Capitolo 256

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POV di Harry.
L'acqua fredda esplode dal rubinetto e scende sulla mia pelle strappata. Fisso il tubo di scolo, guardando l'acqua macchiata di rosso formare dei mulinelli intorno al metallo.
Di nuovo, questa merda è successa di nuovo? Ovvio, era solo una questione di tempo.
Ho lasciato la porta del bagno aperta in modo da poter facilmente andare nella stanza dall'altra parte del corridoio, nel caso sentissi qualche urla. Non ho la più fottuta idea di cosa stessi pensando quando ho chiamato quella stronza. Non dovrei chiamarla così.. ma lei è così.. stronza, ecco. Almeno non lo dico davanti a Tessa. Quando l'ho chiamata, riuscivo solo a pensare all'espressione vuota di Tessa e ai suoi ingenui commenti, "Lui non si droga" cercava di convincersi. Sapevo che sarebbe crollata da un momento all'altro, e per qualche stupida fottuta ragione, pensavo che la presenza di sua madre avrebbe potuto esserle d'aiuto.
Questo è esattamente il motivo per cui non cerco mai di aiutare le persone, non ho esperienza nel campo. Sono abbastanza dannatamente eccellente nel mandare le cose a puttane, ma non sono un salvatore.
Un movimento nello specchio cattura la mia attenzione e alzo lo sguardo per vedere il riflesso di Richard fissarmi. È appoggiato al cornicione della porta, l'espressione diffidente.
"Che c'è? Sei venuto per attaccarmi di nuovo?" Commento piatto.
Lui sospira e si passa le mani sul viso rasato. "No, non questa volta."
Sbuffo una risata, quasi desiderando che lo facesse. Di certo sono abbastanza teso da poter avere una rissa, o due.
"Perché nessuno di voi me l'ha detto?" Mi chiede. È fottutamente stupido?
"Perché avrei dovuto dirtelo? E di sicuro tu non sei tanto stupido da credere che Tessa direbbe una cosa del genere a suo padre." Spengo il rubinetto e prendo un asciugamano per fare pressione sulle nocche, per lo più hanno smesso di sanguinare. Dovrei imparare cambiare mano, a dare pugni con la destra da oggi in poi.
"Non lo so.. mi sento attaccato alle spalle, pensavo che voi due foste solo opposti che si attraggono, ma ora.."
"Non sto chiedendo la tua approvazione, né ne ho bisogno." Supero il suo corpo oltre l'uscita e mi affretto lungo il corridoio. Le scarpe di Liam non sono più a fianco alla porta e la busta di popcorn bruciati è ancora sul pavimento.
"Lascia che lei sia l'unica voce nella tua testa" la voce di Liam echeggia nella mia mente. Vorrei fosse così facile, magari un giorno lo sarà.. di certo lo spero.
"Lo so, voglio solo capire tutta questa cosa. In quanto suo padre, mi sento obbligato a prenderti a calci in culo." Scuote la testa.
"Giusto." Sbuffo, abbassandomi a prendere la busta da terra. Voglio ricordargli che non è stato suo padre per oltre nove anni.
"Carol assomigliava molto a Tessa, quando era giovane." Dice. Indietreggio, la busta quasi mi scivola dalle dita.
"No, non è vero." Non esiste al mondo. Sinceramente, ero il primo a pensare che Tessa fosse come quella donna pudica e stronza, ma adesso che conosco Tess realmente, so che non potrebbe essere più lontano dalla verità. I suoi sforzi nell'apparire perfetta derivano da quella donna, ma Tessa non è per niente come lei.
"E' vero. Non era così gentile, ma non è sempre stata.." La sua voce si affievolisce, prendendo una bottiglia d'acqua dal mio frigorifero.
"Una stronza?" Rispondo per lui. I suoi occhi saettano sul corridoio, come se avesse paura che appaia e lo butti a terra di nuovo. Mi piacerebbe vederlo succedere, in realtà..
