"Che ci fai qui?" Chiedo ad Harry, quando entro in camera da letto dopo aver fatto la doccia. "Sono seduto sul letto.." Commenta sarcastico.
"Perché non sei di là?"
"Ho trascorso troppo tempo con il nostro ospite."
"Ti dispiace smetterla, per favore? Sei molto scortese." Si stende sul letto e io vado a posare i vestiti nella cesta.
"Cosa è successo mentre ero nella doccia?" Gli chiedo.
"Niente, abbiamo legato."
"Per favore, dimmi che non sei stato orribile con lui." A mala pena lo conosco, l'ultima cosa di cui ho bisogno è che sorga altra tensione. "Non lo so stato, cioè, non sono stato esattamente educato, ma ho tenuto le mani a posto." chiude gli occhi.
"Adesso gli porto una coperta e mi scuso per il tuo comportamento, come sempre." Scatto e lascio la stanza.
Mio padre è seduto sul pavimento, pizzicando i suoi buchi nel suo jeans, alza lo sguardo su di me con un sorriso caldo. "Puoi sederti sul divano." Gli dico e poggiò la coperta sul bracciolo del divano. "Io...beh, non volevo sporcartelo." L'espressione piena di imbarazzo, mi fa male il cuore. "Non ti preoccupare.. Puoi farti una doccia e sono sicura che Harry ha dei vestiti che puoi indossare per stanotte."
"Non voglio approfittarne." Non mi guarda.
"Non c'è problema, davvero. Adesso ti prendo qualche vestito, vai a farti la doccia. Gli asciugamani e i panni sono nel mobile a fianco alla porta." "Grazie,sono felice di rivederti. Mi sei mancata tantissimo ed eccoti qui." Fa un mezzo sorriso.
"Cosa ci facevi li? Fuori al negozio di tatuaggi?" Non sono ancora pronta per una chiacchierata commovente. "Stavo solo facendo una passeggiata nel quartiere, tutti i miei amici vivono lì, quindi anche io. So che non è la parte migliore della città, ma è tutto ciò che ho per ora."
"Oh, me lo stavo solo chiedendo."
"Puoi chiedermi qualunque cosa, Tessa, voglio conoscerti."
"Scusa se Harry è stato scortese con te, lui è.."
"Protettivo?" Finisce per me. "
"Si, immagino di sì. Risulta molto rude a volte."
"Non fa niente, sono un uomo. Posso sopportarlo, ti sta proteggendo e non lo biasimo. Non mi conosce, diavolo, neanche tu mi conosci. Mi ricorda una persona che conoscevo." Sorride mio padre. "Chi?"
"Me, ero proprio come lui. Non avevo rispetto per nessuno che non se lo fosse guadagnato e travolgevo chiunque si mettesse sulla mia strada. Ero della sua stessa razza con l'unica differenza che lui ha più tatuaggi." Ridacchia e il suono porta vita a ricordi che avevo da lungo tempo dimenticato. Rido con lui finché non si alza dal pavimento e si mette le mani in tasca. "Adesso vorrei accettare l'offerta della doccia." Lo informo che gli porterò un cambio di vestiti e li metterò fuori dalla porta del bagno. Harry è ancora sul letto, gli occhi chiusi e le ginocchia piegate davanti a lui, quando torno in camera. "Sta facendo una doccia, gli ho detto che poteva mettere dei tuoi vestiti."
"Perché l'avresti fatto?" Si mette seduto.
"Perché non ha niente."
"Certo, Tessa, fai pure, dagli i miei vestiti, devo offrirgli anche un mio lato del letto?" Il tono duro.
"Devi smetterla, adesso. È mio padre e vorrei vedere dove va questa cosa. Solo perché tu non riesci a perdonare tuo padre, non significa che devi sabotare il mio tentativo di avere una relazione con il mio." Rispondo, con tono egualmente tagliente. Mi fissa, gli occhi verdi assottigliati, non c'è dubbio sul fatto che la sua mente stia correndo tra parole offensive che nella sua testa mi sta vomitando addosso. "Non è così, sei troppo ingenua. Quante volte te lo devo dire? Non tutti meritano la tua gentilezza, Tessa."
