POV di Tessa.
"Cosa pensate di fare voi due oggi?" Mi chiede Kimberly quando entro in cucina. È occupata a riempire bigliettini di ringraziamento per gli ospiti presenti alla serata d'inaugurazione del nuovo club di Christian, rendendola un grande successo. Mentre firma con il suo nome ogni biglietto, mi chiedo quanto abbia investito lui in questo progetto. Le dimensioni di questa casa mi portano a credere che ci sia molto di più della Vance Editoria e un singolo jazz club.
"Non lo so, decideremo quando esce dalla doccia." Le dico, e prendo una pila di bustine dal bancone di granito.
Ho dovuto costringere Harry ad andare in bagno a farsi la doccia da solo, era ancora irritato da me per averlo chiuso fuori dal bagno mentre io facevo la mia. Non importa quante volte abbia provato a spiegargli quanto mi sarei sentita in imbarazzo se i Vance avessero saputo che stavamo facendo la doccia insieme in casa loro, lui ribatteva dicendo che avevamo fatto molto peggio nella loro casa nelle ultime dodici ore.
Io ho tenuto la mia posizione, a prescindere dalle sue suppliche. Gli eventi nella palestra derivano da pura adrenalina ed erano completamente imprevisti. Il fatto che abbiamo fatto l'amore nella mia camera da letto non è un problema, perché è camera mia per ora e sono un'adulta che fa sesso in modo consensuale con il suo.. qualsiasi cosa sia Harry per me in questo momento.
Però, essendo l'uomo ostinato che è, continuava a non essere d'accordo, cosa che mi ha portato a chiedergli di prendermi un bicchiere d'acqua dalla cucina. Ho messo il broncio e lui ci è cascato. Nel momento in cui ha lasciato la stanza, mi sono lanciata nel corridoio verso il bagno, ho chiuso la porta a chiave dietro di me e ho ignorato le sue fastidiose pretese perché aprissi.
"Dovresti farti portare a fare un giro turistico, magari avvolgervi nella cultura della città lo aiuterà con la decisione di trasferirsi qui con te."
Il peso di questa conversazione non è una cosa con cui voglio avere a che fare adesso. Io ed Harry siamo arrivati ad un comune accordo che per ora soddisfa i bisogni di entrambi. "Sasha sembrava carina." Sposto la conversazione dai problemi della mia relazione.
Kimberly fa una smorfia, "Sasha? Carina? Non particolarmente."
"Sa che Max è sposato, non è vero?"
"Certo che lo sa." Si lecca le labbra. "Le interessa? No, per niente. Le piacciono i suoi soldi e i gioielli costosi che arrivano con lo stare con lui. Non potrebbe importarle di meno di sua moglie e sua figlia." La disapprovazione nella voce di Kim è molto evidente e mi sento sollevata nello scoprire che siamo totalmente d'accordo su questo.
"Max è uno stronzo, ma sono comunque sorpresa che la porti vicino ad altre persone, non gli importa se Denise o Lillian scoprono di lei?"
"Io sospetto che Denise già lo sappia. Sono sicura che ci siano state altre Sasha negli anni passati e quella povera Lillian già odia suo padre, quindi non farebbe molta differenza se lo sapesse o meno."
"Che triste, sono sposati dal college, giusto?" Non so quanto Kimberly sappia di Max e la sua famiglia, ma conoscendo lei e il suo modo di spettegolare, di sicuro molto più di me.
"Si sono sposati appena usciti dal college, fu abbastanza uno scandalo." Gli occhi di Kimberly si accendono di entusiasmo nel rivelare una storia tanto succosa alle mie orecchie inconsapevoli. "A quanto pare, Max avrebbe dovuto sposare un'altra donna, la famiglia della quale era intima con quella di Max. Praticamente era un affare di lavoro, il padre di Max era ricco da generazioni, penso sia per questo che Max è un tale stronzo. Denise era distrutta quando lui le disse del suo piano di sposare un'altra." Mi dice Kimberly, come se ci fosse realmente stata. Prende un sorso d'acqua prima di continuare. "Comunque, dopo il diploma, Max si ribellò contro suo padre e lasciò la donna letteralmente ad aspettarlo all'altare. Andò a casa di Anne e Ken con addosso lo smoking con il quale avrebbe dovuto sposarsi e aspettò fuori la porta finché alla fine Christian costrinse Denise ad uscire e parlargli. Quella stessa sera, tutti e cinque corruppero un pastore con una bottiglia di uno scotch costoso e quei pochi soldi che avevano a portata di mano. Denise e Max si sposarono poco prima di mezzanotte e lei uscì incinta di Lillian qualche settimana dopo."
Il mio cervello trova difficile immaginare Max come un giovane uomo malato d'amore, che gira per le strade di Londra con addosso uno smoking per rintracciare la donna che ama. Quella stessa donna che ora tradisce ripetutamente andando a letto con altre.
