GIUGNO.
POV di Tessa.
"Sto bene?" Mi giro nello specchio a figura intera, tirando il vestito lungo fino alle ginocchia. Il tessuto marrone mi da una sensazione di nostalgia sotto le dita. Nel momento in cui l'ho indossato, mi sono innamorata di come il materiale e il colore mi ricordassero del mio passato, di un tempo in cui ero un'altra persona.
Questo vestito è diverso dal precedente. Quello era largo e a collo alto, con le maniche a tre quarti. Questo è stretto e ha la scollatura un po' più bassa e ricamata ed è smanicato. Amerò sempre il vestito vecchio, ma sono felice di come mi sta questo.
"Certo che sì, Theresa." Mia madre si appoggia al cornicione della porta con un sorriso.
Ho cercato di calmare i miei nervi in vista di questa giornata, ma sono riuscita a bere quattro tazze di caffè, mangiare metà busta di popcorn e camminare avanti e indietro per casa di mia madre come una pazza. Ogni singolo secondo di ogni giorno degli ultimi due mesi ha portato a questo momento. La laurea di Harry.
Ho una leggera paranoia che la mia presenza potrebbe essere sgradita, una richiesta fatta per educazione, ma silenziosamente ritirata nel tempo in cui siamo stati separati. I minuti e le ore, in qualche modo, sono passati, nello stesso modo in cui è sempre successo e sempre succederà, ma stavolta non sto cercando di dimenticarlo. Stavolta sto ricordando e guarendo e ripensando al mio tempo con Harry con un sorriso.
Quella sera d'aprile, la sera in cui Liam mi ha servito la realtà dei fatti su un piatto d'argento, ho fatto una tirata fino a casa di mia madre. Ho chiamato Kimberly e pianto al telefono finché lei non mi ha detto di farmene una ragione, smettere di piangere e fare qualcosa sulla direzione in cui era diretta la mia vita.
Non mi sono resa conto di quanto oscura era diventata, finché non ho rivisto la luce. Ho passato la prima settimana in solitudine completa, uscendo a stento dalla camera della mia infanzia e costringendomi a mangiare. Ogni mio singolo pensiero girava intorno ad Harry e a quanto mi mancasse, quanto avessi bisogno di lui, quanto lo amassi.
La settimana dopo è stata meno dolorosa, come è successo anche in passato durante le nostre rotture, ma stavolta era diverso. Stavolta dovevo ricordare a me stessa che Harry era in un posto migliore con la sua famiglia e non lo stavo lasciando per difenderlo.
Aveva la sua famiglia con lui se ne avesse avuto bisogno. Le chiamate giornaliere di Karen erano l'unica cosa che mi trattenevano dal tornare a Pullman a vedere come stava per circa cento volte. Dovevo rimettere insieme la mia vita, ma dovevo anche assicurarmi di non star apportando altri danni in quella di Harry, o chiunque altro intorno a me.
Ero diventata quella ragazza, quel fardello nella vita di tutti intorno a lei e non me ne rendevo conto, perché Harry era tutto ciò che riuscivo a vedere. La sua opinione di me era l'unica cosa che sembrava avere importanza e passavo i miei giorni e le mie notti a cercare di aggiustarlo, aggiustarci, mentre stavo rompendo tutti gli altri, inclusa me stessa.
Harry era persistente le prime tre settimane, ma proprio come le chiamate giornaliere di Karen, anche le sue hanno continuato a diminuire finché tra tutti e due, non ricevevo più di due chiamate a settimana. Karen mi assicura che Harry è felice, quindi non riesco a trovare la forza di arrabbiarmi per il fatto che non cerca di tenersi in contatto con me quanto volevo e speravo avrebbe fatto.
Più che altro, mi tengo in contatto con Liam. Lui si è sentito terribilmente in colpa la mattina dopo quella sera. Era andato in camera di Harry per scusarsi con me, solo per trovare un Harry solo e incazzato. A quel punto mi ha immediatamente chiamata, supplicandomi di tornare e lasciarlo spiegare, ma io gli ho assicurato che aveva ragione e che io avevo bisogno di stare lontano per un po'. Per quanto volessi andare a New York con lui, avevo bisogno prima di tutto di tornare dove la distruzione della mia vita aveva avuto inizio, e ricominciare da capo, da sola.