"Sì. Sorrideva sempre, il suo sorriso era qualcosa di speciale. Tutti gli uomini la volevano, ma lei era mia." Sorride al ricordo. Non ho firmato per questa merda.. non sono un fottuto consigliere. La mamma di Tessa è fottutamente sexy, ma è come se avesse costantemente un dito in culo che qualcuno le dovrebbe togliere, o forse l'esatto opposto..
"Okay.." Non capisco il punto del discorso.
"Era così ambiziosa e compassionevole all'epoca. Era davvero un casino, perché la nonna di Tessa era proprio come Carol, se non peggio." Ride. Io rabbrividisco. "I suoi genitori mi odiavano, odiavano per davvero. Non l'hanno neanche mai nascosto, volevano che lei sposasse un agente di borsa, un politico, chiunque, ma non me. Anche io li odiavo, che riposino in pace." Alza lo sguardo verso il soffitto. Per quanto possa sembrare da stronzi, sono contento che i nonni di Tessa non siano presenti per giudicarmi.
"Beh, ovviamente non vi sareste dovuti sposare, allora." Chiudo il coperchio del cestino della spazzatura e poggio i gomiti sul bancone. Sono incazzato con Richard e le sue stupide fottute abitudini che stanno sconvolgendo Tessa. Voglio mandarlo fuori a calci, rimandarlo direttamente sulle strade, ma è quasi diventato un pezzo dell'arredamento della casa. È come un vecchio divano che puzza di merda e scricchiola sempre quando ti ci siedi, ed è fottutamente scomodo, ma per qualche ragione, non riesci a buttarlo via, così è Richard.
"Non eravamo sposati." La sua espressione si rattrista e io piego leggermente la testa in confusione. Cosa? So che Tessa mi ha detto che lo erano..
"Tessa non lo sa, nessuno lo sa. Non ci siamo mai sposati legalmente. Abbiamo fatto il ricevimento per compiacere i suoi genitori, ma non abbiamo mai compilato i documenti, io non volevo."
"Perché?" Perché questa merda mi interessa tanto? Qualche minuto fa stavo immaginando di sbattergli la testa contro il muro, adesso sto spettegolando come una fottuta adolescente. Dovrei star origliando alla porta della mia camera da letto, assicurarmi che la mamma di Tessa non le stia riempendo la testa di cazzate per cercare di portarmela via.
"Perché il matrimonio non era per me," Si gratta la testa, "o così pensavo. Facevamo tutto come una coppia sposata, lei prese il mio cognome. Non so come ci riuscì, nessuno venne a sapere del sacrificio che fece per il mio egoismo."
Mi chiedo cosa ne penserebbe Tessa di questa informazione.. è ossessionata dall'idea del matrimonio, questo diminuirebbe la sua ossessione o l'alimenterebbe?
Continua, "Col passare degli anni, iniziò a stancarsi del mio comportamento. Litigavamo come cane e gatto, e lascia che ti dica che quella donna era implacabile, ma ho preso da lei. Quando smise di combattermi, capii che era finita. Ho visto il fuoco morire lentamente in lei." E' andato via da questa stanza ed è entrato nel suo passato.
"Ogni singola sera mi aspettava a tavola, lei e Tessie entrambe con addosso dei vestiti e i capelli legati, solo per vedere me barcollare in casa e lamentarmi degli angoli bruciati della lasagna. La metà delle volte mi addormentavo prima che la forchetta mi arrivasse alla bocca e ogni notte terminava con un litigio, non ne ricordo neanche la metà." Viene visibilmente percorso da un brivido al ricordo.
Una visione di una piccola Tessa, vestita elegante a tavola, emozionata di vedere suo padre dopo una lunga giornata, solo per sentirsi schiacciata da lui, mi fa venir voglia di allungare le braccia e strozzare quest'uomo.
"Non voglio sentire un'altra parola." Lo avverto, pensandolo davvero.
