Capitolo 291

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SETTEMBRE.
POV di Tessa.
"Sei sicura vada bene, giusto? Ricorda che Sophia ha detto che puoi restare da lei per il fine settimana, se non ti senti a tuo agio." Mi dice Liam, sistemando una pila di tovaglioli lavati e piegati nel ripostiglio. Il suo appartamento è piccolo e questo stanzino è a stento esistente, ma funziona per lui. Beh, per noi. Ogni volta che ricordo a Liam che questo è il suo appartamento, non il mio, lui, in cambio, mi ricorda che adesso ci vivo anche io, in questo appartamento, a New York City.
"Va bene, davvero. Devo comunque lavorare la maggior parte del tempo." Annuisco, mascherando l'ansia bruciante in vista del fine settimana. È il secondo venerdì di settembre e il volo di Harry atterrerà a minuti. Non ho chiesto perché voleva venire, non ci sono riuscita, e quando Liam mi ha goffamente annunciato che sarebbe rimasto qui, mi sono limitata ad annuire e forzare un sorriso.
"Prenderà un taxi da Newark, quindi sarà qui tra un'ora circa. Ho la sensazione che non andrà bene, non avrei dovuto accettare." Liam si passa una mano sul mento, prima di seppellire il viso tra entrambe.
Io alzo una mano e gliele tiro via, "Non fa niente. Sono una ragazza grande, posso gestire un po' di Harry Styles." Scherzo, consapevole di essere assolutamente nervosa, ma il conforto del lavoro e il fatto che Sophia è giusto in fondo all'isolato mi faranno superare questo fine settimana.
"Tu-sai-chi sarà nei paraggi? Non so come potrebbe andare con Harry.." Liam sembra nel panico, come se potrebbe piangere o urlare in ogni momento.
"No, anche lui lavora tutto il fine settimana." Vado verso il divano e prendo la pila di vestiti puliti. Vivere con Liam è facile, nonostante i suoi recenti problemi sentimentali, e ama pulire, quindi andiamo d'accordo in questo senso.
La nostra amicizia si è ripresa velocemente e non c'è stato nessun momento imbarazzante da quando sono arrivata quattro settimane fa. Ho passato l'estate con mia madre, il suo fidanzato David e sua figlia Heather. Ho messaggiato e persino imparato ad usare Skype con Liam, e passato i miei giorni a pianificare il trasferimento.
È stata una di quelle estati durante le quali ti addormenti in una sera di giugno e ti risvegli una mattina d'agosto. È volata via troppo velocemente, e molto del mio tempo l'ho passato a ricordare Harry. David aveva affittato una cabina per una settimana di luglio e siamo finiti a meno di cinque miglia da quella degli Styles, dove andai con Harry e la sua famiglia.
Ho camminato lungo le stesse strade, stavolta con la figlia di David, e lei si fermava ad ogni isolato a raccogliere dei fiori per me. Abbiamo mangiato nello stesso ristorante all'interno del quale ho vissuto una delle serate più cariche di tensione della mia vita e avevamo anche lo stesso cameriere, Robert. Mi ha sorpresa quando mi ha detto che si sarebbe trasferito anche lui a New York per la scuola di medicina. Gli era stato offerto un prestito molto più significativo per frequentare l'Università di New York rispetto alla sua precedente scelta a Seattle, quindi ha accettato.
Ci siamo scambiati i numeri telefonici e abbiamo messaggiato durante l'estate, trasferendoci entrambi in città più o meno nello stesso periodo. Lui è arrivato una settimana prima di me e adesso lavora nel mio stesso posto. In più, lavora tanto quasi quanto me, per le prossime due settimane, finché non inizierà l'università a tempo pieno. Io farei lo stesso, ma sfortunatamente, ero troppo in ritardo per iscrivermi al semestre autunnale alla NYU.
