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Con il passare dei giorni strinsi davvero un buon rapporto con Steve. Parlavamo spesso ed organizzavamo serate insieme agli altri.

Mi chiese se potessi aiutarlo a svuotare le scatole rimanenti in casa sua ed io accettai.
Bussai alla sua porta e dopo poco sentii dei passi.
-Chi è?-
-Christina.- dissi sistemandomi i capelli. Aprì la porta e sorrisi. Mi invitò ad entrare e mi guardai intorno.

La casa era molto moderna ed essenziale, quasi spoglia ma era un effetto voluto, tipico maschile. Mi fece strada ed entrammo in camera sua, subito mi misi a lavoro.

Aprii una scatola piccola ed iniziai a sistemare le cose che conteneva a mio piacimento, senza chiedere a lui. Cominciai a canticchiare una canzone e lui rise.
-Che c'è, perché ridi?-
-Dio mio, sei stonata come una campana.- risi e continuai a cantare. Andai in soggiorno e ci trovai una chitarra, cominciai a strimpellare qualche nota che mi insegnò Bruno e mi ritornarono in mente vari ricordi di me e lui. Scossi la testa come se facendo quel gesto i pensieri sarebbero andati via ma restarono lì, impressi nella mia mente almeno finché non arrivò Steve.
-Suoni la chitarra?- gli chiesi.
-No ma voglio imparare. La vidi in un negozio e la tentazione di comprarla fu più forte di me.-
-Ok, meglio se mi rimetto a lavoro.-
-Che succede, sei diversa.-
-Niente.- dissi rattristandomi. Mi abbracciò e mi accarezzò il viso.
-Passerà... Passerà.- gli feci un sorriso debole e posai la chitarra.
-Grazie di essermi vicino. Tu e le ragazze siete il mio unico sollievo.-
-Ti voglio bene Chris.-
-Anche io. Su, torniamo a lavoro.- Finimmo di sistemare le sue cose alle dieci di sera, così ci stravaccammo sul divano con una birra.
-Tu sei un dono del cielo. Da solo non ce l'avrei mai fatta.-
-Lo so, mi devi un favore.-
-Domani usciamo? È venerdì.-
-Si, appena stacco dal lavoro chiamo te e gli alti e ci mettiamo d'accordo.-
-Perfetto. Mi voglio ubriacare domani.-
-Allora hai la mia compagnia assoluta.-

Il giorno dopo, quando uscii dal lavoro andai al bar come facevo sempre. Ormai le persone che lavoravano lì mi conoscevano e mi bastava solo entrare che il barista già aveva pronto il mio caffè ed il mio muffin. Mi sedetti e appena cominciai a digitare il numero di Hilary entrò il mio "nemico".

Alzai gli occhi al cielo e cercai di coprirmi con il menù ma non ci riuscii. Si avvicinò e si sedette di fronte a me.
-Che fai, ti nascondi?- feci una smorfia e lui tolse quel menù dalle mie mani sorridendomi sfacciatamente.
-Cosa diavolo vuoi Noah?-
-Sono venuto a prendermi un caffè e un muffin.- prese il mio caffè e ne bevve un sorso e poi con le mani prese un pezzetto del mio muffin al cioccolato.
-Sei il solito rompi palle.- mi alzai ed andai dal barista. -Mi fai un altro caffè?- il ragazzo me lo porse e ritornai a posto. -Tieni pure il mio. Non ho ancora fatto l'antitetanica.-
-Tu invece sei la solita simpaticona e sei come al solito bellissima ed impeccabile in tutto. Anche se ti vedo diversa, cupa.- lo guardai male. "Merda, se se n'è accorto anche lui è davvero grave" pensai tra me e me.
-È vero, alla tua vista mi viene il voltastomaco e la tristezza.- dissi con un mezzo sorrisetto sarcastico.
-Non sputare nel piatto dove hai mangiato.- rispose bevendo il suo caffè con aria di sfida ma non sapevo ancora se l'avrei vinta o persa.
-Hai ragione, invece di sputarci dovrei direttamente romperlo questo piatto.-
-Sei così, dannatamente sexy.-
-Oh, cosa vuoi stasera da me?-
-Niente. Ti ho solo fatto un complimento. Allora, come va con il cantante?-
-Bene.- gli mentii.
-Nooo, non dirmi che ti ha lasciato.-
-Veramente lo abbiamo deciso insieme. Comunque non sono affari tuoi. Se io sono sempre bellissima tu, invece, resti il solito ficcanaso.-
-Lo sai, ho una ragazza. È arrivato il momento di mettere la testa a posto.-
-Bravo, sono contenta per te ma provo pena per lei, non sa cosa le aspetta.- mi alzai e feci per andare a pagare ma lui mi fermò e pagò per me.
-Sei più acida del solido stasera.- disse mentre mi apriva la porta.
-Te l'ho detto, è la tua vista che mi fa quest'effetto.-
-Dove vai?- mi chiese seguendomi.
-Alla macchina. Te ne vai o ti prendo a calci?-
-Ti va di uscire?- mi trascinò per un braccio e mi portò in un vicolo abbastanza buio. Faceva luce solo il poco di sole che stava per tramontare. Mi mise con le spalle al muro e per non farmi andare via appoggiò le sue mani su di esso all'altezza delle mie spalle. Mi guardò negli occhi ma io non distolsi lo sguardo anche se, ammetto che esercitava sempre il suo solito fascino su di me.
-No, non ci esco con te. Poi ho già un impegno.-
-Spostalo. Fammi questo regalo.-
-Non faccio regali a nessuno. Ora spostati, fammi andare via.- mi guardò negli occhi ed io anche.
-Stai con me stasera. Stai... Con me.- non l'avevo mai visto così, con gli occhi pieni di desiderio e di affetto. -So di averti fatto del male in passato ma... Ti farò passare la serata più bella che tu abbia mai passato con me. Non te ne pentirai.- continuai a guardarlo negli occhi e feci una smorfia di cedimento, sorrise e mi liberò da quella specie di sbarre fatte con le sue braccia.

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