La parte in cui Liam mi aveva ricordato che io non ero parte della loro famiglia era stata la più dolorosa. Mi aveva fatto sentire indesiderata, non amata e distaccata da tutto e tutti. Sentivo di essere da sola, senza legami, fluttuante nell'aria, nel continuo tentativo di ancorami a chiunque mi prendesse. Ero diventata troppo dipendente dagli altri, e mi ero persa nel ciclo del desiderio di essere voluta.
Odiavo quella sensazione, la odiavo più di tutto, ma adesso capisco che Liam l'ha detto solo a causa della rabbia. Nel tempo in cui sono stata via, mentre cercavo di ricostruire la mia relazione con mia madre, ho capito che sono stata una parte essenziale nella volontà di Harry di accettare e lavorare sulla sua relazione con Ken. Non ho fatto tutto io, ma l'ho aiutato a diventare una persona migliore e questo è uno dei traguardi di cui vado più fiera.
"Sognare ad occhi aperti non ti aiuterà ad uscire da questa stanza più in fretta." Mia madre viene verso di me e apre il primo cassetto del mio portagioie. Prende un paio di orecchini di diamanti e me li mette in mano, chiudendo la sua mano intorno al mio palmo.
"Metti questi. Non andrà male quanto pensi, basterà che resterai composta, senza mostrare alcuna debolezza." Mi consiglia.
Rido per il suo tentativo di conforto, infilando la vitina del secondo orecchino. "Grazie." Sorrido alla sua immagine nello specchio e lei, essendo Carol Young, suggerisce che tiri i capelli dal viso, aggiunga dell'altro lucidalabbra e indossi dei tacchi alti. Lascio che i suoi consigli mi scivolino addosso e la ringrazio di nuovo quando non insiste sulle sue idee.
Io e mia madre siamo sulla strada della relazione che ho sempre sognato di avere con lei. Lei sta imparando che io sono una giovane donna, in grado di prendere le mie decisioni, mentre io sto imparando che lei non ha mai voluto diventare la donna che è adesso. Mio padre l'ha distrutta per tutti quegli anni e lei non si è mai ripresa. Adesso ci sta lavorando, un po' come me.
Ero sorpresa quando mi ha detto di aver conosciuto qualcuno, con il quale adesso si frequenta già da un po' di settimane. La sorpresa più grande è stata che l'uomo, David, non è un avvocato, o un dottore, e non guida un'auto nuova di zecca.
Possiede un panificio in città e ride più di chiunque abbia mai incontrato. Ha una figlia di dieci anni che ha preso una passione nel provarsi i miei vestiti, troppo grandi per lei, e nel permettermi di praticare le mie poche doti di truccatrice su di lei.
È una bambina dolce, si chiama Heather e sua madre è morta quando lei aveva sette anni, e sorprendentemente, mia madre è molto dolce con lei. David tira fuori in lei qualcosa che non ho mai visto prima e adoro il modo in cui ride e sorride quando è con lui.
"Quanto tempo ho?" Mi giro verso mia madre e infilo le scarpe, ignorando la sua alzata di occhi al cielo quando scelgo le scarpe con il tacco più basso che possiedo. Sono già un fascio di nervi, l'ultima cosa di cui ho bisogno è preoccuparmi anche di camminare in un paio di tacchi.
"Cinque minuti, se vuoi arrivare presto, e so che lo vuoi." Scuote la testa e si poggia i lunghi capelli biondi su una spalla. È stata un'emozione straordinaria ed emozionante vedere il cambiamento in mia madre, vedere un po' della roccia crollare, e vederla diventare una versione migliore di sé stessa. È bello avere il suo supporto oggi, soprattutto oggi, e sono contenta si sia tenuta la sua opinione sul mio ritorno a Pullman per lei.
"Spero non ci sia troppo traffico. E se c'è un incidente? Il tragitto di due ore potrebbe facilmente trasformarsi in uno di quattro e il mio vestito si riempirebbe di pieghe e capelli si appiattirebbero e-"
"Starai bene. Stai rimuginando troppo, adesso metti un po' di lucidalabbra e mettiti in viaggio."
