POV di Tessa.
"Oh, no," Commenta freddamente, "tu mi dici cosa vorresti farmi prima."
"Io te l'ho già detto." Affermo, bevendo dalla bottiglia di vino.
"Scolati un altro po' di vino, sembri dirmi quello che vuoi solo quando hai bevuto."
Ho i pensieri leggermente annebbiati, mi sento la testa piena e pesante, ma in senso buono. Ho un sorriso che va da un orecchio all'altro, intossicata dal vino e dalla voce di Harry. Amo questo suo lato giocoso, e se vuole giocare, giochiamo.
"Va bene, voglio che mi fai piegare su questo letto," Faccio scorrere l'indice sulla fredda struttura in legno. "e che mi prendi come hai fatto sulla scrivania." Invece che l'imbarazzo, sento solo un calore salirmi sul collo fino alle guance.
Harry impreca sottovoce, so che non si aspettava che rispondessi davvero. "Poi?" Chiede a bassa voce.
"Beh.." Inizio, fermandomi per bere un altro lungo sorso di vino bianco per acquistare sicurezza. Io ed Harry non l'abbiamo mai fatto prima, lui mi ha mandato qualche messaggio piccante in passato, ma questo.. è diverso.
"Dillo e basta, non fare la timida adesso."
"Mi terresti dai fianchi, come fai sempre e io mi aggrapperei alle lenzuola per mantenermi stabile, le tue dita affonderebbero nella mia pelle, lasciando una scia di segni.." Serro le cosce quando lo sento respirare con difficoltà nel telefono.
"Toccati." Dice e io mi guardo velocemente intorno, dimenticando momentaneamente che nessuno può ascoltare la nostra conversazione privata.
"Cosa? No." Sussurro duramente, mettendo una mano a coppa davanti al telefono.
"Sì."
"Non voglio farlo.. qui. Mi sentiranno." Se stessi parlando di questa cosa con qualsiasi altra persona che non sia Harry, ne sarei completamente inorridita, vino o meno.
"No, non ti sentiranno. Fallo. Lo vuoi, lo capisco."
Come può capirlo? Lo voglio?
"Stenditi sul letto, chiudi gli occhi, apri le gambe e io ti dico cosa fare."
"Ma io.."
"Fallo." L'autorità nella sua voce mi fa contorcere mentre la mia mente e i miei ormoni se la battono. Non posso negare che l'idea di Harry che mi persuade a farlo al telefono, elencando le cose sporche che mi farebbe, fa alzare la temperatura della stanza di almeno dieci gradi.
"Okay, ora che hai acconsentito," Inizia senza che io abbia esternato il mio consenso, "dimmi quando indossi solo le mutandine."
Oddio.
Cammino silenziosamente verso la porta e giro la chiave tra le dita. La stanza di Kimberly e Christian, insieme a quella di Smith, sono al piano superiore della casa, ma per quanto ne so, potrebbero essere ancora al primo piano con me. Ascolto attentamente in cerca di movimenti e sento una porta chiudersi sopra di me, è un buon segno.
Mi affretto a prendere la bottiglia di vino, finendola. Il calore dentro di me si è trasformato da un piccolo barlume a un inferno fiammeggiante e cerco di non pensare troppo al fatto che mi sto togliendo i pantaloni e sto salendo sul letto, con addosso solo una magliettina di cotone e le mutandine.
"Ancora con me?" Mi chiede, di sicuro ha un sorrisetto sul viso.
"Sì, mi sto.. mi sto preparando." Non posso credere di stare per farlo davvero.
"Smettila di pensarci troppo, dopo mi ringrazierai."
"Smettila di sapere tutto quello che sto pensando." Scherzo, sperando abbia ragione.
"Ti ricordi quello che ti ho mostrato, giusto?" Annuisco, dimenticando che non può vedermi. "Premi le dita dove l'hai fatto l'altra volta."
POV di Harry.
La sento ansimare e so che ha seguito le mie istruzioni. Posso immaginarla perfettamente, stesa sul letto, le gambe aperte. Porca puttana.
"Cazzo, vorrei essere lì adesso, a guardarti." Mi lamento, cercando di ignorare il sangue che scorre dritto al mio pene.
"Ti piace, non è vero? Guardarmi?" Ansima al telefono.
"Sì, cazzo sì. A te piace essere guardata, si capiva."
"E' vero, proprio come a te piace quando ti tiro i capelli." Dice e la mia mano si muove di riflesso tra le mie gambe. Immagini di lei che si contorce sotto la mia lingua, le sue dita che mi tirano i capelli mentre geme il mio nome mi riempiono la mente e premo il palmo contro di me. Solo Tessa può farmi indurire in questo modo nel giro di qualche secondo.
I suoi gemiti sono bassi, troppo bassi. Ha bisogno di più incoraggiamento.
"Più veloce, Tessa, muovi le dita in circolo, più veloce, immagina che sia io e le mia dita che si muovono in circolo su di te, facendoti sentire così fottuttamente bene, facendoti venire." La sollecito, assicurandomi di tenere la voce bassa nel caso in cui il mio irritante ospite dovesse essere in corridoio.
