POV di Harry.
"Harry, posso parlarti un minuto?" La voce di Carol è leggera, persino timida. La donna ha a malapena iniziato a parlare e io sono già confuso.
"Uhm, certo." Indietreggio leggermente, tenendo una distanza di sicurezza da lei. Quando smetto di muovermi, ho la schiena contro il muro della piccola cucina.
"Volevo solo parlare di ieri sera." Ha l'espressione tesa e so che per lei è imbarazzante quanto lo è per me. Distolgo lo sguardo dai suoi occhi e lo abbasso sui miei piedi. Non so come andrà, ma lei si è già legata i capelli e ripulita il trucco che le era colato sotto gli occhi ieri sera.
"Non so cosa mi sia preso, non avrei mai dovuto comportarmi in quel modo davanti a te. È stato incredibilmente stupido e-"
"Non c'è problema." La interrompo.
"No, invece c'è. Voglio chiarire che non è cambiato niente, continuo a pensare fermamente che dovresti stare lontano da mia figlia." Dice. Non mi aspettavo nulla di diverso da lei.
"Vorrei poterti dire che ti darò ascolto, ma non posso. So di non piacerti.." Mi fermo e non posso evitare di ridere per il mio eufemismo. "Mi odi e lo capisco, ma sai che per me la tua opinione non vale un cazzo. Lo intendo nel senso più buono possibile, ma è così."
Mi coglie di sorpresa ridendo con me. Come la mia, la sua è una risata bassa e afflitta. "Sei proprio come lui, parli a me come lui parlava ai miei genitori. Neanche a Richard è mai importato di cosa le persone pensassero di lui, ma guarda dove questo l'ha portato."
"Io non sono lui." Scatto. Sto davvero tentando di essere il più carino possibile con lei, ma sta rendendo le cose difficili. Tessa è nella doccia da un sacco di tempo e mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per non andare a controllare.
"Devi tentare di guardare tutta questa situazione dalla mia prospettiva, Harry. Io avevo lo stesso tipo di relazione tossica e so come vanno a finire queste cose. Non lo voglio per Tessa e se tu l'amassi come dici, non lo vorresti neanche tu." Mi guarda e continua, "Io voglio il meglio per lei, potrai non credermi, ma ho sempre cresciuto Tessa in modo che non dipendesse mai da un uomo, come invece feci io, e guardala adesso. Ha diciannove anni e si ritrova a non essere niente ogni singola volta che tu decidi di lasciarla-"
"Io-" Inizio ad interromperla di nuovo, ma lei alza una mano.
"Fammi finire." Sospira. "In realtà, la invidiavo, è patetico, ma una parte di me era invidiosa del fatto che tu tornassi sempre da lei nel modo in cui Richard non ha mai fatto per me, ma più te ne andavi, più mi rendevo conto che voi due avreste avuto lo stesso nostro finale, perché anche se torni, non resti mai. Se vuoi che lei faccia la mia fine, da sola e piena d'odio, allora continua a fare ciò che stai facendo e posso assicurarti che questo è esattamente quello che le accadrà."
Odio il modo in cui mi vede Carol, ma ancora di più, odio il fatto che abbia ragione. Lascio sempre Tessa e anche se poi torno, aspetto che lei sia di nuovo a suo agio prima di andarmene ancora una volta.
"Dipende da te, tu sei l'unica persona a cui lei sembra dare ascolto e mia figlia ti ama troppo perché possa essere per lei positivo." Mi dice la mamma di Tessa. So che è così, mi ama, e proprio perché mi ama, non faremo la stessa fine dei suoi genitori.
"Non puoi darle ciò di cui ha bisogno, le stai solo impedendo di trovare qualcuno che possa." Sento la porta della vecchia camera di Tessa chiudersi, segnalandomi che è uscita dalla doccia.
"Vedrai, Carol, vedrai." Prendo un bicchiere vuoto dalla credenza e lo riempio d'acqua per Tessa.
Posso cambiare il nostro percorso e dimostrare a tutti che si sbagliano, me stesso incluso. So che posso.
"Sto entrando." L'avverto dal corridoio, aprendo la porta senza attendere la sua risposta. "Ti ho portato altra acqua." Non accenna a prendere il bicchiere, quindi lo poso sul comodino.