Ken mi ha consigliato di aspettare almeno il semestre primaverile prima di iscrivermi in un'altra università. Ha detto che non dovrei saltare da un posto all'altro, non farebbe altro che infangare il mio curriculum e la New York University è già abbastanza esigente. Mi va bene prendermi una pausa, anche se significa che dovrò impegnarmi di più per rimettermi al passo, perché userò questo tempo per lavorare e imparare a muovermi per la città.
Io ed Harry abbiamo parlato solo poche volte da quando se n'è andato dalla sua cerimonia di laurea senza salutarmi. Mi ha mandato qualche messaggio ogni tanto e qualche email. Le email erano fredde, impacciate e formali, quindi ho risposto solo ad alcune.
"Voi avete piani per il fine settimana?" Chiedo a Liam, legando i lacci del grembiule intorno alla vita.
"Non che io sappia. Penso solo che dormirà qui e se ne andrà lunedì pomeriggio."
"Okay. Oggi faccio il doppio turno, quindi non aspettarmi. Non tornerò a casa almeno fino alle due."
Liam sospira, "Vorrei davvero che non lavorassi così tanto. Non devi aiutare a pagare nulla, ho ottenuto abbastanza soldi grazie alle sovvenzioni e poi sai che Ken si rifiuta di farmi pagare molto."
Rivolgo a Liam il mio sorriso più dolce e lego i capelli in una coda bassa, poggiandola sul colletto della camicia nera. "Non ho intenzione di discutere di nuovo di quest'argomento con te." Scuoto la testa e infilo la camicia nei pantaloni della divisa.
Non è tanto male, una camicia nera, pantaloni neri e scarpe nere. L'unica parte che mi infastidisce è la cravatta verde neon che devo indossare. Mi ci sono volute due settimane per abituarmi a questo look, ma sono contenta che Sophia mi abbia procurato un lavoro come cameriera in un ristorante così lussuoso, il colore della cravatta non aveva importanza. Lei è il capo pasticciere del Lookout, un ristorante nuovo e altamente sovra prezzato di Manhattan. Io resto fuori dalla sua.. amicizia? con Liam. Soprattutto dopo aver incontrato le sue coinquiline, una delle quali avevo già conosciuto a Washington. Io e Liam sembriamo davvero avere lo stesso tipo 'è un mondo davvero, davvero piccolo' di fortuna.
"Mandami un messaggio quando finisci, allora?" Liam mi prende le chiavi dal portachiavi e me le mette in mano. Concordo, assicurandogli che l'arrivo di Harry non mi dispiace e con ciò, vado al lavoro.
Non mi dispiace camminare per venti minuti sia all'andata che al ritorno, sto ancora imparando a muovermi in questa città enorme e ogni volta che mi perdo nella folla di persone impegnate, in qualche modo, mi sento più connessa ad essa. Il rumore delle strade, il costante vociferare, le sirene, i clacson, mi hanno tenuta sveglia solo per la prima settimana. Adesso è quasi una sensazione rilassante mischiarmi alla massa.
Guardare le persone a New York è una cosa diversa da qualsiasi esperienza abbia mai fatto. Sembrano tutti così importanti, ufficiali, e adoro immaginare la storia delle loro vite, da dove vengono, perché sono qui. Non so quanto resterò, non in via permanente, ma per ora mi piace.
La parte migliore e sinceramente l'unica dell'essere da sola è che sono libera di vivere dove voglio senza discussioni. Chi voglio prendere in giro? Preferirei quelle discussioni un migliaio di volte se potessi averlo qui con me adesso.
Smettila. Devo smetterla di fare questi pensieri, adesso sono felice e lui si è chiaramente costruito una vita che non include me. Mi sta bene, voglio solo che sia felice, tutto qui. Ho amato vederlo con i suoi nuovi amici alla cerimonia, il modo in cui era così tranquillo, così.. felice.