"Non voglio intromettermi, ma la.." Non so come chiamarla. "Cioè, la madre di Smith, era.."
Con un sorriso comprensivo, Kimberly mette fine al mio imbarazzante balbettio, "Rose arrivò molti anni dopo. Christian era sempre il quinto incomodo delle due coppie. Quando lui e Ken smisero di parlare e Christian venne in America, incontrò Rose."
"Per quanto sono stati sposati?" Studio il viso di Kimberly in cerca di un qualche segno di disagio. Non voglio intromettermi, ma non posso evitare di ritrovarmi affascinata dalla storia di questo gruppo di amici. Spero che ormai Kimberly mi conosca abbastanza bene da sapere quante domande sono incline a porre.
"Solo due anni. Si stavano frequentando solo da qualche mese quando si è ammalata." Le si spezza la voce e deglutisce con le lacrime che si accumulano nei suoi occhi. "Lui l'ha sposata comunque, lei fu spinta lungo la navata su una sedia a rotelle con addosso il suo vestito da sposa." Kimberly inizia a singhiozzare e io mi asciugo le lacrime che cadono anche dai miei occhi. "Mi dispiace, non racconto questa storia da molto tempo e mi rende così emotiva." Si scusa. "Mostra realmente che dietro la sua facciata da so tutto io e mente brillante, c'è un un uomo incredibilmente amorevole." Allunga un braccio e prende un rotolo di fazzoletti dalla scatola sul bancone, passandomene uno. "Merda, ho fatto cadere le lacrime sui biglietti!" Si riprende velocemente.
Voglio farle altre domande su Rose e Smith, Ken e Anne nel loro periodo del college, ma non voglio spingere troppo.
"Lui ha amato Rose e lei l'ha guarito, anche nei suoi ultimi giorni. Aveva amato una sola donna in tutta la sua vita e lei ha finalmente rotto quella catena." Si soffia il naso e io seguo i suoi occhi sull'entrata dietro di me.
"Beh, ovviamente sono arrivato nel momento sbagliato." Harry guarda goffamente me e Kimberly, rendendosi conto della scena davanti a lui. Non posso evitare di sorridere al pensiero di come dobbiamo sembrare, a piangere senza una ragione apparente con un enorme pila di biglietti e bustine sul bancone davanti a noi.
Harry ha i capelli bagnati dalla doccia e il viso appena rasato. Ha un aspetto incredibile con una semplice t-shirt nera e i jeans che le ha regalato sua mamma per Natale. Ai piedi ha solo dei calzini e ha un'espressione cauta mentre mi chiama con un cenno silenzioso verso di lui.
"Devo aspettarvi per cena stasera?" Chiede Kimberly mentre io attraverso la stanza per andare a fianco ad Harry.
"Sì," Rispondo nello stesso momento in cui Harry dice, "No."
Kim ride e scuote la testa, "Beh, mandatemi un messaggio quando trovate un accordo."
...
"Cosa vuoi fare oggi?" Chiedo ad Harry quando raggiungiamo la porta.
"Si muore di freddo fuori, dov'è il tuo giubbino, ragazzo?" Christian blocca Harry con un sorriso.
"Primo, non ho bisogno di un giubbino, secondo, non chiamarmi ragazzo." Harry alza gli occhi al cielo e io rido per il loro scambio di battute.
"Tieni, metti questo. È come se fosse un dannato riscaldamento." Christian prende un pesante giaccone blu navy dall'attaccapanni a fianco alla porta.
"Assolutamente no." Harry sbuffa una risata inorridita alla vista del lungo giaccone e io non posso evitare di ridere.
"Non fare l'idiota, ci saranno meno sei gradi fuori. La tua signora potrebbe aver bisogno di te per stare calda." Scherza Christian e gli occhi di Harry valutano la mia pesante felpa viola, il giubbino viola e il cappellino viola per il quale non ha smesso di prendermi in giro da quando me lo sono infilato in testa. Avevo questi stessi vestiti la sera che Harry mi portò a pattinare e mi prese in giro anche allora, alcune cose non cambiano mai.
"Okay." Brontola Harry e infila le sue lunghe braccia nel giaccone. Non sono sorpresa nello scoprire che gli sta alla grande, persino gli enormi bottoni bronzati gli danno un che di mascolino mescolati con il suo semplice stile. I suoi nuovi jeans dei quali mi sono già innamorata, la semplice t-shirt nera, gli stivaletti e ora questo giaccone, lo fanno sembrare come se fosse stato direttamente prelevato dalle pagine di una rivista. È semplicemente ingiusto il modo in cui ha un aspetto così facilmente perfetto.
"Stai fissando?" Salto leggermente alle sue parole nel mio orecchio. Vengo ripagata da un sorrisetto e una mano calda intorno alla mia.