"Grazie."
"Ti senti meglio?" Chiedo dolcemente. Non voglio indisporla, già si trova in uno stato molto fragile. Tessa non risponde e la conosco abbastanza da sapere che si è persa tra i suoi pensieri.
"Spero di sì." Dico. So che non mi ha sentito, lo capisco dall'espressione assente sul suo viso. "Che tu stia meglio." Chiarisco. È sbalorditivo come riesca a leggerla meglio di me stesso.
"Sì, più o meno." Fa spallucce e abbassa gli occhi sul pavimento. Vorrei mi guardasse.
"Voglio che tu sappia quanto mi dispiace per tutto quanto, Tessa, sarei dovuto tornare qui con te. Non avrei dovuto chiudere con te per i miei problemi. Avrei dovuto permetterti di esserci per me come io voglio esserci per te. Ora so come ti sei dovuta sentire a provare costantemente ad aiutarmi quando io non facevo altro che spingerti via."
"Harry." A malapena sussurra. Vuole che la smetta, ma non lo farò, non finché non avrà ascoltato le mie parole. Non finché non le avrà capite.
"No, Tessa, fammi dire. Ti prometto che stavolta sarà diverso. Non lo farò mai più. Mi dispiace ci sia voluta la morte di tuo padre perché io realizzassi quanto ho bisogno di te, ma non lo farò più, te lo giuro." Voglio così disperatamente che mi senta, sembro un maniaco.
"Non posso. Mi dispiace, Harry, ma non posso davvero."
Non può?
Vado verso di lei e mi metto in ginocchio. Può. Può e lo farà. Deve.
"Non puoi cosa? So che ci vorrà del tempo, ma sono pronta ad aspettare che tu esca fuori da questo.. questo, stato di dolore in cui sei. Sono disposto a fare tutto, intendo tutto quanto."
"Non possiamo, non abbiamo mai potuto." Il tono della sua voce quasi mi ammutolisce. Se non fossi così disperato, non sarei in grado di finire. Mi sto rendendo conto che farei qualsiasi cosa per lei. Non so cosa sia cambiato, ma qualcosa si è mosso in me, facendo sembrare il futuro solo un po' più luminoso, un po' meno misero con Tessa al mio fianco. Potremmo sposarci e io potrei passare tutta la vita con lei al mio fianco ad illuminare i miei giorni più oscuri, sempre pronta a farmeli superare.
Porca puttana.
Potremmo fottutamente sposarci. Ecco! Ecco cosa faremo. La sposerò, cazzo, la sposerò felicemente e non la lascerò mai, mai più. Delle immagini si dispiegano dietro i miei occhi, troppe per starci dietro, ma Tessa è lì. È lì ed è felice ed indossa un vestito bianco, ci sono fiori ovunque. Sta camminando verso di me, un sorriso radioso sul suo bellissimo viso. Nessuna traccia di questa ragazza fantasma che è davanti a me adesso nel giorno del nostro matrimonio.
"Possiamo sposarci." Sputo fuori le parole. Sarà felice di questa dichiarazione, lo so. "Tessa, possiamo sposarci. Ti sposo domani se acconsenti. Indosserò un completo e tutto quanto."
Ma non è felice, non sta saltellando, e neanche sorridendo come pensavo avrebbe fatto. Lo vuole da così tanto, perché non sta almeno sorridendo.
"Non possiamo." Scuote la testa e il mio cuore si spezza.
Spezzare in realtà non è la parola giusta. Si distrugge in minuscoli frantumi di vetro nero e scheggiato, e nemmeno il vetro è resistente abbastanza da non diventare cenere.
"Ho i soldi, più che abbastanza per riuscire a pagare un matrimonio, Tessa, e potremmo farlo come tu preferisci. Puoi avere il vestito più costoso e anche i fiori e io non mi lamenterò di nulla!" Urlo, mentre la sua espressione spenta ed esanime si comporta come il vento e soffia via le mie ceneri.
"Non si tratta di questo, non è giusto."
"Di cosa si tratta allora? So che lo vuoi, Tessa, me l'hai detto così tante volte."
"Non ho più niente, Harry. Non ho più niente da darti. Ti sei già preso tutto e mi dispiace, ma proprio non ho altro."
