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-Che cazzo ci fai qui?-
-È da un po' che non ti vedo, volevo solo sapere come stavi.-
-No, caso mai volevi solo portarmi a letto.- sorrise e si passò una mano sul ciuffo ribelle.
-Beh, anche ma non ti fai più sentire, ho pensato stessi male. È un mese che non ti sento.-
-Alex, non è il momento. Ci sono i miei genitori e non mi pare il caso.-
-Ripasso allora.-
-No, finiremmo a letto.-
-E cosa c'è di male?-
-Niente ma mi sto concentrando sul lavoro e non voglio cose del genere nella mia vita in questo momento. Per un mese dove sei stato?-
-Qui in giro, a pensarti.-
-Mentre ti portavi a letto altre ragazze, quindi continua così.-
-Cazzo, mi ecciti così.-
-Christina, chi è?- sentii la voce di mia madre.
-Ehm.. è solo Steve mamma, un attimo e sono da voi.-
-Ciao Christina.- mi diede un bacio sulla bocca pizzicando il mio mento ed andò via.

Chiusi la porta e mi ci appoggiai con la testa. Cosa cazzo mi stava succedendo? Mi bastava la vista di Alex Turner per ridurmi ad un ammasso di capelli e cuore palpitante? Il resto era come se non esistesse quando lui entrava in una stanza. Aveva il magnetismo e il carisma di chi sa che qualunque cosa voglia lo può ottenere facilmente. Non sapevo cosa mi aspettassi da lui ma forse allontanarlo fu la miglior cosa. In fondo Samantha aveva ragione, un Alex solo con del magnifico sesso non era quello di cui avevo bisogno in quel momento.

Ritornai dalla mia famiglia che mi guardò con aria interrogativa.
-Stai bene Chris?- domandò Tim.
-Ehm... si, tutto a meraviglia perché?-
-Sei tutta rossa in viso.-
-Non so, sarà il vino... Beh, mangiamo.- dissi cambiando velocemente discorso.

La serata trascorse serenamente con chiacchiere frivole, discorsi stupidi, riflessioni sagge e tante risate. Quando andarono via mi sedetti sul mio divano incerta su cosa fare.

"Lo chiamo?
Non lo chiamo?
Si, lo chiamo.
No, non lo chiamo."

Non lo chiamai.
Avevo intenzione di impiegare le mie energie nella mia carriera e su me stessa, senza uomini che passeggiassero tranquillamente nei miei pensieri.

Il tempo passava inesorabile ed inesorabilmente io crescevo come donna e in ambiente lavorativo. Alex era un capitolo ormai archiviato e anche se un po' mi dispiaceva era così che doveva andare. Anche stavolta dovevo dar credito alle parole di Samantha: "Lo scopamico per te non va bene. O fotti e fuggi o ti impegni", aveva ragione. Forse non ero fatta per le storie di sesso e passione, ero più per la passione insieme all'amore. Anche se non lo davo a vedere ero una fottuta romantica che ancora pensava al suo nano da giardino dai capelli afro. Ero nella fase della rottura in cui si stalkera fino alla nausea, avevo rotto da molto ormai. Erano passati sette lunghi mesi ma io non riuscivo ad andare avanti. Forse la teoria del "il tempo che ci vuole per dimenticare una persona è proporzionale al tempo in cui ci sei stata insieme" era vera ed io ero quasi a fine percorso.. forse.

Mi svegliai mezz'ora prima rispetto alla mia sveglia, come al solito, ma restai ancora un po' a letto. Presi il cellulare e mandai i miei messaggi del buongiorno.
Mi alzai dal mio comodo letto e cominciai a rassettare. Con molto stupore mi accorsi che stavo diventando persino ordinata, cosa che avrebbe stupito chiunque mi conoscesse. Aprii la finestra ed il caldo sole di giugno mi scaldò la pelle. Era una bellissima giornata e mi rattristai al pensiero di passarla in ufficio.