Sospiro, ma faccio ciò che dice, sperando che tutto vada come pianificato. Per una volta.
POV di Harry.
"La merda più fottutamente idiota che abbia mai indossato in tutta la mia vita, ecco cos'è." Mi lamento, fissando l'orrenda toga nera nello specchio davanti a me. Non capirò mai perché devo essere costretto a mettere questa roba. Cosa c'è di mal nell'indossare dei vestiti normali durante la cerimonia? Sarei comunque coordinato alla massa nera.
"Oh, andiamo. Mettitela e basta." Karen alza gli occhi al cielo.
"La gravidanza ti rende molto meno tollerabile." Scherzo e mi sposto prima che riesca a darmi uno schiaffo sul braccio.
"Ken è già al Coliseum, è lì da stamattina. Sarà così fiero di vederti indossare questa toga e salire sul palco." Sorride, mentre i suoi occhi luccicano. Se si mette a piangere, avrò bisogno di uscire. Mi limiterò ad andarmene lentamente dalla stanza e sperare che non mi segua.
"Da come parli, sembra stia andando al ballo di fine anno." Borbotto, sistemando questa stupida toga che ingoia tutto il mio corpo.
Ho le spalle tese, la testa che sbatte e il petto che brucia per l'attesa.
Non per la cerimonia o la laurea, non potrebbe fottermene di meno di entrambe. L'ansia travolgente deriva dalla possibilità che lei potrebbe esserci. Tessa è l'unica ragione per cui sto mettendo su questo spettacolo, è stata lei a convincermi, beh, a truffarmi per farmi andare, e se la conosco bene come so di conoscerla, ci sarà.
Anche se le sue chiamate sono diventate sempre meno frequenti e i messaggi praticamente inesistenti, oggi verrà.
Un'ora più tardi, stiamo entrando nel parcheggio del Coliseum dove si svolgerà la cerimonia. Dopo che me l'ha chiesto novanta volte, ho accettato di venire in macchina con Karen. Avrei preferito venire nella mia, ma lei è così appiccicosa ultimamente. So che sta cercando di compensare l'assenza di Tessa nella mia vita, ma niente potrebbe riempire quel vuoto.
Niente e nessuno potrebbe offrirmi ciò che mi offriva Tessa, avrò sempre bisogno di lei. Ogni cosa che faccio, ogni singolo giorno da quando mi ha lasciato, è solo per essere migliore per lei. Mi sono fatto dei nuovi amici, okay, due. Luke e la sua ragazza, Kaci, sono la cosa più simile a degli amici che ho e sono una compagnia non male. Nessuno di loro due beve molto e non passano il loro tempo a partecipare a delle feste di merda o a fare scommesse. Ho conosciuto Luke, che ha qualche anno più di me e viene trascinato a fare terapia di coppia una volta a settimana, durante una delle mie sessioni settimanali con il dottor Tran, straordinario nell'aiuto mentale.
Non esattamente, è più che altro un'artista della truffa che pago cento dollari all'ora perché mi ascolti parlare di Tessa per due ore a settimana, ma mi fa sentire meglio parlare con qualcuno di tutta la merda che ho in testa e lui è un ascoltatore decente.
"A Liam dispiace non essere riuscito a venire. È impegnato a New York." Mi dice Karen, fermando l'auto. "Gli ho promesso di fare un sacco di foto."
"Evviva." Sorrido a Karen e scendo dalla macchina.
L'edificio è stracolmo, le sedute stile stadio sono piene di genitori orgogliosi, parenti e amici. Faccio un cenno con la testa in direzione di Karen quando mi saluta dalla sua postazione in prima fila. Essere la moglie del cancelliere ha i suoi vantaggi.
Non riesco ad evitare di cercare Tessa tra la folla. È impossibile vedere metà delle facce perché queste dannate luci sono troppo forti e accecanti ed eccessive. Non voglio sapere quanto sia costata questa stravagante cerimonia all'Università. Trovo il mio nome sulla piantina dei posti e sorrido alla donna scontrosa al comando. È irritata perché potrei essermi perso le prove, ma sul serio, quanto può essere complicata questa merda?