Un altro soffio.
"Non voglio prenderti nulla. Voglio darti quello che vuoi!" Cerco disperatamente di riprendere fiato. Come può pensare che voglia prendermi qualcos'altro da lei? Io voglio sposarla.
Più ci penso, più diventa vero. Di cosa avevo così paura? Di fare la fine dei miei genitori? L'ironia della cosa è quasi nauseabonda.
"Sposami, Tess. Per favore, sposami e ti giuro che non farò mai più una cosa del genere. Potremmo stare insieme per sempre, potremmo essere marito e moglie. So che sei troppo per me e so che meriti di meglio, ma ora so che io e te non siamo come gli altri. Non siamo come i tuoi genitori o come i miei, siamo diversi e possiamo fottutamente farcela, okay? Dammi ascolto solo un'altra volta-"
"Guardaci." Muove la sua piccola mano tra noi. "Guarda chi sono diventata. Non voglio più questa vita."
"No, no, no." Mi alzo e inizio a camminare avanti e indietro. "Sì, invece! Permettimi di farmi perdonare." Uso la mano libera per tirarmi i capelli. L'ingessatura mi sta facendo diventare fottutamente matto.
"Harry, per favore, calmati. Mi dispiace per tutto ciò che ti ho fatto e più di tutto, mi dispiace di aver complicato la tua vita e mi dispiace per tutti i litigi e le rotture, ma devi capire che non funzionerebbe. Io pensavo.." Mi concede un sorriso debole, "pensavo che potessimo farcela, pensavo che il nostro fosse un amore come quello dei romanzi, un amore che non importa quanto difficile e veloce e brutale sia, pensavo saremmo sopravvissuti a tutto e un giorno avremmo potuto raccontare la nostra storia."
Perché si sta scusando con me? È tutta colpa mia, non sua. "Possiamo, possiamo sopravvivere." Dico con voce strozzata. Com'è possibile che stia succedendo? Perché non riesce a vederci?
Perché non riesce a vedere ciò che siamo? Ciò che siamo insieme? Non possiamo stare separati. Il nostro è un amore come quello dei romanzi, meglio di qualsiasi romanzo della Austen o di Bronte che lei abbia mai imparato a memoria.
"E' proprio questo il punto, Harry, io non voglio dover sopravvivere, io voglio vivere."
Il cuore mi batte fuori dal petto, riesco a stento a respirare.
Lei sente che non sta vivendo? Non riesco a capire. Proprio non ci riesco. Io vivo solo quando sono con lei. Lei è l'unico respiro di vita dentro di me e senza quel costante respiro, non sarò niente. Non sopravvivrò né vivrò.
Non vorrei neanche se potessi.
"Non posso lasciarti andare come se niente fosse. Lo sai. Torno sempre da te, dovevi sapere che sarebbe successo anche stavolta. Sarei tornato da Londra alla fine e noi-"
"Non posso passare la mia vita ad aspettare il tuo ritorno e sarebbe egoista da parte mia volere che tu passi la tua a scappare."
"Non posso stare senza te." So di aver detto queste parole troppe volte, ma lei deve capire che sono le più vere che siano mai cadute dalla mia ingannevole bocca.
"Puoi. Sarai più felice e meno combattuto. Sarebbe più facile, l'hai detto tu." Dice, senza una traccia di emozione.
"No!" La testa adesso si è unita al cuore, battendo freneticamente dentro l'involucro del mio corpo. Questo è tutto ciò che sono senza lei, un involucro. Lei ha ogni grammo di ogni parte di me che sia mai valsa qualcosa. Non è molto, ma lei ha tutto ciò che ho da offrire ed è solo suo, non riavrò mai queste parti di me indietro. Sono state sue sin dal primo giorno e se non le tenesse lei, non varrebbero un cazzo.
"Abbiamo combattuto tanto, penso sia arrivato il momento di smetterla."
"No! No!" Mi porto i pugni sulla fronte. Sono a due secondi di distanza dal distruggere questo fottuto gesso. Prima che possa fermarmi, tiro la lampada dal comodino e nel giro di pochi secondi, la vedo a terra con la lampadina distrutta e la montatura ricurva.
