Capitolo 259

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POV di Harry.
"Stai per svenire, non è vero?" Mi abbasso per sussurrare a Tessa. È pallida e le piccole mani le tremano in grembo. Le raccolgo in una delle mie e le do una stretta rassicurante. Lei mi sorride, un piacevole cambiamento dal cipiglio che ha coperto il suo viso per tutto il tempo dalla biglietteria fino ad ora.
L'agente di sicurezza ci provava con lei, ho riconosciuto quello stupido fottuto ghigno sul suo viso quando lei gli ha sorriso mentre si rimetteva le scarpe. Io ho lo stesso fottuto ghigno. Avevo ogni diritto di mandalo a fanculo, ma ovviamente Tessa non era d'accordo con me ed è per questo che è rimasta incazzata da quando mi ha trascinato via, il mio dito medio in aria verso l'agente. Il suo atteggiamento è solo peggiorato quando ho insistito perché si abbottonasse il cardigan. Il vecchio a fianco a me è un fottuto pervertito ed è fortunato che lei è dalla parte del finestrino e ci sono io che posso proteggerla dai suoi occhi. Essendo Tessa, si è rifiutata di abbottonarsi quella dannata cosa, lasciando le sue tette in vista per tutti. Certo, la maglietta non è così scollata, ma quando si piega, si vede tutto. Lei ha ignorato le mie proteste e sostenuto che non posso controllarla. Non la sto controllando, sto cercando di evitare che gli uomini guardino il suo seno non così piccolo.
"No, sto bene." Risponde immediatamente. I suoi occhi la tradiscono.
"A momenti dovremmo decollare." Guardo l'assistente di volo attraversare la cabina per controllare gli scompartimenti in alto per la terza volta. Sono tutti fottutamente chiusi, signora, diamoci una mossa prima che devo portare Tessa in braccio fuori da questo aereo prima ancora di decollare. In realtà, bloccare il viaggio potrebbe andare in mio favore.
"Ultima possibilità per saltare giù dall'aereo. I biglietti non sono rimborsabili, ma posso sempre aggiungerli sul tuo conto." Le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lei mi rivolge il sorriso più piccolo che abbia mai visto. È ancora incazzata, ma i suoi nervi tesi la stanno facendo ammorbidire nei miei confronti.
"Harry." Piagnucola silenziosamente. Poggia la testa contro il finestrino e chiude gli occhi. Odio vederla così nervosa, mi rende ansioso e già questo viaggio mi mette un eccesso di ansia addosso così com'è. Allungo un braccio e abbasso la tapparella sul suo finestrino, sperando che questo l'aiuti.
"Quanto ancora?" Abbaio impaziente all'assistente di volo quando passa a fianco alla nostra fila.
I suoi occhi si spostano da Tessa a me e alza un sopracciglio in modo snob, "Qualche minuto." Forza un sorriso per il bene del suo lavoro. L'uomo a fianco a me si muove a disagio e vorrei aver comprato un biglietto in più, così non dovrei preoccuparmi di star seduto così vicino ad uno stronzo odioso. Puzza di tabacco stantio.
"E' passato più di qualche-" Inizio. Tessa mette una mano sulla mia, adesso ha gli occhi aperti, supplicanti perché non faccia una scenata. Prendo un respiro profondo, chiudendo gli occhi solo per aggiungere un effetto drammatico, "okay", le assicuro, dando le spalle all'assistente, che quindi continua a camminare lungo il corridoio.
"Grazie." Mima Tessa con la bocca. Invece di poggiare la testa contro il finestrino, la poggia gentilmente contro il mio braccio. Le do una pacca sulla coscia e le faccio segno di alzarsi così che possa mettere il braccio intorno a lei. Si accoccola contro di me e sospira soddisfatta quando stringo gentilmente il braccio intorno al suo corpo. Adoro quel suono.
L'aereo inizia a muoversi lentamente lungo la pista, Tessa serra gli occhi.
Per quando siamo in area, ha alzato la tapparella del suo finestrino e i suoi occhi grigi sono spalancati per lo stupore mentre guarda fuori. "E' meraviglioso." Sorride. Il suo viso ha ripreso colorito. Brilla di emozione ed è dannatamente contagioso. Cerco di combattere il mio sorriso, ma è impossibile mentre lei blatera su come tutto "sembri piccolissimo".