"Adesso smetto." L'imbarazzo è chiaro sul suo volto, "Volevo solo che sapessi che non è sempre stata così, sono stato io. L'ho resa la donna dura e arrabbiata che è oggi. Non vuoi ripetere la storia, vero?"
No, no, non voglio.
POV di Tessa.
Io e mia madre siamo sedute in silenzio, la mia mente annaspa e il mio cuore batte forte mentre lei si sistema le folte ciocche bionde dietro le orecchie. È calma e raccolta, a differenza del mio stato di sopraffazione.
"Perché hai lasciato tuo padre venire qui? Dopo tutto questo tempo? Posso capire che tu abbia voluto vederlo più spesso dopo averlo incontrato per caso tra le strade, ma non che gli abbia permesso di trasferirsi." Dice alla fine.
"Non gli ho permesso di trasferirsi, non vivevo più qui. Harry l'ha fatto restare per gentilezza, quella gentilezza che tu hai sfruttato solo per buttargliela in faccia." Non nascondo il mio disgusto per il modo in cui ha trattato Harry.
"Cosa c'è in lui che ti porta a difenderlo così velocemente? Ti rivolti contro tutti, anche contro tua madre per difendere questo ragazzo." Le parole di Zayn riecheggiano nella mia mante e mi acciglio al ricordo. Nessuno di loro capirà mai. Ma non importa, non ho bisogno che capiscano.
"Lui ti ha chiamata perché pensava che ci saresti stata per me." Sospiro, decidendo mentalmente in che modo voglio provare ad orientare questa conversazione prima che lei mi demolisca in perfetto stile Carol Young.
"Non mi hai risposto, perché ti rivolti contro tutti per difenderlo, dopo tutto quello che ti ha fatto? Te ne ha fatte passare tante, Theresa." I suoi occhi blu sono malinconici, puntati verso il basso.
"Vale la pena difenderlo, madre. Ecco perché." Taglio corto.
"Ma-"
"E' così." La interrompo "Non voglio continuare a fare così con te. Te l'ho già detto in passato, se non puoi accettare Harry, allora io non posso avere una relazione con te. Io ed Harry siamo un pacco tutto compreso, che ti piaccia o meno."
"Una volta la pensavo così su tuo padre." Faccio del mio meglio per non indietreggiare quando alza una mano per sistemarmi i capelli.
"Harry non è per niente come mio padre." Balbetto velocemente.
Una leggera risata risuona tra le sue labbra dipinte, "Sì, sì, invece. Si assomigliano in moltissimi modi."
"Puoi anche andartene, se devi dire queste cose."
"Calmati." Ripete l'azione sui miei capelli. Sono divisa tra il sentirmi irritata dal gesto di accondiscendenza o confortata dai ricordi decenti che porta. "Voglio raccontarti una storia."
Sono intrigata dalla sua offerta di informazioni, ma molto scettica verso il motivo al di sotto, "Non mi farà cambiare idea su Harry." Le dico. Deve sapere come stanno le cose prima che sprechi il suo tempo.
Alza leggermente gli angoli della bocca, "Io e tuo padre non ci siamo mai sposati."
Cosa?
"Cosa?" Mi raddrizzo sul letto. Cosa significa che non si sono mai sposati? L'hanno fatto invece, ho visto le foto. L'abito di pizzo di mia madre era squisito, la sua pancia leggermente rigonfia, e il completo di mio padre non era esattamente su misura, gli cadeva addosso come un sacco di patate. Amavo guardare quegli album e ammirare il modo in cui le guance di mia madre si accendevano quando mio padre la guardava come se fosse l'unica persona al mondo. Ricordo il panico che ne risultò quando un giorno mia madre mi scoprì a frugarci, li nascose e non li ho mai più rivisti.