"E' ciò che volevi, ricordi? Ripensaci, Harry. Ricorda perché non mi volevi. Ricorda perché mi hai rimandato in America da sola." Non riesco a ricordare perché l'ho fatto. Ogni scusa che mi sono mai riproposto non ha nessun fottuto senso in questo momento.
"Non posso stare senza di te, ho bisogno di te nella mia vita."
"Posso continuare ad essere nella tua vita." Sospira. "Solo non in quel senso."
"Stai seriamente proponendo che siamo solo amici?" La rabbia minaccia di impossessarsi di me, ma non posso permettere che accada. Devo tenerla a bada e mostrare a Tessa che posso essere ciò di cui ha bisogno.
Devo mostrarle che posso essere più di un alcolizzato con un brutto temperamento e problemi con il papino. "Non possiamo tornare ad essere amici dopo tutto quanto. Non potrei mai stare nella tua stessa stanza e non stare con te. Tu sei tutto per me e mi insulti se suggerisci che siamo solo amici. Non lo pensi davvero. Tu mi ami, Tessa." La guardo negli occhi. "Devi. Non mi ami?"
"Sì." Si acciglia e mi rimetto in ginocchio davanti a lei. Dovrei averle comprato un anello. Perché non le ho comprato un dannato anello?
"Ti amo, ma non possiamo continuare a farci questo." Dice e mi bruciano gli occhi, non riesco più a trattenermi. Con un patetico singhiozzio, inizio a piangere istericamente.
"Come farò a sopravvivere senza di te? Non posso. Non voglio. Non puoi buttare tutto via solo perché stai attraversando un momento difficile. Lascia che sia qui per te, non spingermi via." La supplico..
"Ti ho supplicato perché mi dessi la stessa possibilità sin da quando ci siamo conosciuti." Sussurra con un piccolo sorriso.
"Lo so." Piango e lascio cadere la testa sulle sue ginocchia. Ho bisogno del suo conforto, ho bisogno della consistenza che lei ha sempre significato per me. "Mi dispiace."
La lingua di fiamme a cui mi ero abituato nel corso degli anni è stata estinta dal suo freddo comportamento. Le fiamme sono morte e con ogni singhiozzo strappato al mio corpo, la temperatura si abbassa sempre di più. Nel giro di pochi secondi, sono passato dal fuoco al ghiaccio e cerco disperatamente di aggrapparmi al calore, al bruciore del suo amore per me, ma questo scivola via, di poco fuori dalla mia portata. Sempre di poco fuori dalla mia portata.
"Staremo bene. Quando supererai tutta questa situazione, staremo bene." Dico a me stesso. Devo pensarla così. Non posso rinunciare finché lei non ci vedrà. Finché non sentirà ciò che c'è sempre stato tra noi.
Cerco di convincermi che l'ha semplicemente dimenticato. L'ha solo dimenticato e tocca a me farglielo ricordare.
"Mi dispiace non essere riuscita ad aggiustarti." C'è una risolutezza nella sua voce che mi da i brividi. Le mie interiora si ritorcono, congelandosi, diventando fottutamente glaciali.
"Anche a me." L'unico grammo di conforto, l'unico accenno di caldo, arriva dalle sue dita che mi accarezzano dolcemente i capelli. Non è abbastanza, sono ancora frigido e tremante.
Sto congelando, e io ho sempre odiato il freddo.
POV di Tessa.
"Chi paga per il funerale?" Chiedo a mia madre. Non voglio risultare insensibile o rude, ma non ho nessun nonno vivente ed entrambi i miei genitori sono figli unici. So che mia madre non può permettersi un funerale, soprattutto per mio padre, e ho paura che l'abbia fatto solo per dimostrare qualcosa ai suoi amici della chiesa.
Non voglio indossare questo vestito nero che mi ha comprato mia madre, non voglio indossare queste scarpe nere col tacco che di sicuro non può permettersi, e più di tutto, non voglio vedere mio padre seppellito sotto terra.
"Non lo so." Esita mia madre, il tubetto di lucidalabbra fluttua sulle sue labbra mentre mi guarda attraverso lo specchio.
"Non lo sai?" Ricambio lo sguardo. Ha gli occhi gonfi, la prova del fatto che la morte di mio padre ha avuto su di lei un effetto peggiore di quanto mai ammetterà.
