Capitolo 247

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POV di Harry.
"Lo svegli?" Chiede Kimberly a Tessa quando entro in cucina. Sono appena le otto e qualcosa e Tessa è completamente vestita.
Merda, è già lunedì. Lei deve andare al lavoro e io devo tornare a Pullman. Mi perderò le lezioni di oggi, ma non potrebbe fregarmene di meno. Mi diplomo in meno di due mesi.
"Sono sveglio." Mi lamento, ancora intontito dal sonno. Ho dormito più pacificamente ieri notte che in tutta la settimana. La mia prima notte qui invece siamo rimasti svegli quasi tutta la notte.
"Ehi." Il sorriso di Tessa illumina la stanza scura e Kimberly scende discretamente dall'alto sgabello, lasciandoci soli in cucina.
Per una volta, non mi infastidisce.
"Da quanto sei sveglia?" Le chiedo.
"Due ore. Il signor Vance ha detto che potevo avere un'ora in più dato che non eri ancora sveglio."
"Avresti dovuto svegliarmi prima." I miei occhi percorrono avidamente il suo corpo. Indossa una camicia di un rosso intenso infilata in una gonna nera lunga fino alle ginocchia. La stoffa avvolge i suoi fianchi in un modo che mi far venir voglia di farla piegare sullo sgabello, alzarle la gonna per scoprire le sue mutande di pizzo al di sotto, e prenderla proprio qui, proprio ora..
"Che c'è?" Mi richiama dai miei pensieri. La porta d'ingresso si chiude e mi sento sollevato dal fatto che siamo finalmente soli nell'enorme casa.
"Niente." Mento e vado verso la caffettiera mezza piena. "Penseresti che hanno una Keurig [una marca di macchinette da caffè, ndt.], ricchi bastardi."
Tessa ride al mio commento, "Sono contenta che non ce l'abbiano, io odio quelle cose." Si poggia sui gomiti sull'isola della cucina e i suoi capelli le ricadono ad incorniciarle il viso.
"Anch'io." Mi guardo intorno nella grande cucina e riporto lo sguardo sul seno di Tessa quando si alza. "A che ora te ne devi andare?" Le chiedo. Incrocia le braccia davanti al petto, bloccando la mia vista.
"Venti minuti."
"Dannazione." Sospiro e portiamo entrambi le tazze di caffè alla bocca nello stesso momento. "Avresti dovuto svegliarmi. Dici a Vance che non vai."
"No!" Soffia sulla tazza fumante nella sua mano.
"Sì."
"No." La voce ferma. "Non posso approfittare della mia relazione personale con lui."
La sua scelta di parole mi fa sentire uno sgradito fastidio.
"Non è una relazione personale. Resti qui perché sei amica di Kimberly e fondamentalmente perché ti ho presentato io a Vance." Le ricordo, sapendo quanto la irrita quando metto in mezzo l'argomento.
Alza drammaticamente i suoi occhi grigi al cielo e cammina a grandi passi attraverso la cucina, i suoi tacchi alti producono un forte suono quando mi passa a fianco. Avvolgo le dita intorno al suo gomito, bloccando la sua uscita drammatica e l'attiro al mio petto.
"Dove pensi di andare?" Premo le labbra alla base del suo collo.
"In camera mia a prendere la borsa." Il suo respiro affaticato contraddice completamente il suo tono e sguardo ancora più freddo.
"Digli che hai bisogno di più tempo." Ordino, sfiorandole a stento la pelle arrossata del collo con le labbra. Lei cerca di apparire indifferente al mio tocco, ma conosco il suo corpo meglio di lei.
"No." Fa un minimo sforzo nell'allontanarsi, solo per poter fingere di averlo fatto, "Non voglio approfittare di lui, già mi fanno stare qui gratis."
"Allora lo chiamo io." Non ho intenzione di cedere. Lui non ha bisogno di lei oggi. Ce l'ha già per tre giorni a settimana. Io ho bisogno di lei più della Vance Editoria.
"Harry." Mi prende la mano prima che possa infilarla in tasca e prendere il mio cellulare. "Chiamo Kim." Si acciglia e sono sorpreso e molto grato del fatto che abbia ceduto così velocemente.
POV di Tessa.
"Kim, ehi, sono Tessa. Mi stavo.."
"Fa' pure, ho già detto a Christian che probabilmente non saresti venuta." Mi interrompe.
