POV di Tessa.
Il viaggio è stato terribile proprio quanto mi ero aspettata. La strada sembrava non finire mai, ogni striscia gialla era uno dei suoi sorrisi, uno dei suoi cipigli. Ogni infinita fila di traffico sembrava deridere ogni mio errore ed ogni auto sulla strada era ancora un altro estraneo, un'altra persona con i suoi problemi. Mi sentivo sola, nella mia piccola auto, allontanandomi sempre di più da dove volevo essere.
Sono una stupida anche solo per provare a combattere? Riuscirò ad essere forte abbastanza da combattere la corrente stavolta? O almeno, voglio farlo?
Quali sono le possibilità che questa volta, tra quelle che sembrano cento, sarà diversa? Sta utilizzando le parole che ho sempre voluto sentirgli dire per disperazione perché ha capito quanto mi sono distaccata?
La mia testa sembra un romanzo di mille pagine pieno di pensieri profondi, chiacchiere inutili e un mucchio di stupide domande a cui non ho neanche una risposta.
Quando mi sono fermata davanti casa di Kimberly e Christian solo pochi minuti fa, la tensione sulle spalle era quasi insopportabile. Riuscivo letteralmente a sentire i muscoli sotto la pelle tendersi al punto di strapparsi e mentre adesso sono in piedi in salotto, in attesa che Kimberly raggiunga me e Smith, quella tensione continua a crescere.
"Ha detto che scende appena finisce di strofinare la gamba di mio padre." Smith storce il naso, disgustato.
Non posso evitare di ridere per il bimbo con le fossette, "Okay. Grazie." Gli dico. Si siede sul bordo del divano senza una parola.
Si concentra sull'oggetto che ha in mano e io mi concentro su di lui. Il fratellino di Harry. È un'idea talmente strana che questo bambino adorabile a cui, per qualche ragione, io sembro non piacere, è stato il fratello di Harry sin dall'inizio. Devo dire che ha senso, è sempre stato così curioso su Harry e sembrava piacergli la sua compagnia, mentre per la maggior parte delle persone non è così.
"Dov'è il tuo Harry?" Mi chiede, beccandomi a fissarlo. Il tuo Harry. Sembra che ogni volta che mi pone questa domanda, il mio Harry è lontano. Stavolta, più lontano che mai.
"Lui-" Inizio, ma Kimberly entra nella stanza, precipitandosi verso di me a braccia aperte. Indossa tacchi e trucco. Suppongo che il mondo esterno sia continuando a girare anche se il mio si è fermato.
"Tessa!" Strilla, avvolgendo le braccia intorno alle mie spalle e stringendo così forte da farmi tossire.
"Dio! Quanto tempo!" Stringe ancora una volta, prima di staccarsi e trascinarmi in cucina per il braccio.
"Come vanno le cose?" Le chiedo e salgo sullo stesso sgabello di sempre. Lei è in piedi davanti al bancone e si passa le mani tra i corti capelli biondi, tirandoli e legandoli in una crocchia disordinata sulla cima della testa.
"Beh, siamo tutti sopravvissuti a quel dannato viaggio a Londra. A stento, ma ce l'abbiamo fatta." Fa una smorfia e io la imito.
"Come sta la gamba del signor Vance?"
"Il signor Vance?" Ride. "Basta con questa storia. Direi che puoi anche chiamarlo Christian, o Vance." Ride. "La gamba sta guarendo, per fortuna, il fuoco ha colpito per lo più i vestiti, non la pelle." Si acciglia, e un brivido mi scuote le spalle.
"Tu come stai? Mi dispiace per tuo padre, avrei dovuto chiamarti di più. Solo che sono stata occupata a cercare di capire tutta questa situazione." Kimberly allunga un braccio sul bancone di granito e mette una mano sulla mia.
"No, no. Non scusarti. Hai avuto così tanti problemi. Io comunque non ero la migliore delle compagnie. Ero fuori di testa, letteralmente." Cerco di ridere, ma persino io mi rendo conto di quanto risulti falso e goffo.
"Lo vedo." Mi guarda sarcasticamente. "Che ti prende?" Agita le mani davanti a me e io abbasso lo sguardo sulla mia felpa sciatta e i jeans sporchi.
"Non lo so, sono state due lunghe settimane." Faccio spallucce e mi sistemo i capelli non spazzolati dietro le orecchie.