"Non dobbiamo discutere di fattori economici, Theresa." Mi riprende, chiudendo la conversazione prima di darmi una risposta.
Annuisco in accordo, non voglio litigare con lei. Non oggi. Questa giornata sarà già abbastanza difficile per lei. Mi sento egoista e un po' contorta per non riuscire a capire a cosa lui stesse pensando quando si è spinto l'ultimo ago nella vena. So che era un tossicodipendente e stava facendo solo ciò che ha passato anni a fare, ma non riesco proprio a capacitarmene.
Negli ultimi tre giorni, dall'ultima volta che ho visto Harry, ho iniziato a riacquistare la mia sanità mentale. Non completamente, ed una parte di me è terrificata dal fatto che potrei non essere mai più la stessa. Lui è stato a casa dei Porter per le ultime tre notti.
Questa è stata una sorpresa enorme per me, e sono sicura lo sia stata anche per il signore e la signora Porter, che di sicuro non hanno passato mai molto tempo con qualcuno che non è membro del country club del paese. Mi sarebbe piaciuto vedere l'espressione della signora Porter quando Noah ha portato Harry a casa loro. Non riesco ad immaginare Harry e Noah andare d'accordo, per niente, quindi so quanto ferito deve essersi sentito Harry dal mio rifiuto, se è stato disposto ad accettare l'offerta di Noah.
Il peso del mio dolore è ancora lì, ancora nascosto dietro la barriera del nulla. Riesco a sentirlo spingere sul muro, cercando disperatamente di rovinarmi e spingermi oltre il limite. Avevo una terribile paura che dopo il crollo di Harry, il dolore avrebbe vinto, ma sono grata del contrario.
È una cosa strana sapere che è così vicino a questa casa, ma non ha provato a venirci. Ho bisogno di spazio e di solito Harry non è molto bravo a darmelo. Ma in realtà, non l'ho mai voluto prima. Non in questo modo. Il rumore di qualcuno che bussa alla porta di mia madre mi porta ad aggiustarmi le calze nere, guardandomi allo specchio un'ultima volta. Se non fossi mezza pazza, sarei più preoccupata dalla differenza nel mio aspetto.
Mi avvicino allo specchio, esaminandomi gli occhi. C'è qualcosa di diverso in loro che non riesco a descrivere.. sono.. più duri? Più tristi? Non ne sono sicura, ma completano la patetica scusa di un sorriso che cerco di fare.
"Theresa!" Mi chiama mia madre dal salotto, appena raggiungo il corridoio. Mi aspetto di vedere Harry, mi ha dato lo spazio che gli ho chiesto, ma sospettavo oggi sarebbe passato, nel giorno del funerale di mio padre.
Quando svolto l'angolo, il mio corpo si congela e sono sorpresa, una sorpresa piacevole ma inaspettata nel vedere Zayn all'entrata. Quando i suoi occhi incontrano i miei, sembra molto insicuro, ma quando sento le mie labbra piegarsi in un sorriso, anche il suo viso si illumina. Mi rivolge quel sorriso che amo, quello dove posso vedergli la lingua tra i denti e gli occhi brillare.
"Cosa ci fai qui?" Gli chiedo, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Ricambia l'abbraccio, stringendo troppo, e io tossisco drammaticamente prima che mi lasci.
"Scusa." Sorride. "E' passato un sacco." Ride e il mio umore si illumina immediatamente al suono. Non ho mai pensato a lui, mi sento quasi in colpa per il fatto che il suo viso non mi è passato per la testa neanche una volta nelle ultime settimana, ma sono contenta sia qui. La sua presenza è un ricordo del mondo esterno, del fatto che il mondo non si è fermato a causa della mia incredibile perdita. Non voglio ammettere quale delle due perdite sia stata per me più difficile da affrontare.
"E' vero." La ragione della distanza tra me e Zayn mi salta in mente, interrompendo i nostri saluti, e guardo cautamente fuori dalla porta. Sto cercando di allontanarmi da Harry e l'ultima cosa di cui ho bisogno è una rissa sul prato perfettamente curato di mia madre.
"Harry è qui." Lo informo. "Beh, non qui in questa casa, ma a qualche porta di distanza."