La sedia di plastica è scomoda e il tizio a fianco a me sta sudando come una dannata puttana in una chiesa. Si agita, mormora tra sé e sé e gli trema il ginocchio. Voglio quasi dirgli qualcosa, finché non mi rendo conto di star facendo esattamente la stessa cosa, a parte il sudore disgustoso.
Non so quante ore siano passate, sembrano quattro, quando finalmente viene chiamato il mio nome. È imbarazzante e quasi vomito per il modo in cui tutti mi fissano, e mi affretto a scendere dal palco quando gli occhi di Ken iniziano a riempirsi di lacrime.
Devo solo aspettare la fine dell'alfabeto, così posso cercarla. Quando arriviamo alla V, penso che potrei anche alzarmi ed interrompere tutto. Quante persone possono avere il cognome che inizia con la V? A quanto pare, un sacco, ecco quante.
Alla fine, gli applausi terminano e possiamo finalmente lasciare i nostri posti. Io praticamente salto dal mio nel momento in cui la folla inizia a dirigersi verso il fondo. Mi scuso dal discorso trasudante di congratulazioni da parte di Karen e mi sbrigo a cercarla. So che è qui, lo sento.
Non la vedo da due mesi, due fottuti lunghi mesi del cazzo, e mi sento vibrante, strafatto dall'adrenalina, quando finalmente la vedo vicino all'uscita. Avevo la sensazione che l'avrebbe fatto, che sarebbe venuta e avrebbe cercato di sgattaiolare via prima che potessi trovarla, ma non glielo permetterò. Inseguirò la sua auto anche in strada, se ci prova.
"Tessa!" Mi faccio spazio tra le famiglie accalcate nella mia strada per arrivare da lei, che si gira proprio nel momento in cui da una specie di spintone ad un ragazzo per toglierlo di mezzo.
È passato così tanto tempo da quando l'ho vista, che il sollievo è travolgente. Così fottutamente travolgente, e lei è bellissima come sempre. La sua pelle ha una tonalità un po' più scura che prima non aveva e i suoi occhi sono più luminosi, più felici, e il guscio che era diventata è stato rimpiazzato dalla vita. Lo capisco anche solo guardandola.
"Ehi." Sorride e fa quella cosa con i capelli quando è nervosa, mettendoli dietro le orecchie.
"Ehi." Ripeto il suo saluto e mi prendo qualche momento solo per assorbirla. È persino più bella del ricordo che avevo nella mia testa.
Lei sembra fare lo stesso, e la guardo scorrere gli occhi su e giù sul mio corpo. Vorrei non star indossando questo stupido mantello, così potrebbe vedere quanto mi sono allenato.
"Hai i capelli lunghissimi." Parla lei per prima. Rido leggermente e vi spingo le dita attraverso. Probabilmente sono tutti incasinati a causa del cappello, non so dove sia andata a finire quel dannato coso. Forse l'ho lasciato sulla sedia, non lo so né mi importa, in realtà.
"Sì, anche i tuoi." Dico, senza pensare. Lei ride, portandosi le dita alla bocca. "Cioè, hai i capelli lungi. Ma li hai sempre avuti lunghi." Cerco di recuperare, ma lei ride di nuovo.
Che genio. Un vero fottuto genio.
"Allora, la cerimonia è stata brutta quanto ti aspettavi?" Chiede. E' a meno di due metri di distanza da me e io vorrei che fossimo seduti o qualcosa del genere, perché sento di dovermi sedere. Per quale motivo sono così fottutamente ansioso?
"Peggio. Hai visto quanto è stata lunga? L'uomo che leggeva i nomi si è fatto vecchio." Le dico, sperando di farla sorridere di nuovo. Quando lo fa, ricambio, spingendomi i capelli via dal viso. Ho davvero bisogno di tagliarli, ma penso che potrei tenerli così per un po'.
"Sono davvero fiera di te per aver partecipato. Sono sicura che Ken è felicissimo."
"Tu sei felice?"