"Vedi, non è stato tanto male. Non ci siamo ancora schiantati." Commento sgradevolmente. Sbuffi e lamenti si spargono nella cabina quasi silenziosa, ma non me ne frega un cazzo. Tessa capisce il mio umorismo, per la maggior parte delle volte almeno, e alza gli occhi al cielo, colpendomi scherzosamente sul petto con un dito.
"Zitto." Mi avverte, facendomi ridacchiare.
Dopo tre ore, è inquieta. Sapevo sarebbe successo, abbiamo visto alcuni dei programmi di merda che la linea aerea sponsorizza e sfogliato la rivista SkyMall due volte, entrambi abbiamo concordato sul fatto che una cuccia per cani a forma di televisione di certo non vale duemila dollari.
"Saranno nove lunghe ore." Le dico.
"Solo sei ora." Mi corregge. Le sue dita scorrono sul tatuaggio a forma di ancora sul mio polso.
"Solo sei." Ripeto. "Riposati."
"Non ci riesco."
"Perché?"
Mi guarda, "Cosa pensi stia facendo mio padre?" Merda. "Cioè, lo so che Liam è stato con lui l'ultima volta, ma stavolta staremo via per cinque giorni." Cazzo.
"Starà bene." Si incazzerà, ma supererà la cosa e ringrazierà Tessa.
"Sono contenta che abbiamo rifiutato l'offerta di tuo padre." Fottuto diavolo.
"Perché?" Tossisco, studiando il suo viso.
"E' troppo costoso."
"E?"
"Non mi sento a mio agio con l'idea che tuo padre spenda quella somma di denaro per mio padre. Non è una sua responsabilità e non sappiamo neanche per certo se mio padre è-"
"E' un tossicodipendente, Tessa." La interrompo. So che non vuole ancora ammetterlo, ma sa che è vero, "E mio padre può anche pagare."
Devo chiamare Liam appena atterriamo per sapere come è andato l'"intervento". Per quanto speri che il suo stronzo di un padre abbia accettato, mi sento in colpa per il fatto che lei non sia stata coinvolta. Ho passato ore a dare pugni e calci a quel sacco in palestra, ponderando questa merda. Alla fine, la soluzione era semplice. O Richard porta il suo culo in riabilitazione a spese di mio padre, o è fuori dalla vita di Tessa per sempre. Non accetterò che la sua fottuta dipendenza sia un peso per lei, io le causo già abbastanza fottuti problemi e se qualcuno deve farla stressare, quello sono io. Ho mandato Liam a farlo, a dirgli che doveva scegliere l'una o l'altra, non poteva averle entrambe. Ho immaginato che se l'avesse fatto Liam non sarebbe diventata una situazione violenta, mentre non posso dire lo stesso di me. Per quanto mi faccia incazzare che sarà mio padre ad aiutare Tessa, dato che è lui a pagare, non potevo rifiutare. Volevo, ma non potevo.
"Non lo so." Sospira, guardando fuori dal finestrino, "Devo pensarci." Troppo tardi.
"Beh.." Inizio, lei si acciglia per il tono della mia voce.
"Che hai fatto?" Stringe gli occhi e si allontana da me. Non può andare lontano, è bloccata su questo aereo con me.
"Ne parliamo dopo." Lancio un'occhiata all'uomo a fianco a me. Questi sediolini dovrebbero davvero avere più spazio tra loro. Se il bracciolo tra me e Tessa non fosse alzato, sarei seduto in braccio al tizio.
"L'hai mandato in riabilitazione, non è vero?" Sussurra con forza, attenta a non fare una scenata.
"Io non l'ho mandato da nessuna parte." E' vero. Non so se ha accettato di andare o no.
"Ma ci hai provato, no?"
"Forse." Ammetto. Lei scuote la testa incredula e poggia la testa sul poggiatesta, fissando il nulla. "Sei incazzata, eh?" Le chiedo.
Mi ignora. "Theresa." La mia voce è troppo alta ed ha l'effetto desiderato su di lei. Apre gli occhi di scatto e gira la testa verso di me.
"Non sono arrabbiata." Sussurra, "Sono solo sorpresa e sto cercando di capire come mi sento al riguardo, okay?"
"Okay." La sua reazione è stata migliore di quanto mi fossi aspettato.
"Non sopporto quando mi nascondi le cose, lo fai tu, lo fa mia madre, non sono una bambina. Sono in grado di gestire le cose che mi succedono, non pensi?"
Mi blocco dal dire la prima cosa che mi passa per la testa, sto migliorando sempre di più in questa merda, "Sì." Rispondo con calma, "Ma questo non significa che non proverò a filtrare queste cazzate per te." I suoi occhi si addolciscono e annuisce.