"Aspettate!" Kimberly si affretta ad attraversare il salotto ed entrare nell'ingresso, seguita da Smith. "Smith vuole chiederti una cosa." Abbassa lo sguardo sul suo futuro figlio adottivo con un sorriso amorevole, "Vai, tesoro."
"Puoi farti una foto per la cosa della mia scuola?" Il bimbo biondo guarda direttamente Harry.
"Che?" Harry impallidisce leggermente e mi guarda. So cosa ne pensa dell'essere fotografato.
"Sta facendo una specie di collage, ha detto che vuole anche una tua foto." Dice Kim ad Harry e io lo guardo, supplicandolo di non negarsi al bambino che chiaramente lo idolatra.
"Uhm, certo?" Harry si muove sui talloni e guarda Smith, "Può esserci anche lei nella foto?"
"Immagino di sì." Smith fa spallucce. Io gli sorrido, ma lui non ci fa caso.
Harry mi lancia un'occhiata da "io gli piaccio più di te e non devo neanche provare" e io gli do una gomitata discreta. Mi tolgo il cappello e uso l'elastico che ho al polso per tirarmi i capelli per la foto. Harry è bello senza neanche sforzarsi, se ne sta semplicemente lì con un cipiglio scomodo, ed è perfetto.
"La faccio un attimo." Dice Kimberly.
Harry si avvicina a me e aggancia stancamente un braccio intorno alla mia vita. Io esibisco il mio sorriso migliore, mentre Harry cerca di sorridere senza mostrare i denti, quindi gli do una gomitata e il suo sorriso si illumina giusto in tempo per la foto.
"Grazie." Kim fa un sorriso genuino.
"Andiamo." Dice Harry e io annuisco, rivolgendo un piccolo saluto con la mano a Christian prima di seguire Harry verso la porta.
"E' stato carinissimo da parte tua." Mi complimento.
"Capirai." Sorride e copre la mia bocca con la sua. Sento il piccolo scatto di una macchina fotografica e mi allontano da lui per trovare Kim con la macchinetta davanti al viso. Harry gira la testa per nascondersi ne miei capelli e lei fa un altro scatto.
"Basta, merda." Si lamenta e mi trascina fuori. "Cos'ha questa famiglia con i video e le foto." Divaga e io chiudo la porta pesante dietro di me.
"Video?" Chiedo.
"Non ci pensare."
L'aria fredda soffia intorno a noi, quindi mi sciolgo velocemente i capelli e rimetto il cappello.
"Prima prendiamo la tua auto e andiamo a cambiarle l'olio." Dice Harry al di sopra del vento ululante. Infilo le mani nelle tasche frontali del mio giubbino per prendere le chiavi e dargliele, ma lui scuote la testa e fa penzolare il suo portachiavi, fornito con una copia della chiave della mia auto, davanti al mio viso.
"Non ti sei ripresa la chiave quando hai lasciato tutti i tuoi regali." Mi ricorda Harry.
"Oh." La mia mente si rivolta al ricordo dell'aver lasciato i miei oggetti più preziosi in una pila sul letto una volta condiviso da noi. "Vorrei riaverli al più presto, se va bene."
"Uhm, sì. Certo." Harry entra in macchina senza un altro sguardo nella mia direzione.
Una volta dentro, accende il riscaldamento al massimo e mi prende la mano. Poggia entrambe le nostre mani sulla mia coscia e traccia un disegno pensieroso sul mio polso, dove normalmente ci sarebbe il braccialetto.
"Odio il fatto che l'hai lasciato, dovrebbe essere qui." Preme contro la base del mio polso.
"Lo so." La mia voce è a malapena un sussurro. Mi manca ogni giorno quel braccialetto, e anche l'e-book. Rivoglio anche la lettera, voglio poterla rileggere all'infinito. "Magari puoi portarmeli quando torni il prossimo fine settimana?" Gli chiedo, speranzosa.
"Sì, certo." I suoi occhi restano sulla strada.
"Comunque perché stiamo andando a cambiare l'olio?" Gli chiedo. Alla fine usciamo dal lungo viale e ci immettiamo sulla strada residenziale.
"Ne hai bisogno." Indica la piccola etichetta sul parabrezza.
"Okay.."
"Che c'è?" Mi guarda torvo.
"Niente, solo che è una cosa strana, portare l'auto di qualcuno a cambiare l'olio."
"Sono stato l'unico a farlo per mesi, perché ora ti sorprende?"
Ha ragione, è sempre lui a far fare qualsiasi tipo di manutenzione di cui abbia bisogno la mia auto, e a volte sospetto che sia paranoico e faccia aggiustare o rimpiazzare cose che non ne hanno bisogno.
"Non lo so, a volte dimentico che a volte siamo stati una coppia normale." Ammetto, agitandomi nervosamente sul sediolino.