"E' ovvio che stai attraversando di nuovo un brutto periodo. Harry ha di nuovo fatto qualcosa? O è sempre la stessa storia di Londra?" Kimberly inarca un sopracciglio, ricordandomi di quanto le mie debbano essere rovinate. Cerette e pinzette sono state lontanissime dai miei pensieri, ma Kimberly è una di quelle donne che ti fa venir voglia di essere carina tutto il tempo, proprio come lei.
"Non esattamente. Beh, ha semplicemente fatto ciò che fa sempre, ma finalmente gli ho detto che abbiamo chiuso." Riesco a vedere lo scetticismo nei suoi occhi azzurri. "Dico davvero. Sto pensando di trasferirmi a New York."
"New York? Che diavolo? Con Harry?" Spalanca la bocca per lo stupore. "Oh, non ci pensare, mi hai appena detto che avete rotto." Si sbatte drammaticamente una mano sulla fronte.
"Con Liam, lui andrà alla NYU e mi ha chiesto di seguirlo. Mi prenderò un semestre di pausa e si spera riuscirò ad entrare il prossimo."
"Wow, ho bisogno di un minuto." Ride.
"E' un grande cambiamento. Lo so. È solo che.. beh, ho bisogno di andare via da qui e Liam lo sta già facendo e io ne ho davvero bisogno." E' folle, completamente folle, trasferirsi così dall'altra parte del paese e la reazione di Kimberly ne è la prova.
"Non devi spiegarmi nulla. Penso sia davvero una buona idea, sono solo sorpresa. Tu, che ti trasferisci dall'altra parte del paese senza un programma o un anno di organizzazione." Kim non cerca neanche di controllare il suo sorrisetto.
"E' stupido, giusto? Vero?" Chiedo, senza sapere neanche cosa spero di sentirmi dire.
"No! Da quando sei insicura di te stessa? Ragazza, so che hai passato un sacco di cose, ma devi riprenderti. Sei giovane, brillante e bellissima. La vita non è così male! Diavolo, prova a ripulire le bruciature del tuo fidanzato dopo che ti ha appena tradita con il suo 'amore perduto' e a fargli da balia mentre tutto ciò che vorresti fare davvero è solo strozzarlo." Fa le virgolette con le dita, alzando gli occhi al cielo.
Non so se vuole essere divertente, ma devo mordermi la lingua per non ridere all'immagine che ha creato nella mia mente.
"Sul serio, va bene essere tristi, ma se lasci che la tristezza controlli la tua vita, non ne avrai mai una." Le sue parole mi colpiscono da qualche parte tra il mio piagnucolare egoistico e i nervi sul trasferimento a New York senza un solido piano.
Ha ragione, ne ho passate tante nell'ultimo anno, ma che bene potrebbe farmi stare così? Sentire la tristezza e il bruciore della perdita ad ogni pensiero? Per quanto amassi la semplicità del non sentire nulla, non mi sentivo me stessa. Mi sentivo scivolare via con ogni pensiero negativo e stavo iniziando a temere che non sarei mai più tornata in me. Continuo a non esserlo, ma magari un giorno?
"So che hai ragione, solo che non so come fermarlo. Mi sento sempre arrabbiata." Stringo i pugni e lei annuisce. "O triste. C'è un sacco di tristezza, e dolore. Non so come separarli e mi stanno mangiando viva, si stanno impossessando della mia mente."
"Beh, non è semplice come l'ho appena fatto sembrare io, ma prima di tutto, devi emozionarti. Ti trasferisci a New York, ragazza! Comportati in modo appropriato. Se te ne vai in giro per le strade di New York con quella faccia da depressa, non ti farai mai degli amici." Sorride, addolcendo le parole.
"E se non ci riesco? Tipo, se mi sentirò così per sempre?"
"Allora ti sentirai così per sempre. Basta, ma non puoi pensarla così. Ho imparato nei miei anni, nei miei troppi anni," Sorride, "ho imparato che le cose succedono e si va avanti. Fa schifo, e fidati, so che si tratta di Harry. Si tratta sempre di Harry, ma tu devi accettare il fatto che lui non ti darà ciò che tu vuoi e necessiti, e cercare di fare del tuo meglio per fingere che lo stai superando. Se puoi ingannare lui e tutti gli altri, alla fine, ci crederai anche tu."
