"Mi dispiace averti svegliato." Sussurro a Liam, che si sta ancora strofinando gli occhi.
"Non fa niente." Farfuglia e torna barcollando verso il letto. "Ecco, puoi prendere questo, l'altro è piatto." Mi spinge un cuscino bianco soffice contro il petto.
"Ecco perché ti amo, beh, non è l'unica ragione, ma una delle tante." Sorrido, abbracciando il cuscino e sedendomi sul bordo del letto.
"Perché ti ho dato il cuscino migliore?" Fa un mezzo sorriso, ha un sorriso ancora più adorabile quando è mezzo addormentato.
"No, perché ci sei sempre per me.. e hai i cuscini morbidi." La mia voce è lentissima quando sono ubriaca.. è strano.
"Ti seguirà?" Mi chiede a bassa voce. Si ristende sul letto e si sposta in modo che ci sia spazio anche per me sull'altro lato.
"Non penso." Il momento di divertimento che era arrivato con Liam e i suoi cuscini morbidi è stato rimpiazzato dal dolore che arriva con il pensiero di Harry e le parole che ci siamo scambiati solo qualche momento fa.
Mi stendo sul fianco e guardo Liam. "Ricordi quando hai detto che lui non è una causa persa?" Sussurro.
"Sì."
"Lo credi davvero?"
"Sì." Si ferma. "A meno che non abbia fatto qualcos'altro.."
"No, beh, niente di nuovo. Solo che.. non so se posso farlo ancora. Continuiamo a tornare indietro e non dovremmo. Ogni volta che penso stiamo andando avanti, lui diventa lo stesso Harry che ho conosciuto sei mesi fa. Mi chiama stronza egoista o sostanzialmente mi dice che non mi ama e so che non lo pensa davvero, ma ogni sillaba mi distrugge un po' di più dell'ultima e penso che sto iniziando a capire che questo è davvero ciò che lui è. Non può farne a meno, ma non può neanche cambiare."
Liam mi guarda con un'espressione pensierosa, prima di accigliarsi, "Ti ha chiamata stronza? Stasera?"
Annuisco e lui sospira pesantemente, passandosi una mano sul volto.
"Anche io gli ho detto delle cose offensive." Singhiozzo. La forte combinazione di vino e whisky mi perseguiterà domani, lo so.
"Non dovrebbe insultarti, lui è un uomo e tu una donna. Non va mai bene, Tessa, per favore, non giustificarlo."
"Non lo sto facendo, solo.." E' esattamente quello che sto facendo. "Penso sia tutto per colpa di Seattle, è passato dal farsi un tatuaggio per me e dirmi che non può vivere senza di me, al dirmi che mi insegue solo perché me lo scopo. Oddio! Scusa!" Mi copro il viso con le mai. Non posso credere di averlo detto davanti a Liam.
"Non fa niente, hai appena ripescato le tue mutandine dalla vasca idromassaggio, ricordi?" Sorride, alleggerendo la conversazione, e spero che nel buio non possa vedere la mia espressione umiliata.
"Questa gita è stata un disastro." Scuoto la testa, premendola contro il cuscino freddo.
"Magari no, magari è ciò di cui avete bisogno."
"Rompere?" Gli chiedo.
"No, è successo questo?"
"Non lo so."
"E' ciò che vuoi?"
"No, ma è ciò che dovrei volere. Non è giusto per nessuno dei due fare questo andirivieni. Neanche io sono innocente, mi aspetto sempre troppo da lui." Ho ereditato i difetti di mia madre. Anche lei si aspetta troppo da tutti.
"Non c'è niente di male nell'aspettarsi troppo da lui, soprattutto quando ciò che ti aspetti è qualcosa di ragionevole." Risponde Liam. "Deve capire ciò che ha, tu sei la cosa migliore che gli sia mai capitata, deve ricordarselo."
"Lui ha detto che è colpa mia.. se è come è. Tutto ciò che voglio è che sia gentile con me, almeno la metà del tempo, e voglio sicurezza nella nostra relazione, ecco tutto. Sono davvero patetica." Mi lamento, la mia voce si spezza e posso ancora sentire il whisky mischiato con il sapore di menta di Harry sulla lingua. "Tu andresti a Seattle se fossi in me? Non posso evitare di pensare che dovrei semplicemente rinunciarci e restare qui, o andare in Inghilterra con lui. Se si sta comportando così perché andrò a Seattle, allora forse dovrei.."
"Non puoi non andare."Mi interrompe Liam. "Parli di Seattle da quando ti ho conosciuta, devi andarci. Se Harry non vuole venire con te, ci perde lui. Tra l'altro, gli concedo una settimana senza di te, prima che si presenti alla tua porta. Non puoi arrenderti su questa cosa, lui deve capire che fai sul serio questa volta. Devi lasciare che gli manchi."
"Non ho neanche una porta a cui può presentarsi." Sorrido, mentre immagino Harry venire da me una settimana dopo che sono partita, supplicandomi disperatamente perché lo perdoni, con dei gigli in mano.