"Spiegati."
"E' difficile ricordare le piccole e normali cose come cambi d'olio, o la volta in cui hai lasciato che ti facessi una treccia," Sorrido al ricordo, "quando sembriamo star sempre attraversando una qualche sorta di crisi."
"Prima di tutto.." Sorride, "non parlare mai più del fiasco di quella treccia. Sai dannatamente bene che l'unica ragione per cui ho lasciato che accadesse è stato perché mi hai corrotto con un pompino e dei biscotti." Mi stringe gentilmente la coscia e una corrente di calore si accende sotto la mia pelle. "Secondo, immagino tu abbia ragione in un certo senso. Sarebbe bello se i tuoi ricordi di me non fossero macchiati dalla mia costante abitudine di mandare tutto a puttane."
"Non sei solo tu, entrambi abbiamo commesso errori." Lo correggo. Di solito gli errori di Harry hanno causato molti più danni dei miei, ma neanche io sono innocente. Dobbiamo smettere di incolpare noi stessi o l'un l'altra e cercare di raggiungere una sorta di terra di mezzo, insieme. Questo non può succedere se Harry continua a buttarsi giù per ogni errore che ha commesso in passato. Il suo passato lo tormenta già abbastanza.
"Tu no." Protesta.
"Invece di litigare su chi ha commesso errori e chi no, decidiamo cosa fare dopo aver cambiato l'olio."
"Ti compriamo un iPhone." Dice.
"Quante volte te lo devo dire che non voglio un iPhone." Brontolo. Il mio telefono è lento, sì, ma gli iPhone sono costosi e complicati, due cose che non mi posso permettere di aggiungere alla mia vita in questo momento.
"Tutti vogliono un iPhone. Tu sei solo una di quelle persone che non vogliono cedere alla moda. È per questo che indossavi gonne lunghe fino al pavimento ancora al college." Posso vedere le sue fossette quando la sua risata riempie l'auto.
Mi imbroncio scherzosamente alla sua frecciatina fin troppo utilizzata, "Non posso comunque permettermelo al momento, devo risparmiare soldi per un appartamento e gli alimenti. Cose di prima necessità, sai com'è." Alzo gli occhi al cielo, ma ricambio il sorriso per addolcire il colpo.
"Immagina cosa potremmo fare se avessi un iPhone. Ci sarebbero ancora più modi per restare connessi, e sai che te lo comprerei io, quindi non parlare di nuovo dei soldi."
"Tipo monitorare il mio telefono?" Scherzo, ignorando il suo prepotente bisogno di comprarmi cose.
"No, potremmo video chiamarci."
"E perché dovremmo?"
Mi guarda come se mi fossero cresciuti altri due occhi e scuote la testa, "Perché, immagina potermi vedere ogni giorno sullo schermo del tuo nuovo lucente iPhone."
Mi vengono in mente sesso telefonico e video chiamate e intrattengo spudoratamente le immagini di Harry che si tocca sullo schermo. Che ho di sbagliato? Mi si accaldano le guance e non posso evitare di guardargli tra le gambe.
"Ci stai pensando, stai pensando a tutte le cose sporche che potrei farti durante quelle chiamate."
"No, non è vero." Mantengo la mia ostinatezza sul nuovo cellulare e cambio argomento. "Il mio nuovo ufficio è bello, la vista è incredibile."
"Sì?" Il tono di Harry diventa immediatamente tetro.
"Sì, e la vista dalla sala pranzo è anche meglio. L'ufficio di Trevor ha-" Mi blocco dal finire la frase, ma è troppo tardi, Harry mi sta già lanciando occhiatacce, in attesa che finisca.
"Continua."
"L'ufficio di Trevor ha la vista migliore." Gli dico, la mia voce molto più chiara e ferma di quanto mi senta dentro.
"Quanto spesso sei nel suo ufficio, Tessa?" Harry mi guarda di sfuggita, prima di riportare lo sguardo sulla strada.
"Ci sono stata due volte questa settimana. Pranziamo insieme."
"Tu cosa?" Scatta. Sapevo che avrei dovuto aspettare fin dopo cena per parlare di Trevor. O mai, non avrei proprio dovuto parlarne.
"Pranzo con lui, di solito." Ammetto. Sfortunatamente per me, l'auto si è fermata ad un semaforo rosso, lasciandomi senza scampo dallo sguardo di Harry.
"Ogni giorno?"
"Sì."
"C'è una ragione dietro?"
"E' l'unica persona che conosco che ha la pausa pranzo alla mia stessa ora. Kimberly è stata molto impegnata ad aiutare Christian che non ha neanche pranzato questa settimana." Muovo entrambe le mani davanti al viso per aiutarmi nella mia spiegazione.
