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Ritornai da Alex che era seduto al tavolo guardando il menù da sopra gli occhiali scuri.
-Eccomi, allora, che prendiamo?-
-Pancake al cioccolato e un caffè? Uova e bacon con succo d'arancia? Croissant e cappuccino? Torta e... io prendo un caffè macchiato e un croissant. Mi tengo leggero.-
-Quello che prendi tu mi va bene.- sorrisi ed abbassai lo sguardo.
-Perché sorridi?-
-No, niente.-
-Dai, dimmi, sono curioso.-
-Mi è venuto in mente un mio... amico che mangiava per colazione cereali con ketchup e maionese.-
-Dev' essere un pazzo.-
-Si, lo è.-
-Allora... dimmi, cosa ti piacerebbe fare oggi?-
-Senti io voglio essere chiara con te.-
-Facciamo colazione e poi parliamo di cose serie. A stomaco pieno è meglio no?-
-Si, hai ragione.-

Mentre facevamo colazione parlammo un po' di noi, delle nostre passioni, ridemmo e scherzammo prendendoci in giro. Aveva un bel sorriso. Mi parve spontaneo, spigliato e molto divertente.
Nacque una confidenza che lasciava trapelare, non tutto, ma anche qualcosa di personale. Infondo era una "sconosciuto" per me ma, anche se pensandoci era una cosa del tutto ingenua, decisi di fidarmi un po' di lui.

Appena finimmo di fare colazione ci mettemmo in viaggio per ritornare a Los Angeles.
-Dove vorresti andare?- mi domandò accendendosi una sigaretta.
-In verità io dovrei andare a casa a darmi una sistemata.- risposi scroccandogliene una.
-Si può dire che questa sia la nostra prima uscita e già vuoi portarmi a casa?-
-Sai vero che dobbiamo parlare? Perché questa... cosa tra di noi non mi è chiara.-
-Si, anche per me è così ma pensi che parlarne cancellerà tutto?-
-Non lo so. Sono abbastanza confusa.-
-Oh, beh, io vivo perennemente nella confusione.-
-Anche io ma sto cercando di mettere in ordine.-
-Che palle l'ordine.- lo guardai e sorrisi.

Lui non sapeva niente della mia vita e decisi di non dirgli niente. Non volevo niente di serio e già ci eravamo aperti tanto. Alzai il volume dello stereo e cominciai a cantare a squarciagola nel traffico incessante di Hollywood.

Arrivati sotto casa mia ci fu un po' di imbarazzo ma decisi di smorzare quella strana situazione.
-Allora, facciamo così: ti trovi un albergo qua in zona e nel frattempo io mi faccio una doccia e tutto il resto. Ci ritroviamo qui verso.. mmh.. che ne dici per mezzogiorno?-
-Va bene.- disse appoggiandosi con il gomito allo schienale e accarezzandomi la guancia.
-Che stupida dimenticavo che tu soggiorni lì, ad Hollywood.-
-No in verità no, era solo per ieri notte.-
-Ah si? E qual erano i tuoi piani?-
-Te li spiego dopo. Vai a prepararti che ti porto a pranzo.- sorrisi, mi avvicinai e gli diedi un bacio all'angolo sinistro della bocca.
-A dopo Alex.-
-A dopo Christina.-

-Non ti voltare a guardarlo. Non ti voltare a guardarlo. Non ti voltare a guardarlo.- ripetei tra me e me. Ma quando sentii la macchina accendersi mi venne istintivo di farlo: mi voltai e gli sorrisi.

Andai di sopra e subito mi tolsi le scarpe. I miei piedi se avessero potuto parlare me ne avrebbero dette di tutti i colori. Andai in bagno e mi guardai allo specchio: ero un disastro. Beh, se Alex non scappò vedendomi in quello stato una cosa era certa, gli piacevo sul serio.

Aprii l'acqua per riempire la vasca e farmi un bel bagno rigenerante. Aggiunsi degli oli profumati, misi il tavolino con la ceneriera, l'accendino e le sigarette vicino la vasca e mi spogliai.
L'acqua era calda al punto giusto ed era straordinario. Mi rilassai totalmente, mi accesi la sigaretta e la fumai come se non esistessimo nient'altro che io e lei.

Mi svegliai di scatto e l'acqua fuoriuscì dalla vasca. Senza volerlo mi addormentai.
-Cazzo, che ore sono?- presi il telefono ed erano mezzogiorno meno un quarto. Alex sarebbe arrivato entro dieci minuti ed io ero ancora nella vasca.
Presi l'asciugamano e mi ci avvolsi dentro mentre correvo verso la cabina armadio.
-Merda! Che mi metto?-
Presi una maxi t-shirt bianca lunga fino a sopra il ginocchio, una camicia a quadri che avvolsi in vita, le dr. Martens nere e una maxi collana. Misi un l'eyeliner ed un po' di mascara sugli occhi mentre sulle labbra optai per una tinta scura, un viola quasi nero. Mentre mi pettinavo il citofono trillò ed io andai in ansia.