"Pensi che potrei? Sai, superarlo per davvero?" Le chiedo, muovendo nervosamente le dita in grembo.
"Adesso ti mentirò, perché è ciò che hai bisogno di sentirti dire, ora come ora." Kimberly va verso il mobile e prende due bicchieri da vino. "Hai bisogno di sentire un sacco di cazzate ed elogi in questo momento, c'è sempre tempo per affrontare la verità, ma per ora.." Rovista nel cassetto sotto il lavello e prende un cavatappi.
"Per ora, berremo vino mentre io ti racconto ogni tipo di rottura che farà sembrare la tua un gioco per bambini."
"Il film horror?" Le chiedo, sapendo che intende l'opposto.
"No, intelligentona. Sto dicendo che conosco donne che sono state sposate per anni e i loro mariti si sbattevano le loro sorelle. Questo genere di pazzie ti faranno capire che non ti è andata così male." Mi mette davanti un bicchiere pieno di vino bianco e proprio mentre sto per protestare, Kimberly lo alza e me lo porta alle labbra.
Una bottiglia e mezza più tardi, sto ridendo, poggiandomi sul bancone per supporto. Kimberly mi ha raccontato un'intera lista di folli relazioni e io ho finalmente smesso di controllare il mio telefono ogni dieci secondi. Tanto Harry non ha il mio numero, continuo a ricordarmi.
E' di Harry che stiamo parlando, se volesse il numero, troverebbe un modo per averlo. Mi ricorda la mia fastidiosa coscienza. Non riesco a smettere di pensare alla sua conversazione con Ken. Com'è andata? Sta bene? Mi sarei dovuta assicurare che stesse bene, prima di andarmene?
Alcune delle storie che Kimberly mi ha raccontato nell'ultima ora, sembrano troppo assurde per essere vere. Sono sicura che il vino l'ha portata ad aggiungere dei dettagli ad ognuna. Non è possibile che una donna abbia beccato suo marito a letto con sua sorella, poi sua madre e alla fine il loro avvocato di divorzio. E non è possibile che l'abbia inseguito per lo studio legale, lanciandogli le sue scarpe col tacco in testa mentre lui correva, senza pantaloni, per i corridoi.
Sto ridendo, ridendo davvero adesso e Kimberly si mantiene la pancia, sostenendo di aver visto l'uomo alcuni giorni dopo, con un'impronta del tacco della sua futura ex moglie stampata al centro della fronte.
"Non sto scherzando! Fu un casino! La parte migliore di tutta questa storia è che ora si sono risposati!" Sbatte la mano contro il bancone e io scuoto la testa per il volume della sua voce ora che è ubriaca. Sono felice di vedere che Smith ha lasciato noi donne rumorose e bevitrici di vino da sole, e avevo dimenticato che il signor Vance.. Christian vive qui.
"Gli uomini sono degli stronzi. Tutti." Alza il suo bicchiere appena riempito verso il mio, vuoto. "Ma se dobbiamo dire la verità, anche le donne sono delle stronze, quindi l'unico modo per farla funzionare è trovare uno stronzo che riesci a sopportare. Uno che ti renda un po' meno stronza."
Christian sceglie questo momento per immettersi nella cucina. "Tutto questo parlare di stronzi è arrivato fino alla fine del corridoio." Sorride alla sua fidanzata e lei si contorce in imbarazzo come fa sempre quando lui la guarda in quel modo. Ne sono sorpresa. Sapevo lo stesse perdonando, ma non pensavo fosse cosa già fatta o che lei ne fosse tanto felice.
"Scusa." Gli sorride e lui le prende i fianchi, tirandosela in braccio sulla sedia. Mugola quando la sua coscia gli tocca la gamba ferita e lei si riposiziona velocemente sull'altra.
"Sembra peggiore di quanto non sia." Mi dice, quando mi nota spostare lo sguardo tra la sedia di metallo e la carne bruciata sulla sua gamba.
"E' vero. Lui ci sta solo sguazzando." Scherza, colpendogli la fossetta sulla guancia sinistra con un dito. Distolgo lo sguardo.
"Sei da sola?" Mi chiede Vance, ignorando l'occhiataccia che gli manda Kimberly quando le morde il dito. Non riesco a smettere di guardarli, anche se so che io non sarà in quella posizione tanto presto, se non mai più.
"Sì. Harry è tornato a Pullman a casa di suo-" Mi blocco e mi correggo, "di Ken."