"Lo capisco, ma ho bisogno che la smetti di nascondermi le cose. Tutto ciò che comprende te, Liam o mio padre, voglio saperlo. Finisco comunque sempre per scoprirlo, perché prolungare l'inevitabile?" Mi chiede.
"Okay." Concordo senza elaborare, "Da adesso in poi non ti nasconderò più un cazzo." Questo non include le cose giù successe, sto solo concordando sul fatto che da questo momento in poi cercherò di non tenerla allo scuro.
Un barlume di emozione si muove sul suo viso ma non riesco a decifrarlo, quasi penso sia senso di colpa, "A meno che non sia qualcosa che è meglio non sappia." Aggiunge dolcemente. Okay?
"Di che genere di cose parliamo?" Le chiedo.
"Quelle cose che sto meglio senza sapere non contano. Per esempio, il fatto che il mio ginecologo è un maschio." Mi informa.
"Cosa?" Che il dottore di Tessa potesse essere un uomo non mi era mai passato per la testa, tutto questo tempo avevo dato per scontato fosse una femmina.
"Vedi, stavi meglio senza saperlo, non è vero?" Non sta neanche cercando di nascondere il suo sorrisetto del cazzo per la mia irritazione e gelosia.
"Avrai una nuova dottoressa."
Lei scuote lentamente la testa, dicendomi che non farà nulla del genere. Mi allungo verso di lei e le sussurro all'orecchio, "Sei fortunata che i bagni su questo coso sono troppo piccoli per scopartici dentro." Il suo respiro si blocca e stringe immediatamente le cosce. Adoro la sua reazione alla mia bocca, è sempre istantanea. Devo distrarla e cambiare argomento per la sanità di entrambi.
"Ti spingerei contro la porta e ti scoperei contro il muro." Alzo ancora di più la mano sulle sue cosce chiuse, "Ti coprirei la bocca per smorzare le tue urla," Deglutisce, "sarebbe fottutamente bellissimo, le tue gambe avvolte intorno alla mia vita, le tue dita a tirarmi i capelli." Spalanca gli occhi, le pupille dilatate, e cazzo, vorrei che i bagni non fossero così dannatamente piccoli. Letteralmente, non posso allargare le braccia in quello spazio minuscolo. Col fatto che ho pagato più di mille dollari a biglietto, penseresti che posso almeno scoparmi la mia ragazza in quel dannato bagno durante il lungo volo.
"Stringere le gambe non farà sparire il dolore." Continuo nel suo orecchio. Abbasso il suo tavolino così da poter portare la mano in cima tra le sue cosce, "Solo io posso." Le ricordo. Lei sembra sul punto di venire solo per le mie parole, "Il resto del volo sarà abbastanza scomodo per te, con le mutandine zuppe e tutto." Le do un bacio sotto l'orecchio, usando la lingua per stuzzicarla di più e l'uomo a fianco a me tossisce.
"Problemi?" Gli chiedo, non me ne fotte un cazzo se ha sentito qualcosa di quello che le ho detto. Lui scuote velocemente la testa e riporta l'attenzione sull'e-book nella sua mano, mi sporgo, notando il primo paragrafo della pagina poco illuminata. Leggo il nome "Holden", che mi fa immediatamente ridacchiare. Solo a pretenziosi uomini di mezza età e hipster barbuti può davvero piacere leggere Il giovane Holden. Cosa c'è di così affascinante in un fottuto adolescente eccessivamente privilegiato e stalker? Niente.
"Devo continuare?" Torno da Tessa, che ora sta ansimando.
"No." Alza il tavolino, chiudendolo, e mettendo fine al mio divertimento.
"Solo altre cinque ore." Le sorrido, ignorando quanto sono duro al pensiero di quanto dev'essere bagnata lei in questo momento.
"Sei uno stronzo." Sussurra, il sorriso che amo sulle sue labbra.
"E tu mi ami." Controbatto, facendo crescere quel sorriso.
...
Muoversi all'interno dell'aeroporto di Heathrow non è stato male quanto pensavo. Abbiamo avuto le nostre valige in fretta, Tessa è stata silenziosa per la maggior parte del tempo, la sua mano nella mia l'unica rassicurazione di cui avevo bisogno per sapere che non era troppo dispiaciuta per la merdata della riabilitazione. L'auto in affitto era pronta per noi e ho guardato divertito Tessa andare dal lato sbagliato della macchina.