Ho detestato solo il fatto che se ne sia andato quando ci ho messo troppo a tronare dal bagno. Avevo lasciato il telefono sul bancone e ho passato mezz'ora a cercarlo, prima che una guardia mi aiutasse a trovarlo. Ma quando l'ho trovato, era scarico. Ho cercato Harry nel posto dove l'avevo lasciato, ma non c'era. Ken mi ha detto che se n'era andato con i suoi amici e in quel momento, ho capito: era finita.
Vorrei fosse tornato da me? Certo, ma non l'ha fatto e non posso vivere la mia vita a desiderarlo.
Ho chiesto apposta dei turni extra per questo fine settimana, volendo tenermi quanto più occupata possibile e trascorrere pochissimo tempo nell'appartamento. A causa della tensione e dei battibecchi tra Sophia e le sue coinquiline, cercherò di fare del mio meglio per evitare di stare lì, ma di certo lo farò, nel caso le cose con Harry si facessero troppo imbarazzanti.
Sophia ed io ci siamo avvicinate, ma cerco di restare fuori dalla sua.. situazione con Liam. Sono troppo di parte a causa dell'amicizia che ho con Liam e sinceramente, non penso di voler sapere i dettagli.
Abbasso lo sguardo sul telefono per controllare l'ora, mentre aspetto ad un incrocio a due isolati di distanza da Lookout, e quasi finisco addosso a Robert. Lui alza le braccia e mi blocca prima che mi scontri con il suo corpo, quindi il semaforo per i pedoni diventa verde.
"Distratta?" Sorride, sistemandosi la sua cravatta verde lime. A lui sta molto meglio rispetto a me e ha i capelli biondi in disordine, alcune ciocche ritte verso l'alto. Dibatto se discutere o meno di Harry con lui e resto in silenzio mentre attraversiamo la strada con un gruppo di ragazzine, tutte ridacchianti e sorridenti verso Robert. Non le biasimo, è molto bello.
"Un po'." Ammetto alla fine, quando svoltiamo l'angolo.
"Arriva oggi, giusto?" Robert tiene la porta aperta per me, quindi entro nel ristorante scuro. Nonostante sia da poco passato mezzogiorno, l'interno del Lookout è così buio che mi ci vuole qualche secondo per abituarmi alla differenza, provenendo da un pomeriggio soleggiato. Lo seguo nella sala pausa, dove sistemo la mia borsa in un armadietto, mentre lui poggia il suo cellulare sulla mensola in alto.
"Sì." Chiudo la porta dell'armadietto e mi ci poggio con la schiena.
"Sai che mi va bene se mi parli di lui. Non amo esattamente quel ragazzo, ma tu puoi parlarmi di tutto." Dice Robert, allungando un braccio per toccarmi il gomito.
"Lo so." Sospiro. "Lo apprezzo moltissimo, solo non penso sia una buona idea aprire quel cassetto. Ce l'ho chiuso da troppo tempo." Rido e spero il suono sia più autentico di quanto lo percepisca. Esco dalla sala pausa, con Robert dietro.
Sorride e alza lo sguardo sull'orologio appeso al muro. Se non fosse illuminato di rosso con i numeri blu, non credo che riuscirei a leggere l'orario in questo corridoio. I corridoi, infatti, sono le parti più buie del ristorante, mentre la cucina e la sala pausa le uniche con un'illuminazione normale.
Il mio turno inizia tranquillamente e le ore scorrono veloci, quando la folla del pranzo va via e quella della cena inizia a riversarsi all'interno. Ero arrivata ad un punto in cui avevo quasi dimenticato dell'arrivo di Harry per cinque minuti di fila, quando Robert viene verso di me con un'espressione preoccupata.
"Sono qui. Liam e Harry." Dice. Prende l'orlo del suo grembiule con entrambe le mani e se lo passa sulla fronte. "Chiedono di sedersi nella tua sezione."