"Solo tu, giusto? Tu sei l'unico che devo perdonare e a cui devo dare il beneficio del dubbio? È una cazzata e molto egoistico da parte tua." Scatto e cerco nel suo ultimo cassetto per prendere un paio di pantaloni di una tuta. "E sai una cosa? Preferisco essere ingenua e in grado di vedere il buono nelle persone, piuttosto che una stronza con tutti e presumere che tutti vogliano ingannarmi." Continuò il mio assalto verbale, finché non poso la pila di vestiti fuori la porta. Sento la voce di mio padre cantare lievemente sul rumore dell'acqua. Premo l'orecchio sulla porta e non posso evitare di sorridere per il suono meraviglioso. Ricordo mia madre che parlava di mio padre che cantava e quanto fosse odioso, ma io lo trovo adorabile. Accendo la televisione in salotto e posò il telecomando sul tavolo per incoraggiarlo a guardare quello che vuole. Guarda la televisione? Quanto spesso dorme fuori? Sistemo la cucina, lasciando qualche avanzo sul bancone nel caso avesse ancora fame. Quand'è stata l'ultima volta che ha mangiato un vero pasto? Harry ha il nuovo raccoglitore di pelle che gli ho regalato per il suo compleanno in grembo, quando alla fine torno in camera da letto. L'acqua sta ancora scorrendo in bagno, deve starai godendo la sua doccia. Passo a fianco ad Harry senza creare un contatto visivo e sentì le sue dita avvolgersi intorno al suo braccio per fermarmi. "Possiamo parlare?" Mi chiede, tirandomi tra le sue gambe. Le sue mani sono veloci a togliere il raccoglitore di mezzo. "Vai, parla."
"Mi dispiace essermi comportato da stronzo, okay? È solo che non so cosa pensare di tutta questa situazione."
"Quale situazione? Non è cambiato niente."
"Sì, invece, quest'uomo che nessuno di noi due conosce è in casa mia e vuole avvicinarsi a te dopo tutti questi anni. Non è così positivo e il mio primo istinto è di mettermi sulla difensiva." Si difende.
"Non puoi comportarti in modo odioso e dirgli quelle cose, tipo chiamarlo mendicante, fermi è davvero i miei sentimenti." Mi apre le mani con le sue, allacciando le dita tra le mie, attirandomi ancora più vicino. "Mi dispiace, piccola, davvero." Si porta le nostre mani alla bocca, baciandomi lenta e te ogni giuntura, e la mia rabbia si dissolve con ogni tocco delle sue labbra morbide. "La smetterai con i commenti crudeli?"
"Sì." Gira la mia mano nella sua, tracciando le linee incise nel palmo.
"Grazie." Guardo il suo lungo dito salire sul mio polso e poi di nuovo sulle dita. "Solo stai attenta, okay? Perché non esiterò a.."
"Sembra apposto però, no? Cioè, è carino." Dico a bassa voce. Le dita di Harry fermano i loro movimenti. "Non lo so, è abbastanza carino immagino."
"Non era carino quand'ero piccola."
"Non parlare di questa cosa mentre è qui, per favore. Sto cercando di fare del mio meglio, quindi non insistiamo." Il tono gentile. Gli salgo sulle gambe, lui si stende con il mio corpo contro il suo. "Domani è il grande giorno." Sospira.
"Già.."
Sussurro contro il suo braccio, frugando nel suo calore. Il messaggio di Zayn mi manda un po' in panico, me ne ero quasi dimentica dopo aver visto mio padre fuori al negozio. Il telefono mi è vibrato in tasca mentre aspettavamo il ritorno di Steph e Tristan, e Harry mi fissava mentre lo controllavo. *domani mattina devo parlarti, da sola, per favore?*
Non so cosa pensare di questo messaggio, non so se dovrei parlargli,considerando che ho detto a Tristan che avrebbe sporto denuncia contro Harry. Spero che l'abbia detto solo per impressionarli,per mantenere la sua reputazione,non ne sono sicura,ma non so cosa farei se Harry si mettesse nei guai,veri guai. Dovrei rispondergli,ma non penso sia l'idea migliore incontrarlo o parlargli da sola, Harry è già un pasticcio abbastanza grande senza che mi ci metta anche io. "Mi stai ascoltando?" Harry mi dà un colpetto e io alzo uno sguardo dalla comodità del suo abbraccio.
"No, scusa."
"Che stai pensando?"
"Tutto, domani, la denuncia, l'espulsione, l'Inghilterra, Seattle, mio padre, tutto." Sospiro.
"Verrai con me però? A sapere dell'espulsione?" La voce dolce ma nervosa. "Se vuoi."
"Ne ho bisogno."
"Allora ci sarò, non posso ancora credere che ti sei fatto quel tatuaggio, fammelo vedere di nuovo." Richiedo e lui mi fa gentilmente rotolare via da lui,così che può girarsi. "Alzami la maglia." Faccio come mi viene detto e alzo l'oro della sua t-shirt nera, finché tutta la schiena è nuda davanti a me. Tiro la benda bianca che gli ricopre le parole incise recentemente. "C'è un pó di sangue sulla benda." Gli dico.
