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Alzai la testa dal suo petto e la guardai negli occhi vuoti, dispiaciuti, spenti. Mi alzai, lei capì che era arrivato il momento cruciale e cioè il terzo grado da parte dei genitori. Sospirò, come se fosse pronta ad affrontare un'altra battaglia e forse lo era.

Uscii dalla stanza e chiamai il dottore e la sua famiglia che subito accorse.

Appena Pam entrò nella stanza la guardò e a passo di lumaca la raggiunse vicino al letto, la seguirono tutti a ruota. Nessuno parlò, solo la finta tosse del dottor Weber li riportò sulla terra.

Prese la cartella clinica ai piedi del letto e lesse velocemente ciò che c'era scritto. La visitò, disse che si sarebbe ripresa presto e che, dopo averla salutata, Tim e Pam avrebbero dovuto raggiungerlo nello studio. Capii che qualcosa nn andava altrimenti avrebbe detto tutto in sua presenza. Restai sulla porta per non disturbare ma Tim mi fece avvicinare.

-Perché l'hai fatto? Stavo per svenire quando me l'hanno detto.- le disse Pam.

Tim invece le accarezzava la testa con premura. Nate e Karen restarono in silenzio a fissarla, anche loro capirono che toccò il fondo. Ora toccava a noi aiutarla per farla risalire a galla.

-Lo sai che se Bruno non ti avesse trovata e che se l'ambulanza fosse arrivata con qualche minuto di ritardo... Noi... Non staremmo qui a parlare? Lo sai questo?- Karen uscì dalla stanza e Nate la seguì, io invece continuavo a tenerle la mano.
-Perdonami mamma, anche tu papà. Non volevo farmi del male.- disse tossendo. -Volevo solo...-
-No... Non m'importa quello che volevi fare, non stavi bene, non stai bene. Avresti dovuto parlarne con qualcuno. Devi smetterla di tenerti tutto dentro. La vita è difficile. La prossima volta cosa succederà? Dovrò sentirmi dare delle condoglianze?-
-No mamma, hai ragione. Scusatemi.- abbassò la testa e mi strinse la mano. Sembrava così indifesa e debole, avrei solo voluto stringerla a me.
-Tim, tu non le dici niente?-
-Non... So cosa dire.- era davvero scosso.
-Lasciamola riposare, andiamo dal dottore.-

Pam annuì ed uscì dalla stanza infuriata. Appena entrarono i suoi fratelli in stanza io uscii per fumare una sigaretta e quando tornai li vidi abbracciarsi. Nate aveva gli occhi lucidi mentre Karen piangeva. Dopo un po' mi raggiunsero fuori, chiacchierammo del più e del meno e la lasciammo riposare.

Ero in quel letto e mi sentivo persa, debole, incapace di dire o fare qualsiasi altra cosa. Avevo i muscoli indolenziti e la gola che mi martellava. Cercai di ricordare qualcosa di quella sera ma i miei ricordi erano sfocati e senza connessione logica però ricordavo bene i miei sentimenti.

Ero stanca, arrabbiata, confusa, incompresa con troppi pensieri per la testa. Sbagliai, sbagliai di grosso. Rischiai la vita e forse ancora dovevo rendermene davvero conto.

Vidi Bruno lì fuori con la fronte corrugata ed un espressione preoccupata, capii di avergli dato uno shock e non solo a lui. Ricominciai a piangere, mi stesi sul lato sinistro in modo che non potessero vedermi ma quando sentii dei passi entrare fu troppo tardi.
-Christina? Stai bene?- disse Bruno.
-Si, sto bene.-
-No, non è vero.- mi vide in lacrime e mi abbracciò.
-Vorrei solo dimenticare questa brutta storia.-
-Come posso aiutarti?-
-Non puoi, hai già fatto abbastanza. Se non fosse stato per te a quest'ora sarei in una sala mortuaria.-
-Non dirlo neanche per scherzo. L'idea di perderti mi uccide.- mi strinse a se e mi sentii protetta.

Appena entrarono i miei genitori si staccò da me e si alzò dal letto imbarazzato.
-Abbiamo parlato con il dottore... Pensiamo che sarebbe meglio se tu vedessi uno psicologo.- disse mia madre. Restai incredula di fronte a quelle parole. Non potevano farmi questo.
-Cosa? No mamma, non potete. Vi prometto che non lo farò più. Ve lo giuro.-
-Non basta Christina.- disse Tim.
-Ma come, tu che mi sei stato sempre vicino...-
-Anche ora ti sono vicino figlia mia. Lo faccio per te.- Vidi Bruno annuire e vederlo d'accordo con loro mi fece del male.
-Tu... Sei d'accordo?-
-Si, lo sono. Se è per aiutarti sarei con loro per qualsiasi cosa.-
-Potete lasciarmi sola con lei?- chiese mia madre.

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