Non entro nel panico come avevo pensato sarebbe successo, mi limito a seguire Robert verso l'ingresso, cercando Liam. Costringo i miei occhi a cercare solo lui e la sua camicia a quadri, non Harry. Nervosamente, lancio un'occhiata intorno all'area, spostando lo sguardo di viso in viso, nessuno di loro è Liam.
"Tess." Una mano mi tocca il braccio e io salto indietro al contatto. È quella voce, quella voce profonda ed accentata che ho ripetuto nella mia testa per mesi e mesi. "Tessa?" Harry mi tocca di nuovo, stavolta mi avvolge la mano intorno al polso, come faceva sempre.
Non voglio girarmi a guardarlo, beh, voglio, ma sono terrificata. Terrificata di vederlo, di vedere il suo viso che è stato un marchio permanente nella mia mente, mai alterato o attenuato dal tempo come avevo presupposto sarebbe avvenuto. Il suo viso, il suo sorriso saranno sempre vividi come la prima volta in cui l'ho visto.
Mi riprendo velocemente e mi giro. Nell'unico secondo che ho per pensare, cerco di concentrarmi sul cercare gli occhi di Liam, prima di quelli di Harry, ma è impossibile. È impossibile mancare quegli occhi, quegli occhi verdi che non potrebbero mai essere duplicati.
"Ciao." Harry mi sorride e io me ne sto lì in piedi, incapace di parlare per qualche secondo. Devo darmi una regolata.
"Ciao."
"Harry voleva venire qui." Annuncia Liam. Sento la sua voce, ma i miei occhi non sembrano voler cooperare con la mia mente. Harry mi sta fissando allo stesso modo, le dita premute contro la pelle del mio polso. Dovrei tirarlo via prima che il mio battito gli faccia capire la mia reazione nel vederlo dopo tre mesi.
"Non dobbiamo per forza restare a mangiare qui, se sei impegnata." Aggiunge Liam.
"No, non c'è problema. Davvero." Assicuro al mio migliore amico. So cosa sta pensando, so che si sente in colpa e si preoccupa che portare qui Harry rovinerà la nuova Tessa. La Tessa che ride e scherza, la Tessa che sa contare su sé stessa, forse anche in modo ostinato. Ma non succederà, mi tengo sotto controllo, completamente, totalmente rilassata e tranquilla. Davvero.
Tiro gentilmente il polso dalla presa leggera di Harry e prendo due menù dalla tavola. "Da quanto lavori qui?" Harry mi cammina a fianco verso il loro tavolo. È vestito come sempre, stessa t-shirt nera, stessi jeans neri aderenti. Questo paio ha un piccolo strappo sul ginocchio, ma gli stivali sono sempre gli stessi.
Devo ricordare a me stessa che sono passati solo cinque mesi da quando sono andata a casa di mia madre. Sembra molto più tempo, anni persino.
"Solo tre settimane."
"Liam ha detto che sei qui da mezzogiorno?" Mi chiede e io annuisco.
Indico un piccolo tavolo contro la parete di fondo e Harry scivola da una parte, mentre Liam dall'altra. "Quando finisci?"
"Chiudiamo all'una, quindi in questi casi arrivo a casa per le due, di solito." Poggio i menù davanti ai due uomini e Harry cerca di prendermi di nuovo il polso. Stavolta lo tiro via, fingendo di non aver notato le sue intenzioni.
"Due del mattino?" Dice sconvolto, la bocca aperta drammaticamente.
"Sì, del mattino. Lavora fino a quest'ora quasi ogni giorno." Dice Liam. Gli lancio un'occhiataccia, vorrei si fosse tenuto questa informazione per sé, poi mi chiedo perché mi sento così. Ad Harry non dovrebbe importare quante ore passo qui.
Lui non dice molto dopo, si limita a guardare il menù, indica dei ravioli con carne d'agnello e dell'acqua da bere. Liam ordina il solito, chiedendomi se Sophia è impegnata in cucina, e rivolgendomi più sorrisi da 'mi dispiace' del necessario.