"E' vero." Sospira. Capisco che questa rivelazione è umiliante per lei. "Abbiamo fatto un ricevimento, ma tuo padre non si è mai voluto sposare. Lo sapevo, sapevo che se non fossi rimasta incinta di te, mi avrebbe lasciato molto prima. I tuoi nonni lo spinsero al matrimonio. Vedi, io e tuo padre non riuscivamo mai ad andare d'accordo, neanche per un giorno. All'inizio era emozionante, eccitante," il blu dei suoi occhi è perso nei ricordi, "ma come capirai anche tu, c'è un limite alla sopportazione umana. Col passare delle notti, col passare degli anni, pregavo Dio ogni notte che cambiasse per me, per te. Pregavo che una sera, sarebbe entrato da quella porta con dei gigli in mano, invece che alcol nel suo respiro." La confessione di mia madre mi ha lasciata in silenzio. Non è mai stata un tipo aperto alle discussioni, soprattutto quando l'argomento è mio padre. La compassione che provo per questa fredda donna mi porta alle lacrime.
"Smettila." Mi rimprovera, prima di continuare, "Ogni donna spera di essere quella che farà cambiare il suo uomo, ma questo è tutto ciò che è, una falsa speranza. Non voglio che tu fai il mio stesso percorso, voglio di più per te." Mi sento nauseata. "Ecco perché ti ho cresciuta per andartene da quella piccola città e farti una vita."
"Io non-" Inizio a difendermi, ma lei alza una mano per zittirmi.
"Anche noi avevamo i nostri bei momenti, Theresa. Tuo padre era divertente ed affascinante," sorride, "e cercava di fare del suo meglio per essere ciò di cui io avevo bisogno, ma il suo vero io lo sopraffaceva e iniziò a sentirsi frustrato a causa mia, a causa della vita che abbiamo condiviso per tutti quegli anni. Si buttò nell'alcol e non fu mai lo stesso. So che ricordi." La sua voce è tormentata, un frammento di vulnerabilità nel suo tono e nei suoi occhi, ma si riprende velocemente. Mia madre non è mai andata pazza per la debolezza.
Vengo riportata ancora una volta alle urla, ai piatti rotti, anche agli occasionali "questi lividi sulle braccia me li sono fatti facendo giardinaggio" e mi si annoda lo stomaco.
"Puoi guardarmi sinceramente negli occhi e dirmi che hai un futuro con questo ragazzo?" Mi chiede, mentre il silenzio continua.
Non so rispondere. So il futuro che voglio con Harry, sarà disposto a darmelo, è la domanda.
"Non sono sempre stata così, Theresa." Si tampona gentilmente sotto gli occhi con le dita, "Amavo la vita, ero sempre emozionata per il futuro, e guardami adesso. Potrai pensare che sono una persona orribile per volerti proteggere dal mio stesso destino, ma sto solo facendo ciò che è necessario per evitarti di ripetere la mia stessa storia. Non lo voglio per te." Mi sforzo di immaginare una giovane Carol, felice ed emozionata ogni giorno, posso contare le volte che ho sentito questa donna ridere negli ultima cinque anni sulle dita di una mano.
"Non è la stessa cosa, madre." Mi costringo a dire.
"Theresa, non puoi negare le somiglianze."
"Ce ne sono alcune, sì." Ammetto più a me stessa che a lei, "Ma mi rifiuto di credere che la storia si sta ripetendo. Harry è già cambiato moltissimo."
"Se devi essere tu a cambiarlo, perché prendersi il disturbo?" La sua voce è calma adesso mentre si guarda intorno nella stanza da letto contaminata che una volta era mia.
"Non l'ho cambiato io, è cambiato da solo. È ancora lo stesso uomo, tutte le cose che amo di lui ci sono, ha solo imparato a gestire le situazioni in modo diverso ed è diventato una persona migliore."
"Ho visto le sue mani insanguinate." Sottolinea.
"Ha del temperamento." Faccio spallucce. Un brutto temperamento, ma non mi sta bene che lei lo butti giù così. Deve capire che sono dalla parte di Harry e che da oggi in poi, per arrivare a lui, deve passare attraverso me.