Quando arriviamo a Hampstead, si è addormentata. Ha provato a restare sveglia e guardare fuori dal finestrino, assorbendo tutto, ma non è riuscita a tenere gli occhi aperti. La vecchia cittadina ha lo stesso aspetto che aveva l'ultima volta che ci sono stato, ma certo che è così, perché non dovrebbe? Sono passati solo pochi mesi. Per qualche ragione mi sentivo come se nel momento in cui avessi superato il cartello di benvenuto nella città con Tessa sul sedile del passeggero, al suo arrivo il villaggio si sarebbe trasformato in qualche modo.
Superando le case storiche e i musei, finalmente arrivo nella comune parte residenziale della città. Al contrario delle credenze popolari, non tutti ad Hampstead vivono in una storica casa signorile e nuotano nella ricchezza. E questo è più che chiaro appena entro nel viale sterrato di mia mamma. La vecchia casa sembra poter crollare in ogni momento ormai, e sono contento di vedere il cartello "Venduto" sul prato. La casa del suo futuro marito, giusto a fianco a questa, è in condizioni molto migliori di questa merda ed è il doppio della grandezza.
"Tessa." La richiamo dal sonno profondo. Probabilmente ha sbavato su tutto il dannato finestrino.
Mia mamma appare sull'entrata solo qualche secondo dopo che i fari brillano attraverso le finestre. Spinge la porta e si affretta lungo i piccoli scalini come una pazza. Tessa apre gli occhi e li focalizza sua mia mamma, che ora sta tirando la maniglia della portiera del passeggero per arrivare a lei. Cos'è questa cosa che Tessa piace a tutti così tanto?
"Tessa! Harry!" La voce di mia mamma è alta e fin troppo emozionata mentre Tessa si slaccia la cintura di sicurezza e scende dall'auto. Si scambiano abbracci e saluti femminili mentre io prendo le valige dal portabagagli.
"Sono così contenta che siete qui." Sorride mia mamma, asciugandosi una lacrima dagli occhi. Sarà un lungo fine settimana.
"Anche noi." Tessa risponde anche per me e permette a mia mamma di tirarla dalla mano verso la piccola casa.
"A me non piace il tè, quindi non ci sarà nessun stereotipato benvenuto inglese, ma ho fatto del caffè. So che lo amate entrambi." Bisbiglia mia mamma.
Tessa ride, ringraziandola. Mia mamma sta tenendo le sue distanze da me, ovviamente nel tentativo di non farmi incazzare durante il fine settimana del suo matrimonio. Le due donne spariscono in cucina e io prendo le scale verso la mia vecchia camera per liberarmi di queste valige. Sento le loro risate espandersi per la casa e cerco di convincermi che durante questo fine settimana non succederà niente di catastrofico. Andrà tutto bene.
La camera è vuota a parte per il mio letto matrimoniale e un comò. Il parato è stato strappato, lasciando un orribile scia di colla sulla superfice. Ovviamente mia mamma sta cercando di preparare il posto per il nuovo proprietario, ma non sembra stia facendo un lavoro troppo buono col togliere i parati.
POV di Tessa.
"Non ci credo che siete venuti entrambi." Mi dice Anne. Mi passa una tazza di caffè, nero, proprio come piace a me e io sorrido per la sua gentilezza. È una bellissima donna con gli occhi e il sorriso di Harry, ed indossa una tuta blu scuro.
"Sono così contenta che ce l'abbiamo fatta." Le dico. Guardo l'orologio sul forno, sono già le dieci di sera. Il lungo volo e il fuso orario mi hanno sfinita.
"Anch'io. Se non fosse per te, so che lui non sarebbe qui." Mette una mano sulla mia.
Non sapendo cosa rispondere, sorrido. Lei comprende il mio disagio e cambia argomento, "Com'è andato il volo? Harry si è comportato bene?" La sua risata è gentile e non me la sento di dirle che suo figlio si è comportato da completo tiranno durante il controllo della sicurezza e per metà del viaggio.
"Non male." Prendo un sorso del caffè fumante giusto appena Harry ci raggiunge in cucina. La casa è vecchia e angusta, troppe pareti racchiudono troppo poco spazio. L'unica decorazione sono delle scatole marroni per il trasferimento impilate nell'angolo, ma mi sento stranamente a mio agio e rilassata nella casa d'infanzia di Harry. Capisco dall'espressione sul suo viso quando si abbassa per passare sotto l'arco che collega la cucina al corridoio che lui non la pensa allo stesso modo. Queste pareti conservano troppi ricordi per lui e io inizio immediatamente a provare disprezzo per questo posto.