Il prossimo tavolo mi tiene occupata, la donna è ubriaca e non riesce a decidere cosa vuole mangiare, suo marito è troppo occupato con il cellulare per prestarle attenzione. In realtà, sono contenta che la moglie ubriaca rimandi indietro il suo cibo tre volte, rende più facile fermarmi al tavolo di Liam e Harry solo per riempirgli i bicchieri e prendere i piatti vuoti. Sophia non li ha fatti pagare, ma Harry mi ha lasciato una mancia ridicola, che ho costretto Liam a prendere per ridargliela, quando saranno arrivati nell'appartamento.
POV di Harry.
"Cazzo." Impreco quando metto il piede su qualcosa di plastica. L'appartamento è buio, troppo dannatamente buio per vederci qualcosa e devo pisciare. Dormire sul divano con la consapevolezza che l'armadio di Tessa che a lei piace chiamare camera è vuoto, mi rende fottutamente pazzo. Odio l'idea di lei che cammina per la città da sola nel mezzo della dannata notte.
Prima ho rimproverato Liam per aver dato a Tessa la più piccola delle due camera, ma lui giura che lei non gli permette di cambiare le sistemazioni. E figurati. Non mi sorprende che è ancora ostinata come sempre. Un altro esempio: lavora fino alle due del mattino.
Avrei dovuto pensarci prima, avrei dovuto aspettare fuori da quel posto ridicolo in cui lavora già da mezzanotte. Prendo il telefono dal divano e controllo l'orario. Adesso è solo l'una, posso prendere un taxi e arrivare lì in meno di dieci minuti, anche con il traffico del venerdì sera.
Quindici minuti dopo, sono fuori il posto di lavoro di Tessa, e l'aspetto. Dovrei mandarle un messaggio, ma non voglio darle la possibilità di dirmi di no, soprattutto visto che sono già qui.
Le persone passano nelle strade, soprattutto uomini, e inizio a chiedermi se qui è al sicuro, lasciando il lavoro ad un orario così tardo. Durante la mia analisi della sua sicurezza, sento la sua risata. Le porte del ristorante si aprono e lei esce, ridendo e coprendosi la bocca con una mano. C'è un uomo a fianco a lei, e le tiene la porta aperta. Sembra familiare, troppo familiare..
Chi diavolo è questo tizio? Giuro di averlo già visto, ma non riesco proprio a ricordare dove ho visto questo cameriere.. il cameriere. Come diavolo è possibile? Cosa diavolo ci fa a New York?
Tessa si appoggia a lui, continuando a ridere, e io faccio un passo avanti, uscendo dall'oscurità, e gli occhi di Tessa incontrano immediatamente i miei.
"Harry? Che stai facendo?" La voce alta.
"Sono venuto per assicurarmi che arrivassi a casa tranquilla."
Tessa e il cameriere si scambiano un'occhiata prima che lui annuisca e faccia spallucce. "Mandami un messaggio quando arrivi." Dice, sfiorandole la mano.
Mesi di allenamenti per sfogare la rabbia, mesi di chiacchierate del cazzo con il dottor Tran per controllare le mie emozioni non mi hanno e mai potrebbero, preparami a questo. Mi era capitato di pensare che Tessa potesse avere un ragazzo, ma non mi aspettavo e non ero preparato a vederlo succedere sul serio.
"Chiamo un taxi." Le dico, cercando di calmarmi nella mia testa.
Cosa pensavo? Che l'avrei trovata ancora a cercare di fare chiarezza? Sì, immagino di sì.
"Di solito vado a piedi." Dice.
"A piedi? Da sola?" Mi pento di aver posto la seconda parte della domanda nel momento in cui lascia la mia fottuta bocca.
"Ti accompagna lui." Concludo e lei sussulta.
"Solo quando abbiamo gli stessi turni."
"Da quanto state insieme?"