Indossai un crop top nero con delle frange sulle spalle, una gonna a tubino a vita alta fatta a costine con uno spacco laterale non troppo corta ma i miei piedi non ne volevano sapere di infilarsi nelle scarpe con il tacco che avevo preparato la sera prima. Scelsi le mie adorate Adidas nere. Legai i capelli in uno chignon spettinato e mi truccai esaltando le labbra con un rossetto scuro.

Presi il mio caffè da Starbucks e ne presi uno anche ad Austin.

Il mio conto in banca aumentò notevolmente e finalmente ero totalmente una donna in affari con una vita agiata. Avevo tutto quello che volevo o quasi. Inoltre ebbi l'onore di fare conoscenza con molti artisti di cui la nostra etichetta si occupava tra i quali: Lady Gaga, Madonna, i Maroon 5 e la mia adorata Lana Del Rey .

Quando conobbi Lana la mia professionalità andò a farsi benedire e la abbracciai come una semplice fan sull'orlo di una crisi isterica. Subito dopo ero pronta per una sessione in studio per il suo nuovo album. Ero completamente in estasi ed Austin rideva come un matto alla vista di una Christina che ascoltava sognante le sue nuove canzoni.

Quando entrai in ufficio Austin subito mi portò con lui per ascoltare delle band sulle quali avevo riposto delle speranze. Alle 13:00 subito pausa pranzo, alle 16:00 appuntamento con Pharrell Williams e alle 18:00 ero libera. Uscii dall'ufficio ma Austin mi fermò.
-Ehi, ti va di venire a cena?-
-Austin potresti essere mio padre... senza offesa.-
-Ma vaffanculo stronza secca, volevo dire, a cena con me e la mia famiglia. Mia moglie vuole conoscerti perché non faccio altro che parlarle di te.-
-Ah, si vuole accertare che non gli rubi il marito giusto?-
-Perché sei così maliziosa?-
-Perché siamo nel ventunesimo secolo e la gente pensa così.-
-C'è anche un amico di mio figlio.-
-Austin, mi vuoi trovare il fidanzato?-
-Io? Ma nooo. Cosa ti viene in mente? Comunque andiamo da Mamma Rosa, vestiti elegante se vieni mi raccomando e fammi sapere.- disse allontanandosi con la sua valigetta firmata.

Scossi la testa e mi incamminai verso l'uscita. Chiamai le mie amiche per sapere se avessero impegni e purtroppo li avevano quindi decisi di mettermi in ghingheri per la cena con Austin e la sua famiglia. Da sola non ci volevo proprio stare, Alex non lo volevo chiamare quindi a mali estremi, estremi rimedi.

Scelsi un pantaloncino bianco a vita alta, una camicetta in macramè, una giacca e dei sandali anch'essi bianchi. Ero elegante a modo mio.

Quando entrai nel ristorante Austin mi accolse e mi presentò alla sua famiglia. Fortunatamente l'amico di cui mi parlò era fidanzato ed io non dovetti imbattermi in un "scusa ma non sono pronta per una storia". Erano persone alla mano ma allo stesso tempo molto eleganti, avrei tanto voluto essere come loro ma purtroppo ero un disastro con i tacchi e per fortuna loro non lo sapevano... ancora.

Tornai a casa stanca, con lo stomaco gonfio di cibo e con un sorriso sulle labbra. In fondo la vita stava cominciando a sorridermi ed io mi sentivo come rinata. Cominciavo a camminare sulle mie gambe senza l'aiuto di nessuno proprio come si fa quando si è piccoli. A piccoli passi la mia vita stava cominciando a prendere forma, una forma diversa che mi piaceva tanto.

Entrai nel mio palazzo, presi la posta dalla cassetta e mi incamminai verso le scale.
Nuovo proposito per l'anno nuovo: prendere casa in un palazzo con l'ascensore.

Entrai in casa e mentre toglievo quelle torture dai piedi controllavo la posta. Una busta gialla saltò alla mia attenzione.
La girai tra le mani e vidi una calligrafia. Il cuore iniziò a battermi così forte che avevo paura saltasse fuori dal petto.

-Porca troia!-

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