"Allora fatti spostare la pausa pranzo." Il semaforo diventa verde, ma Harry non muove la macchina finché dei clacson arrabbiati suonano dietro di noi nella fila di traffico.
"Non voglio farmi spostare la pausa pranzo, Trevor è un mio collega, fine della storia."
"Beh," Respira, "io preferirei che tu non pranzassi col fottuto Trevor. Non lo sopporto."
Ridendo, abbasso una mano sulle mie gambe e la poso su quella di Harry, "Ti stai comportando in modo irrazionalmente geloso e non c'è nessun altro con cui posso pranzare, soprattutto quando le altre due donne che condividono la mia stessa pausa pranzo sono state cattive con me per tutta la settimana."
"In che senso sono cattive con te?" Mi lancia un'occhiata laterale mentre cambia corsia senza sforzo.
"Non sono state esattamente cattive. Non lo so, forse sono solo paranoica."
"Cos'è successo? Dimmelo." Mi esorta.
"Niente di serio, ho solo la sensazione di non piacer loro per qualche ragione. Le becco sempre a ridere o sussurrare mentre mi guardano. Trevor ha detto che a loro piace spettegolare e giuro di averle sentite dire qualcosa su come ho ottenuto il lavoro."
"E che hanno detto?" Chiede Harry stizzito. Ha le nocche bianche mentre stringe la presa sul volante.
"Hanno fatto un commento, una cosa tipo: tanto sappiamo come ha ottenuto il lavoro."
"Hai detto loro qualcosa? O a Christian?"
"No, non voglio problemi. Sono lì solo da una settimana e non voglio fare la spia come una ragazzina."
"Il cazzo. Devi dire a queste donne o di andare a farsi fottere o lo dirò io stesso a Christian. Come si chiamano? Potrei conoscerle."
"Non è chissà cosa." Cerco di disinnescare la bomba che mi sono assemblata da sola. "Ogni ufficio ha un gruppo di donne dispettose. È capitato che a quelle nel mio ufficio non piaccio io. Non voglio che si sappia, voglio solo integrarmi e magari farmi qualche amica."
"Cosa non probabile se continui a lasciare che si comportino da stronze e stai col fottuto Trevor tutto il giorno." Si lecca le labbra e fa un respiro profondo.
Faccio un respiro altrettanto profondo e lo guardo, dibattendo se difendere o meno Trevor.
"Trevor è l'unica persona che fa un qualche tipo di sforzo per essere gentile con me e già lo conosco. Ecco perché passo la pausa pranzo con lui." Fisso fuori dal finestrino e guardo la mia città preferita al mondo scorrermi di fianco. "Mi manca un sacco Liam." Aggiungo, quando Harry non risponde.
"Anche a lui manchi, e anche a tuo padre."
"Mi manca anche lui, voglio sapere come sta, ma se faccio una domanda, questa porterà ad altre trenta, sai come sono." La preoccupazione mi si sparge nel petto e faccio del mio meglio per spingerla via e chiuderla a chiave.
"Lo so, ecco perché non risponderò."
"Come sta Karen? E tuo padre? È triste che loro due mi manchino più dei miei genitori?" Chiedo ad Harry.
"No, considerando chi sono i tuoi genitori." Arriccia il naso. "Per rispondere alla tua domanda, stanno bene, credo. Non ci faccio molta caso."
"Spero di iniziare a sentirmi a casa quanto prima in questo posto." Dico senza pensare, e affondo nel sedile di pelle.
"Finora non sembra piacerti Seattle, quindi che diavoli ci fai qui?" Harry ferma la mia auto nel parcheggio di un piccolo edificio. Sul davanti c'è un'enorme insegna gialla che promette un cambio d'olio in quindici minuti e servizio amichevole.
Non so come rispondergli. Ho paura di condividere le mie paure e i miei dubbi sul mio recente trasferimento con Harry. Non perché non mi fidi di lui, ma perché non voglio che li usi come scusa per spingermi ad andarmene. Potrebbe davvero essermi utile un discorso d'incoraggiamento al momento, preferisco il silenzio al 'te l'avevo detto', cosa che probabilmente sentirei da Harry.
"Non è che non mi piace, è solo che non ci sono ancora abituata. È passata solo una settimana e sono abituata alla mia routine e a Liam, e a te." Spiego.
"Parcheggio e ci vediamo dentro." Dice Harry, senza dire una parola sulla mia risposta.
Con un cenno del capo, scendo dalla macchina e mi affretto ad uscire dal freddo ed entrare nel piccolo negozio di meccanica. L'odore di gomma bruciata e caffè stantio riempie la sala d'attesa. Sto guardando la fotografia incorniciata di un'auto antica, quando sento la mano di Harry poggiarsi sulla parte bassa della mia schiena.
"Non dovrebbe volerci troppo." Mi dice e prende la mia mano nella sua per guidarmi verso il divano di pelle polverosa al centro della stanza.