Christian sembra deluso e Kimberly ha smesso di lanciargli occhiatacce, mentre il buco dentro di me che nell'ultima ora ero riuscita a coprire sta iniziando a mostrarsi di nuovo al suono del nome di Harry pronunciato ad alta voce.
"Come sta? Vorrei tanto che rispondesse alle mie telefonate, quello stronzo." Mormora Christian e io incolpo il vino mentre mi preparo a scattare con lui.
"Ha molto per la testa al momento." Il mordente nel mio tono è evidente e mi sento immediatamente una stronza. "Scusa. Non volevo dirlo in quel modo, solo che so che ha molti problemi ora come ora. Non voglio essere scortese."
Scelgo di ignorare il sorrisetto sul viso di Kimberly mentre difendo Harry.
Lui scuote la testa, ridendo, "Non fa niente. Me lo merito tutto. So che è così, vorrei solo parlargli, ma so che verrà lui da me quando sarà pronto. Adesso signore, vi lascio, volevo solo capire riguardo cosa fossero tutte le risatine e gli strilli."
Detto ciò, da un bacio veloce ma tenero a Kimberly e va via dalla stanza. Alzo il bicchiere, chiedendo che mi venga riempito. Di nuovo.
"Aspetta, quindi questo significa che non lavorerai più con me? Non puoi lasciarmi con quelle stronzette! Tu sei l'unica che sopporto, a parte la nuova fidanzata di Trevor."
"Trevor ha una fidanzata?" Chiedo, sorseggiando il vino freddo. Kimberly aveva ragione, il vino e le risate mi stanno aiutando. Riesco a sentire me stessa fare capolino fuori da questo guscio, nel tentativo di tornare in vita, cosa che con ogni battuta e storia assurda, trovo sempre un po' più semplice.
"Sì! La rossa! Sai, quella che gestisce i nostri social media?"
Cerco di capire che sia, ma non riesco a vedere oltre il vino che mi balla nella testa. "Non la conosco. Da quanto si frequentano?"
"Solo poche settimane. Ma senti questa," Gli occhi di Kimberly si accendono al pensiero della sua cosa preferita. Pettegolezzi da ufficio. "Christian li ha sentiti insieme."
Prendo un altro sorso, in attesa di spiegazioni.
"Nel senso di insieme, insieme. Nel senso che stavano scopando nell'ufficio di lui! E la cosa ancora più folle è quello che ha sentito," Si ferma per ridere. "Erano eccentrici. Del tipo, Trevor è proprio un tipo cazzuto a letto. Ha sentito roba tipo sculacciate, nomi strani, cose del genere."
Scoppio a ridere come una liceale un po' stordita. Una liceale che ha consumato troppo vino. "Non è vero!" Non riesco ad immaginare il dolce Trevor che sculaccia qualcuno. L'immagine mi fa ridere ancora più forte e scuoto la testa, cercando di non pensarci troppo. Trevor è bello, molto bello, ma è così ben educato e dolce.
"Te lo giuro! Christian è convinto che l'avesse tipo legata alla scrivania o qualcosa del genere, perché quando dopo l'abbiamo visto, ne stava staccando qualcosa dall'angolo!" Agita le mani in aria e io mi ritrovo a cacciare il vino dal naso. Dopo questo bicchiere, ci do un taglio. Dov'è Harry, l'autorità dell'alcol, quando ne ho bisogno?
Harry.
Il cuore inizia ad accelerare e le risate a deragliare, finché Kimberly non aggiunge un altro dettaglio alla storia.
"Non posso crederci. Lui è così dolce e gentile. Non potrebbe mai legare una donna ad una scrivania per farlo." Aggiungo. Proprio non riesco ad immaginarmelo. La mia mente traditrice e controllata dal vino inizia a riprodurre delle immagini che comprendono Harry e una scrivania e delle corde e sculacciate.
"E comunque chi fa sesso in ufficio? Mio Dio, quelle mura sono di carta." Dice Kimberly e io sento la mia bocca spalancarsi. Immagini vere, ricordi di Harry che mi piega sulla scrivania mi inondano la mente e la mia pelle già accaldata si arrossisce e brucia.
Kimberly mi rivolge un sorriso consapevole e butta la testa all'indietro, "Immagino le stesse persone che fanno sesso nelle palestre della gente." Mi accusa con una risatina. La ignoro, nonostante il bruciante imbarazzo che provo.