"E' stato lui, non è vero? Il motivo per cui quella donna non ti richiamava?"
"Già."
"Lo sapevo, gli agenti immobiliari non spariscono e basta senza una ragione. Devi andare, Ken ti aiuterà a trovare un posto in cui stare finché non trovi una sistemazione permanente."
"E se dopo tutto non verrà? E peggio, che succede se viene e si arrabbia ancora di più perché odia stare a Seattle?"
"Tessa, te lo dico solo perché ti voglio bene, okay?" Aspetta la mia risposta, quindi annuisco. "Dovresti essere folle per rinunciare a Seattle per qualcuno che ti ama più di tutto, ma è disposto a dimostrartelo solo la metà del tempo."
"No, tu commetti errori. Una tonnellata, e sono stanco. Pensi che io voglia essere così? Cazzo, no, non voglio. Tu mi rendi così!"
"Pensi starebbe meglio senza di me?" Chiedo al fratellastro di Harry.
"No, cavolo, no! Ma dato che so che non mi dici neanche la metà delle cose incasinate che ti dice, magari non funzionerà davvero." Sussurra Liam, allungando un braccio nello spazio vuoto tra noi. La sua mano tocca il mio braccio e lo strofina lentamente.
Usando l'alcol nelle mie vene come scusa, mi concedo il permesso di ignorare il fatto che Liam, una delle persone che realmente aveva fede nella mia relazione con Harry, ha appena gettato la spugna.
"Mi sentirò malissimo domani." Cambio argomento prima di spezzare la promessa fatta a me stessa di non piangere.
"Sì, vero, puzzi come un armadietto di liquore." Scherza.
"Ho conosciuto la fidanzata di Lillian, continuava a darmi da bere. Oh, e ho ballato sul bancone di un bar."
"Non è vero." Resta a bocca aperta.
"E' vero. È stato imbarazzante. È stata un'idea di Riley."
"Questa ragazza è.. interessante." Sorride Liam e sembra accorgersi che le sue dita stanno ancora correndo sulla mia pelle. Le tira via e si mette il braccio sotto la testa.
"E' la versione femminile di Harry." Rido.
"E' vero! Non c'è da stupirsi se era fastidiosa!" Scherza, e in un momento di insanità ubriaca, mi guardo intorno per cercare Harry, così da poter vedere il profondo cipiglio sul suo viso causato dall'insulto scherzoso di Liam.
"Mi fai dimenticare tutto." La mia bocca emette le parole prima che la mia mente possa accorgersene.
"Mi fa piacere." Sorride il mio migliore amico e prende la coperta da sotto i nostri piedi. La tira su entrambi i nostri corpi e io chiudo gli occhi.
Passano minuti di silenzio e la mia mente combatte contro il sonno che cerca di tirarmi al di sotto. Il respiro di Liam rallenta e io devo tenere gli occhi chiusi e fingere che sia Harry a respirare a fianco a me, o la mia mente non si arrenderà mai. Il cipiglio arrabbiato di Harry e le sue parole dure fluttuano tra i miei pensieri sfocati mentre finalmente riesco ad addormentarmi.
Sei una stronza egoista.
..
"No!!" La voce di Harry mi sveglia all'improvviso. Mi ci vuole un momento per ricordare che sono nella stanza di Liam e Harry è in fondo al corridoio, da solo.
"Toglietevi da lei!" La sua voce rimbomba nel corridoio qualche secondo dopo. Sono fuori dal letto e sulla porta prima ancora che finisca la frase.
Deve capire ciò che ha.
Deve capire che fai sul serio stavolta, devi lasciare che gli manchi.
Se corro in quella camera, so che gli perdonerò tutto, lo vedrò vulnerabile e impaurito e dirò tutto quello che vuole per confortarlo.
Raccolgo il mio cuore dal pavimento e torno nel letto. Mi metto il cuscino sulla testa mentre un "No!" Risuona nella cabina.
"Tessa.. stai.." Sussurra Liam.
"No." Rispondo, la mia voce alla fine si spezza. Mordo il cuscino e infrango la mia promessa. Inizio a piangere. Non per me. Le lacrime sono per Harry, il ragazzo che non sa neanche come trattare le persone a cui tiene, il ragazzo che fa gli incubi quando non sono nel letto con lui, ma mi dice che non mi ama. Il ragazzo che ha davvero bisogno di ricordare com'è stare soli.
POV di Harry.
Non la smettono, non la smettono di toccarla. Le sue mani sporche e rugose si muovono sulle sue cosce e lei emette un mugolio quando l'altro uomo le impugna la coda, tirandole la testa all'indietro, forte.
"Toglietevi da lei!" Cerco di urlare agli uomini, ma non possono sentirmi.
Cerco di muovermi, ma sono congelato sulle scale della mia infanzia.
I suoi occhi grigi sono spalancati, impauriti, e assolutamente fottutamente esanimi mentre mi guarda e un livido viola si sta già formando sulla sua guancia.
