37

72 3 0
                                    

-Sei così bella. Mi manca la tua bellezza che è sconfinata ma il tuo viso ti tradisce, stai soffrendo.-
-Cosa ci fai di nuovo qui?-
-Non sei felice di vedermi?-
-Ma certo che lo sono.-
-Allora perché piangi?-
-Perché non ti vedevo da molto.-
-Smettila di piangere Christina. Avevi detto che non avresti più pianto per lui.-
-Ma io... Lo amo. Lo amo così tanto che mi consuma. Lo amo così tanto che il mio cuore, il mio corpo, la mia anima non riescono a contenerlo tutto quest' amore.-
-È passato un anno. Devi andare avanti, fallo per te stessa.-

Mi svegliai di scatto in quel letto d'albergo, tutta sudata e con il cuore a mille. Zac, di nuovo lui.
Avevo imparato che veniva da me solo quando avevo davvero bisogno di qualcuno. Anche se non c'era più, lui, in fondo, c'era sempre stato.

Guardai attraverso la grande vetrata della mia stanza e Las Vegas viveva sotto i miei piedi mentre io invece, continuavo a morire dentro, anzi, ero già in avanzato stato di decomposizione. Il mio cuore, anche se batteva, era completamente distrutto. Il mio stomaco si rifiutava di produrre farfalle alla vista di un bel ragazzo che mi fissava ed il mio intero corpo era senza vita. Dimagrii di qualche chilo e non avevo mai voglia di mangiare. È incredibile quanto l'amore possa far male. In un anno divenni completamente estranea a qualsiasi relazione che si presentasse "romantica" e a qualsiasi sentimento andasse oltre la semplice amicizia.

A proposito di amicizia, le mie super amiche decisero di fare un viaggio a Las Vegas ed io ci andai cercando di risollevarmi un po l'umore. Durante il giorno riuscivo a non pensarci ma la notte, la notte era micidiale. Una volta chiusa la porta della mia stanza i ricordi affollavano la mia testa e non trovavo verso di scacciarli.

Una mattina di ottobre, mentre mi preparavo, ascoltavo la radio. Le ragazze erano sedute sul letto a giocare ad uno strano gioco con le mani mentre io ero seduta di fronte al grande specchio in procinto di mettere un filo di mascara. Mentre appoggiavo il pettinino del mascara alle mie lunghe ciglia, sentii il suo nome e agitando la mano feci stare zitte le ragazze.
-Ed ora, dopo due anni di pausa, tra un tour, una canzone scritta per la saga di Twilight e storie d'amore turbolente, ritorna Bruno Mars con un singolo che anticipa il suo nuovo album che... A quanto pare si chiamerà "Unorthodox Jukebox". Sarà un successo come l'album di debutto "Doo-Wops & Hooligans"? Noi certamente glielo auguriamo. Ed ora ascoltiamo il suo nuovo singolo Locked Out Of Heaven.- partì la canzone ed io restai completamente immobile ad ascoltare la sua voce.
-Tesoro, vuoi che spegniamo?- mi chiese Samantha.
-No, state... Solo zitte per favore.- le ragazze si alzarono sul letto e cominciarono a ballare ed io le guardai. Scoppiai a ridere mentre Sam faceva uno strano ballo muovendo il sedere, così salii anche io sul letto e ballai con loro quella bella canzone.

Dopo quella mattina, passai i giorni a Las Vegas con più leggerezza.

Quando tornammo a Los Angeles tutto era uguale. Mia madre che mi abbracciava come se non mi vedesse da una vita, mio padre che tentava di farmi ritornare a casa, Karen che faceva l'impicciona e Nate con i suoi abbracci sconfinati.

Appena aprii la porta di casa mia, l'odore di chiuso invase le mie narici. Aprii le persiane per far entrare la luce e le finestre per cambiare l'aria. Quando dissi ai miei Dell' idea di andare a vivere da sola non fecero storie e mi diedero dei soldi per i mobili.