"Cosa?" Mi chiede, bloccandoci ancor prima di svoltare l'angolo. "Non stiamo insieme." Aggrotta la fronte.
"Sembra." Faccio spallucce, cercando di fare del mio fottuto meglio per non comportarmi da stronzo lamentoso.
"Ma non è così. Passiamo del tempo insieme, ma non sto con lui, per niente."
"Lui vuole."
"Io no. Non ancora." Si guarda i piedi mentre attraversiamo la strada. Non ci sono tante persone come oggi, ma le strade non sono vuote.
"Non ancora? Non sei stata con nessuno?" Le chiedo, pregando di ricevere la risposta che voglio.
"No, non voglio avere relazioni per un po'." Sento i suoi occhi su di me quando aggiunge, "Tu? Intendo, hai una relazione con qualcuno?"
"No. Io non ho relazioni." Le sorrido, sperando che capisca la battuta. Il sollievo che sento nello scoprire che non è stata con nessuno è oltre l'esprimibile.
Adesso sta sorridendo, "Questa l'ho già sentita."
"Sono una persona coerente, ricordi?"
Ride, ma non fa commenti, mentre camminiamo, isolato dopo isolato. Devo parlarle di quest'abitudine di tornare a piedi a quest'ora. Ho passato notte dopo notte, settimana dopo settimana, a cercare di immaginare come fosse la sua vita qui. Lavorare come cameriera e tornare a casa nel buio di New York City non era uno scenario che mi era passato per la testa.
"Perché lavori come cameriera?" Devo chiedere.
"Sophia mi ha procurato il lavoro, è un posto molto carino e guadagno più soldi di quanto si potrebbe pensare."
"Più soldi di quanti ne guadagneresti alla Vance?" Le chiedo, conoscendo la risposta.
"Non mi dispiace. Mi tiene occupata."
"Vance mi ha detto che non gli hai chiesto neanche una raccomandazione, e sai che pianifica di aprire qualcosa anche qui."
Adesso sta guardando la strada, spostando distrattamente lo sguardo nel traffico. "Lo so, ma voglio fare qualcosa per conto mio. Mi piace il mio lavoro, per adesso, finché non potrò entrare alla NYU."
"Non sei ancora entrata?" Non riesco a nascondere la mia sorpresa. Perché nessuno mi ha detto niente? Costringo Liam ad aggiornarmi sulla vita di Tessa, ma a quanto pare, gli piace omettere le merdate importanti.
"No, ma spero di farcela per il semestre primaverile." Infila una mano in borsa e prende un mazzo di chiavi. Dobbiamo essere vicini.
"E ti va bene?" Le chiedo, sorpreso dal tono calmo della sua voce.
"Sì, ho solo diciannove anni. Andrà bene." Fa spallucce e penso che il mio cure si fermi. "Non è l'ideale, ma avrò tempo per rimediare. Potrei sempre prendere corsi doppi e magari anche laurearmi in anticipo come te."
Non so davvero cosa dire su questa Tessa.. calma e senza panico, ma sono più che felice di essere con lei.
"Sì, suppongo potresti.." Prima che possa finire, un uomo ci viene incontro. Ha la faccia sporca e con una barba troppo lunga. Istintivamente, mi metto davanti a Tessa.
"Ehi, ragazzina." Dice l'uomo. La mia posizione cambia da paranoica a protettiva e raddrizzo la schiena, aspettando che questo stronzo provi a fare qualcosa.
"Ehi, Joe. Come stai stasera?" Tessa mi sposta gentilmente e prende una bustina dalla sua borsa.
"Sto bene, cara. Cosa mi hai portato?" L'uomo sorride e allunga una mano verso la busta. Mi costringo a restare indietro, ma non troppo lontano.
"Delle patatine e quei panini che ti piacciono tanto." Sorride all'uomo e lui ricambia, srotolando la carta e portandosi l'involucro al viso per sentirne l'odore.