-Chi è?-
-Alex. Scendi?-
-Ehm, si... due minuti e sono da te.-
-Ti aspetto.-

Corsi in camera da letto, mi sistemai i capelli e misi il profumo. Misi l'indispensabile in uno zainetto di pelle borchiato, mi specchiai, feci una smorfia e mi precipitai sulle scale. Non ero così ansiosa ed entusiasta dal mio primo appuntamento con Zac.

Dal cancello lo vidi appoggiato al muro con la sua t-shirt bianca, il pantalone nero ed il chiodo di pelle. Una sigaretta penzolava dalla sua bocca mentre era intento a guardare il cellulare. Era bellissimo. Passò una mano tra il suo ciuffo ribelle ed alzò la testa, mi vide. Lo raggiunsi e gli sorrisi.
-Sei bellissima vestita così.-
-Dici sul serio?-
-Sono sempre sincero con te.-
-Cercherò di crederci. Allora, dove andiamo?-
-A mangiare. Ho fame.-
-Bene allora, mangiamo.-

Ci mettemmo circa dieci minuti per arrivare al ristorante ed il mio stomaco mi fece fare brutte figure più volte brontolando senza ritegno.
Ci sedemmo ed ordinammo. Quando il cameriere se ne fu andato ci guardammo. Mi sentii un po' in imbarazzo ma lui mi sorrise.

-Perché sorridi?-
-Perché credo che tu mi stia facendo qualcosa.-
-Del tipo?-
-Mmh, non lo so... stregando forse. Hai un fascino tutto tuo che mi attrae, quasi fossi una calamita ed io un qualsiasi pezzo di ferro.-
-Credimi nessun fascino, è solo la vita.-
-La vita?-
-Che mi ha ridotto così.-
-Sei straordinaria.-
-Adesso mi metti ancora di più in imbarazzo.-
Nel frattempo arrivarono i primi piatti che mangiammo chiacchierando appunto di cibo e dei nostri gusti, insomma ci stavamo conoscendo e mi sentii a mio agio, forse anche troppo.

Quando uscimmo dal ristorante mi prese per mano ma io la ritrassi subito.
-Ehi, che c'è?-
-Niente è che... si insomma, ripensando a questa giornata mi è parsa come un appuntamento e a me non va di impegnarmi. Esco da una storia incasinata e non voglio infilarmi in un'altra. Non voglio nemmeno fingere con te.-
-E dimmi, cosa vuoi?- disse avvicinandosi a me.
-Voglio solo divertirmi.-
-Come?-
-Ballando, cantando, ridendo, bevendo, fumando ma non innamorandomi. Non sono pronta e non voglio esserlo.-
-Lo sai penso di essere il ragazzo giusto per te allora. Voglio farti divertire come non mai ma il discorso del "mi stai stregando" è vero.-
-Beh allora fermiamoci prima di generare qualcosa dal quale non potrei uscire senza farmi del male.-
-Piccola, ci siamo io e te, Los Angeles a disposizione, ho dell'erba in macchina, un bar di fiducia, gli amici ed io non ho intenzione di innamorarmi, proprio come te. Ma ammettiamolo, sei sexy, sarebbe impossibile non essere attratto da te.-
Sorrisi ed abbassai lo sguardo.
-Viva la sincerità.-
-L'hai voluta tu.-
-Si, è vero. Bene, cosa facciamo?-
-Andiamo al parco? O da me?-
-Facciamo al parco.-
Rise e si alzò. Lasciò delle banconote sul tavolo e mi tese la mano.
-Andiamo?-
-Si, andiamo.-

Ci ritrovammo seduti sull' erba a fumare dell' erba e guardando il cielo.
-Oddio non fumavo da una vita.- dissi ridendo.
-Ti porto sulla cattiva strada?-
-Mmh si, forse. Mi piace.-
-Cosa?-
-La cattiva strada. Sono stanca di fare la brava ragazza.-
-Si sa che le brave ragazze non vanno da nessuna parte.- mi guardò con un sorriso strano.
-Ho voglia di farmi un tatuaggio.-
-Quanti ne hai?-
-Mmh... quattro.-
-Beh, si.. pari porta sfiga. Conosco uno bravo, vuoi andarci?-
-No, adesso no, ho cambiato idea.-
-E cosa vuoi fare adesso?- domandò avvicinandosi.
-Penso che voglio... baciarti.-
-Sei così... wow.-
-Wow? Wow...-
-Mi baci allora?-
-Perché me lo domandi?-
-Perché non sento ancora le tue labbra sulle mie.-
Sorrisi, mi avvicinai e baciai le sue labbra. Iniziai dolcemente ma poi fui più passionale, carnale. Dio, lo desideravo da morire e penso si capì da quel bacio.
Mi staccai prima che mi mettessi a cavalcioni su di lui.
-Ribadisco il concetto, tu sei wow.- risi.
Mi sentivo leggera e non sapevo se fosse per l'erba o perché fosse lui.
-Ti va di...-
-Si, mi va.- non gli lasciai nemmeno finire la frase.
Si alzò, mi prese per mano ed andammo verso la macchina. Non sapevo cosa stessimo per fare, dove stessimo andando, non sapevo niente ma andava bene. Era così che volevo che andasse, così che mi volevo sentire: spensierata, leggera, senza problemi.

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