"Anche tuo padre l'aveva."
Mi alzo, "Harry non mi ferirebbe mai di proposito. Non è perfetto, madre, ma neanche tu lo sei." La mia sicurezza è notevole mentre incrocio le braccia e eguaglio il suo sguardo.
"E' qualcosa di più che il suo temperamento, pensa a cosa ti ha fatto. Ti ha umiliata, hai dovuto cambiare college." Non ho la forza di discutere la sua affermazione, soprattutto perché è molto vera. Ho sempre voluto trasferirmi a Seattle, ma i miei brutti trascorsi a Pullman mi hanno dato quella spinta in più che mi serviva. "E' coperto di tatuaggi, almeno si è tolto quei piercing orrendi." Il suo viso si contorce per il disgusto.
"Neanche tu sei perfetta, madre." Ripeto. "Le perle intorno al tuo collo nascondono le tue cicatrici proprio come i tatuaggi di Harry nascondono le sue."
Mia madre porta velocemente gli occhi su di me e posso chiaramente vedere le parole ripetersi nella sua mente. Finalmente è successo, sono finalmente riuscita a creare una crepa.
"Mi dispiace per ciò che ti ha fatto mio padre, davvero, ma lui non è Harry." Mi risiedo a fianco a lei, oso mettere le mie mani su una delle sue. È fredda sotto le mie e per mia sorpresa, non la tira via. "E io non sono te." Aggiungo, il più gentilmente possibile.
"Lo sarai, se non ti allontani il più possibile da lui." Tolgo le mani dalla sua e prendo un respiro profondo per restare calma. Questa conversazione è andata meglio di quanto mi fossi aspettata e mi piacerebbe che restasse tale, se possibile.
"Non devi per forza condividere la mia relazione, ma devi rispettarla. Se non puoi," mi sforzo di restare sicura di me stessa, "allora non saremo mai in grado di averne una noi due."
Lei scuote lentamente la testa. Sapevo che si aspettava che mi arrendessi, che concordassi sul fatto che io ed Harry non potremmo mai funzionare, si sbagliava.
"Non puoi darmi questo tipo di ultimatum."
"Sì, invece. Ho bisogno di più supporto possibile e sono oltremodo esausta di battermi contro il mondo."
"Se senti di star combattendo da sola, forse è arrivato il momento di cambiare sponda." Alza un sopracciglio accusatore. Mi alzo di nuovo.
"Non sto combattendo da sola, smettila." Sibilo. Sto cercando di fare del mio meglio per avere pazienza con lei, ma quest'ultima sta diminuendo mentre questa lunga serata arriva ad una fine.
"Non mi piacerà mai." Dice. So che lo pensa davvero.
"Non deve piacerti, ma devi smetterla di dire i fatti nostri alle persone. È stato incredibilmente sbagliato e per niente giustificato."
"Tuo padre aveva il diritto di sapere cosa ha causato."
Non lo capisce! Continua a non capire. A momenti mi scoppia la testa, riesco a sentire la pressione crescere nel collo.
"Harry ce la sta mettendo davvero tutta per me, non ha mai conosciuto niente di meglio." Le dico. Non dice nulla, non mi guarda neanche.
"E' finita allora? Vuoi scegliere la seconda opzione?" Le chiedo.
Mi fissa, in silenzio, le rotelle del suo cervello girano e girano dietro i suoi occhi pesantemente truccati, "Cercherò di rispettarlo. Ci proverò." Non ha alcun colore sulle guance, nonostante il fard rosa che aveva sugli zigomi quando è arrivata.
"Grazie."
Non so cosa pensare di questa.. tregua con mia madre. Non sono tanto ingenua da crederci finché non me lo dimostrerà, ma è comunque una bella sensazione togliersi uno dei pesanti massi dal petto.