"Mi dispiace chiedere-"
"Tessa, non fa niente. Capiamo." La sincerità nella sua voce mi fa sorridere nonostante la mia irritazione nei confronti di Harry. È bello avere finalmente un'amica. Il peso del tradimento di Steph è qualcosa che non è facile alzare dal petto. Mi guardo intorno nella mia stanza temporanea e ricordo a me stessa che sono a ore da lei, da Pullman e da tutti i falsi amici che pensavo essermi fatta durante il primo semestre di college. Adesso è questa la mia vita. Seattle è dove devo stare e non dovrò mai più vedere Steph né nessuno di loro.
"Grazie mille." Le dico.
"Non devi ringraziarmi. Ricorda solo che tutte le sale principali della casa sono sotto sorveglianza." Ride Kimberly. "Sono sicura che dopo l'incidete della palestra non lo dimenticherai." I miei occhi si alzano di scatto su Harry quando entra nella stanza.
Il suo sorriso speranzoso e il modo in cui quei jeans scuri gli avvolgono i fianchi mi distraggono dalle parole di Kimberly. Devo sforzarmi di ricordare quello che ha detto solo qualche secondo fa.
La palestra? Oddio. Mi si ghiaccia il sangue e Harry viene verso di me.
"Uhm, sì." Mormoro, alzando la mano per fermare Harry dall'avvicinarsi di più.
"Divertitevi." Kimberly chiude la chiamata.
"Hanno delle videocamere nella palestra! Ci hanno visto!" Dico nel panico.
"Le hanno spente prima di vedere qualcosa." Fa spallucce come se non fosse successo niente.
"Harry! Sanno che noi.. sai, nella loro palestra!" Muovo le mani in modo frenetico nell'aria davanti al mio viso. "Mi sento così mortificata!" Mi copro la faccia con le mani, ma Harry me le toglie velocemente, costringendomi ad abbassarle.
"Non hanno visto niente. Ci ho già parlato. Calmati." Istruisce. "Non pensi che avrei dato i numeri se Christian avesse davvero visto qualcosa di quel video?"
Mi rilasso leggermente. Ha ragione, sarebbe stato molto più sconvolto di quanto appare ora, ma questo non significa che non sono completamente umiliata dal fatto che loro sanno quali azioni hanno fatto seguito dopo che hanno fermato la registrazione.
"Non è salvato da nessuna parte, giusto?" Non posso evitare di chiedere. Il mio dito traccia la piccola croce sulla mano di Harry.
"Questo cosa dovrebbe significare?" Stringe gli occhi sulla difensiva.
I vecchi.. hobby di Harry mi attraversano la mente.
"Non è quello che intendevo." Spiego velocemente.
"Sei sicura?" Vedo la sua espressione indurirsi e i suoi occhi riempirsi di senso di colpa.
"Non farlo." Chiudo il piccolo spazio tra noi.
"Non fare cosa?" Chiede.
Posso leggere i suoi pensieri al momento, posso vederlo rivivere le cose terribili che ha fatto.
"Non farlo, non tornare lì."
"Non posso farci niente." Si strofina una mano sul viso in un movimento lento ma frenetico. "E' a quello che stavi pensando? Che sapevo del video e ho lasciato che lo guardasse?"
"Cosa? No! Non lo penserei mai." Rispondo onestamente. "Ho solo connesso le due quando hai detto una cosa. Era solo paranoia." Avvolgo le dita intorno al colletto sbrindellato della sua t-shirt nera. "So che non lo faresti mai." Lo guardo negli occhi, forzandolo perché mi creda.
"Se mai qualcuno ti facesse una cosa del genere," si ferma, facendo una lunga pausa e un profondo respiro, "non so cosa gli farei, persino a Vance." Ammette cupamente. Il temperamento di Harry è una cosa con cui sono diventata molto familiare negli ultimi sei mesi.
"Non lo farebbero." Mi alzo sulle mezze punte per riconnettere i nostri occhi.
"Ma l'hanno quasi fatto, solo la scorsa settimana." Un brivido gli scuote le spalle e io cerco disperatamente le parole giuste da dire per tirarlo fuori dal suo improvviso cambiamento d'umore.
"Non è successo niente." L'ovvia inversione di ruoli di me che conforto lui quando in realtà il trauma è stato mio è incredibilmente ironica, ma è la verità della natura della nostra relazione e il bisogno di Harry di incolpare sé stesso per cose che non avrebbe potuto controllare.