"Non mi ami." Sussurra, i suoi occhi bruciano nei miei mentre la mano dell'uomo striscia sul suo corpo e si avvolge intorno al suo collo.
Cosa?
"Sì, invece! Ti amo, Tess." Le dico, mai lei non mi ascolta. Scuote la testa mentre l'uomo stringe la presa su di lei e il suo amico abbassa un braccio tra le sue gambe.
"No!" Urlo un'ultima volta prima che lei inizi a sparire davanti ai miei occhi.
"Non mi ami." Ha gli occhi rossi a causa dell'assalto che sta subendo e io non posso fare dannatamente niente per aiutarla."Tess." Allungo un braccio sul letto per raggiungerla. Nel momento in cui la toccherò, il panico andrà via, portando con sé le immagini incasinate di quelle mani avvolte intorno al suo collo.
Non è qui.
Ha lasciato la stanza e non è tornata. Mi metto seduto e accendo la lampada sul comodino, squadrando la camera. Il mio cuore sta martellando contro la gabbia toracica e il mio corpo è zuppo di sudore.
Non è qui.
Un leggero rumore alla porta risuona e trattengo il fiato mentre si apre. Per favore, fa che sia..
"Harry?" La voce leggera di Karen riempie la stanza.
Cazzo.
"Sto bene." Scatto e lei apre ancora di più la porta.
"Se hai bisogno di qualcosa, per favore, fammi.."
"Ho fottutamente detto che sto bene!" Muovo la mano verso il comodino, facendo cadere la lampada a terra, provocando un orrendo rumore mettallico.
Senza una parola, Karen lascia la stanza, chiudendo la porta dietro di lei e lasciandomi solo nel buio.
..
"Ho solo bisogno di un'aspirina e un po' d'acqua." Si lamenta Tessa, poggiando la testa sulle sue braccia incrociate sul bancone. Ha ancora il pigiama e i suoi capelli sono praticamente un nido di uccelli in cima alla sua testa. Liam è seduto a fianco a lei, mentre mangia dei cereali.
"Te ne prendo un po', appena parcheggiamo la macchina, possiamo andarcene. Ken sta ancora dormendo, ha avuto problemi a dormire ieri sera." Dice Karen e Tessa la guarda, ma resta in silenzio.
Mi hanno sentito tutti urlare come una patetica stronzetta?
Karen apre un cassetto e io li guardo, aspettando che qualcuno noti la mia presenza o mi saluti. Non lo fa nessuno.
"Vado a fare le valige, grazie mille per l'aspirina." La voce di Tessa è dolce mentre si alza dalla sua sedia al bancone. Prende velocemente la medicina e quando ripoggia il bicchiere sul mobile, i suoi occhi incontrano i miei, ma distoglie velocemente lo sguardo.
Ho passato solo una notte senza di lei e mi manca già tantissimo. Non riesco a togliermi quelle immagini ossessionanti dei miei incubi dalla testa, soprattutto quando lei mi passa a fianco senza alcuna emozione.
Sembrava così reale e ora è così fredda.
Resto immobile per un momento, decidendo se seguirla o meno, ma i miei piedi decidono per me quando iniziando a salire le scale.
Quando entro in camera, è inginocchiata vicino alla valigia, aprendo la cerniera.
"Metto tutto in valigia e poi possiamo andare." Dice, senza girarsi.
Annuisco, ma poi mi rendo conto che non può vedermi. "Sì, okay." Mormoro. Non so cosa sta pensando, cosa prova, o cosa dovrei dire. Non ne ho la più fottuta idea, come al solito.
"Mi dispiace." Dico a voce dannatamente troppo alta.
"Lo so." Risponde velocemente. Mi da ancora le spalle mentre inizia a piegare i vestiti presi dal comò e dal pavimento.
"Davvero, non penso le cose che ho detto." Ho bisogno che mi guardi, così posso essere rassicurato che il mio sogno non era altro che questo, un sogno.
"Lo so. Non ti preoccupare." Sospira, noto come le sue spalle sono più incurvate di prima.
"Sei sicura.. ho detto delle merdate incasinate."
Sei rotto, Harry, e io non posso aggiustarti.
Quella è stata la cosa peggiore che potesse dirmi. Alla fine si è resa conto di quanto sono incasinato e più importante, si è resa conto che effettivamente, non può aggiustarmi. Nessuno può.
"Anch'io. Ho davvero un brutto mal di testa, possiamo parlare di qualcos'altro?"
"Certo." Scalcio un pezzo della lampada rotta di ieri sera. Devo a mio padre e Karen almeno cinque fottute lampade ormai.
Mi sento leggermente in colpa per essere scattato con Karen ieri notte, ma non voglio dirglielo e non penso che lei metterà in mezzo l'argomento.
"Puoi prendere la tua roba dal bagno, per favore?" Mi chiede Tessa.
Il resto del mio tempo in quella cabina è passato in questo modo, a guardare Tessa che faceva le valige e puliva la lampada, senza rivolgermi un'altra parola.
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