"È normale." Lo sento sorridere tra le parole. Traccio la zona arrossata, assorbendo le parole perfette. Le parole perfette che significano tantissimo per me e per lui, a quanto pare, ma sono offuscate dalla notizia che ho scelto di omettere. Prometto a me stessa infinite volte che glielo dirò più aspetto, più si arrabbierà. "Ti va abbastanza bene come impegno Tessie?"
"Non chiamarmi così."
"Odio quel nomignolo."
Dice, alzando la testa per guardarmi, mentre è ancora disteso sullo stomaco. "Anche io, ma non voglio dirglielo. Comunque mi va abbastanza bene."
"Sei sicura, perché posso tornare e farmi fare il ritratto sotto?" Ride.
"No, per favore, no!" Scuoto la testa e la sua risata diventa più forte. "Sicura che sarà abbastanza?" Si siede e si riabbassa ala maglietta per coprirsi il corpo.
"Niente matrimonio." Aggiunge.
"È per questo allora? Ti sei fatto un tatuaggio in cambio di un matrimonio?" Non so come sentirmi al riguardo.
"No, non esattamente. Mi sono fatto fare il tatuaggio perché volevo e non ne facevo uno da un sacco."
"Gentile."
"È anche per te, per dimostrarti che voglio questa cosa." Indica noi due, prendendo la mia mano nella sua.
"Qualsiasi cosa sia ciò che abbiamo, non voglio mai perderlo. L'ho perso in passato e anche adesso non ce l'ho completamente, ma posso dire che ci stiamo arrivando."
"Quindi, ancora una volta, ho usato le parole di un uomo molto più romantico di me per spiegare il mio punto." Sorride di un sorriso luminoso, ma vedo il terrore dietro.
"Penso che Darcy sarebbe atterrito dal tuo uso delle sue famose parole." Scherzo.
"Io penso che mi darebbe il cinque."
"Il cinque? Fitzwilliam Darcy non farebbe mai una cosa del genere."
"Penso che sia oltre il cinque? Non è così si siederebbe qui e si farebbe una birra con me. Potremmo legare parlando di quanto sono irritanti le donne nelle nostre vite."
"Voi due siete fortunati ad averci, perché il signore sa chi altro potrebbe sopportarvi."
"Davvero?" Mi sfida con un sorriso.
"Ovviamente."
"Hai ragione, suppongo, ma ti scambierei con Elizabeth in un secondo." Stringo la bocca in una linea sottile e alzò un sopracciglio, in attesa di una spiegazione.
"Solo perché lei la pensa come me sul matrimonio."
"Ma si è comunque sposata." Gli ricordo.
"Basta così! Darcy può avervi entrambe!" In una mossa molto non alla Harry, mi prende i fianchi tra le mani e mi spinge sul letto, così che la mia testa atterra sulla montagna di cuscini decorativi che lui odia e non dimentica mai di ricordarmi. La sua risata riempie la stanza e la mia è ugualmente forte. Questi momenti in cui battibecchiamo su personaggi immaginari e lui ride come un bambino sono i momenti che rendono l'inferno in cui ci siamo messi a vicenda valido ogni secondo. Momenti come questo mi proteggono dalla dura realtà di com'è stata la nostra relazione e tutti gli ostacoli che sono ancora davanti a noi.
"È uscito dal bagno." Dice Harry, il tono attento.
"Vado a dargli la buona notte." Lotto per uscire dalla sua presa, dandogli un bacio veloce sulla fronte prima di lasciare la stanza. I vestiti di Harry fanno uno strano effetto addosso a mio padre, ma gli stanno meglio di quanto mi aspettassi.
"Grazie ancora per i vestiti, li lascerò qui quando me ne vado domani mattina." Mi dice.
"Non c'è problema, puoi prenderli.. se ne hai bisogno."
"Hai già fatto abbastanza per me, più di quanto meriti." Si siede sul divano e si porta le mani in grembo.
"Non c'è problema, davvero."
"Sei molto più comprensiva di tua madre." Sorride.
"Non sono sicura di star capendo qualcosa al momento, ma voglio provare ad arrivare a quel punto."
"È tutto ciò che chiedo, solo un po' di tempo per conoscere la mia piccola.. beh, figlia adulta."
"Mi piacerebbe." Ammetto.
So che ha molta strada da fare e non lo perdonerò dalla sera alla mattina, ma è mio padre e non ho la forza per odiarlo. Voglio credere che può cambiare, l'ho visto succedere prima. Il padre di Harry, per esempio, ha completamente cambiato la sua vita, ma Harry non riesce a lasciar andare il passato.
"Harry sarà quello tosto da vincere." Il suo senso dell'umorismo è contagioso.
"Sì, sì, è vero." Rido e guardo verso il corridoio verso l'uomo accigliato, con addosso i suoi vestiti neri, che ci guarda con occhi sospettosi.
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