Venti minuti più tardi, Harry e in piedi e cammina avanti e indietro sul pavimento di piastrelle banche e nere. Una campanella risuona nella stanza, segnalando che siamo stati raggiunti da qualcuno.
"L'insegna fuori dice cambio d'olio in quindici minuti." Scatta Harry contro un ragazzo con addosso una tuta macchiata d'olio.
"Sì, infatti." Fa spallucce il ragazzo. La sigaretta infilata dietro l'orecchio gli cade sul bancone, quindi la recupera velocemente con una mano inguantata.
"Mi stai sfottendo?" Ringhia Harry, che ha chiaramente perso la pazienza.
"E' quasi fatta." Gli assicura il meccanico, prima di uscire dalla sala d'attesa rapidamente come è entrato. Non lo biasimo.
"Non fa niente, non andiamo di fretta." Mi giro verso Harry e mi alzo.
"Sta sprecando il mio tempo con te. Ho meno di ventiquattro ore con te e lui le sta fottutamente sprecando."
"Non fa niente." Attraverso la stanza e mi metto davanti a lui. Infilo le mani nelle tasche del giaccone di Christian e lui preme le labbra in una linea sottile per fermare il suo cipiglio dal trasformarsi in un sorriso.
"Se tra dieci minuti non hanno finito, io non pago per questa merda." Minaccia e io scuoto la testa prima di affondarla nel suo petto. "E non ti scusare per me col tizio," Mette il pollice sotto il mio mento e mi fa alzare la testa verso di lui. "So che vuoi farlo." Mi da un bacio leggero sulle labbra e io mi ritrovo avida e ansiosa di avere di più.
E' già stato dimostrato in passato che gli argomenti di discussione che abbiamo affrontato in auto sono tasti dolenti per noi, eppure abbiamo fatto tutto il tragitto senza urlarci contro. Sono sorprendentemente contenta per questo, o forse sono le braccia di Harry intorno alla mia vita, o forse il suo solito odore di menta mescolato col profumo di Christian che ha preso in prestito.
Qualsiasi sia il motivo, sono consapevole del fatto che siamo le uniche persone in attesa nel piccolo negozio, e sono sorpresa dall'aperta affezione di Harry quando mi bacia di nuovo, questa volta le sue labbra premono più forte e caccia la lingua per incontrare la mia. Le mie mani si infilano tra i suoi capelli e gli tiro gentilmente le punte, facendolo gemere e stringere la presa sulla mia vita. Porta il mio corpo estremamente vicino al suo, la sua bocca che ancora reclama la mia, finché non scatta il suono stridulo della campanella, che mi fa saltare via da Harry e mi passo le mani sul cappellino, lisciandolo solo per il nervosismo.
"Tutto fatto." Annuncia il trascinatore di sigarette di qualche minuto fa.
"Era ora." Commenta rudemente Harry e prende il portafoglio dalla sua tasca posteriore, lanciandomi un'occhiataccia quando faccio lo stesso.
..
POV di Harry.
"Non mi stava guardando." Cerca di convincermi quando finalmente raggiungiamo la macchina che sono stato costretto a parcheggiare nel punto più lontano possibile dal ristorante.
"Stava ansimando sulla lasagna. C'era una striscia di bava a provarlo." Gli occhi dell'uomo erano incollati a Tessa per tutto il tempo, mentre io cercavo di godermi il nostro piatto di pasta fin troppo costoso e fin troppo condito.
Voglio insistere di più, ma lascio perdere. Lei non ha neanche notato le attenzioni dell'uomo, era troppo impegnata a sorridere e parlare con me, per guardarlo una seconda volta. Io mi sono comportato abbastanza bene oggi, è ovvio che l'ha notato anche lei.
I suoi sorrisi sono luminosi e sinceri, la sua pazienza con i miei commenti infastiditi sull'attesa troppo lunga per un tavolo è stata notevole, e sembra trovare sempre un modo per toccarmi. Una mano sulla mia, un leggero sfioramento delle dita sul mio braccio, la sua mano morbida che mi sposta i capelli fin troppo cresciuti dalla fronte, mi tocca costantemente e mi sento come un fottuto bambino a Natale. Se sapessi davvero com'è essere emozionati per Natale da bambini.
Accendo il riscaldamento dell'auto al massimo, volendo farla riscaldare il più velocemente possibile. Ha il naso e le guance di un'adorabile sfumatura di rosso e non posso evitare di abbassarmi e far scorrere una mano fredda sulle sue labbra tremanti.
"Beh, è un peccato che pagherà così tanto per quella lasagna allora, eh?" Ridacchia, dopo che il momento per una battuta di risposta è passato. Mi allungo verso di lei per mettere a tacere il suo commento scadente premendo la mia bocca sulla sua.