"Cosa farai con tuo padre?" Si alza anche lei. Torreggia su di me con i suoi tacchi dieci.
"Non lo so." Sono stata troppo distratta dall'argomento Harry per concentrarmi su mio padre.
"Dovresti farlo andar via, non ha motivo di stare qui ad annebbiarti la mente e a riempirla con delle menzogne."
"Non ha fatto niente del genere." Dico con veemenza. Ogni volta che credo che abbiamo fatto un qualche tipo di progresso, lei usa il suo tacco affilato per rimandarmi di sotto.
"Invece sì! Fa venire degli sconosciuti qui a chiedere soldi! Harry mi ha detto tutto."
Perché gliel'ha detto? Capisco la sua preoccupazione, ma lei non ha per niente aiutato.
"Non ho intenzione di cacciarlo, non è casa mia e non ha nessun altro posto dove andare."
Mia madre chiude gli occhi e scuote la testa per la decima volta negli ultimi venti minuti, "Devi smetterla di cercare di aggiustare le persone, Theresa. Io ho cercato di aggiustare tuo padre e guarda come sono finita."
"Tessa?" La voce di Harry mi chiama dall'altra parte della porta. La apre prima che possa rispondere e i suoi occhi studiano immediatamente il mio viso in cerca di angoscia.
"Stai bene?" Mi chiede, ignorando completamente la presenza di mia madre.
"Sì." Mi sento attratta verso di lui, ma evito di buttargli le braccia al collo per il bene di mia madre. La povera donna è già stata trascinata per venti anni di ricordi.
"Me ne stavo giusto andando." Mia madre si passa ancora una volta le mani sul vestito, fermandosi sull'orlo per ripetere l'azione, un cipiglio sul suo viso.
"Bene." Commenta rudemente Harry, veloce a proteggermi. So che presume che lei mi abbia fatto star male durante la nostra conversazione.
Alzo lo sguardo su di lui, chiedendogli silenziosamente di stare in silenzio. Lui alza gli occhi al cielo, ma non dice un'altra parola mentre mia mamma ci passa a fianco e attraversa il corridoio. Il rumore odioso dei suoi tacchi mi fa venire l'emicrania.
Prendo la mano di Harry e lo seguo in silenzio. Mio padre cerca di parlare a mia madre, ma lei lo ignora.
"Non ti sei portata una giacca?" Le chiede, inaspettatamente.
Lei è perplessa proprio quanto me, mentre borbotta un "no" e si gira verso di me. "Ti chiamo domani, rispondi questa volta?" E' una domanda piuttosto che un affermazione, è un inizio.
"Sì." Annuisco. Non saluta, me lo aspettavo.
"Quella donna mi fa diventare dannatamente pazzo!" Urla mio padre quando la porta si chiude, muovendo esasperatamente le mani in aria.
"Noi andiamo a letto. Se qualcun altro bussa a quella dannata porta, non rispondere." Brontola Harry e mi guida verso la camera da letto.
Sono più che esausta, riesco a malapena a stare in piedi.
"Cosa ha detto?" Harry si toglie la felpa e me la lancia. Individuo un barlume di incertezza mentre aspetta che la raccolga dal pavimento. Nonostante la macchia di burro sul tessuto nero, mi tolgo volentieri la mia maglia, insieme al reggiseno e infilo la felpa. Respiro il familiare odore di Harry, aiuta a calare i miei nervi.
"Più di quanto mi abbia detto in tutta la vita." Ammetto. La mia mente sta ancora annaspando.
"Qualcosa che ti ha fatto cambiare idea?" Mi guarda, il panico e la paura gli riempiono gli occhi. Ho la sensazione che mio padre deve aver avuto una conversazione molto simile con Harry, mi chiedo se mio padre provi lo stesso rancore verso mia madre o se ammette di essere lui il colpevole del tumulto nelle loro vite.
"No." Mi abbasso i pantaloni e li poggio sulla sedia.