"Oddio." Ansima e geme di nuovo.
"Anche la mia lingua, piccola, che si muove contro la tua pelle, le mie labbra peccaminose premute contro di te, che succhiano, ti mordono, ti stuzzicano." Mi abbasso i bermuda e inizio a strofinarmi gentilmente. Chiudo gli occhi e mi concentro sui suoi suoi ansimi leggeri, le sue suppliche e i suoi gemiti.
"Fai quello che sto facendo io, toccati." Geme più forte, regalandomi l'immagine della sua schiena inarcata mentre si procura piacere.
"Lo sto già facendo." Mormoro e lei mugola. Cazzo, la voglio vedere.
"Parlami, di nuovo." Mi supplica. Amo fottutamente il modo in cui la sua innocenza sparisce in questi momenti, adora sempre sentirsi dire cose sporche.
"Voglio scoparti, no- voglio farti stendere sul letto e fare l'amore con te, forte e veloce, così tanto da farti urlare il mio nome mentre spingo sempre più in fondo."
"Sono.." Un gemito basso dalla sua gola.
"Forza, piccola, lasciati andare. Voglio sentirti." Blocco le mie parole quando la sento venire, leggeri mugolii e piagnucolii, mentre morde il cuscino, o il materasso, non ne ho la più fottuta idea, ma l'immagine mi manda oltre il limite e riempio i miei boxer con un gemito sforzato del suo nome.
I nostri respiri sincronizzai sono l'unico suono in linea per dei secondi, o minuti, non riesco a tenere il passo.
"E' stato.." Inizia, ansimando a corto di fiato.
"Sì." Apro gli occhi e poggio i gomiti sulla scrivania davanti a me. Il mio petto si muove su e giù mentre cerco di riprendere fiato.
"Ho bisogno di un momento." Ridacchia. Un sorriso lento mi tira gli angoli della bocca. "E io che pensavo che avessimo fatto quasi tutto." Aggiunge.
"Oh, ci sono tantissime cose che voglio farti. Però, dobbiamo essere nella stessa città per quelle."
"Vien qui allora." Risponde velocemente.
"Hai detto che non mi volevi, abbiamo bisogno di spazio, ricordi?"
"Lo so, abbiamo bisogno di spazio davvero.. sembra star funzionando per noi. Non pensi?"
"No." Mento. So che ha ragione, sto cercando di essere migliore per lei e ho paura che se mi perdoni troppo velocemente un'altra volta, scivolerò e perderò la motivazione. Se noi.. riusciamo a tornare l'uno dall'altra, voglio che sia diverso, per lei. Voglio che sia una cosa permanente, così posso dimostrarle che il nostro schema, il "ciclo infinito", come lo chiama lei, può finire.
"Mi manchi, tantissimo." Dice. So che mi ama, ma ogni volta che mi viene dato un frammento di rassicurazione, è come se mi venisse tolto un peso dal petto.
"Anche tu mi manchi." Più di tutto.
"Non dire anche, sembra che ti stai semplicemente limitando a concordare con me." Dice e il mio piccolo sorriso cresce, appropriandosi di tutto il mio essere.
"Non puoi usare le mie idee, sii originale." La rimprovero scherzosamente, facendola ridere.
"Invece posso." Risponde infantilmente. Se fosse qui, mi starebbe facendo la linguaccia.
"Dio, sei esuberante stasera." Mi alzo dalla sedia, ho bisogno di una doccia.
"Esattamente."
"E incredibilmente audace, chi avrebbe mai detto che potevo farti venire al telefono." Ridacchio, mentre cammino lungo il corridoio.
"Harry!" Squittisce inorridita. "E comunque, ormai dovresti sapere che puoi farmi fare praticamente tutto."
"Se solo fosse vero." Mormoro. Se lo fosse, ora sarebbe qui.
Il pavimento è freddo sotto i miei piedi nudi, Richard non sa accendere un dannato riscaldamento?
"Scusa, amico, stava iniziando a fare un po' troppo caldo qui prima." Dice Richard e io mi affretto a coprire il microfono del telefono.
Troppo tardi, "Chi era?" Chiede Tessa, l'acqua che avevo sentito solo qualche secondo fa scorrere si ferma e lei ripete: "Harry, chi era?"
Cazzo.
Imito un veloce "Così si fa, cazzo." a suo padre, e mi affretto verso il bagno.
"E'.." Inizio.
"Era mio padre?"
Voglio mentirle, ma sarei fottutamente stupido e sto cercando di non essere più così dannatamente stupido.
"Sì." Aspetto che inizi ad urlare nel ricevitore.
"Perché è lì?" Mi chiede.
"Io.. beh.."
"Lo stai facendo stare con te?" Mi libera dal panico del cercare le parole giuste da dire per spiegare questa situazione incasinata.
"Una cosa del genere."
"Sono confusa."
"Anch'io." Ammetto.
"Per quanto? E perché non me l'hai detto?"
"Scusa, è solo da due giorni."
"Ma perché è venuto?" Chiede e il rumore dell'acqua che scorre ritorna.