"Tornando a Trevor." Dico, nascondendo il viso quanto più possibile dietro il bicchiere.
"Sapevo era uno strano. Gli uomini che indossano dei completi eleganti tutti i giorni, sono sempre tipi strani." Conclude.
"Solo nei romanzi erotici." Ribatto, pensando ad un libro che vorrei leggere, ma al quale non sono ancora arrivata.
"Quelle storie dovranno pur arrivare da qualche parte, o no?" Mi fa l'occhiolino. "Continuo a passare davanti all'ufficio di Trevor nella speranza di sentirlo legarla alla scrivania, ma non li ho ancora beccati." La ridicolaggine di tutta questa serata mi fa sentire leggera in un modo in cui non mi sentivo da tanto. Cerco di afferrare questa sensazione e stringerla il più forte possibile al petto, non voglio che scivoli via.
"Chi avrebbe mai detto che Trevor fosse un tale fricchettone, eh?" Muove le sopracciglia su e giù e io scuoto la testa.
"Fottuto Trevor." Dico e aspetto in silenzio che Kimberly scoppi a ridere.
"Fottuto Trevor!" Strilla e mi unisco a lei, pensando alla fonte del nomignolo mentre facciamo a turno per ripeterlo cercando di imitarne al meglio il creatore.
POV di Harry.
Questa giornata è stata lunghissima. Troppo dannatamente lunga, e sono pronto ad andare a dormire. Dopo il cuore a cuore con Ken, sono sfinito. Quello, seguito da Sarah, Sonya, come diavolo si chiama, e Liam che a tavola si scopavano con gli occhi, cosa che mi ha annoiato a morte.
Mi manca Tessa e mi sono incazzato quando ho scoperto che se n'era andata senza dirmelo.
Mi correggo: se n'è andata senza che io lo sapessi. Non deve dirmi un cazzo.
Anche se vorrei, non posso dirlo ad alta voce.
Ho fatto il carino, come ho promesso a Tessa, e ho cenato in silenzio, mentre Karen e mio padre, o qualsiasi cosa sia, mi guardavano cauti, in attesa che esplodessi e gli rovinassi la cena in qualche modo, ma non l'ho fatto.
Sono rimasto in silenzio e ho masticato ogni boccone, ho persino tenuto i gomiti giù da quella specie di tovaglia che Karen pensa aggiunga colori primaverili o una merdata del genere, anche se non è vero. È oscena e qualcuno gliela dovrebbe bruciare quando non guarda.
Mi sento un po' meglio, anche se fottutamente in imbarazzo, dopo aver parlato con mio padre. Trovo divertente il fatto che ora continui a chiamarlo papà, ma da adolescente, riuscivo a malapena a pronunciare il suo nome senza accigliarmi o desiderando che non se ne fosse andato, solo per potergli dare un pugno. Ora che capisco, beh, più meno capisco, come si è sentito e perché ha fatto ciò che ha fatto, posso finalmente lasciar andare un po' della rabbia che ho tenuto dentro così a lungo.
È stato strano sentirla scivolare via dal mio corpo. L'ho letto nei romanzi, lo chiamano perdono, ma non l'avevo mai sentito fino a stasera. Non sono esattamente sicuro che mi piaccia sentirmi così, ma ammetto che mi aiuta a distrarmi dal costante dolore della mancanza di Tessa. In un certo senso.
Mi sento meglio, più felice? Non lo so, ma adesso non riesco a smettere di pensare al futuro. Un futuro dove io e Tessa compriamo un tappeto o qualsiasi cosa facciano le persone sposate. Le uniche persone sposate che conosco che riescono a sopportarsi sono Ken e Karen e non ho idea di cosa facciano. A parte sfornare figli a quarant'anni. Rabbrividisco immaturamente al pensiero e fingo che non stessi pensando alla loro vita sessuale.
Pensare al futuro è molto più divertente di quanto avessi mai immaginato. Non mi sono mai aspettato nulla dal futuro, o dal presente, ho sempre pensato che sarei stato solo, quindi non mi disturbavo ad intrattenere stupidi piani o desideri. Fino ad otto mesi fa, non sapevo potesse esistere qualcuno come Tessa. Non avevo idea che ci fosse un'odiosa bionda che se ne andava in giro, in attesa di capovolgermi la vita rendendomi assolutamente folle e portandomi ad amarla più del mio respiro.
