Quando ritornai a casa mi buttai sul letto e lo aspettai per tutta la sera, solo verso le 23:00 persi completamente la speranza. Lui non sarebbe venuto per porgermi una spalla su cui piangere così mi rannicchiai in posizione fetale e lo feci lo stesso, senza nessuno al mio fianco, piansi.
Pensai a tutta la nostra storia come facevo spesso, alla storia con Noah, al tradimento e all'umiliazione che subii quella sera sia da parte di Bruno che da parte di Noah.
Già, Noah, non avrei mai pensato fosse così cattivo e violento, sentivo ancora il suo odore in quella stanza, le sue mani nei miei pantaloni ed il suo fiato contro il mio viso. Da parte di Bruno, invece, mi sarei aspettata almeno un SMS che non arrivò. Mi rassegnai. Mi alzai ed aprii la finestra per far passare un po' d'aria nuova, uscii fuori al balcone e mi accesi una sigaretta sedendomi al chiaro di luna.
Per una parte stare da sola era un buon metodo per ricomporre i pensieri e le idee ma per l'altra era completamente straziante.
Finita la sigaretta entrai in casa, finii di fronte ad uno specchio. Guardai il mio viso e sull'osso dello zigomo un po di viola provvide a dargli colore. Toccai il piccolo livido che faceva molto male, continuai a premerci sopra e provai un po' di sollievo nell'anima e nella testa. Realizzai che fosse vero quello che dicevano in tanti, il dolore fisico diminuisce quello psicologico.
Mentre mi spogliavo da quegli abiti che si erano trasformati in pesi morti sul mio corpo debole, sentii la porta dell'ingresso aprirsi. Mille pensieri nella mia testa cominciarono a formarsi. Pensai fossero i ladri ma poi realizzai che le chiavi di casa ce le aveva soltanto Noah. Impaurita, andai nella cabina armadio ma nn trovai la chiave per chiudermici dentro. Mi sedetti a terra e raccolsi le gambe al petto cercando di farmi piccola. Ero lì, al buio e mezza nuda. Poggiai la testa sulle mie ginocchia e chiusi gli occhi sentendo i suoi passi avvicinarsi, la porta aprirsi e la luce accendersi. Non osai alzare la testa per guardarlo, restai lì tremante, terrorizzata. Sentii le sue mani sulle mie spalle e mi feci più indietro senza guardarlo, avrei voluto scomparire in quel muro dietro di me che non mi dava via d'uscita.
-Non farmi del male, ti prego.- dissi. Lui cercò di alzarmi da terra ma io non volevo. Cominciai a dimenarmi e a tirargli pugni continuando a non aprire gli occhi. Non volevo guardarlo, non dopo quello che mi fece.
-Christina, Christina, calmati! Sono io, non voglio farti del male.- appena sentii la sua voce aprii gli occhi e rimasi impietrita.
-Bruno... Cosa... Come...-
-Sono venuto appena mi sono liberato ed ho trovato le chiavi di casa sullo zerbino.- Capii che Noah le avesse lasciate lì.-Cos'è successo? Sei stravolta, tremi.- prese la vestaglia su una delle grucce e me la fece indossare.
Uscimmo dalla cabina armadio e ci sedemmo sul letto, ricominciai a piangere con la testa bassa e le mani sulle ginocchia. Si inginocchiò di fronte a me e cercò di farmi sorridere facendo facce buffe ed un po' ci riuscì. Tirai su col naso e mi asciugai le lacrime.
-Chris, mi spieghi cos'è successo. Ti prego, mi stai facendo preoccupare.-
-Niente, davvero. Vai, Jessica ti aspetta.-
-Guardami e dimmi cos'è successo.- lo guardai negli occhi e lui cercò di leggere nei miei. -Si tratta di lui, vero?- annuii in silenzio.
Si risedette sul letto e mi spostò i capelli dal viso.
-Oh mio Dio, lui... Lui... Ti ha picchiata.-
-No, sono solo caduta.-
-Smettila porca troia, cosa ti ha fatto?-
-Anche se te lo dicessi non si torna indietro. E poi non è successo niente di così grave.-
-Hai un fottuto livido in faccia, ti ho trovata sconvolta e tremante. Dimmi cos'è successo e finiamola qui.-
-Lui... Mi ha solo dato uno schiaffo.-
-Non è vero. Che ti ha detto? Cosa gli hai detto?-
-L'ho lasciato, ha capito che lo tradivo e... Mi ha messo le mani al collo e poi... Una mano...- smisi di parlare ma lui capì.
-Pezzo di merda.- disse con la mascella tesa.
-Mi sono liberata, abbiamo discusso e mi ha dato uno schiaffo facendomi cadere a terra. Poi, mi sono chiusa nell'armadio e se n'è andato. Sono venuta da te ma tu eri occupato e quando ho sentito la porta aprirsi... Io...-
-Pensavi fosse lui.- annuii.
