I miei tacchi producono un suono secco contro il legno mentre mi concentro ad arrivare alla porta sul retro del ristorante. Se fossimo più vicini a casa, me ne andrei in questo momento, farei le valige per Seattle, e resterei in un hotel finché non troverei un appartamento. Sono così stanca che Harry che mi faccia queste cose, è doloroso ed imbarazzante, e mi sta indebolendo. Lui mi sta indebolendo, e lo sa. È esattamente per questo che lo sta facendo.
Raggiungo finalmente la porta e la apro, sperando di non attivare l'allarme. Mi sarei prima dovuta assicurare che non è un'uscita d'emergenza, ma non riesco a pensare. La fredda notte mi avvolge nel momento in cui metto piede fuori. È calmante, mi ammanta in qualcosa di diverso rispetto ad aria stantia e tensione imbarazzante.
Poggio i gomiti sul cornicione e guardo verso il bosco. È quasi buio pesto qui fuori. Il ristorante si trova in mezzo ad un'area boscosa per creare un'atmosfera più isolata. Funziona ma non è l'ideale per me al momento, dato che già mi sento in trappola.
"Stai bene?" Una voce risuona alle mie spalle. Quando mi giro, il cameriere, Robert, è in piedi all'entrata, con una pila di piatti in mano.
"Uhm, sì, avevo solo bisogni di respirare." Rispondo onestamente.
"Oh, fa un po' freddo qui fuori." Sorride. Il suo sorriso è educato e davvero molto accattivante.
"Sì, un po'." Rispondo. In confronto all'aria soffocante all'interno del ristorante, è una sensazione grandiosa essere all'aria aperta.
Restiamo entrambi in silenzio, è leggermente imbarazzante, ma non mi dispiace. Niente è imbarazzante come stare seduta a quel tavolo.Qualche secondo dopo, parla: "Non ti ho mai vista da queste parti prima." Sistema gentilmente i piatti sul tavolo vuoto a fianco alla porta e si avvicina a me. Poggia i gomiti sul cornicione a solo qualche metro di distanza.
"Sono in visita, non ci sono mai venuta prima."
"Dovresti venire in estate, febbraio è il periodo peggiore, beh, a parte novembre e dicembre, forse anche gennaio." Arrossisce mentre balbetta, "Hai capito cosa intendo." Ride. Posso dire che è in imbarazzo.
"Scommetto che è bellissimo in estate." Cerco di non ridacchiare per le sue guance rosse.
"Sì, lo sei." Spalanca gli occhi. "Cioè, lo è." Si corregge, "Giuro che di solito non sono così imbranato." Si passa una mano sul viso e io stringo le labbra nel tentativo di non ridere di lui, ma non posso evitarlo. Mi scappa una piccola risatina e lui sembra ancora più inorridito di prima.
"Tu vivi qui?" Gli chiedo, cercando di spezzare il suo imbarazzo cambiando argomento. La sua compagnia è rinfrescante, è bello stare con qualcuno che non è così intimidatorio. Harry possiede la stanza in cui si trova, la sua presenza è travolgente la metà del tempo.
"Sì, nato e cresciuto, tu di dove sei?"
"Vado alla WSU, inizierò al campus di Seattle la prossima settimana." Mi sento come se aspettassi da un sacco di dire queste parole.
"Wow, Seattle. Impressionante." Sorride e io rido di nuovo.
"Il vino mi fa ridere molto." Dico senza pensare, facendolo ridacchiare quando mi guarda.
"Beh, sono contento che non stai ridendo di me." I suoi occhi vagano sul mio viso e io distolgo lo sguardo, "Dovresti entrare prima che il tuo ragazzo venga a cercarti." Dice.
Mi giro per guardare attraverso il vetro, Harry è girato verso Lillian. "Fidati, non mi verrà a cercare nessuno." Sospiro, il mio labbro inferiore trema quando il mio cuore mi tradisce, affondando sempre di più.
"A me sembra abbastanza perso senza di te." Scampanella Robert. Guardo i suoi occhi trovare Liam, il quale si sta guardando intorno.
"Oh! Lui non è il mio ragazzo, quello dall'altra parte del tavolo lo è, quello con i tatuaggi." Guardo Robert guardare Harry e Lillian, la confusione si estende sul suo viso dolce. Turbinii di inchiostro nero fuoriescono dal colletto della camicia di Harry. Amo come gli sta il bianco, amo poter vedere tracce di nero al di sotto del tessuto trasparente.
"Uhm, lui sa di esserlo?" Mi chiede, alzando un sopracciglio.
"Sto iniziando a chiedermi la stessa cosa." Distolgo lo sguardo da Harry quando sorride, un sorriso profondo, il genere di sorriso che mostra le fossette, il genere di sorriso che di solito rivolge a me. Mi porto le mani al viso e scuoto la testa, "E' complicato." Mi lamento.
Riprenditi, non cadere nel suo gioco. Non questa volta.