Adoravo casa mia, era tutta moderna e tutta arredata da me.

All'ingresso, un grande specchio con un tavolino in metallo e vetro, accoglievano chiunque entrasse. Nel corridoio che portava alla cucina, appese alle pareti, foto di Marilyn ed Audrey. La cucina era un ambiente aperto. Le pareti in mattoni bianchi rendevano la mia cucina rossa e lucida ancora più bella. C'erano dei banconi attaccati ad essa con degli sgabelli che davano l'aria di un bar. Il tavolo rotondo e le quattro sedie, rotonde anch'esse, facevano guadagnare spazio. Al centro della stanza, due grandi porte scorrevoli, decorate con il panorama di New York, separavano la cucina dal soggiorno composto da un grande divano color crema che di fronte aveva un televisore a schermo piatto attaccato alla parete. Sotto di essa un tavolino munito di xbox, telefono di casa, riviste ed un piccolo vaso con dei fiori che mise mia madre. Una piccola libreria alla destra del divano piena di giochi per la console, dischi e libri che mi ripromettevo di leggere ma che puntualmente lasciavo lì. Il bagno aveva una grande doccia ma volli anche una vasca che feci mettere sotto la finestra. Due lavandini erano adagiati sopra un pezzo di marmo nei toni del marrone e sopra di essi un grande specchio che si apriva. Camera mia, infine, era grande e spaziosa, nei toni del bianco e del glicine, composta da un letto matrimoniale con dei comodini ai due lati. Di fronte c'era lo stesso televisore che avevo in soggiorno con la differenza che sotto di esso, c'era un grande cassettone. Sulle pareti tante foto scattate da me. Comunicante con la camera da letto, una grande cabina armadio abbastanza disordinata (come mio solito). Di fronte alla porta d'ingresso della stanza, una portafinestra portava al balcone che dava sulle strade affollate di Los Angeles.

Dopo qualche mese dalla rottura con Bruno, lasciai il lavoro alla DreaMusic per uno in un' altra casa discografica. Per un po' fui l'assistente dell'assistente del capo ma poi ebbi una promozione e diventai io l'assistente del capo. Il mio stipendio aumentò e vivevo benissimo, senza problemi ma quelli ce l'avevo in campo sentimentale.

Dopo l'uscita del suo nuovo disco, Bruno mi inviò un sms dove mi diceva di ascoltarlo e che la maggior parte delle canzoni le aveva scritte pensando a me e da quel momento, dimenticarlo fu ancora più difficile. Riempivo le giornate, lavoravo fino allo sfinimento, ritornavo a casa, sbrigavo le faccende di casa e poi andavo a delle feste ubriacandomi, ballando e fumando. Tutto per stancarmi cosicché quando ritornavo a casa subito crollavo e non pensavo a lui. Il mio subconscio però mi tradiva, lo riportava senza pietà nei miei sogni. Capii che forse non c'era via di scampo da quella sofferenza. Chissà se anche lui pensava a me come facevo io.

L'estate stava arrivando ed io ed il mio cuore a pezzi, cercavamo di distrarci il più possibile. Incontrai alcuni ragazzi a delle feste ma oltre il sesso non si andava mai. Passavo più tempo possibile con le mie amiche ma capii che anche loro avevano una vita e molto spesso restavo da sola per non disturbarle anche se erano sempre disponibili per me. Pensai di prendermi un cane ma la mia pigrizia mi avrebbe impedito di prendermi cura di un altro essere.

Una mattina di inizio estate, andai in spiaggia con il mio Ipod ed un bel libro pronta a rilassarmi. Mi feci portare dal mio, ormai, amico DJ un drink e mi spogliai. Mi sedetti al sole con il mio bikini nuovo di zecca e le mie ray ban nere con l'intenzione di abbronzarmi un po'. Cominciai a leggere uno di quei tanti libri lasciati in quella libreria.