"Vieni qui." Gemo. La attiro gentilmente sulle mie gambe dalle maniche della sua giacca viola. Lei non protesta, supera la piccola barriera dei braccioli e mi sale in braccio. La sua bocca è stabile sulla mia e io sostengo possessivamente il mio reclamo su di lei, tirando il suo corpo quanto più vicino possibile è permesso da questa piccola auto. Lei ansima quando tiro la leva del sediolino per farlo abbassare e il suo corpo ricade sul mio.
"Sono ancora indolenzita." Mi dice e io mi allontano gentilmente da lei.
"Volevo solo baciarti." Le dico.
È vero. Non che rifiuterei di fare l'amore con lei nel sedile anteriore della sua auto, ma non era quello che avevo in mente.
"Io però voglio." Ammette timidamente, girando leggermente la testa per nascondersi alla mia vista.
"Possiamo andare a casa, beh, da te-"
"Perché non qui?"
"Pronto? Tessa?" Sventolo la mano davanti al suo viso e lei mi guarda perplessa. "Hai visto Tessa da qualche parte, perché questa donna ormonale, maniaca del sesso che si dimena sulle mie gambe, di sicuro non è lei." Scherzo e lei finalmente ci arriva.
"Non sono una maniaca del sesso." Si imbroncia, spingendo il labbro inferiore fuori e io mi alzo per prenderlo tra i denti. I suoi fianchi si muovono contro i miei e io squadro l'intero parcheggio. Il sole ha già iniziato a tramontare, l'aria pesante e il cielo annuvolato fanno sembrare l'orario ancora più tardo di quanto sia in realtà. Il parcheggio però è quasi pieno di auto, e l'ultima cosa che voglio è che qualcuno ci veda scopare in macchina. "Sono stressata, e tu sei stato via, e io ti amo." Toglie la bocca dalla mia e percorre il mio collo con le labbra. Nonostante l'assurdo calore che sta uscendo dalle ventole, sono percorso da un brivido, e lei abbassa una mano tra di noi per toccarmi attraverso i jeans. "Okay, forse sono un po' ormonale, è quasi.. sai, quel periodo." Sussurra le ultime due parole come se fossero uno sporco segreto.
"Oh, adesso capisco." Ghigno, architettando battute volgari nella mia testa per prenderla in giro per tutta la settimana, come faccio ogni mese.
Lei mi legge nel pensiero, "Non dire una parola." Mi riprende, stringendo e massaggiando gentilmente il mio pene, mentre la sua bocca si muove contro il mio collo.
"Allora smetti di fare quello che sai facendo, prima che vengo nei pantaloni. L'ho già fatto troppe volte da quando ti ho conosciuta."
"Sì, è vero." Morde la mia carine e i miei fianchi mi tradiscono alzandosi per incontrare i suoi movimenti.
"Torniamo, se qualcuno ti vede così, a cavalcioni su di me nel bel mezzo di un parcheggio, potrei doverlo uccidere."
Pensierosamente, Tessa si guarda intorno, sondando il terreno e vedo la realizzazione del posto in cui ci troviamo penetrare in lei. "Okay." Si imbroncia di nuovo e torna sul sedile del passeggero.
"Guarda come sono cambiate le carte." Sussulto quando la sua mano si chiude di nuovo su di me e stringe.
"Guida." Sorride dolcemente, come se non avesse appena quasi provato a castrarmi.
"Supererò ogni semaforo rosso, così arriviamo a casa e posso darti la tua ricompensa." Scherzo. Lei alza gli occhi al cielo e poggia la testa contro il finestrino.
Quando raggiungiamo il primo semaforo rosso, è profondamente addormentata. Allungo un braccio per assicurarmi che sia ancora al caldo, piccole gocce di sudore sono sparse sulla sua fronte, quindi interrompo immediatamente la fonte di calore.
Decido di godermi i leggeri suoni del suo sonno smorzato e prendo la strada più lunga per arrivare dai Vance."Tessa, siamo arrivati." Le scuoto gentilmente la spalla per svegliarla. Apre gli occhi di scatto e li sbatte velocemente per accertarsi della sua posizione.
"E' già così tardi?" Tessa ha la voce assonnata mentre guarda l'orologio sul cruscotto.
"C'era traffico." Le dico.
La verità è che ho girato in tondo nella città, cercando di trovare cos'è che l'ha tanto affascinata. È stata una causa persa. Non sono riuscito a trovare niente attraverso l'aria congelata e il traffico infernale. L'unica cosa che per me aveva senso era la ragazza addormentata a fianco a me. Nonostante le centinaia di palazzi che illuminano la linea dell'orizzonte, lei è l'unica cosa che potrebbe far valere qualcosa questa dannata città.