"Beh, chi è meglio di un estraneo per parlare dei tuoi problemi?" Fa spallucce, riportando lo sguardo sul tavolo da cui manco. Nessuno, a parte Liam, sembra notarlo.
"Non devi lavorare?" Gli chiedo, sperando che non debba. Robert è giovane, più grande di me, ma non può avere più di ventitré anni al massimo.
"Sì, ma sono in buoni rapporti con il proprietario." Sorride, dandomi l'impressione di starsi raccontando uno scherzo di cui non faccio parte.
"Oh."
"Allora, se lui è il tuo ragazzo, chi è la ragazza con cui sta?"
"Si chiama Lillian." Posso sentire il veleno nella mia voce. "Non la conosco, e neanche lui..beh, non la conosceva, ma a quanto pare adesso sì."
"Quindi l'ha portata qui per farti ingelosire?" I suoi occhi incontrano i miei.
"Non lo so, non sta funzionando. Beh, sono gelosa, voglio dire, guardala. Indossa persino il mio stesso vestito e a lei sta molto meglio."
"No, non è vero." Dice a bassa voce e io sorrido, ringraziandolo.
"Stavamo andando d'accordo fino a ieri, beh, d'accordo per noi, poi stamattina abbiamo litigato, ma noi litighiamo sempre, cioè, litighiamo tutto il tempo, quindi non capisco cosa c'è di così diverso stavolta, ma è così. È diverso, non è come il resto dei nostri litigi e ora lui mi sta ignorando come faceva i primi tempi della nostra conoscenza." Dico, più a me stessa che a quest'estraneo con curiosi occhi azzurri.
"Sembro pazza, lo so. È il vino." Cerco di ridere. Alza un angolo della bocca in un sorriso e scuote la testa.
"No, per niente." Scherza e io rido con lui. "Ti sta guardando." Alzo la testa di scatto per guardare nell'edificio. Ovviamente, gli occhi di Harry sono su di me e il mio nuovo strizzacervelli, il suo sguardo brucia su di me e indietreggio a causa dell'intensità.
"Probabilmente dovresti entrare." Lo avverto. Mi aspetto che Harry si alzi dal tavolo a momenti, si affretti qui fuori e butti Robert giù dal balcone, nel bosco. Ma non lo fa, resta fermo, le dita avvolte intorno allo stelo di un bicchiere di vino, mi guarda un'ultima volta prima di alzare la mano libera e poggiarla sullo schienale della sedia di Lillian. Oddio, mi si stringe il petto per la sua azione insensibile.
"Mi dispiace." Dice Robert, avevo quasi dimenticato fosse a fianco a me.
"Non fa niente, davvero. Dovrei esserci abituata. Faccio questi giochetti con lui da sei mesi ormai." Rabbrividisco per questa verità, insultandomi mentalmente per non aver imparato la lezione dopo un mese, o due, o tre. Invece eccomi qui sul balcone con un estraneo a guardare Harry che flirta spudoratamente con un'altra persona. "Non so perché ti sto dicendo tutte queste cose, mi dispiace."
"Ehi, te l'ho chiesto io." Mi ricorda gentilmente. "Abbiamo un sacco di altro vino, se ne vuoi un po'." Il suo sorriso è gentile e scherzoso.
"Di sicuro ne avrò bisogno." Sorrido, "Ti succede spesso? Di incontrare ragazze ubriache che si lamentano dei loro fidanzati?"
"No, di solito incontro vecchi uomini ricchi che si lamentano perché la loro bistecca non è a cottura media." Ridacchia.
"Come il tizio al mio tavolo, quello con la cravatta rossa. È uno stronzo." Indico Max.
"Sì, infatti, senza offesa, ma chiunque mandi indietro un'insalata perché ci sono troppe olive, è uno stronzo per principio." Ridiamo entrambi e io mi copro la bocca con il dorso della mano.
"Giusto! È anche così serio, cioè, dopo ci ha fatto un discorso enorme sulle sue ragioni e sulle olive." Rendo la mia voce più profonda per cercare di imitare quella dell'uomo scortese, "Se ci sono troppe olive, il sapore acre copre quello della lattuga." Lo imito e Robert scoppia in una risata isterica.
Si piega a causa delle risate, le mani sulle ginocchia mentre alza lo sguardo, "Potrei averne quattro? Tre proprio non vanno bene e cinque sono fin troppe, non complimentano il sapore." Dice, la sua voce somiglia molto di più a quella di Max rispetto alla mia.
Mi fa male la pancia per le risate, quando si apre la porta, Robert ed io smettiamo di ridere e guardiamo Harry sull'entrata. Mi raddrizzo, lisciando il vestito. Non posso evitare di sentirmi come se stessi facendo qualcosa di male, anche se so che non è vero.
"Interrompo qualcosa?" Abbaia, pretendendo tutta l'attenzione.
"Sì." Rispondo, la mia voce risulta chiara come avevo sperato. Ho il respiro ancora sforzato per aver riso così forte di Max e le sue dannate olive, il mio cervello sta nuotando nel vino, e il cuore mi fa male a causa di Harry.
"A quanto pare." Guarda Robert. Lui continua a sorridere, gli occhi accesi per il divertimento mentre Harry fa del suo meglio per intimidirlo, ma lui non vacilla, non sbatte ciglio.
"Che vuoi?" Gli chiedo, quando si gira verso di me, ha la bocca premuta in una linea.
"Entra dentro." Ordina e io scuoto la testa. "Tessa, non fare questi giochetti con me, andiamo." Mi prende un braccio ma io lo strappo dalla sua presa.
"Ho detto di no." Tengo la mia posizione e la sua irritazione cresce. "Entra tu dentro, sono sicura che la tua amica sente la tua mancanza." Sibilo e lui stringe gli occhi.
"Tu," Harry riporta lo sguardo su Robert, "dovresti davvero entrare, i nostri bicchieri hanno bisogno di essere riempiti." Schiocca le dita nel modo più offensivo possibile.
"In realtà il mio turno è finito, ma sono sicuro che puoi usare il tuo fascino per farlo fare a qualcun altro." Il biondo fa spallucce. Vedo Harry vacillare per un attimo, non è abituato alle persone che gli rispondono, soprattutto non se sono degli estranei.
"Okay, lasciami riformulare la frase.." Fa un passo verso di lui, "Vattene a fanculo da lei, entra dentro e trova fottutamente qualcosa da fare, prima che ti afferri da quel ridicolo colletto e ti spiaccichi la testa contro il cornicione." Lo minaccia.
"Harry!" Lo rimprovero, mettendomi tra di loro.
"Fa' pure, ma dovresti sapere che questa città è davvero molto piccola." Dice Robert ad Harry, "Mio padre è lo sceriffo e mio nonno il giudice, quindi se vuoi correre il rischio di spiaccicarmi la testa, accomodati." Fa spallucce, per niente colpito dall'occhiata omicida di Harry. Ho la bocca spalancata e non riesco a richiuderla.
Harry sembra pesare mentalmente le sue opzioni mentre sposta lo sguardo tra Robert, me, e l'interno del ristorante.
"Andiamo." Mi dice di nuovo.
"Non voglio venire." Gli dico, indietreggiando quando fa un grande passo verso di me. "Puoi darci un minuto, per favore?" Mi giro verso Robert e lui annuisce lentamente, rivolge un'ultima occhiata ad Harry e torna dentro.
"Allora, hai intenzione di scoparti il cameriere adesso?" Fa una smorfia e io indietreggio ancora di più, cercando di non spezzarmi sotto il suo sguardo.
"La smetti? Sappiamo entrambi come andrà, tu continuerai ad insultarmi, io me ne andrò, tu mi seguirai e mi dirai che non sarai più così rude, torneremo nella cabina e dormiremo insieme." Alzo gli occhi al cielo e lui sembra assolutamente perso.
Nel suo solito modo alla Harry, si riprende velocemente e butta la testa all'indietro per le risate. "Sbagliato." Va verso la porta. "Non lo farò, sembra che tu abbia dimenticato come va in realtà: tu ti arrabbi per qualcosa che dico, vai via, e io ti seguo solo per poterti scopare, me lo permetti sempre." Spalanco la bocca inorridita e porto le mani sulla pancia per tenermi insieme a causa delle schegge che hanno lanciato le sue parole.
"Perché?" Boccheggio, l'aria fredda risulta adesso introvabile mentre cerco di riprendere fiato.
"Non lo so, perché non puoi stare lontana da me. Forse perché ti scopo meglio di come potrebbe mai chiunque altro." Il tono secco e io continuo a sforzarmi di respirare.
"Perché adesso?" Correggo la mia precedente domanda. "Intendevo, perché lo stai facendo adesso? È perché non voglio venire in Inghilterra con te?"
"Sì e no."
"Non voglio rinunciare a Seattle per te e quindi ti rivolti contro di me?" Mi bruciano gli occhi, ma non ho intenzione di piangere. "Ti presenti qui con lei," Indico Lillian al tavolo. "E mi dici tutte queste cose offensive, pensavo avessimo superato questa fase. Cos'è successo al tuo non essere in grado di vivere senza di me? Cos'è successo al tuo cercare di fare del tuo meglio per trattarmi come dovresti?"
Distoglie lo sguardo da me e per un momento, un momento a malapena riconoscibile, vedo un'emozione dietro il suo sguardo odioso. "C'è una grande differenza tra il non poter vivere senza qualcuno e amare quel qualcuno." Dice, e va via, portando con sé ciò che era rimasto del mio rispetto per di lui.
STAI LEGGENDO
^7:!:'snah&2!:!/890'slql@2!:'].*\!\+%|>]Fazzoletticanecapraghuaiaassorbenetecucn
De TodoParte 3