Aprii gli occhi al suono della sveglia più orribile del mondo. La staccai, dovevo alzarmi ma il mio corpo mi imponeva di restare a letto. Guardai l'ora, erano le otto ma dovevo essere a lavoro soltanto alle nove quindi potevo restare qualche minuto in più.
Aprii gli occhi di scatto, guardai nuovamente l'ora ma stavolta era tardissimo. L'orologio segnava le otto e trentacinque minuti e anche stavolta ero fottutamente in ritardo.
Balzai in piedi e corsi in bagno. Mi lavai in fretta, raccolsi i capelli in una treccia spettinata, mi truccai ed andai a vestirmi. Presi un pantalone a vita alta ed una t-shirt con su scritto "Hero".
Eroe, si lo ero davvero. Un eroina pronta a superare tutte le catastrofi che la vita mi imponeva senza "se" e senza "ma". La rottura con Bruno fu calma ma appena uscii da casa sua il mondo mi crollò addosso. La calma fu superata da un turbinio di emozioni. La rabbia, la tristezza, il rimpianto, la delusione, la disperazione, la solitudine e uno sfrenato pianto che durò circa quattro ore. Quello stato d'animo mi fece compagnia per due settimane circa. Si alternavano giornate in cui sorridevo a malapena ed altre in cui piangevo soltanto. La rottura con lui fu la goccia che fece traboccare il tremilionesimo vaso. Avevo toccato il fondo più volte nella mia vita per avere solo ventitré anni e stavolta ero decisa a non farlo più. Sarebbe stato difficile non trascinami per strada come uno zombi perché avrei tanto voluto farlo ma mi imposi di restare eretta, piangere di meno e agire di più.
Andare a lavoro, dedicare più tempo a me stessa, leggere di più, concentrarmi di più su tutto quello che facevo, essere più ordinata. Mi imposi delle cose da fare per migliorare la mia persona, per migliorare la mia vita e non pensare tanto all'uomo più importante della mia vita.Lui partì sul serio e lo realizzai solo quando vidi su twitter che era in un altro paese, sul palco, seguendo il suo sogno. Era come se fossi, in un certo senso, delusa da lui, come se mi aspettassi che non partisse ma non potevo pensarlo, era egoista, stupido. Mi arrabbiai con me stessa solo per averlo pensato.
Mentre andavo a lavoro mi fermai al solito bar a prendere due caffè, uno per me ed uno per farmi perdonare dal capo per il ritardo. Molte volte non ci faceva caso, altre volte si però gli ero grata per non farmi la solita ramanzina. Era come se fossi tornata una bambina, non ero in grado di reggere nemmeno una lavata di capo che subito mi chiudevo in bagno a piangere. Non mi sopportavo nemmeno da sola, mi odiavo per quanto ero diventata fragile.
Entrai nell'edificio, salutai Dan, il ragazzo della sicurezza, che mi apriva sempre la porta o spingeva il bottone dell'ascensore per me. Salii al 5º piano e mormorai una preghiera che mi aiutasse a superare la giornata. Feci un respiro profondo ed entrai in ufficio. Salutai Colin con un sorriso ed andai alla mia postazione.
-Buongiorno bellezza.-
-Buongiorno Colin, dov' è Austin?-
-Il capo stamani è in ritardo.- feci un respiro di sollievo, mi rilassai. -Anche oggi l'hai fatta franca.-
-Tieni, ti ho portato un caffè.- dissi per zittirlo.
-Sisi, non me la bevo. C'è il caffè lo bevo ma non penso che tu l'abbia preso per me.-
- Prendilo e sta zitto.- rise e bevve il suo caffè.Mi organizzai il lavoro da fare e nel mentre chiacchieravo con Colin del più e del meno.
Squillò il telefono e risposi.
-Pronto, ufficio del signor Austin McKenzie.-
-Christina, sono io.-
-Buongiorno Austin, dimmi.-
-Preparami tutta la cartella della pratica di ieri. Ho bisogno di ascoltare di nuovo quei due e prendi un appuntamento con loro per le quattro.-
-Benissimo, serve altro?-
-No, grazie. Ah, un altra cosa, dopo ho una cosa da dirti.-
-Una cosa? Cosa?-
-Poi vedrai.-
-Ma dammi alm... Pronto? Austin? Ha staccato! Odio quando stacca il telefono in faccia.-
-Si, anche io. Torno a lavoro.-Il tempo passò velocemente tra tutte le scartoffie che avevo da ri-ordinare nell'ufficio del capo. Alzai la testa per controllare l'ora ed erano già le quattro, un' altra ora e sarei potuta ritornare a casa.