"Lo so." Dice Zayn, per niente intimidito, nonostante i loro brutti trascorsi.
"Lo sai?" Mia madre lascia me e Zayn da soli nel salotto, sparendo in cucina. La mia mente inizia a realizzare il fatto che lui sia qui. Non l'ho chiamato, come ha saputo di mio padre? Suppongo possa essere sui notiziari e su internet, ma perché dovrebbe andarci a guardare?
"Mi ha chiamato lui." Le sue parole mi fanno girare la testa e alzo lo sguardo su di lui. "E' stato lui a dirmi di venire a trovarti. Tu hai il telefono staccato, quindi ho dovuto crederlo sulla parola." La precedente incertezza gli offusca di nuovo il viso.
"Va bene, giusto? Non ti dispiace che sia qui, vero? Posso andarmene se è troppo per te, lui ha semplicemente detto che avevi bisogno di un amico e ho capito che doveva essere grave se aveva chiamato me, tra tutte le persone." Ride, ma so che dice sul serio. Perché Harry ha chiamato lui invece di Liam? Liam sta comunque venendo, perché ha chiesto a Zayn di venire?
Non posso evitare di sentirmi come se fosse una specie di trappola, come se Harry mi stesse in qualche modo prendendo in giro. Odio l'idea del fatto che farebbe una cosa del genere in un momento come questo, ma ha fatto anche di peggio. Non posso permettere a me stessa di dimenticare che ha fatto cose peggiori, e che c'è sempre una ragione dietro le sue azioni.
Più di tutto, sono ferita dalla sua proposta di matrimonio. Mi ha negato la possibilità di un matrimonio sin dall'inizio della nostra relazione e ne ha parlato solo due volte, entrambe le volte quando voleva qualcosa. Una volta quando era troppo ubriaco per sapere cosa stesse dicendo, e l'altra nel tentativo di farmi restare. Se mi fossi svegliata a fianco a lui la mattina dopo, se lo sarebbe rimangiato proprio come in passato. Come fa sempre. Non è stato altro che promesse spezzate sin da quando l'ho conosciuto e l'unica cosa peggiore di stare con qualcuno che non crede nel matrimonio, è stare con qualcuno che mi sposerebbe solo per dimostrare qualcosa, non perché vuole realmente essere mio marito.
Devo ricordarlo, o continuerò a fare questi pensieri ridicoli. Pensieri che mi strisciano in testa di tanto in tanto, di Harry in smoking. L'immagine mi fa ridere e lo smoking si trasforma velocemente in jeans e stivali, persino nel giorno del suo matrimonio, ma penso che mi andrebbe comunque bene.
Mi sarebbe andato comunque bene. Devo smetterla con queste fantasie, non stanno aiutando la mia sanità mentale.
"Stai bene?" La voce di Zayn interrompe i miei pensieri pietosi.
"Sì." Scuoto la testa per liberarmi dell'immagine perfetta di Harry che mi sorride mentre vado verso di lui. "Scusa, sono un po' distratta ultimamente."
"Non c'è problema, mi preoccuperei se non lo fossi." Mi assicura e avvolge un braccio intorno alle mie spalle in modo confortante.
"Non posso credere che tu sia venuto fino a qui." Quello che intendo dire è, "Non posso credere che Harry ti abbia chiamato per farti venire."
"Non puoi? Davvero?" Sorride, "Allora immagino di non essere apparso tanto disperato quanto pensavo." Scherza, facendomi quasi ridere. Se non fossi così vuota, butterei anche io la testa all'indietro per le risate.
Se ci penso bene, non dovrei davvero essere sorpresa che sia venuto fino a qui per supportarmi. Più ci penso, più ricordo. Lui c'è sempre stato, anche quando non ne avevo bisogno. Era sullo sfondo, sempre all'ombra di Harry.
POV di Harry.
"Non penso che avresti dovuto chiamare quel ragazzo. Non mi piace davvero. Non mi piaci neanche tu, ma lui è peggio di te." Dice Noah dal divano dall'altra parte dell'enorme salotto della casa dei suoi.
"Stai zitto." Mi lamento. È così dannatamente irritante. Non so come Tessa abbia potuto sopportarlo per così tanti anni. Sto iniziando a pensare che andasse nella serra per nascondersi da lui, non da Richard. Non la biasimerei, sono tentato di fare lo stesso in questo momento.