"Se fosse entrato dentro di te.." Le parole portano indietro i vaghi sprazzi di ricordi di quella notte, le dita di Dan sulla mia coscia, Steph che mi tira il vestito.
"Non voglio parlare delle ipotesi." Mi appoggio a lui e avvolge le braccia intorno alla mia vita, ingabbiandomi, proteggendomi da minacce inesistenti.
"Ma abbiamo a stento parlato di tutta la situazione." Mi guarda torvo.
"Non voglio. Ne abbiamo parlato abbastanza a casa di mia madre e non è così che voglio passare il mio pomeriggio libero." Gli rivolgo il miglior sorriso che riesco a sfoderare in un tentativo fallito di alleggerire l'atmosfera.
"Non potrei sopportare qualcun altro con te, soprattutto in quel senso." L'espressione di Harry non si è alleggerita, solo intensificata. I suoi occhi verdi bruciano nei miei e la dura presa delle sue dita si stringe sui miei fianchi.
"Lo so." E' tutto ciò che riesco a dirgli.
"Solo io. Io sono l'unico." Mi ricorda per quella che deve essere la millesima volta da quando ci siamo conosciuti. Potrei sentirglielo dire per altre mille e le parole non mi sembrerebbero mai abusate.
"Certo. Non è cambiato niente, non è successo niente. Mi dispiace aver parlato di-" Sono interrotta dalla sua bocca sulla mia, che mi possiede, che dimostra la sua affermazione sia a me che a lui. La sua lingua fa dei movimenti duri, spingendo tra le mie labbra per massaggiare la mia. Harry affonda ancora di più le dita nei miei fianchi, facendomi mugolare quando le sue mani scivolano sul mio stomaco fino al mio petto. Le chiude sui miei seni e io spingo di più il mio corpo contro il suo, riempendo le sue mani avide.
"Dimostrami che sono solo io." Sussurra nella mia bocca e so esattamente cosa vuole, di cosa ha bisogno.
Mi metto in ginocchio davanti a lui e gli sbottono velocemente i jeans. La cerniera si dimostra essere un problema maggiore e prendo per un attimo in considerazione l'idea di strappare il metallo dentellato e distruggergli pantaloni. Però non riesco a trovare la forza di farlo, considerando quanto è sexy Harry con questi jeans blu aderenti. Sfioro lentamente con le dita la leggera peluria che porta dal suo ombelico alla molla dei boxer e lui ringhia impaziente.
"Per favore," mi supplica, "non scherzare."
Annuisco leggermente e gli abbasso i boxer, lasciando che si fermino intorno ai suoi polpacci insieme ai jeans. Harry ringhia di piacere ancora una volta, questa volta il suono è più forte, più primitivo, quando lo prendo in bocca. Movimenti lenti e colpetti della lingua dicono le cose che cerco di inculcare nella sua mente paranoica, assicurandogli che questi atti di piacere e amore sono solo per lui.
Lo amo. Sono consapevole del fatto che questo potrebbe non essere il modo più sano di gestire le sue insicurezze, ma il mio bisogno di lui è più forte della mia coscienza che, al momento, mi sta sventolando con un'espressione compiaciuta un libro di auto-aiuto in faccia.
"Amo fottutamente il fatto che sono l'unico uomo ad aver avuto la tua bocca." Geme, quando uso una mano per prendere quello che la mia bocca non può. "Queste labbra si sono avvolte solo intorno a me." Con un movimento veloce dei fianchi arriva alla base della mia gola e abbassa una mano per far scorrere il pollice sulla mia fronte.
"Guardami." Istruisce e io lo soddisfo felicemente. Mi sto godendo questa cosa tanto quanto lui. È sempre così. Amo il modo in cui le sue palpebre si chiudono con ogni carezza della mia lingua contro di lui. Amo il modo in cui grugnisce e geme quando aspiro di più.
"Cazzo, lo sai perfettamente." Butta indietro la testa e posso sentire i muscoli delle sue gambe tendersi sotto la mia mano poggiata su di lui per tenermi in equilibrio.
"Sono l'unico uomo davanti al quale sarai mai in ginocchio."
Stringo le cosce per alleggerire un po' della tensione causata dalla sua bocca sporca. Harry usa una mano per stabilizzarsi contro il muro mentre la mia bocca lo porta sempre più vicino all'orgasmo. Tengo i miei occhi sui suoi, sapendo che lo fa assolutamente impazzire. Sposta la mano libera dalla mia testa alla mia bocca e fa scorrere il pollice sul mio labbro superiore, dove si muove dentro e fuori ad un ritmo sempre più veloce.