-So che non è grave, si, insomma, ci sono cose peggiori di uno schiaffetto e qualche parolaccia detta in un momento di rabbia.-
-Smettila Chris, smettila. Quello che ha fatto è imperdonabile, la deve pagare.- feci segno di no con la testa. -Cosa avrebbe fatto se non ti fossi chiusa li dentro?-
-Non lo so, non è successo niente di più quindi mi lascerò questa storia alle spalle come ho fatto con tutta la merda presente nella mia vita ed andrò avanti. Come sempre.-Mi alzai, andai in bagno ed aprii l'acqua della vasca. Mi spogliai e ci entrai dentro.
-Posso?- mi chiese cominciando a sbottonarsi la camicia.
-Prima mi prendi una sigaretta ed una birra?- andò in cucina e lo sentii canticchiare, sorrisi, la sua voce mi rimetteva al mondo.
Quando ritornò mi porse quello che gli chiesi e mi raggiunse. Si mise dietro di me facendomi appoggiare la schiena contro il suo petto. Mi sentii di nuovo al sicuro, protetta. Mi accarezzò piano i capelli mentre ci fumavamo quella sigaretta in due. Le sue dita accarezzarono il mio viso e si fermarono su quel livido.
-Lui... La deve pagare in qualche modo.-
-No, voglio davvero lasciarmi questa brutta storia alle spalle.- dissi buttando la sigaretta nel water facendo canestro.
-Non ti ho mai vista così spaventata e turbata. Ti ha picchiato, ti ha violato.-
-Conoscendolo se ne sarà pentito.-
-Ma perché ti ostini a difenderlo.- rispose arrabbiato, molto arrabbiato.
-Perché l'avrei fatto con chiunque. Gli voglio comunque bene e... Non riesco ancora a realizzare quello che ha fatto. Non riesco a vederla una cosa così grave, ci sono donne che subiscono di peggio.-
-Non posso credere che parli così. Quante volte mi hai raccontato di tuo padre e di quando picchiava te e tua madre e i tuoi fratelli. Quante volte mi hai detto che anche solo uno schiaffetto dato per gioco ti turba. Smettila di fare la forte Christina, smettila. Lui ti ha fatto del male e non solo fisico. La deve pagare.-
-Cosa vuoi che faccia?-
-Non lo so. Ma non riesco a credere che persone così la passino liscia.- si alzò ed uscì dalla vasca. -Non ti ho potuto difendere.- appoggiò le mani sul lavandino ed abbassò la testa. Quando la rialzò e mi guardò vidi nei suoi occhi una rabbia sconfinata. Si inginocchiò di fronte alla vasca e mi guardò.
-Mi occuperò io di lui.-
-Bruno, smettila tu ora. Ti prego.- gli accarezzai il viso e lo baciai. Lo guardai con dolcezza e lui si arrese. -Ti prego.-
-Okay, va bene.- prese il mio accappatoio e lo aprì per farmelo indossare. -Vieni piccola, andiamo a letto.-Quando ci mettemmo a letto restammo per un po' a chiacchierare del più e del meno e mi stupii della forza d'animo della donna che avevo al mio fianco. Ripensai alla mia vita e a quanto fossi stato fortunato ad aver avuto una madre ed un padre che si amassero e che ci diedero tutto quello che avevano per farci felici. Christina no, Christina dovette fare i conti con una vita bastarda, con un padre orribile ed una madre debole. Dovette fare i conti con le mani di suo padre continuamente sul suo viso e su quello dei suoi fratelli. Dovette fare i conti con un incidente ed un fidanzato che amava morto troppo presto ed ora dovette fare i conti con un'altra violenza. Nonostante tutto questo lei si era sempre rialzata, con qualche pezzo mancante del suo cuore ma si rialzava e sapevo che l'avrebbe fatto anche questa volta.
Mi domandai se anche io con la storia che stavamo vivendo le stessi facendo del male. Tutti i "non ti amo più" a me facevano più male di un mal di denti, mi squarciavano il cuore a metà e mi chiesi se la sensazione che provavo io la provasse ugualmente lei.
Mentre parlava di una faccenda buffa capitata a lavoro, mi accarezzava e in quel tocco leggero e fragile sentii tutto il suo amore. Mi domandai anche se quello che stessi pensando in quel momento fosse tutto frutto di un mio film mentale oppure fosse la realtà che non volevamo ammettere.
L'amavo, l'amavo con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima, con tutta la mia testa e con tutto il mio corpo. Sentivo che anche lei mi amasse ma il destino fu crudele ed io avevo delle cose da fare, una passione da seguire e che volevo seguire con tutto me stesso, ma lei non era disposta a seguire me.
STAI LEGGENDO
Assomigli alla felicità.
FanfictionLei, lui, le ingiustizie, le difficoltà, la vita. Due ragazzi con due sogni differenti, lui la fama, lei una vita normale. Si troveranno ad affrontare tutto insieme. Insieme, forse, saranno più forti del destino, dell'amor proprio, dei loro sogni. U...