"Cos'è successo ai parati?" Harry indica il muro.
"Li stavo togliendo per ridipingere per la vendita, ma i nuovi proprietari vogliono comunque demolire la struttura. Vogliono ricostruire interamente una nuova casa sul lotto." Spiega sua madre. Mi piace l'idea che la casa venga demolita.
"Bene, è comunque una casa di merda." Borbotta Harry e prende la mia tazza di caffè per prenderne un sorso. "Sei stanca?" Si gira verso di me.
"Sto bene." Dico, pensandolo davvero. Mi piace l'umorismo di Anne e la sua calda compagnia. Sono stanca, ma c'è un sacco di tempo per dormire, è ancora presto.
"Io sto a casa di Robin, ma ho pensato che tu non avresti voluto."
"Ovviamente no." Risponde Harry. Mi riprendo la tazza, supplicandolo silenziosamente di essere educato con sua madre.
"Comunque," Anne ignora il suo commento rude, "ho dei piani per lei domani, quindi spero tu possa tenerti occupato." Dice. Mi ci vuole un momento per rendermi conto che si riferisce a me.
"Che tipo di piani?" Harry non sembra compiaciuto all'idea.
"Solo delle cose prematrimoniali, ho un appuntamento per noi alla spa in città e mi piacerebbe moltissimo se lei potesse venire con me alla mia ultima prova per scegliere il vestito."
"Certo." Dico, nello stesso momento in cui Harry chiede, "Quanto tempo ci vorrà?"
"Solo il pomeriggio, ne sono sicura." Assicura Anne a suo figlio, "Ma solo se tu vuoi venire, Tessa. Non sei costretta, ho solo pensato che sarebbe stato carino passare un po' di tempo insieme mentre sei qui."
"Mi piacerebbe moltissimo." Le sorrido. Harry non protesta, il che è un bene, perché avrebbe perso.
"Ne sono contenta." Sorride. "La mia amica Susan ci raggiungerà per pranzo. Muore dalla voglia di conoscerti, non crede che tu esista, lei-" Harry inizia ad affogarsi con il caffè, interrompendo la frase di sua madre.
"Susan Kingsley?" Guarda Anne, le spalle tese e la voce instabile.
"Sì, beh, il suo cognome non è più Kingsley, si è risposata." Anne lo guarda e non posso fare a meno di sentirmi come un'estranea nella conversazione tra madre e figlio.
Harry sposta lo sguardo tra sua madre e il muro prima di girare i tacchi e lasciarci sole in cucina.
"Io adesso vado a fianco per dormire, se hai bisogno di qualcosa, fammi sapere." L'emozione nella sua voce è svanita, sembra prosciugata. Si abbassa e mi da un bacio veloce sulla guancia, prima di aprire la porta sul retro ed uscire.
Io resto da sola in cucina qualche altro minuto per finire il caffè, il che è inutile dato devo andare a dormire, ma lo finisco comunque e sciacquo la tazza nel lavandino, prima di salire le scale per cercare Harry. Il corridoio al piano di sopra è vuoto, parati strappati sono in equilibrio precario ai lati dello stretto corridoio e non posso evitare di mettere a confronto l'enorme casa di Ken con questa, le differenze sono impossibili da ignorare.
"Harry?" Lo chiamo. Tutte le porte sono chiuse e non mi sento a mio agio ad aprirle senza sapere cosa c'è dall'altro lato.
"Seconda porta." Risponde. Seguo la sua voce verso la seconda porta alla fine del corridoio e la apro. La maniglia si inceppa e devo usare il piede per far smuovere il legno.
Quando entro, Harry è seduto sul bordo del letto con la testa tra le mani. Alza lo sguardo su di me mentre vado verso di lui, "Che succede?" Gli chiedo, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli disordinati.
"Non avrei dovuto portarti qui." Dice, cogliendomi di sorpresa.
"Perché?" Mi siedo sul letto a fianco a lui, tenendo qualche centimetro di distanza tra i nostri corpi.
"Perché," sospira, "non avrei dovuto e basta." Si stende sul materasso e si mette un braccio sul viso così che io non possa leggere la sua espressione.
"Harry.."
"Sono stanco, Tessa, vai a dormire." La voce è attutita dal braccio e so che questo è il suo modo di chiudere la conversazione.
"Non ti cambi?" Insisto, non volendo andare a letto senza la sua maglietta.
"No." Rotola sulla pancia e allunga un braccio per spengere la luce.

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