"Per te? Sì, certo. Sono molto felice per te. Va bene che sono venuta, non è vero?" Mi chiede, abbassando lo sguardo sui suoi piedi per un secondo, prima che i suoi occhi si concentrino nei miei. C'è qualcosa di diverso in lei, qualcosa di più sicuro, più.. non lo so, forte?
È qui in piedi, posizione ritta, gli occhi affilati e concentrati, e anche se capisco che è nervosa, non è intimidita come in passato.
"Certo che sì. Mi sarei incazzato abbastanza, se avessi partecipato per niente." Le sorrido. Sembriamo entrambi non star facendo niente se non sorridere e muovere nervosamente le mani. "Tu come stai? Mi dispiace non aver chiamato spesso, sono stato molto impegnato." Divago.
Lei scuote la testa. "Non fa niente, so che hai molti impegni, tra la laurea e la preparazione per il tuo futuro, tutte queste cose." Stenta un sorriso. "Sto bene, ho fatto richiesta per tutti i college all'interno di un raggio di cinquanta miglia da New York."
"Vuoi ancora andare lì? Liam ha detto che non eri sicura?" Le chiedo. Ho parlato con Liam solo ieri e mi aveva detto che non sapeva se Tessa volesse ancora trasferirsi.
"Non ne sono ancora sicura, sto aspettando di avere notizie da almeno un college, prima di trasferirmi. Il trasferimento nel campus di Seattle è stato un punto a mio sfavore. Il dipartimento ammissioni della NYU ha detto che mi ha fatta sembrare inaffidabile ed impreparata, quindi spero che almeno uno dei college lì non sia d'accordo. Altrimenti, prenderò lezioni in un college statale fino a quando non potrò traferirmi di nuovo." Fa un respiro profondo. "Ho dato una lunga spiegazione per una domanda breve." Ride e si sposta quando una madre singhiozzante le passa accanto mano nella mano con la sua figlia coperta dalla toga.
"Hai deciso cosa vuoi fare dopo?" Mi chiede.
"Beh, ho dei colloqui in programma per le prossime settimane."
"Bene, sono molto felice per te."
"Nessuno è qui, però." Chiarisco, guardando attentamente il suo viso mentre rielabora le mie parole.
"Qui, a Pullman?"
"No, Washington."
"E dove sono? Se non ti dispiace che chieda." E' composta ed educata e la sua voce è così leggera e dolce che devo fare un passo verso di lei.
"Uno a Chicago, tre a Londra."
"Londra?" Cerca di nascondere il tono sorpreso e io annuisco. Non volevo dirglielo, ma stavo semplicemente approfittando di tutte le opportunità che mi arrivavano. Probabilmente non mi ritrasferirei nemmeno, sto solo esplorando le mie opzioni.
"Non ero sicuro di cosa sarebbe successo, sai, con noi." Cerco di spiegare.
"No, capisco, sono solo sorpresa, tutto qui."
Con un solo sguardo, so cosa sta pensando. Posso praticamente sentire i suoi esatti pensieri.
"Ultimamente sto parlando un po' con mia mamma." Le dico. Ha un suono strano provenendo dalla mia bocca ed è stato persino più strano quando alla fine ho risposto al telefono quando mi ha chiamato. Fino a due settimane fa, la stavo evitando. Non l'ho esattamente perdonata, ma più o meno sto lavorando sul cercare di non essere così incazzato per tutto quel casino.
"Davvero? Harry, è bellissimo sentirlo." Il suo cipiglio è scomparso e adesso il suo sorriso è così luminoso che mi fa letteralmente male il petto per quanto è bella.
"Sì, un po'." Faccio spallucce e lei continua a sorridermi come se le avessi appena detto che ha vinto alla dannata lotteria.
"Sono così felice che tutto stia funzionando per te. Meriti solo cose positive nella tua vita."
Non so cosa dire, ma mi è mancata così tanto la sua gentilezza, che non posso evitare di prenderle un braccio e attirarla in un abbraccio. Lei porta le braccia intorno alle mie spalle e poggia la testa sul mio petto. Giuro di averla sentita sospirare.
"Harry!" Qualcuno mi chiama e lei si stacca e si mette a fianco a me. Ha le guance arrossate e sembra di nuovo nervosa. Luke e Kaci si stanno avvicinando a noi con un bouquet di fiori in mano.