Mentre parlavo con Austin dei nuovi ragazzi da ascoltare, squillò il mio cellulare.
-Scusami un secondo.-
-Si, rispondi ma dopo vieni nel mio ufficio.-
-Pronto?-
-Tesoroo, sono Sam, ti chiamo da lavoro. Senti, dopo ci vediamo da Starbucks. Ho una notizia da darvi.- disse pimpante come sempre.
-Va bene ci vediamo do... Sam? Saam? Ha staccato anche lei.-Andai nell'ufficio di Austin e mi sedetti aspettando che finisse di parlare al telefono.
-... Si, si, perfetto ci vediamo domani. Prendi appuntamento con la mia assistente. Ciao.- staccò al telefono e mi guardò sorridendo.
-Allora Chris, dolce Christina. Ho una cosa da dirti come ti ho anticipato questa mattina al telefono.-
-Si e sto fremendo da stamattina per sapere cos' è. Spero solo non sia qualche pratica di cui occuparmi perché ci resterei davvero tanto male.-
-No, nessun documento da guardare. È un' offerta.-
-Offerta?-
-Si, penso che tu sia una ragazza davvero in gamba. Hai anticipato molto lavoro, hai portato avanti progetti da sola, ascoltato persone e ragazzi che hanno un sogno. Hai persino detto a qualcuno di loro che noi non gli avremmo offerto un contratto discografico. Sei brava in quello che fai e stai imparando in fretta. Ti dico che comunque sei ancora acerba, hai ancora bisogno di imparare alcuni trucchi del mestiere. Come trattare con personaggi famosi, come gestire l'ansia e le paranoie, avere soprattutto più sicurezza in te stessa. Sai, in questo lavoro ci vogliono le palle, a volte bisogna essere stronzi, duri e molte volte deluderemo le persone che avremo davanti. È così, ci si deve abituare e... Proprio per questo, per farti imparare, ti offro, per un periodo di tempo, il mio posto.-
-Cosa?- restai sbalordita, a bocca aperta. -Stai dicendo che io dovrò occuparmi di tutto quello che fai tu?-
-Si certo però non correre bellezza. Mi hanno offerto un lavoro in televisione, come giudice in un programma di talenti e io ho accettato. Con tutte le persone che ci sono più preparate, più competenti, io ho scelto te perché mi fido di te e so che hai un potenziale e sei stronza abbastanza da farlo.-
-Io... Io... Sono senza parole. Sei sicuro Austin?-
-Ehi! La persona a cui ho dato questo lavoro avrebbe detto "cazzo, facciamolo!", quindi fammi vedere cosa sai fare Anderson.-Sorrisi e lo guardai orgogliosa di me. Finalmente sentivo che stavo combinando sul serio qualcosa di buono nella mia vita. Una persona che si fidava di me e del mio potenziale mi aveva affidato un incarico temporaneo nel quale mi chiedeva di mettermi in gioco. Certo se avessi fatto casini il mio lavoro sarebbe stato a rischio ma era un rischio da correre per crescere e per capire se era davvero il lavoro che faceva per me.
-Cazzo, facciamolo!- esclamai alzandomi.
-Eccola la nostra Chris. Inizierai da domani. Ti farò un breve riassunto delle cose di cui dovrai occuparti e potrai iniziare a camminare sulle tue magrissime gambe.-
Risi e gli tesi la mano.
-Cazzo, vorrei abbracciarti ma sei il mio capo ma sappilo che vorrei farlo.-
-Va bene, me lo merito un abbraccio ma se dovesse entrare qualcuno saremmo fottuti.-
Strinse la mia mano e mi guardò. -Christina, qui tutti ci fidiamo di te. Te la sei guadagnata la fiducia. Non perderla.-
-No, darò il mio 100%.-
-Bene, domani mi offri un caffè anche perché ti aumenterà la paga.-
Sorrisi ancora di più. Se fosse stato possibile la bocca mi sarebbe arrivata dietro la testa.
-Ti offro tutto il bar domani.-
-Adesso puoi andare.-Uscii da quel' ufficio felice come non mai, stavo diventando una donna decisa, responsabile e coraggiosa. Stavo diventando una vera donna con il cuore a pezzi ma una vera donna.
STAI LEGGENDO
Assomigli alla felicità.
FanfictionLei, lui, le ingiustizie, le difficoltà, la vita. Due ragazzi con due sogni differenti, lui la fama, lei una vita normale. Si troveranno ad affrontare tutto insieme. Insieme, forse, saranno più forti del destino, dell'amor proprio, dei loro sogni. U...