Diavolo, se avessi saputo che era lì fuori, non avrei sprecato il mio tempo a scoparmi ogni ragazza possibile. Prima non ero in fuga o niente del genere, non c'era nessuna forza motrice dagli occhi grigi ad aiutarmi, a guidarmi attraverso la mia vita incasinata, quindi ho fatto troppi errori e ora devo lavorare più duramente della maggior parte delle persone per cercare di aggiustare le cose.
Se potessi cancellare tutto, non avrei toccato nessun altra ragazza. Neanche una. E se avessi saputo quanto bello sarebbe stato toccare Tessa, mi sarei preparato, avrei contato i giorni fino a quando non fosse piombata nella mia stanza in quella casa della confraternita, a toccare la mia roba, quando le avevo chiaramente detto di non farlo.
L'unica cosa che mi tiene un minimo sotto controllo è la speranza che lei ritorni. Che veda che stavolta non mi rimangerò le parole e che stavolta, la sposerò, anche se la dovessi trascinare lungo tutta la navata.
Questo è un altro dei nostri problemi, questi pensieri. Per quanto voglia negarli a lei, adesso non riesco a non sorridere alla visione di lei con addosso un vestito bianco che mi guarda torva, urlandomi contro mentre io la trascino dai piedi sul tappeto della navata mentre una qualche canzone del cazzo viene suonata su un arpa o qualche altro strumento che non usa nessuno al di fuori dei matrimoni o funerali.
Se avessi il suo numero, le scriverei un messaggio solo per assicurarmi che stia bene. Però lei non vuole che lo abbia, l'ho capito e mi ci è voluto molto autocontrollo, dopo cena, per non strappare il telefono a Liam dalla tasca e rubare il numero di Tessa.
Sono disteso in questo letto, a Pullman, quando dovrei essere in macchina verso Seattle. Dovrei, potrei, ne avrei bisogno, ma non posso. Devo darle un po' di spazio o si allontanerà da me ancora di più. Alzo il telefono e scorro le foto di lei nel mio rullino. Se scorrere immagini di ricordi è tutto ciò che avrò per un po', ho bisogno di più foto. Settecento ventidue non sono abbastanza.
Invece di continuare a fare lo stalker ossessivo, scendo dal letto e infilo dei pantaloni. Non penso che Liam o Karen incinta apprezzerebbero di vedermi nudo. Beh, magari sì. Sorrido per i miei pensieri e mi prendo un momento per organizzare un piano. Liam sarà ostinato, lo so, ma è facile fare breccia in lui. Mi urlerà il numero di Tessa verso la seconda battuta che farò sulla sua nuova cotta che lui nega profusamente come un bambino delle elementari.
Busso due volte, concedendogli un giusto avvertimento, prima di aprire la porta. Sta dormendo, disteso di schiena con un libro sul petto. Fottuto Harry Potter. Avrei dovuto saperlo. Come se fosse un segno dall'alto, lo schermo del suo cellulare si illumina sul tavolo e lo prendo. Posso vedere il nome di Tessa e l'inizio di un messaggio. Ruoto il collo, cercando di non permettere alla gelosia di impossessarsi di me.
Perché gli manda un messaggio a quest'ora?
Cerco di indovinare la sua password, ma è più difficile da leggere rispetto a Tessa. La sua era veramente ovvia e comica, sapevo che, come me, avrebbe avuto paura di dimenticarla e avrebbe scelto 1,2,3,4. Quella è la nostra password per tutto. PIN, decoder via cavo, per tutto ciò che richieda dei numeri, noi usiamo sempre quelli.
Vedi, siamo praticamente fottutamente sposati comunque.
"Svegliati, testa di cazzo." Schiaffeggio Liam con un cuscino preso da suo letto, e lui emette un grugnito.
"Vattene."
"Mi serve il numero di tessa." Schiaffo.
"No."
Schiaffo. Schiaffo. Schiaffo più forte.
"Ugh!" Piagnucola, mettendosi seduto. "Va bene. Ti do il numero." Allunga un braccio in cerca del telefono e io glielo metto in mano, guardando i numeri che preme, giusto nel caso potesse servirmi in futuro.