"Dimmi che non mi hai portato dei fottuti fiori." Mi lamento, sapendo che dev'essere stata un'idea della sua donna.
Tessa resta al mio fianco, fissando Luke e la ragazza bruna e bassina a fianco a lui con gli occhi spalancati. "Lo sai, io so quanto ami i gigli." Luke dice cazzate e Kaci saluta Tessa con la mano.
Lei si gira verso di me, confusa, ma facendo il sorriso più bello che abbia mai visto negli ultimi due mesi. "Che piacere conoscerti, finalmente." Kaci avvolge le braccia intorno a Tessa e Luke cerca di spingere quell'orrendo bouquet sul mio petto. Io lasco i fiori cadere a terra e lui mi impreca contro, prima di buttarli nel cestino più vicino.
"Io sono Kaci, un'amica di Harry. Ho sentito tanto parlare di te, Tessa." La donna avvolge un braccio intorno a quello di Tessa e sono un po' sorpreso quando lei ricambia il sorriso e invece di guardarmi in cerca di aiuto, si butta a capofitto in una conversazione sullo spreco dei fiori.
"Harry sembra il tipo di ragazzo da fiori, giusto?" Ride Kaci e Tessa si unisce, ridacchiando. "Ecco perché si è tatuato quelle foglie ridicole."
"Foglie?" Tessa alza un sopracciglio, con aria interrogativa.
"Non sono esattamente delle foglie, lei non fa altro che sfottermi, ma in effetti mi sono fatto qualche altro tatuaggio dall'ultima volta che ci siamo visti." Le dico. Non so perché mi sento leggermente in colpa, ma è così.
"Oh." Cerca di sorridere, ma capisco che non è autentico. "Bello." L'aria è diventata leggermente imbarazzante, mentre Luke dice a Tessa dei nuovi tatuaggi che ho sul basso ventre, facendo un grande errore.
"Gli avevo detto di non farseli, eravamo tutti e quattro in giro e Kaci si è incuriosita sui tatuaggi di Harry e ha deciso che ne voleva uno anche lei." Dice.
"Quattro?" Tessa riversa fuori la parola, posso vedere il pentimento nei suoi occhi appena lo chiede.
Lancio un'occhiata a Luke, nello stesso momento in cui Kaci gli da una gomitata nel fianco.
"La sorella di Kaci." Dice lui a Tessa, cercando di rimediare al suo casino, ma peggiorando la situazione.
La prima volta che uscii con Luke, ci incontrammo con Kaci per la cena. Quel fine settimana, andammo al cinema e Kaci portò sua sorella. Qualche uscita dopo, mi resi conto che lei si era leggermente infatuata di me e dissi loro di non portarla più. Non volevo e continuo a non volere una distrazione, mentre aspetto che Tessa torni da me.
"Oh." Tessa rivolge a Luke il suo sorriso falso e porta lo sguardo tra la folla. Cazzo, odio quell'espressione.
Prima che possa dire a Luke e Kaci di andarsene a fanculo e spiegare questa merdata a Tessa, Ken si avvicina.
"Harry, c'è qualcuno che vorrei farti conoscere." Mi dice. Luke e Kaci si scusano e Tessa si sposta di lato. Cerco di prenderla, ma lei scrolla le spalle.
"Tanto ho bisogno di cercare il bagno." Sorride, e va via dopo un veloce saluto a mio padre.
"Lui è Chris, l'uomo di cui ti dicevo. È il capo dell'azienda editoriale della Gabber a Chicago, è venuto fino a qui per parlarti." Sorride Ken e io non posso evitare di cercare Tessa tra la folla.
"Sì, grazie." Stringo la mano dell'ometto e lui si lancia in una conversazione. Tra il chiedermi che tipo di merdata ha dovuto mettere in scena Ken per far venire questo tizio qui e il preoccuparmi per Tessa che potrebbe non trovare il bagno, colgo solo metà della sua offerta.
Dopo aver girato per ogni bagno e averla chiamata al cellulare due volte, realizzo che Tessa se n'è andata senza salutare.
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