"Tanto per dire. Non capisco perché l'hai chiamato, se lo odi tanto." Non sa quando zittirsi.
Odio questa città per non avere un hotel nel raggio di venti miglia da casa della mamma di Tessa. "Perché," Rilascio un sospiro irritato. "Lei non lo odia. Lei si fida di lui, anche se non dovrebbe, e in questo momento ha bisogno di una qualche sorta di amico, dato che non vuole vedere me."
"Che mi dici di me? E di Liam?" Chiede. Tira la linguetta di una lattina di soda, producendo un forte schiocco. Anche il modo in cui apre le lattine è odioso.
Non voglio dirgli che ho paura che Tessa potrebbe tornare da lui, potrebbe volere una relazione sicura con Noah invece che dare a me un'altra occasione, e per quanto riguarda Liam, beh, non lo ammetterò mai, ma in un certo senso ho bisogno di lui come amico. Non ne ho nessuno e più o meno ho bisogno di lui, sotto certi aspetti. Un po'.
Molto. Ho bisogno di lui fottutamente tanto e a parte Tessa, non ho nessun altro e lei quasi non la ho più, quindi non posso perdere anche Liam.
"Continuo a non capire. Se a lui lei piace, perché vuoi che stiano insieme? Tu sei ovviamente un tipo geloso e sai come rubare le fidanzate della gente meglio di chiunque altro."
"Ha-ha." Alzo gli occhi al cielo e guardo fuori dalle finestre costose che ricoprono il muro frontale della casa. La casa dei Porter è la più grande della strada, probabilmente la più grande di questo buco di città. Voglio chiedere a Noah perché ha detto di essere felice che io gli abbia portato via Tessa, ma in realtà, non voglio che si faccia impressioni sbagliate. Continuo ad odiarlo e gli permetto di stare con me solo perché devo dare a Tessa il suo spazio senza allontanarmi troppo.
"Perché ti importa, comunque? Perché improvvisamente stai facendo il carino con me? So che mi odi, proprio come io odio te." Lo guardo, indossa il suo fottuto stupido cardigan e delle scarpe eleganti marroni sulle quali dovrebbe esserci una moneta attaccata sulla punta.
"Non mi importa di te, mi importa di Tessa. Voglio solo che lei sia felice. Mi ci è voluto molto tempo per scendere a patti con tutto quello che è successo tra noi, perché ero così abituata a lei. Mi sentivo a mio agio ed ero condizionato ad essere com'ero, quindi non riuscivo a capire perché lei volesse una persona come te. Non lo capivo e sinceramente continuo a non capirlo, ma vedo quanto è cambiata da quando ti ha conosciuto. Neanche in peggio, è piuttosto un bel cambiamento." Mi sorride, "A parte per questa settimana, ovviamente."
Come può pensarlo? Io non ho fatto niente se non ferirla e distruggerla, da quando sono piombato nella sua vita.
"Beh," Mi muovo a disagio sulla sedia grande e morbida, "abbiamo legato abbastanza. Grazie per non comportarti da stronzo." Mi alzo e vado verso la cucina. C'è sua mamma, riesco a sentirla tagliare qualcosa in un miscelatore e trovo divertente il modo in cui annaspa sulle parole e si passa le dita sulla croce che ha intorno al collo ogni volta che siamo nella stessa stanza.
"Lascia stare mia mamma o ti caccio fuori." Mi avverte, e quasi rido. Se Tessa non mi mancasse così tanto, riderei insieme a questo stronzo.
"Verrai al funerale, giusto? Puoi venire in macchina con noi, se vuoi, ce ne andiamo tra un'oretta." Propone.
"No, non penso sia una buona idea." Faccio spallucce e pizzico il margine del mio gesso.
"Perché no? L'hai pagato tu, penso che dovresti andare."
"Smettila di parlarne e ricorda cosa ti ho detto sul dirle che ho pagato quella merda." Lo minaccio. "Fottutamente non farlo."
Alza i suoi stupidi occhi azzurri al cielo e io lascio la stanza per andare a torturare sua mamma e smettere di pensare a Zayn e Tessa nella stessa casa.
A cosa stavo pensando?
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