lui ogni tanto mi lanciava occhiate e sorrisi. Ero su di giri, sudata e felice. Era uno show spettacolare, lui era spettacolare. Continuò cantando varie canzoni del suo repertorio. Billionaire, Runaway Baby, If I Knew, When i Was your man, e li piansi ricordando quello che accadde. Arrivò alla fine cantando Gorilla ma a me parve un po' strano conoscendo la scaletta. Saltò delle canzoni ma pensai che fosse il bello del cantare tutto dal vivo. Dopo la canzone finale andò via ma le luci non si accesero. Si accese solo un faro al centro del palco e poi entrò di nuovo lui, da solo. Tutti urlarono di nuovo.
-Voglio dedicare questa canzone ad una persona speciale che è in mezzo a voi adesso. Una persona che mi è stata vicina in molti fasi della mia vita, una persona che mi ha perdonato, che si è perdonata e che sta tentando di ricominciare. Scusami, per tutto. Ecco perché ero nervoso.- partì una canzone che subito riconobbi. Era The rest of my life ed io aprii i rubinetti, cominciai a piangere senza sosta. Non avevo idea di tutto quello che stava facendo per me su quel palco. Verso metà canzone scese dal palco e si diresse verso di me. Toccava tutti, tutti volevano abbracciarlo. Si posizionò di fronte a me mi asciugò le lacrime con un dito. Era meraviglioso. Un omone grande e grosso spostò una transenna e fece passare solo me. Bruno mi prese per mano e continuando a cantare mi portò sul palco. Io ero sul serio incredula. Che diavolo stava combinando, forse aveva scritto un'altra canzone dedicata a noi e voleva farmela ascoltare per la prima volta. Non sapevo cosa pensare. Mi lasciò per qualche secondo da sola sul palco e quando mi voltai lo spettacolo era meraviglioso. Migliaia e migliaia di persone che mi stavano guardando ed io scoppiai in lacrime, di nuovo. Appena mi videro piangere iniziarono ad urlare e a cantare Just the way you are. Cosa cavolo stava succedendo? Ritornò di fronte a me e mi sorrise.
-Cosa stai combinando?- gli chiesi ma nessuno potè sentirmi. Lui avvicinò il microfono alla sua bocca e sospirò.
-Io non so cosa dirti, sono arrivato in un punto in cui tutte le parole mi sembrano superflue. Sono arrivato a credere che l'amore mi avesse abbandonato ma tu ti eri solo un po' allontanata. Mi sono sentito vuoto, stanco e mi ero abbandonato a me stesso. L'unica cosa che mi faceva sentire un po' più vivo era la musica ma a me serviva di più e quel di più è ritornato da me. Tu, come dicesti un po' di tempo fa, assomigli alla felicità e proprio per questo voglio che duri per sempre quindi...- guardò la platea, guardò me e poi sorrise, si inginocchiò di fronte a me ed io credetti di svenire. Mi coprii la bocca mentre le lacrime non ne volevano sapere di smettere di scendere. -Christina Anderson, vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?-

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