"Sei sicura? Non sei preoccupata che potremmo star ripetendo la loro-" Inizia Harry.
"No, non è così. Non siamo per niente come loro." Lo blocco, non voglio che nessun altro gli entri nella testa, non stasera.
Harry non sembra convinto, ma costringo me stessa a non concentrarmici, per adesso.
"Cosa vuoi che faccia con tuo padre? Lo caccio?" Mi chiede. Si siede sul letto con la schiena contro il poggiatesta, mentre io prendo i suoi jeans e calzini sporchi da terra. Alza le braccia e se le porta dietro la testa, mettendo completamente in mostra il suo corpo tonico e tatuato.
"No, non cacciarlo. Per favore." Gattono sul letto e lui mi tira sulle sue gambe.
"Non lo farò," mi assicura, "non stasera, almeno." Lo guardo, aspettandomi un sorriso, ma non c'è.
"Sono così confusa." Mi lamento nel suo petto.
"Posso aiutarti." Alza il bacino facendomi spostare in avanti, quindi uso i palmi per equilibrarmi contro il suo petto nudo.
"Ovviamente." Alzo gli occhi al cielo. Mi prende il mento tra le dita lunghe e livide e io muovo i fianchi, strusciandomi contro di lui. Sono vagamente consapevole del fatto che ho il ciclo, ma so per certo che ad Harry non importa.
"Devi dormire, piccola, sarebbe sbagliato scoparti in questo momento." Dice dolcemente.
Mi imbroncio spudoratamente, "No, non è vero." Faccio scivolare le mani lungo la sua pancia.
"Oh, no, no." Mi blocca. Ho bisogno di una distrazione ed Harry è perfetto.
"Hai iniziato tu." Piagnucolo. Sembro disperata, perché lo sono.
"Lo so, e mi dispiace. Ti prenderò domani in macchina." Le sue dita scivolano sotto la felpa e iniziano a disegnare forme senza nome sulla mia schiena nuda. "E se fai la brava, ti farò anche piegare sulla scrivani a casa di mio padre, proprio come piace a te." Mi dice nell'orecchio. Mi si blocca il respiro e gli do uno schiaffo scherzoso, facendolo ridere. La sua risata mi distrae quasi quanto farebbe il sesso. Quasi.
"In oltre, non vogliamo fare un casino qui dentro stasera, giusto? Con tuo padre lì fuori? Potrebbe vedere il sangue e pensare che ti ho uccisa." Si morde l'interno della guancia.
"Non iniziare." Lo avverto. Le sue scadenti battute mestruali non sono le benvenute al momento.
"Ahh, piccola, non fare così," mi pizzica il sedere e io guaisco, scivolando più in alto sulle sue gambe, "lasciati trasportare dalla corrente." Ghigna.
"L'hai già usata questa." Sorrido in risposta.
"Beh, scusami se stasera non sono al mio massimo con le battute, con il modo in cui mi stai a cavalcioni, e ho paura che potresti gocciolare su di me."
Emetto un verso di disgusto e cerco di scendere da lui, ma mi ferma. "Sei disgustoso." Lo rimprovero, quando fruga la testa nel mio collo.
"Sì, immagino di essere proprio un vecchio straccio insanguinato." Ride e preme le labbra sulle mie.
Alzo gli occhi al cielo, "Parlando di stracci insanguinati, fammi vedere la mano." Allungo un braccio dietro la mia schiena e prendo gentilmente il suo dal polso.
La nocca del medio è quella messa peggio, un profondo squarcio si apre da una parte all'altra. "Dovresti farti controllare se non inizia a guarire per domani."
Emette un verso di lamento, "Sto bene."
"Anche questo." Muovo il polpastrello dell'indice sulla pelle lacerata sul suo anulare.
"Smettila di agitarti, donna, vai a dormire." Brontola. Annuisco in accordo e mi addormento mentre lui si lamenta del fatto che mio padre ha mangiato di nuovo i suoi cereali.

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