Non trovo la forza di dirle tutta la verità, non ora. "Non ha nessun altro posto dove andare, immagino." Accendo la doccia e lei sospira.
"Okay.."
"Sei incazzata?" Le chiedo.
"No, non sono arrabbiata. Sono confusa.. non posso credere che gli stai davvero permettendo di restare." La sua voce è piena di stupore.
"Neanch'io." Il piccolo bagno si riempie di un'intensa nuvola di vapore e pulisco lo specchio con il palmo. Sembro un fottuto fantasma, come se di me fosse rimasto solo l'involucro. Sotto gli occhi sono già apparsi degli anelli scuri a causa della mancanza di sonno. L'unica cosa che mi da vita è la voce di Tess attraverso il telefono.
"Significa molto per me, Harry." Dice alla fine.
"Davvero?" Sta andando molto, molto meglio di quanto mi fossi aspettato.
"Sì, certo."
Mi sento stordito dalla felicità tutto d'un tratto, come un cucciolo che è stato premiato dalla sua padrona e sorprendentemente, mi sta fottutamente perfettamente bene.
"Bene." Non so cos'altro dirle, mi sento un po' in colpa per non averle detto delle.. abitudini di suo padre, ma non è il momento e per telefono non è il modo di dirle una cosa del genere.
"Aspetta.. quindi mio padre era lì quando tu.. sai?" Sussurra e si sente un piccolo rimbombo dall'altra parte del filo. Deve aver accesso il ventilatore del bagno per attutire la sua voce.
"Non era in camera con me, non mi piace quel genere di cose." Scherzo per alleggerire l'atmosfera e lei risponde con una risatina.
"Probabilmente invece sì." Mi prende in giro.
"No, in realtà è una delle poche cose che non mi piacciono." Le dico con un sorriso, "Non ti condividerò mai, neanche con tuo padre." Non posso evitare di ridere quando emette un verso di disgusto.
"Sei malato."
"Ovvio." Rispondo, facendola ridacchiare. Il vino l'ha resa avventurosa e aumentato il suo senso dell'umorismo, io.. beh, non ho scuse per questo ridicolo sorriso sulla mia faccia.
"Devo farmi una doccia, sono ricoperto di sperma." Le dico e mi tolgo i boxer.
"Anch'io." Dice, "Non la parte dell'essere ricoperta, ma anch'io devo farmi una doccia."
"Okay.. quindi immagino dovremmo andare.."
"L'abbiamo già fatto." Ride, fiera della sua terribile battuta.
"Ah-ah." La prendo in giro, "Buonanotte, Tessa." Affretto le parole.
"Anche a te." Indugia in linea e io chiudo la chiamata prima che possa farlo lei.
L'acqua bollente scorre sul mio corpo, non mi sono ancora completamente ripreso dal fatto che si è toccata con me al telefono, non è solo una cosa enormemente eccitante, è più di questo. È la dimostrazione del fatto che si fida ancora di me, si fida ancora di me abbastanza da esporsi in quel modo per me. Perso tra i miei pensieri, mi passo la saponetta sulla pelle tatuata. È difficile immaginare che solo due settimane fa, eravamo in questa doccia insieme..
"Penso che questo sia il mio preferito." Mi aveva guardato attraverso le ciglia bagnate.
"Come mai? Io lo odio." Avevo abbassato lo sguardo sulle sue piccole dita che tracciavano la grande rosa tatuata vicino al mio gomito.
"Non lo so, è bello il fatto che hai un fiore circondato da tutto questo buio." Il suo dito si era spostato sull'immagine inquietante di un teschio giusto al di sotto.
"Non l'avevo mai vista in questo modo." Avevo premuto il pollice sotto il suo mento per portare i suoi occhi ai miei. "Tu vedi sempre la luce in me, com'è possibile quando non ce n'è neanche un po'?"
"Ce n'è un sacco, la vedrai anche tu.. un giorno." Mi aveva sorriso ed era salita sulle punte dei piedi per premere le sue labbra contro l'angolo della mia bocca. L'acqua che scorreva tra le nostre labbra e lei aveva sorriso di nuovo prima di allontanarsi.
"Spero tu abbia ragione." Avevo sussurrato nella corrente d'acqua, così a bassa voce da non farmi sentire.
Il ricordo mi perseguita, ripetendosi mentre cerco di trascinarlo via. Non è che non voglio ricordarla, perché voglio. Tessa è ogni mio pensiero, sempre. Sono solo i ricordi delle volte che mi ha elogiato troppo, quando ha provato a convincermi che sono migliore di quanto sia in realtà, che mi fanno impazzire.
Vorrei riuscire a vedere me stesso come mi vede lei, vorrei riuscirle a credere quando dice che vado bene per lei, ma come può essere vero quando sono così incasinato?
"Significa molto per me, Harry." Ha detto solo qualche minuto fa. Forse se continuo a fare quello che sto facendo adesso e sto lontano da merdate che potrebbero mettermi nei guai, posso continuare a fare cose che significano molto per lei. Posso renderla felice invece che miserabile, e forse, solo forse, potrei vedere un po' della luce in me che lei sostiene di vedere.
Forse c'è speranza anche per noi, dopo tutto.
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