"Cazzo, Tessa." Il suo corpo si irrigidisce e mi dice che bella sensazione è e quanto mi ama, mentre viene nella mia bocca.
Nel momento in cui sono in piedi a fianco a lui, mi attira tra le sue braccia, abbracciandomi in un gesto intimo che quasi mi travolge.
"Mi dispiace di aver messo in mezzo tutta quella merda." Sussurra nei miei capelli.
"Shh." Sussurro in risposta, non volendo tornare nell'oscura conversazione che abbiamo avuto solo qualche minuto fa.
"Piegati sul letto." Dice Harry e mi ci vuole un momento per registrare le sue parole. Non mi da l'opportunità di rispondere prima di spingere gentilmente il palmo della mano sulla parte bassa della mia schiena, guidandomi verso il bordo del letto. Le sue mani afferrano le mie cosce, alzando la gonna finché tutto il mio sedere è scoperto verso di lui.
Lo voglio così tanto che mi fa male fisicamente. Un dolore che solo lui può lenire. Quando mi muovo per togliermi le scarpe, lui preme di nuovo il palmo contro la mia schiena.
"No, lasciale." Ringhia.
Gemo quando mi spinge le mutande al lato e mi riempie in un modo in cui ha fatto e sempre farà solo lui. Lo desidero, ma il desiderio non è nulla in confronto al travolgente, dissipante, giudizio-alterante amore che provo per lui e in fondo so, nella parte più profonda di me che solo io e lui possiamo vedere, che sarà sempre solo lui.
...
"Non voglio andarmene." Piagnucola Harry e in un gesto molto non da lui, abbassa la testa e la seppellisce nella mia spalla, avvolgendo braccia e gambe intorno al mio corpo. I suoi folti capelli mi fanno il solletico. Cerco di domarli con le dita, ma ce ne sono proprio troppi. "Ho bisogno di tagliarli." Risponde ai miei pensieri.
"A me piacciono così." Tiro gentilmente le ciocche umide.
"Anche se non ti piacessero, non me lo diresti." Mi smaschera. Ha ragione, ma solo perché non riesco ad immaginare un taglio di capelli che non gli starebbe bene e mi piacciono davvero i suoi capelli così lunghi.
"Il tuo telefono sta squillando di nuovo." Gli faccio notare e lui alza la testa per lanciarmi un'occhiataccia. "Potrebbe star succedendo qualcosa a mio padre e io sto cercando di fare del mio meglio per non andare fuori di testa e voglio davvero fidarmi di te, quindi per favore, rispondi." Divago.
"Se è qualcosa che riguarda tuo padre, può occuparsene Liam, Tessa."
"Harry, sai quanto è difficile per me non-"
"Tessa." Mi zittisce e scende dal letto per prendere il cellulare dalla scrivania dall'altra parte della stanza. "Vedi, è mia mamma." Lo alza in modo che la parola Anne sullo schermo sia chiara da dov'è lui. Vorrei davvero che mi ascoltasse e cambiasse il nome, ma si rifiuta. Piccoli passi, ricordo a me stessa.
"Rispondi! Potrebbe essere un'emergenza." Scendo dal letto e cerco di prendere il telefono dalle sue mani veloci.
"Sta bene. Mi sta assillando da tutta la mattina." Harry alza infantilmente il telefono sulla mia testa.
"Per cosa?" Gli chiedo, e lo vedo spegnere l'apparecchio.
"Niente di importante. Sai quanto può essere fastidiosa."
"Non è fastidiosa." Difendo Anne. È molto dolce e amo il suo senso dell'umorismo. Una cosa che suo figlio potrebbe sfruttare di più.
"Tu sei fastidiosa proprio quanto lei, quindi sospettavo l'avresti detto." Sorride. Alza le mani per sistemarmi i capelli dietro le orecchie con le sue lunghe dita.
"Ti stai comportando in modo tremendamente affascinante oggi. A parte l'avermi chiamata fastidiosa proprio adesso, ovviamente." Gli dico. Non mi lamento, ma visti i nostri trascorsi, ho paura che questo comportamento sparisca una volta che questo beato fine settimana sarà finito.
"Vuoi che faccia lo stronzo?" Alza un sopracciglio.
"No." Sorrido e mi godo il suo comportamento scherzoso, non importa per quanto durerà.

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