"Sei troppo buona con me." Infila una mano sporca nella busta e ne prende una manciata di patatine per infilarsele in bocca. "Ne vuoi un po'?" Chiede, mentre una gli penzola dalla bocca.
"No." Ridacchia Tessa, sventolando una mano. "Goditi la cena, Joe. Ci vediamo domani." Sorride e mi fa segno di seguirla oltre l'angolo della strada, quindi spinge i tasti del codice dell'appartamento di Liam.
"Come conosci quel tipo?" Le chiedo. Si ferma davanti alla fila di cassette postali lungo l'ingresso del palazzo e usa le chiavi per aprirne una, mentre io aspetto una risposta.
"Vive lì, all'angolo. Lo vedo ogni notte e quindi quando abbiamo degli avanzi in cucina, cerco di portarglieli."
"E' una cosa sicura?" Le chiedo, guardando alle nostre spalle mentre attraversiamo il corridoio vuoto.
"Sì." Ride. "Non sono fragile come una volta." Il suo sorriso è genuino, per niente offeso, e non so cosa dire.
Quando entriamo nell'appartamento, Tessa si toglie le scarpe e la cravatta dal collo. Io non mi sono concesso troppe occhiate al suo corpo. Ho cercato di tenere gli occhi sul suo viso, i suoi capelli, diavolo persino le sue orecchie, ma adesso, mentre si sbottona la camicia nera, svelando solo una canotta al di sotto, sono distratto e non ricordo più perché non mi sono preso il tempo di ammirare una cosa talmente bella. Il suo fottuto corpo è la cosa più perfetta, più fottutamente appetitosa, e la curva dei suoi fianchi è qualcosa su cui fantastico quotidianamente.
"Io vado a letto, domani ho il turno presto." Dice dalla cucina.
"Lavori anche domani?" La raggiungo in cucina e aspetto che finisca di riempirsi il bicchiere.
"Sì, tutto il giorno."
"Perché?" Le chiedo.
Sospira, "Beh, ho dei conti da pagare." Sta mentendo.
"E?" Insisto.
"E, forse stavo cercando di evitarti." Ammette.
"Mi eviti da abbastanza tempo, non pensi?" Alzo un sopracciglio e lei deglutisce.
"Non ti stavo evitando. Tu hai a malapena cercato di contattarmi."
"Questo perché tu mi eviti."
Mi supera, tirando i capelli dalla codino. "Non sapevo cosa dire. Mi sono sentita abbastanza ferita quando te ne sei andato dalla cerimonia e-"
"Tu te ne sei andata. Non io." La interrompo.
"Cosa?" Si gira, bloccandosi nei suoi passi.
"Tu te ne sei andata dalla cerimonia di laurea, io me ne sono andato solo dopo averti cercato per trenta minuti."
"Io ti ho cercato." Sembra offesa. "Ti ho cercato. Non me ne sarei mai andata dalla tua cerimonia di laurea senza un saluto."
"Okay, beh, io sembro ricordare una storia diversa, ma non ha senso litigare adesso per questo."
Abbassa gli occhi e sembra concordare con me. "Hai ragione." Alza il bicchiere vuoto per riempirlo sotto l'acqua corrente.
"Guardaci come non litighiamo e merdate del genere." Scherzo. Lei poggia un gomito sul bancone e spegne il rubinetto.
"E merdate del genere." Ripete con un sorriso.
"E merdate del genere."
Ridiamo entrambi e continuiamo a fissarci.
"Non è imbarazzante come pensavo." Dice Tessa. Sta cercando di slegarsi il grembiule, le dita fisse sul nodo.
"Hai bisogno d'aiuto?" Le chiedo.
"No." La sua risposta arriva troppo velocemente e tira di nuovo i lacci.
"Sei sicura?"
Dopo qualche altro minuto di sforzi, si acciglia e si gira per darmi accesso alla sua schiena. