POV di Tessa.
"Sei assolutamente stupenda, una sposa bellissima." Dice Karen, entusiasta. Annuisco, concordando con lei. Mi aggiusto le spalline del vestito e riporto lo sguardo nello specchio.
"Lui resterà senza fiato. Non posso credere quanto velocemente sia arrivato questo giorno." Sorrido.
"E se inciampo? E se lui non si presenta all'altare?"
"Lo farà, Ken l'ha accompagnato stamattina in chiesa." Ride Karen, rassicurando entrambe.
"Non se lo perderebbe per nulla al mondo." Prometto.
"Di certo lo spero. Sarei veramente incazzata." La sposa di Liam emette una risatina nervosa. Il suo sorriso è adorabile, anche con l'ansia vibrante sotto la superfice della sua bellezza, si sta controllando davvero bene.
Le accarezzo gentilmente i ricci scuri con le dita, sistemandole il velo trasparente sulla testa. Guardo il suo bellissimo viso nello specchio e alzo una mano per toccarle la spalla nuda. Ha gli occhi marroni pieni di lacrime e si sta mordendo nervosamente il labbro inferiore.
"Andrà bene, tu andrai bene." Le prometto. L'argento del mio vestito brilla sotto la luce mentre ammiro la bellezza di ogni dettaglio dietro questo matrimonio.
"E' troppo presto? Siamo tornati insieme solo da pochi mesi. Tu pensi sia troppo presto, Tessa?" Mi chiede la mia amica. Ci siamo avvicinate moltissimo negli ultimi due anni, riuscivo a percepire che c'era qualcosa che non andava quando ho sentito le sue dita tremare mentre mi aiutava ad alzare la cerniera del mio vestito da damigella.
"Non è troppo presto. Voi due ne avete passate così tante anche solo nell'ultimo anno. Ci stai solo rimuginando troppo." La conforto. "Io ne so qualcosa." Sorrido.
"Sei nervosa di vederlo?" Mi chiede, guardando attentamente il mio viso.
Sì. Terrificata. Completamente e totalmente nel panico.
"No, starò bene. È passato così tanto.." Guardo Karen che ha gli occhi concentrati sul pavimento davanti a lei.
"Troppo." Dice la madre di Liam sottovoce. Sento il cuore appesantirsi e respingo il remoto dolore che accompagna ogni pensiero riguardante lui.
Ingoio le parole che potrei e forse dovrei dire. "Ci credi che il tuo unico figlio oggi si sposa?" Cambio velocemente argomento. La mia distrazione funziona come per magia e lei sorride, lancia un urletto e inizia a piangere tutto in una volta.
"Oh, il trucco sarà un disastro." Cerca di sistemarsi passandosi le dita sotto gli occhi e i suoi capelli castano chiaro si muovono con lei mentre scuote la testa.
Un rumore alla porta zittisce tutte e tre. "Tesoro?" La voce di Ken è dolce e cauta. Entrare nella stanza della sposa piena di donne emotive fa questo effetto ad un uomo.
"Abby si è appena svegliata." Dice Ken a sua moglie, aprendo la porta, con la figlia poggiata su un fianco. I suoi capelli castano scuro e gli occhi verdi sono impressionanti, illuminano ogni stanza in cui la bambina entri. "Non riesco a trovare la borsa con i pannolini."
"E' lì, a fianco alla sedia." Indica. "Puoi darle da mangiare? Ho paura che potrebbe farmi cadere il purè di piselli sul vestito." Ride Karen. "I terribili due anni sono arrivati un po' troppo presto per noi." Karen prende Abby e la bimba sorride, mostrando una fila intera di piccoli dentini.
"Mamma." Richiama la bimba paffuta, allungando entrambe le mani per afferrare le bretelline del vestito di Karen. Il mio cuore si scoglie ogni volta che la sento parlare.
"Ciao, signorina Abby." Do un colpetto con un dito a una guancia della bimba, facendola ridacchiare. È un bellissimo suono. Ignoro il modo in cui Karen e la futura moglie di Liam mi fissano con occhi compassionevoli.
"Ciao." Affonda la testa nella spalla della mamma.
"Voi signore siete quasi pronte? Abbiamo solo dieci minuti prima che inizi la musica." Ci avverte Ken.
"Lui sta bene, giusto? Vuole ancora sposarmi?" Chiede la sposa preoccupata al suo futuro suocero.
Ken sorride, gli occhi che si increspano agli angoli, "Sì, cara, certo che vuole. È nervosissimo, ma Harry lo sta aiutando a calmarsi." Tutti, inclusa io, ridiamo.
"Se Harry lo sta aiutando a calmarsi, farei meglio a cancellare il viaggio di nozze anche adesso." La sposa alza gli occhi al cielo per il divertimento e scuote la testa.
"Faremo meglio ad andare, ad Abby darò qualcosa di veloce da mangiare giusto per tenerla sotto controllo fino al ricevimento." Ken da un bacio sulle labbra di sua moglie, prima di riprendere la bimba in braccio e lasciare la stanza.
"Stai bene, giusto?" Mi chiedono Karen e la fidanzata di Liam contemporaneamente.
"Sì. Per favore, non preoccupatevi per me, sto bene." Prometto ad entrambe. Sto bene, sto bene ad intermittenza da due anni ormai.
La parte peggiore dello stare bene è che, bene è ben lontano da felice. Bene è quello spazio grigio nel centro, in cui puoi svegliarti ogni giorno e portare avanti la tua vita, persino ridere e sorridere spesso, ma bene non è gioia. Bene non è essere emozionato per ogni secondo della tua giornata, e bene non significa sfruttare la vita al massimo. Stare bene è ciò di cui si accontentano la maggior parte delle persone, me inclusa, e fingiamo che stare bene vada bene, quando in realtà lo odiamo e spendiamo la maggior parte del nostro tempo con la voglia di smettere di stare semplicemente bene.
Lui mi ha dato un assaggio di quanto grandiosa possa essere la vita al di fuori di "bene" e da allora, mi manca.
Sto bene da un sacco di tempo e non so come uscirne, ma spero nel giorno in cui potrò dire, sto alla grande, invece di sto bene.
"Sei pronta, signora Payne?" Sorrido alla donna fortunata davanti a me.
"No." Dice, "Ma lo sarò appena lo vedrò."
POV di Harry.
"Ultima occasione per darsela a gambe." Dico a Liam, mentre l'aiuto ad aggiustare la cravatta.
"Grazie, idiota." Colpisce in risposta, spingendo via le mie mani per incasinare ancora di più la cravatta tutta storta. "Ho indossato un centinaia di cravatte nella mia vita, eppure questa si rifiuta di raddrizzarsi." E' nervoso e mi dispiace per lui. Più o meno.
"Non indossare una cravatta, allora." Suggerisco.
"Non posso non indossare una cravatta. Mi sto per sposare." Alza gli occhi al cielo.
"Questo è esattamente il motivo per cui non devi indossare una cravatta. È la tua giornata e sei tu a spendere tutti questi soldi. Se non vuoi indossare una cravatta, non indossare una fottuta cravatta. Diavolo, se mi stessi sposando io, sarebbero fortunati se mettessi i pantaloni."
"Menomale che non ti sposi tu, allora. Io non verrei." Ride il mio migliore amico. Le sue dita girano e tirano la cravatta al suo collo.
"Sappiamo entrambi che io non mi sposerò mai." Mi guardo nello specchio.
"Forse." Gli occhi di Liam incontrano i miei attraverso il riflesso. "Stai bene, giusto? Lei è qui. Tuo padre l'ha vista."
Assolutamente no, non sto bene.
"Sì, sto bene. Ti comporti come se non sapessi che sarebbe venuta. È la tua migliore amica e la damigella d'onore della tua sposa. Non è una sorpresa." Gli dico. Mi tiro la cravatta dal collo e gliela passo. "Tieni, dato che la tua è un pezzo di merda, puoi avere la mia."
"Tu devi indossare la cravatta, è a completo con lo smoking." Mi rimprovera Liam.
"Sai dannatamente bene che sei fortunato che lo stia indossando, tanto per iniziare." Tiro il tessuto pesante sul mio corpo.
Liam chiude un attimo gli occhi e sospira di sollievo e frustrazione. "Suppongo tu abbia ragione, grazie per la cravatta."
"E per essermi vestito al tuo matrimonio?" Insisto.
"Stai zitto." Alza gli occhi al cielo e si passa le mani lungo le maniche dello smoking nero. "E se non si presenta all'altare?" Mi chiede Liam.
"Lo farà."
"Ma se non lo fa. Sono pazzo per sposarmi così in fretta?"
"Sì." Ammetto.
"Beh, grazie."
"La pazzia non è sempre una cosa negativa." Commento.
Lui mi guarda, i suoi occhi studiano il mio volto in cerca di un indizio che gli dica che potrei sciogliermi da un momento all'altro. "Proverai a parlarle?" Mi chiede.
"Non lo so. Penso che il fatto che abbia saltato le prove per evitarmi sia un segnale abbastanza evidente del fatto che non voglia vedermi."
"Neanche lei è più la stessa. Si comporta come se fosse felice, ma non lo è."
La sua felicità è la cosa più importante, non solo per me, ma il mondo semplicemente non è lo stesso quando Tessa Young non è felice. Io lo so bene, ho passato un anno intero a succhiarle via la vita e in contemporanea farla brillare. È incasinato e non ha senso per il mondo esterno, ma a me non è mai, né mai me ne fotterà qualcosa del mondo esterno.
"Cerca di superare il matrimonio senza fare scenate, ma voi due dovete parlare. Glielo dico da mesi."
"Cinque minuti, ragazzi." Dice mio padre dall'altra parte della porta. Questa stanza è piccola e puzza di pelle vecchia e naftalina, ma è il matrimonio di Liam. Aspetterò fin dopo il ricevimento per lamentarmi. Forse mi lamenterò direttamente con mio padre, sospetto sia comunque lui a pagare per questa merda, visto lo situazione dei genitori della sposa e tutto.
"Sei pronto, pazzo bastardo?" Chiedo a Liam per l'ultima volta.
"No, ma lo sarò quando la vedrò."
POV di Tessa.
"Dov'è Robert?" Karen si guarda intorno nella piccola chiesa. "Tessa? Sai dov'è?" Mi chiede.
Sapevo avrei dovuto farmi accompagnare da lui in chiesa, solo che non volevo farlo annoiare a morte mentre aspettava che mi arricciassi i capelli e mi truccassi. "Ho cercato di chiamarlo, ma non risponde. Sono sicura che tra poco arriverà." Dico, senza sapere se è vero o no.
"Se non arriva entro i prossimi trenta secondi-" Non sento il resto della frase di Karen. Vengo completamente distratta dal suono della voce di Harry. Sta uscendo dal lungo corridoio alla mia sinistra, la bocca che si muove con la sua solita lentezza, mentre parla con Liam.
I capelli sono più lunghi di quanto sembrassero nelle foto che ho visto recentemente. Non posso negare di aver letto ogni sua intervista, ogni articolo su di lui, che sia vero o falso, e forse, solo forse, ho mandato per email alcune accaldate lamentele a dei blogger che hanno scritto cose terribili su di lui e la sua storia. La nostra storia.
La vista del piercing al suo labbro mi sorprende, anche se già sapevo se l'era rimesso, avevo dimenticato quanto gli sta bene di persona. Sono presa, assolutamente consumata dalla sua vista, ributtata in un mondo in cui ho combattuto duramente, e perso quasi ogni battaglia trovata sulla mia strada, solo per andarmene senza l'unica cosa per cui stavo combattendo: lui.
"Abbiamo bisogno di qualcuno che percorra la navata con Tessa, il suo ragazzo non è venuto." Dice qualcuno. Alla menzione del mio nome, Harry gira immediatamente la testa, i suoi occhi cercano per mezzo secondo, prima che mi trovino. Io rompo la connessione per prima, abbassando lo sguardo sulle punte delle mie scarpe che fuoriescono dal vestito lungo.
"Chi può camminare con la damigella d'onore? Vedete, ecco perché tutti dovrebbero venire alle prove." Sbuffa la wedding planner, superandomi.
"Lo faccio io." Dice Harry, alzando la mano. Sembra così tranquillo, così rovinosamente bello con addosso uno smoking nero senza cravatta. Posso vedere l'inchiostro nero uscire leggermente dal colletto bianco, e sento un tocco leggero sul mio braccio.
"Per te va bene?" Mi chiede Karen. Sbatto gli occhi qualche volta, cercando di capire cosa sta succedendo tra la confusione e l'imbarazzo per il fatto che lui continui ad avere questo effetto su di me anche dopo tutto questo tempo.
"Sì, certo." Annuisco, schiarendomi la gola e staccando gli occhi da Harry.
"E' deciso allora, andiamo. Lo sposo all'altare, per favore." Dice la wedding planner, battendo le mani e Liam mi passa a fianco in tutta fretta, stringendomi gentilmente una mano.
Inspira. Espira. È solo per qualche minuto, anche meno. Posso farlo. Posso percorrere la navata con lui al mio fianco.
Per il matrimonio di Liam, ovviamente. Momentaneamente, mi faccio battaglia per non pensare di percorrere una navata con lui in alcun'altra circostanza.
Harry si mette a fianco a me senza una parola, e la musica inizia. Mi sta guardando, lo so, ma non riesco a trovare la forza di ricambiare lo sguardo. Con l'altezza dei tacchi che indosso, sono alta quasi quanto lui, e lui è così vicino che riesco a sentire il profumo leggero della colonia che indossa.
La piccola chiesa è stata trasformata in una sede bellissima e semplice e gli invitati hanno silenziosamente riempito quasi tutte le file. Ci sono dei bellissimi fiori di colori brillanti che a questo punto potrebbero anche essere dei neon, ricoprono le panchine di legno antico e della stoffa bianca drappeggia fila dopo fila.
"E' un po' troppo luminoso, non pensi? Io penso che del semplice rosso e dei gigli sarebbero andati bene." Mi sorprende Harry. Aggancia il braccio al mio mentre la wedding planner ci fa segno di iniziare la nostra discesa lungo la navata.
"Sì, i gigli sarebbero stati stupendi. Però anche così è carino, per loro." Annaspo sulle parole.
"Il tuo fidanzato dottore non è venuto?" Mi prende in giro Harry. Lo guardo e lo vedo sorridere, solo divertimento dietro i suoi occhi verdi. La linea della sua mascella è persino più definita che in passato e i suoi occhi più profondi, non protetti come prima erano sempre.
"Va all'università, non è ancora un dottore. Ma no, non c'è ancora. Sono certa che arriverà, è solo in ritardo." Dico. So che arriverà, non è il tipo che mi appende senza avvisarmi.
"Come state voi due? È passato un anno, giusto?" Mi chiede, la sua voce tradisce l'emozione che sta cercando di nascondere.
"No, solo pochi mesi. Non siamo neanche vicini all'anno." Questa navata è molto più lunga di quanto sembrasse dal corridoio. Non riesco a chiedergli se lui sta vedendo qualcuna, e non chiedo nulla a Kimberly sulla sua situazione sentimentale da più di sei mesi.
"Non più di noi, quindi?" I miei piedi si incastrano l'uno nell'altro e Harry mi afferra il gomito, trattenendomi prima che cada a faccia a terra sulla seta bianca che ricopre il pavimento.
"No."
"Bene." Risponde, tenendo gli occhi verso l'altare, dove c'è Liam.
"Hai rimesso il piercing al labbro." Cambio argomento, prima di mettermi ancora di più in imbarazzo. Superiamo mia madre, seduta silenziosamente a fianco a suo marito David. Sembra leggermente preoccupata, ma le do credito per aver sorriso a me ed Harry. David si avvicina a lei, sussurrandole qualcosa, e lei sorride di nuovo, annuendo.
"Sembra molto più felice adesso." Sussurra Harry. Probabilmente non dovremmo parlare mentre percorriamo la navata, ma io ed Harry siamo famosi per fare le cose che non dovremmo.
Mi è mancato più di quanto lui potrebbe mai sapere.
"Lo è. David è un'incredibile influenza su di lei."
"Lo so, me l'ha detto."
Mi blocco di nuovo, stavolta Harry sorride mentre mi aiuta a continuare verso la fine. "Cosa intendi?"
"Tua mamma, ci ho parlato un po' di volte. Lo sai."
Non ho idea di cosa stia parlando.
"E' venuta ad una signing lo scorso autunno, quando è uscito il secondo libro."
Cosa?
"Cosa ti ha detto?" Chiedo. La mia voce è troppo alta e qualche invitato ci fissa per troppo tempo.
"Ne parliamo dopo. Ho promesso a Liam che non gli avrei rovinato il matrimonio." Harry mi sorride mentre raggiungiamo l'altare e io provo, con tutta me stessa, a concentrarmi sul matrimonio del mio migliore amico, ma non riesco a tenere né gli occhi né la mente lontano dal testimone.
POV di Harry.
Il ricevimento è la parte più tollerabile del matrimonio. Sono tutti un po' meno tesi e facilmente rilassati grazie a qualche bicchiere di alcolici gratis e un sovra prezzato pasto.
Il matrimonio è stato perfetto, lo sposo ha pianto più della sposa, e io sono fiero di me stessa per aver guardato Tessa solo per il novantanove per cento del tempo. Ho sentito alcune delle promesse, lo giuro. E basta però. Ma a giudicare dal modo in cui Liam tiene le braccia avvolte intorno alla vita della sua nuova moglie e dal modo in cui lei sta ridendo a qualcosa che lui le sta dicendo mentre ballano davanti a tutti, direi che il matrimonio è andato bene.
"Una club soda, se l'avete." Chiedo alla donna dietro il bancone.
"Con vodka o gin?" Mi chiede, indicando lo scaffale di bottiglie di alcol.
"Nessuno dei due, solo la soda. Niente alcol." Chiarisco. Lei mi fissa per un momento, prima di annuisce e riempire un bicchiere di soda e ghiaccio.
"Eccoti." Dice una voce familiare, mentre una mano mi tocca la spalla. Vance è dietro di me, la sua moglie incinta a fianco a lui.
"Mi stavi cercando, vero?" Commento sarcasticamente.
"No." Sorride Kimberly, la mano poggiata sulla sua pancia enorme.
"Stai bene? Sembri sul punto di cadere con quella cosa." Abbasso lo sguardo sui suoi piedi gonfi, prima di riportarlo sulla sua espressione inacidita.
"In quella cosa c'è il mio bambino. Sono incinta di nove mesi, ma questo non significa che non ti schiaffeggerò." Mi avverte, l'esuberanza è ancora tutta lì.
"Se riesci ad allungare un braccio oltre la tua pancia, di certo." La prendo in giro. Lei mi prova del contrario e ovviamente, vengo schiaffeggiato da una donna incinta ad un matrimonio.
Mi strofino il braccio come se il suo assalto scherzoso mi avesse realmente fatto del male e lei ride quando suo marito mi chiama stronzo per aver pungolato sua moglie.
"Eri carino mentre percorrevi la navata con Tessa." Dice Vance.
Mi si blocca il respiro e mi schiarisco la gola, guardandomi nella stanza scura in cerca dei suoi lunghi capelli biondi e quel peccaminoso vestito di raso. "Sì, non avevo intenzione di fare nessun altra merdata da matrimonio a parte il testimone di Liam, ma il suo coglione di un fidanzato non si è presentato."
"E' qui adesso." Mi informa Kim. "Ma non è il suo vero fidanzato. Non ti sei bevuto quella stupidaggine, vero? Passano del tempo insieme ma si capisce da come si comportano che non è niente di serio. Non come lo siete voi due."
"Eravamo." Le ricordo.
Lei mi sorride, un sorrisetto astuto, e mi fa cenna con la testa per dirigermi verso il tavolo più vicino al bar. Tessa è seduta lì, il vestito di raso brilla sotto le luci in movimento. I suoi occhi sono su di me, o forse su Kimberly. No, su di me, ma distoglie velocemente lo sguardo.
"Vedi, come ho detto, siete." Compiaciuta ed incinta, ride a mie spese, io butto giù la club soda e getto il bicchiere nel cestino, prima di ordinare un bicchiere d'acqua. Ho lo stomaco sotto sopra e mi sto comportando come una fottuta ragazzina al momento, cercando di non fissare la bellissima ragazza che mi ha rubato il cuore così tanti anni fa.
Non si è solo limitata a rubarmi quel dannato coso. L'ha trovato, è stata lei a scoprire che ne avessi uno, tanto per iniziare, e l'ha dissotterrato. Sforzo dopo sforzo, non si è mai arresa. Ha trovato il mio cuore e l'ha tenuto al sicuro. L'ha nascosto da questo mondo incasinato. E più importante, l'ha nascosto da me, finché non sono stato pronto a prendermene cura da solo. Ha cercato di restituirmelo due anni fa, ma il mio cuore si è rifiutato di lasciarla. Non lo farà mai.
"Voi due siete le persone più ostinate che abbia mai conosciuto." Dice Vance, mentre ordina un bicchiere d'acqua per Kimberly e uno di vino per lui. "Hai visto tuo fratello?" Mi chiede. Cerco Smith per la stanza e lo vedo seduto a qualche tavolo di distanza da Tessa, da solo.
Indico il bambino e Vance mi chiede di andare a vedere se vuole qualcosa da bere. È grande abbastanza da prendersi la sua dannata bevanda da solo, ma preferisco non starmene qui a parlare con Lindo Uno e Linda Due, quindi vado verso il tavolo vuoto e mi siedo a fianco al mio fratellino.
"Avevi ragione." Dice, guardandomi.
"Su cosa stavolta?" Mi poggio contro lo schienale della sedia decorata e mi chiedo come Liam possa giustificare il fatto di chiamare il suo matrimonio 'piccolo e semplice' quando ci sono delle specie di tendine a coprire ogni singola sedia in questo dannato posto.
"Sul fatto che i matrimoni sono noiosi." Sorride Smith. Gli manca qualche dente, uno è proprio tra quelli frontali. È più o meno adorabile per essere un bambino cervellone a cui non piacciono la maggior parte delle persone.
"Avrei dovuto farti scommettere dei soldi." Rido, riposizionando nuovamente il mio sguardo su Tessa.
"Oggi è carina." Dice.
"Cerco di staccarti da lei da anni ormai, bimbo, non farmi causare un funerale ad un matrimonio." Gli colpisco gentilmente la spalla e lui fa un sorriso sbilenco e sdentato.
Voglio andare al suo tavolo e spingere dalla sedia il suo fidanzato dottore, così da potermi sedere a fianco a lei. Voglio dirle quanto è bella e quanto sono fiero di lei per eccellere alla NYU e per laurearsi tra qualche mese. Voglio vederla superare il nervosismo e voglio sentirla ridere e vedere il suo sorriso impossessarsi di tutta la stanza.
"Fammi un favore." Mi avvicino a Smith.
"Che tipo di favore?" Mi chiede.
"Ho bisogno che vai a parlare con Tessa."
"Non esiste." Arrossisce, scuotendo rapidamente la testa.
"Andiamo. Fallo e basta."
"No, no." E' un bambino ostinato.
"Hai presente quel treno personalizzato che volevi ma che tuo padre non vuole comprarti?"
"Sì?" Il suo interesse è salito.
"Te lo compro io."
"Mi stai corrompendo per andarle a parlare?"
"Dannazione, sì."
"Quando me lo compri?"
"Se riesci a fare in modo che balli con te, te lo compro la settimana prossima."
"No, per andarci a ballare deve essere domani." Contratta.
"Okay." Dannazione, è bravo.
Guarda verso il tavolo di Tessa, poi di nuovo me. "Affare fatto." Concorda, alzandosi. Beh, è stato facile.
Lo guardo andare verso di lei. Lei gli fa un sorriso che anche a due tavoli di distanza, mi toglie il fiato. Gli do circa trenta secondi, prima di alzarmi e andare verso il tavolo. Ignoro il dottore seduto a fianco a lei e trovo gioia nel modo in cui il viso di Tessa si illumina quando mi vede a fianco a Smith.
"Eccoti." Poggio le mani sulle spalle del bambino.
"Balli con me, Tessa?" Le chiede mio fratello.
Lei è sorpresa, le guance rosse per l'imbarazzo sotto le luci, ma la conosco e so che non rifiuterà.
"Certo." Gli sorride e si alza dalla sedia. Il suo fidanzato si alza per aiutarla. Educato bastardo.
Guardo tessa seguire Smith sulla pista da ballo e sono grato per l'amore che Liam e la sua nuova moglie hanno per le canzoni lente e smielate. Smith sembra avvilito e Tessa nervosa, quando iniziano a ballare.
"Come stai?" Mi chiede il dottore, mentre entrambi guardiamo la stessa donna.
"Bene, e tu?" Dovrei essere carino con questo tizio, sta insieme alla donna che passerò la vita ad amare.
"Bene, sono al secondo anno di medicina adesso."
"Quindi te ne mancano solo, quanti? Dieci?" Sorrido per addolcire il mio tono irritato e lui ride, concordando sul fatto che l'università di medicina è dannatamente lunga.
Mi scuso e vado verso Tessa e Smith. Lei mi vede per prima e io mi sento congelare quando i suoi occhi incontrano i miei.
"Posso interrompere?" Chiedo, tirando la camicia di Smith prima che uno dei due possa rifiutare. Porto immediatamente le mani sulla sua vita, poggiandole sui fianchi. Seguo i suoi passi e resto congelato, sentendomi sopraffatto dalla sensazione delle mie dita che la toccano.
È passato troppo tempo. Troppo tempo da quella notte spontanea a New York poco più di un anno fa.
Devo smetterla di pensare agli eventi di quella notte, o qualsiasi cosa del nostro passato, e concentrarmi su di lei adesso, davanti a me.
"Ho pensato di salvarti dal ballare con lui, è un po' basso. Un partner terribile." Dico alla fine, quando finalmente mi decido a vedere la realtà per quello che è.
"Mi ha detto che l'hai corrotto." Mi sorride, scuotendo la testa.
"Quello stronzetto." Lancio un'occhiataccia al traditore che si è riseduto al tavolo, di nuovo da solo.
"Ho sentito che vi siete parecchio avvicinati." C'è ammirazione dietro le sue parole e non riuscirei ad evitare di arrossire anche se ci provassi.
"Sì, immagino di sì." Faccio spallucce. Lei stringe le dita sulle mie spalle e io sospiro. Letteralmente fottutamente sospiro, e so che l'ha sentito.
"Stai molto bene." Mi dice, fissandomi la bocca.
"Bene? Non so se è una cosa positiva." L'attiro più vicina e lei me lo permette.
"Sei molto bello, proprio bello. Molto sexy." Le ultime parole le capitombolano dalle labbra piene per sbaglio. Lo capisco da come spalanca gli occhi e si morde il labbro inferiore.
"Tu sei la donna più sexy di tutta la stanza, come sempre."
Abbassa la testa, cercandosi di nascondere tra i lunghi ricci biondi. "Non nasconderti, non da me." Dico a bassa voce.
La nostalgia mi riempie nel pronunciare queste familiari parole e capisco dalla sua espressione che si sente allo stesso modo.
"Quando rilascerai il tuo prossimo libro?" Cambia velocemente argomento.
"Il prossimo mese. L'hai letto? Ti ho mandato una copia in anticipo."
"Sì, l'ho letto." Dice e io colgo l'occasione per attirarla al mio petto. "Li ho letti tutti."
"Cosa ne pensi?" La canzone finisce e ne inizia un'altra. Appena la voce femminile riempie la stanza, ci guardiamo negli occhi.
"Questa canzone." Ride leggermente Tessa. "Certo che avrebbero messo questa canzone."
"Non volevo andare a quel matrimonio." Ricordo. "Ci andai solo per renderti felice, ma adesso ti ringrazio per avermi spinto a farlo. Davvero." Le sposto un riccio dagli occhi e lei deglutisce, sbattendo lentamente le palpebre.
"Sono così felice per te, Harry. Sei un autore incredibile, un attivista dell'auto recupero e dipendenza dall'alcol. Ho visto l'intervista che hai fatto con il Times sull'aver sofferto di abusi da bambino." I suoi occhi si bagnano e sono certo che se versa anche solo una lacrima, perderò tutta la mia compostezza.
"Non è niente." Faccio spallucce, amando il suo orgoglio per me, ma sentendomi in colpa per quello che le ha causato. "Non mi sarei mai aspettato nulla di tutto questo, devi saperlo. Non volevo che tu venissi messa pubblicamente in imbarazzo per quel libro."
"Non ti preoccupare." Mi sorride. "Non è stato così male e sai, hai aiutato un sacco di persone e un sacco di persone amano i tuoi libri. Me inclusa." Tessa arrossisce e io faccio lo stesso.
"Se li hai amati così tanto, perché non mi hai chiamato dopo quella notte?" Dovrei aspettare finché non saremo più in un luogo pubblico per parlare di quella notte, ma non riesco a tenere la bocca chiusa.
"Ci ho provato qualche volta, ma è diventato così difficile mettersi in contatto con te senza prendere un appuntamento." Si acciglia. "Quella notte è stata terribile e non ne voglio davvero parlare. Tutto si è risolto però, adesso siamo al loro matrimonio." Ride con un po' di umorismo.
"Dovrebbe essere il nostro." Butto fuori. I suoi piedi smettono di muoversi e un po' di luminosità sparisce dalla sua bellissima pelle.
"Harry." Mi guarda torva.
"Theresa." La prendo in giro. Non sto scherzando e lo sa. "Pensavo che quell'ultima pagina ti avrebbe fatto cambiare idea. Davvero." Ammetto.
"Mi ha fatto cambiare idea. Mi ha fatto venir voglia di sposarti e correre al tramonto con te, ma le probabilità erano sempre contro di noi. Lo sai."
"Chi cazzo se ne fotte delle probabilità adesso? Tu sei qui a Washington per il matrimonio e io sono qui fino al prossimo fine settimana prima di tornare a Chicago.."
"Sono passati anni, letteralmente."
"Eravamo insieme l'anno scorso, a New York." Le ricordo.
"Per una notte."
"Una notte davvero bella." Scherzo. Ma sono serio sotto la superfice. La mattina dopo, vedere che se ne era andata fu una delle cose peggiori della mia vita. Pensavo mi avrebbe dato un'altra occasione, ma aveva cambiato idea, di nuovo.
Non posso biasimarla.
"Posso avere l'attenzione di tutti, per favore?" Dice la wedding planner nel microfono. Quella donna è fottutamente irritante. È in piedi sul palco al centro della stanza, ma a malapena riesco a vederla oltre il tavolo davanti a lei, è bassissima.
"Devo prepararmi per il mio discorso." Mi lamento, passandomi una mano tra i capelli.
"Farai un discorso?" Mi chiede Tessa, seguendomi verso tavolo designato. Deve essersi dimenticata del dottore, e non posso dire che mi dispiaccia. Lo adoro, in realtà.
"Sì, sono il testimone, ricordi?"
"Lo so." Mi spinge gentilmente la spalla e io le prendo il polso. Avevo deciso di portarmelo alla bocca e darle un bacio sulla pelle nuda, ma sono sorpreso quando vedo un cerchio nero tatuato.
"Che cazzo è?" Mi porto il polso più vicino al viso.
"Ho perso una scommessa al mio ventunesimo compleanno." Ride.
"Ti sei davvero tatuata una faccina sorridente? Che diavolo?" Non posso evitare la risata che mi cade dalla bocca. La minuscola faccina è ridicola e fatta così male che è divertente. Però vorrei aver potuto essere per il suo compleanno.
"Ovvio." Annuisce fiera, passandosi l'indice sul tatuaggio.
"Ne hai altri?" Le chiedo, sperando sinceramente che non li abbia.
"Non esiste. Solo questo."
"Harry!" La donna bassa mi chiama, ma io perseguo la mia intenzione di baciare il polso di Tessa. Lei tira via la mano, non per il disgusto, ma per lo shock, spero, mentre vado verso il palco.
Liam e sua moglie sono seduti al tavolo centrale e lui tiene un braccio avvolto intorno alla sua schiena, le mani di lei su una di quelle di lui. Ahh, novelli sposi, non vedo l'ora di vederli pronti a staccarsi la testa a vicenda a quest'ora l'anno prossimo.
Prendo il microfono dalla wedding planner e mi schiarisco la gola. "Ehi." Inizio. La mia voce ha un suono fottutamente strano e capisco dall'espressione di Liam che lui si godrà molto questa cosa. Continuo, "Non mi piace parlare davanti a molte persone di solito, diavolo, di solito non piace neanche stare con le persone, quindi farò una cosa veloce." Prometto alla stanza piena di invitati. "Tanto la maggior parte di voi sarà comunque ubriaca o annoiata a morte, quindi sentitevi liberi di ignorarmi."
"Arriva al punto." Ride la sposa di Liam, alzando un bicchiere di champagne. Liam annuisce in accordo e io alzo il dito medo verso entrambi, davanti a tutti. Tessa ride e si copre la bocca dalla prima fila. "Vedete, me lo sono scritto perché non volevo dimenticare cosa dire." Prendo un fazzoletto accartocciato dalla tasca e lo apro.
"La prima volta che ho incontrato Liam, l'ho immediatamente odiato." Continuo il mio discorso. Tutti ridono come se stessi scherzando ma non è così. Lo odiavo davvero, ma solo perché odiavo me stesso.
"Lui aveva tutto ciò che volevo io dalla vita, una famiglia, una fidanzata, un piano per il suo futuro." Quando guardo Liam, sta sorridendo e ha le guance leggermente rosse. Per quello darò la colpa allo champagne. "Comunque, nel corso degli anni in cui l'ho conosciuto, siamo diventati amici, una famiglia persino, e mi ha insegnato molto sull'essere un uomo, soprattutto negli ultimi due anni con le lotte che hanno dovuto affrontare questi due." Sorrido a Liam e la sua sposa, non volendo entrare in merdate troppo deprimenti.
"Adesso darò un taglio a questa merda, praticamente quello che volevo dire è: grazie, Liam, per essere un uomo onesto e per avermi fatto passare l'inferno quando ne avevo bisogno. In un modo davvero incasinato, ti ammiro e voglio che tu sappia che meriti di essere felice e sposato con l'amore della tua vita, non importa quanto sia presto." La folla ride di nuovo.
"Non sai quanto sei fortunato a poter passare la tua vita con l'altra metà della tua anima, finché non sei costretto a passarla senza." Abbasso il microfono e lo poggio sul palmo della wedding planner. Colgo un accenno di argento affrettarsi tra la folla, quindi scendo velocemente dal palco per seguirla.
Quando finalmente raggiungo Tessa, sta spingendo la porta del bagno delle donne per aprirla. Sparisce all'interno e io non mi disturbo a guardarmi intorno, prima di seguirla. Quando lo faccio, è poggiata al lavello, le mani su entrambi i lati del marmo.
Alza lo sguardo nello specchio, gli occhi rossi e le guance rigate di lacrime. Quando si rende conto che l'ho seguita, si gira a guardarmi.
"Che diavolo era quello?" Urla, le mani che si muovono freneticamente nell'aria.
"Scusami?" Alzo la voce in risposta.
"Non puoi-" Inizia. "Tu-" E' incazzata, chiaramente.
"Parlami, qual è il problema? Era solo un discorso." Le dico, cercando di calmarla. Inizia a camminare avanti e indietro sulle mattonelle del pavimento, i tacchi producono un suono ridondante contro la superfice dura.
"Non puoi parlare di noi come se niente fosse. Delle nostre anime." Conclude la frase con un mugolio.
"Perché no?"
"Perché.." Sembra non riuscire a trovare una spiegazione.
"Perché sai che ho ragione?" La istigo.
"Perché non puoi dire pubblicamente cose del genere in quel modo. Continui a farlo anche nelle interviste." Si poggia le mani sui fianchi.
"Cerco di attirare la tua attenzione." Faccio un passo verso di lei.
"E una telefonata non sarebbe meglio?" Urla. Una donna anziana esce in tutta fretta da una cabina ed va via dal bagno senza neanche lavarsi le mani.
"Ti ho chiamato, un sacco di volte. Tu mi hai chiamato un sacco di volte. Perché continuiamo ad andare avanti e indietro? Perché non possiamo solo smetterla di comportarci da stronzi ostinati e stare insieme?" Le chiedo.
Le si allargano le narici e penso che potrebbe seriamente battere un piede contro il pavimento. "Non funzioneremmo, non funzioniamo mai."
"Eppure eccoci qui, insieme in un bagno durante il matrimonio del nostro migliore amico." Le faccio notare.
"Non sono venuta qui per provarci con te, sei tu che mi hai seguito." La sua voce si addolcisce, non può negare il modo in cui mi sta guardando.
"Quindi vuoi che ci provi con te?" Cerco di alleggerire la tensione.
"No, certo che no." Mente, avvolgendosi le braccia intorno al petto.
"Allora perché il tuo cuore sta accelerando? Perché non riesci a smettere di guardarmi come se volessi che ti scopassi sul lavandino?" Alzo una mano verso il colletto della mia camicia e mi sbottono i primi due bottoni.
"Io-" Si zittisce. "E' solo un fatto sessuale, il fatto che il mio cuore stia accelerando non ha niente a che vedere con i sentimenti né niente del genere." Mente.
"Certo, certo." Allungo le braccia verso di lei. "Vieni qui." La supplico.
Obbedisce, entrando tra le mie braccia e io le chiudo intorno a lei. Averla tra le mie braccia in questo modo è più soddisfacente di qualsiasi tipo di sesso potremmo mai fare. Solo averla qui, ancora attirata da me in quel modo che solo noi due capiamo, mi rende il più felice figlio di puttana al mondo.
"Mi sei mancata così tanto." Le dico tra i capelli. Porta le mani sulle mie spalle, tirandomi la giacca pesante e facendola cadere a terra.
"Sei sicura?" Le chiedo, tenendo il suo bellissimo viso tra le mani.
"Sono sempre sicura con te." Ammette. Riesco a sentire la vulnerabilità e il dolce sollievo appena preme la bocca sulla mia, le labbra che tremano, il respiro lento e profondo.
Troppo presto, mi stacco e lei fa cadere le mani dalla mia cintura. "Voglio solo bloccare la porta." Le assicuro. Ci sono delle sedie qui, quindi ne prendo un paio e le metto davanti alla porta per evitare che qualcuno possa aprirla.
"Stiamo davvero per farlo?" Mi chiede Tessa, mentre mi abbasso per alzarle il vestito lungo fino al pavimento intorno alla vita.
"Ti sorprende?" Rido in un altro bacio. La sua bocca sa di casa per me e sono stato lontano da casa, a vivere a Chicago da solo, per troppo tempo.
"No." Le sue dita si affrettano per sbottonarmi i pantaloni e resto senza fiato quando mi afferra attraverso i boxer.
E' passato un sacco di tempo, troppo dannato tempo.
"Quand'è stata l'ultima volta che tu.." Inizia a chiedere.
"Non ne parliamo." Incalzo. "Non voglio sapere di te e lui."
"Non l'abbiamo mai fatto." Dice. Mi allontano per guardarla negli occhi e trovo solo verità dietro la sua affermazione.
"Davvero?" Chiedo, anche se posso leggere il suo viso come un libro aperto.
"Sì, nessun altro. Solo tu." Mi abbassa i boxer e io la alzo sul bancone del lavandino, allargandole le cosce con le mani.
"Cazzo." Mi mordo la lingua quando scopro che non indossa le mutande.
"Bisognava indossare un perizoma con questo vestito." Abbassa lo sguardo, agitata.
"Sarai la mia morte, donna." Sono duro quanto una fottuta roccia quando mi accarezza, entrambe le sue piccole mani si muovono su e giù sulla mia lunghezza.
"Dobbiamo muoverci." Piagnucola, disperata e bagnata quando faccio scivolare un dito sul suo clitoride. Geme, la testa le ricade all'indietro contro lo specchio e allarga ancora di più le gambe.
"Preservativo?" Le chiedo, a malapena in grado di pensare.
"Non posso.. sai. È impossibile." Dice, gli occhi che si riempiono di tristezza.
Invece di rispondere, spingo un dito in lei e le accarezzo la lingua con la mia. Ogni bacio contiene una confessione, "ti amo" cerco di dimostrarle, "ho bisogno di te" le succhio il labbro inferiore, "non posso perderti di nuovo" spingo in lei e gemiamomo insieme, quando la riempio.
"Così fottutamente stretta." Mugolo. Mi metterò in imbarazzo venendo nel giro di qualche secondo, ma non si tratta della soddisfazione sessuale per me, si tratta di dimostrare a lei e a me stesso, che siamo davvero inevitabili. Siamo una forza con cui non si può ragionare, non importa quanto duramente noi, o chiunque altro, cerchi di combatterla.
Ci apparteniamo ed è davvero innegabile.
"Oddio." Mi artiglia la schiena, mentre esco dal suo calore ed entro di nuovo, stavolta completamente. Si tende intorno a me, il suo corpo si adegua e si adatta a me come sempre.
"Harry." Geme Tessa nel mio collo. Sento i suoi denti premere nella mia pelle mentre l'orgasmo mi sale dalla spina dorsale. Porto una mano sulla sua schiena, attirandola più vicina, alzandola leggermente per raggiungere un'angolatura più profonda dentro di lei, e uso l'altra per palparle le tette piene. Le escono dal vestito, quindi ne succhio la carne, tirandole i capezzoli duri con le labbra, ringhiando e gemendo il suo nome mentre vengo in lei.
Il mio nome esce dalle sue labbra in ansimi veloci mentre le strofino il clitoride entrando ed uscendo da lei. Il suono delle sue cosce che sbattono contro di me e il bancone, è sexy abbastanza da farmi indurire di nuovo. È passato così tanto fottuto tempo e lei per me è la metà perfetta. Il suo corpo reclama il mio, fottutamente e completamente mi possiede.
"Ti amo." Dice, venendo, la voce sforzata mentre si perde con me, permettendomi di ritrovarla. L'orgasmo di Tessa sembra infinito e non posso evitare fottutamente di amarlo. Si accascia, poggiandosi a me con la testa sul mio petto, mentre riprende fiato.
"L'ho sentito, lo sai?" Le do un bacio sulla fronte sudata e lei fa un sorriso delirante.
"Siamo un casino." Sussurra, alzando la testa in modo che i suoi occhi incontrino i miei.
"Un innegabile, meravigliosamente caotico, casino." La correggo.
"Non fare lo scrittore con me." Scherza, ha il fiatone.
"Non ti allontanare da me. So che ti sei vista con quel cameriere."