"Sono ancora stanchissima, penso di aver mangiato troppo." MI fa un mezzo sorriso e mi spinge via quando mi offro di portarla in braccio. Nel momento in cui la sua testa colpisce il cuscino, è di nuovo addormentata. La spoglio attentamente, poggiando la mia t-shirt usata a fianco a lei, nella speranza che quando si svegli, la indossi.
La fisso, le labbra leggermente separate e le braccia avvolte intorno ad una delle mie, come se stesse abbracciando un cuscino invece del mio braccio duro. Non può essere una cosa comoda, ma è lei è profondamente addormentata, e mi stringe come se avesse paura che sparisca.
Penso che, magari, se continuo a non fare casini durante la settimana, verrò ricompensato con periodi come questo ogni fine settimana e questo per me è abbastanza da restarci attaccato finché non possa vederlo anche lei.
..
"Quante volte vuoi chiamarmi?" Abbaio attraverso il telefono. Sta vibrando da tutta la notte e tutta la mattina col nome di mia mamma che lampeggia sullo schermo ogni volta. Tessa continua a svegliarsi, svegliando anche me. Giuro di aver messo il dannato silenzioso l'ultima volta.
"Avresti dovuto rispondere! Ho una cosa importante di cui parlarti." La sua voce è dolce e non riesco a ricordare l'ultima volta che abbiamo parlato.
"Parla allora." Mi lamento e mi alzo per accendere la lampada. La luce di questa piccola lampada è troppo lucente per quest'orario della mattina, quindi tiro la corda per far tornare la stanza al suo originale stato di oscurità.
"Beh, ecco.." Rilascia un respiro profondo. "Io e Robin ci sposiamo." Squittisce nel telefono e io sposto l'apparecchio dal mio orecchio per un momento per salvare il mio udito.
"Okay?"
"Perché non sei sorpreso?" Mi chiede, ovviamente delusa dalla mia reazione.
"Lui mi aveva detto che te l'avrebbe chiesto e avevo pensato avresti detto sì. Di cosa dovrei sorprendermi?"
"Te l'aveva detto?"
"Già."
"Beh, cosa ne pensi?"
"Ha importanza?" Le chiedo.
"Certo che ha importanza, Harry." Sospira mia mamma e io mi metto seduto nel letto. Tessa si agita nel sonno e cerca di raggiungermi.
"In ogni caso, a me non importa. Ero un po' sorpreso, ma che mi importa se ti sposi?" Sussurro, avvolgendo le mie gambe intorno a quelle lisce di Tessa.
"Non ti sto chiedendo il permesso. Volevo solo vedere cosa ne pensavi della cosa, così potevo dirti la ragione per cui ti ho chiamato per tutta la mattina."
"Mi sta bene, ora dimmi."
"Come sai, Robin ha pensato che sarebbe stata una buona idea vendere la casa."
"E?"
"Beh, è venduta. I nuovi proprietari verranno il prossimo mese, dopo il matrimonio."
"Il prossimo mese?" Mi strofino le tempie con l'indice. Non avrei dovuto rispondere a questo dannato telefono a quest'ora.
"Volevamo aspettare fino al prossimo anno, ma nessuno di noi due sta ringiovanendo e con il figlio di Robin che sta per partire per l'università, non c'è periodo migliore di adesso. Dovrebbe iniziare a fare più caldo dalla fine della prossima settimana, giusto in tempo per i primi giorni di primavera. Tu verrai, non è vero? E porterai Tessa?" Divaga.
"Quindi il matrimonio è il prossimo mese o tra due settimane?" Il mio cervello non funziona di mattina così fottutamente presto.
"Due settimane." Risponde.
Cazzo.
"Non penso di potere.." Dico. Non è che non voglia unirmi ai gioiosi festeggiamenti di un amore sigillato e tutta quella merda, ma non voglio andare fino in Inghilterra e so che Tessa non verrebbe con un così breve preavviso, soprattutto visto lo stato della nostra relazione al momento.
"Perché no? Glielo posso chiedere io, se-"
"No." La interrompo. Rendendomi conto che mi sto comportando in modo un po' duro con lei, faccio marcia indietro, "Non ha neanche un passaporto."
E' una scusa, ma è vero.
"Può ottenerne uno in due settimane se glielo spediscono. Ti stai inventando delle scuse." Mi smaschera.
Sospiro, "Non lo so, mamma, dammi un po' di tempo per pensarci. Sono le sette della dannata mattina." Mi lamento e chiudo la chiamata.
Dal fondo del corridoio, sento qualcuno trafficare tra i fottuti mobili. Mi tiro il pesante piumino sulla testa per attutire i rumori di ante che sbattono e l'odioso trillo di una lavastoviglie, ma questi sembrano solo echeggiare sotto il mio rifugio.
"Chi era?" Mi chiede Tessa.
"Mia mamma, torna a dormire, piccola." Mi ridistendo a fianco a lei, attirando il suo corpo al mio petto.
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De TodoParte 3