Me lo passa dopo averlo sbloccato e lo ringrazio, dopo aver scritto il numero nel mio telefono. Il sollievo che provo mentre premo Salva è patetico, ma non mi interessa. Gli do un altro schiaffo con il cuscino, per buona misura, e me ne vado dalla stanza.
Penso di sentirlo insultarmi, finché non chiudo la porta, ridendo. Potrei abituarmi a questo sentimento, questa.. specie di speranza, mentre le scrivo una semplice buonanotte e aspetto ansiosamente una risposta. Tutto sembra starsi mettendo al meglio per me, finalmente, e l'ultimo passo è il perdono di Tessa. Ho solo bisogno che un frammento della speranza che lei ha sempre avuto per me ritorni.
*Harrry?* Dice il messaggio. Cazzo, stavo iniziando a pensare mi avrebbe ignorato.
*No, non Harrry. Solo Harry.* Decido di iniziare la conversazione scherzando, anche se vorrei solo supplicarla di tornare da Seattle, o non dare di matto nel caso mi presentassi lì nel bel mezzo della notte.
*Scusa, non so scrivere su questa tastiera. È troppo delicata.* Riesco ad immaginarla stesa nel suo letto a Seattle, con un cipiglio e lo sguardo concentrato mentre usa l'indice per colpire ogni lettera.
*Già, gli iPhone, eh? La tua vecchia tastiera era enorme, quindi capisco il tuo problema.*
Risponde con una faccina sorridente e sono colpito e divertito dall'uso delle emoji. Io le odio fottutamente e mi sono sempre rifiutato di usarle, ma eccomi qui che mi affretto a scaricare quella merda in modo da poterle rispondere anch'io con una faccina sorridente.
*Ci sei?* Mi chiede, proprio mentre gliela mando.
"Sì, perché sei sveglia a quest'ora? Ho visto che hai scritto a Liam.* Non avrei dovuto scriverle questa cosa.
Passa qualche secondo prima che mi invii l'immagine di un minuscolo bicchiere di vino. Avrei dovuto immaginare, era con Kim, dopo tutto.
*Vino, eh?* Scrivo, accompagnato da quella che sembra una faccina sorpresa, penso. Perché esistono così tante di queste dannate cosette? Perché qualcuno dovrebbe mai aver bisogno di inviare l'immagine di una tigre, santo cielo?
Curioso e un po' brillo per le attenzioni che mi sta concedendo, le mando quella dannata tigre e rido quando risponde con un cammello. Rido ogni volta che mi manda una di quelle stupide immagini che non potrebbero mai realmente servire a nessuno.
Adoro il fatto che abbia capito, che abbia capito che le ho inviato quella tigre solo perché non ha un dannato senso, e adesso stiamo giocando a "invia l'emoji più stupida" e io sono qui a ridere al buio, da solo, così forte che mi fa male la pancia.
*Le ho finite.* Dice, dopo più di cinque minuti di partita.
*Anch'io. Sei stanca?*
*Sì, ho bevuto troppo.*
*Ti sei divertita?* Sono sorpreso quando mi rendo conto che voglio dica sì, che si è divertita, anche se io non sono stato parte della sua serata.
*Sì. Tu stai bene? Spero sia andato tutto bene con tuo padre.*
*Sì, magari ne possiamo parlare quando vengo a Seattle?* Accompagno il mio messaggio un po' troppo intraprendente con un cuore e l'immagine di quello che sembra un grattacielo.
*Magari.*
*Mi dispiace essere stato un fidanzato così di merda. Meriti di meglio, ma io ti amo.* Invio il messaggio prima di riuscire a fermarmi. È vero e proprio non posso evitare di dirglielo. Ho fatto l'errore di tenermi sempre dentro i miei sentimenti per lei ed ecco perché adesso dubita delle mie promesse.
*Troppo vino nel mio cervello per questa conversazoin. Christian ha sentito Trevor fare sesso in ufficio.* Alzo gli occhi al cielo per il nome sullo schermo. Fottuto Trevor.
*Fottuto Trevor.*
*Qillo che ho drtto anch'io. Ho dwtto a Kim esayyament la stessa cose.*
*Troppi errori, non riesco a leggere. Vai a dormire, scrivimi domani.* Invio, prima di iniziare un nuovo messaggio. *Per favore. Per favore, scrivimi domani.*
Un sorriso mi striscia sul viso quando lei invia l'immagine di un cellulare, un faccina assonnata e quella dannata tigre.
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