"Fino a mezz'ora fa, lo stavi chiamando dottore." Avvolge le braccia intorno alla mia vita e io le spingo i capelli via dalla fronte.
"Beh, è entrambe le cose. Ma adesso, sei mia, non sua."
"Non sono mai stata sua. Siamo amici. Tutto qui."
Non protesto perché non ne ho ragione. Sono felice, fottutamente estatico che sia qui con me, dopo tutto questo tempo, tra le mie braccia a scherzare e ridere, e non ho intenzione di rovinarlo. A volte, inizialmente, ti viene data una mano di merda, e a volte fai casini lungo la strada, ma c'è sempre speranza.
C'è sempre un altro giorno, c'è sempre un modo per rimediare alle merdate che hai fatto e le persone che hai ferito, e c'è sempre qualcuno che ti ama, anche quando senti di essere completamente solo e come se fluttuassi nel nulla, in attesa della prossima delusione, c'è sempre qualcosa di migliore in arrivo.
E' difficile vederlo, ma c'è. Tessa c'era, sotto le cazzate e il disgusto per me stesso. Tessa c'era, sotto la mia dipendenza, Tessa c'era, sotto la mia auto commiserazione e le mie decisioni di merda. Lei c'era, mentre io cercavo di uscirne, mi ha tenuto la mano durante tutto il fottuto tragitto, anche dopo avermi lasciato, lei continuava ad esserci, ad aiutarmi.
Non ho mai perso la speranza, perché Tessa è la mia speranza.
Lo è sempre stata e sempre lo sarà.
"Resti con me stanotte? Possiamo andarcene anche adesso da qui. Stai con me però." La supplico.
Si alza di nuovo, risistemandosi i seni nel vestito, mentre mi guarda. Il trucco sugli occhi si è sciolto e ha le guance rosse. "Posso dire una cosa?" Mi chiede.
"E da quando lo chiedi?" Le tocco la punta del naso con l'indice.
"Vero." Sorride. "Odio il fatto che tu non ci abbia provato di più."
"L'ho fatto, ma-" Cerco di spiegare. Lei alza un dito per zittirmi.
"Odio il fatto che tu non ci abbia provato di più, ma è ingiusto da parte mia dirlo, perché sappiamo entrambi che mi sono allontanata da te. Non ho fatto altre che spingere, aspettandomi troppo da te, ed ero così arrabbiata per il libro e tutte quelle attenzioni che non volevo, e ho lasciato che questo dominasse la mia mente. Sentivo di non poterti perdonare a causa dell'opinione di altre persone, ma adesso sono arrabbiata con me stessa per aver dato ascolto a cose del genere. Non mi importa cosa dicono le persone di noi, o di me. Mi importa solo cosa pensano di me le persone che amo, le persone che mi amano e mi supportano. Volevo solo dirti che mi dispiace per aver dato ascolto alle voci che non dovrebbero essere nella mia testa."
Mi raddrizzo, davanti al lavandino, con Tessa ancora seduta davanti a me, e mi ritrovo senza parole. Non me l'aspettavo. Non mi aspettavo un tale cambiamento né delle scuse. Sono venuto a questo matrimonio con la speranza al massimo di un suo sorriso.
"Non so cosa dire."
"Che mi perdoni?" Sussurra nervosamente.
"Certo che ti perdono." Rido. È pazza? È logico che la perdono. "Tu mi perdoni? Per tutto? O quasi tutto?"
"Sì." Annuisce, prendendomi la mano.
"Adesso non so davvero cosa dire." Mi passo una mano tra i capelli.
"Magari che vuoi ancora sposarmi?" Ha gli occhi spalancati e sento che i miei potrebbero uscire direttamente dalle orbite.
"Cosa?"
"Mi hai sentito." Arrossisce.
"Sposarti? Tipo fino a dieci minuti fa mi odiavi?" Sarà davvero la mia morte.
"In realtà, dieci minuti fa, stavamo facendo sesso su questo lavandino." Commenta.
"Lo pensi davvero? Vuoi sposarmi?" Non posso credere che lo stia dicendo. Non esiste al mondo che lo stia dicendo.
"Hai bevuto?" Le chiedo, cercando di ricordare se ho sentito il sapore dell'alcol sulla sua lingua.
"No, solo un bicchiere di champagne più di un'ora fa. Non sono ubriaca, sono solo stanca di combattere. Siamo inevitabili, ricordi?" Mi imita, con un terribile accento inglese.
Le do un bacio sulle labbra, zittendola.
"Siamo la coppia meno romantica che sia mai esistita, lo sai, giusto?" Le chiedo, passando la lingua sulle sue labbra morbide.
"Il romanticismo è sopravvalutato, io voto per il realismo." Cita una frase del mio ultimo libro.
La amo. Cazzo, amo questa donna così fottutamente tanto.
"Sposami? Davvero, mi sposi?"
"Non oggi né niente del genere, ma ci penserò." Scende dal bancone, sistemandosi il vestito.
"Cambierai idea, lo so." Mi aggiusto i vestiti, cercando di capire tutto quello che è successo in questo bagno. Tessa sta in qualche modo accettando di sposarmi. Porca fottuta merda.
"Forse, ma forse no." Fa spallucce, sorridendomi.
"Vegas, andiamo a Las Vega, adesso." Infilo una mano in tasca e prendo le chiavi della macchina.
"Non esiste, non voglio sposarmi a Las Vegas. Tu sei pazzo."
"Siamo entrambi pazzi, chi se ne fotte?"
"Non esiste, Harry."
"Perché no?" La supplico, prendendole il viso tra le mani.
"Las Vegas è a quindici ore di macchina." Dice.
"Qualcosa di più vicino allora, così non cambi idea?" Cerco di convincerla.
Lei mi guarda, poi guarda il suo riflesso nello specchio. "Devo pensarci. L'ho deciso solo due minuti fa." Riesco a vedere i dettagli frugare nella sua mente, sta rimuginando. Certo, è un matrimonio, quindi è comprensibile.
"Non pensi che un tragitto di quindici ore sia abbastanza lungo per pensaci?" Scherzo, togliendo le sedie da davanti la porta.
"Sì, immagino di sì." Dice, sconvolgendomi.
..
FINE.
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