Ero così assorta nel mio libro che non mi accorsi che un ragazzo si sedette al mio fianco.
-Ciao.- mi disse distraendomi.
-Ciao.- risposi senza alzare la testa dal mio libro ma quella voce mi sembrava familiare. Lo guardai ma non capii chi fosse.
-Piacere, Steve.-
-Christina.-
-Cosa leggi?-
-Lolita di Vladimir Nabokov.-
-Mmh, ne ho sentito parlare. Scusa se ti disturbo ma... Ti ho riconosciuta e sono venuto a presentarmi.-
-Mi hai riconosciuta?-
-Si, sono l'inquilino del 5b.- all'improvviso nella mia mente si materializzò il ricordo di quando lo conobbi.
Eravamo sul pianerottolo ed io dissi un educato "buongiorno" mentre lui era nel pieno del trasloco. Lo osservai meglio ed ora notai tutti i dettagli della sua fisicità. Aveva un fisico snello e abbastanza muscoloso, le spalle larghe e forti e i pettorali marcati. I capelli castani un po' ricci e gli occhi verdi schiariti dal sole. Bocca carnosa, naso un po' a patata. Pensai che fosse bellissimo nella sua carnagione scura anche abbronzato.
-Ora ricordo.- dissi sorridendo.
-Scusa se ti ho disturbato. Vado. Ci...-
-No... No, resta pure.- non capii perché gli dissi di restare. Il mio istinto ebbe la meglio e lui sorrise sedendosi sull'altra sedia sdraio. -Hai.. Finito con il trasloco?- chiesi.
-Si ma ho tutte le scatole per casa ancora da svuotare. È un macello.-
-Ti capisco, ci sono passata.-
-Sei... Triste?-
-Ahm... Come lo hai capito?- non provai nemmeno a mentire. Ormai capii che non serviva più. Chiunque avrebbe potuto leggere nei miei occhi il dolore che avevo dentro.
-Ti vidi un giorno mentre salivi le scale. Eri così assorta nei tuoi pensieri che mi guardasti negli occhi ma non ti accorgesti neanche di me.-
-Oh mio Dio, che figura. Scusa.-
-Ma no... Guardandoti si capisce che stai male per qualcosa.- restai sbalordita dalla sua sensibilità. -Ma non voglio farti pensare a cose brutte. Se posso aiutarti in qualche modo puoi bussare alla porta di fronte alla tua.-
-Grazie...- per un attimo dimenticai il suo nome ma poi mi ritornò di nuovo in mente. -Grazie Steve.-
-Vuoi fare un bagno?- gli sorrisi sinceramente, tolsi gli occhiali da sole e mi alzai. Iniziai a correre.
-Chi arriva per ultimo paga da bere.- dissi mentre correvo. Arrivai per prima nonostante i suoi tentativi di raggiungermi. Cominciai a stare un po' meglio. Cominciammo a spruzzarci acqua addosso, a fare gare di apnea e capii di aver appena trovato un nuovo amico.

Passarono alcuni giorni e passai molto tempo con Steve. Si rivelò davvero un buon amico e raccontai lui la mia storia con Bruno. Mi capì e mi consolò come solo un amico può fare. Partì per andare a trovare i suoi in un paesino non troppo lontano da Los Angeles ed io restai di nuovo "quasi sola".

Alle feste non ci andavo quasi più e ai ragazzi si sostituirono lunghe passeggiate per aiutarmi a far pace con me stessa. Capii che solo con un po' di tranquillità, lontano da musica assordante, alcool e ragazzi, potevo stare meglio e sapevo con certezza che ci sarei riuscita. Che sarei riuscita a dimenticare Bruno e a tutto il male che mi ero fatta.

L'avrei amato per sempre ma ora era il momento di andare avanti con la mia vita, senza di lui.

Assomigli alla felicità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora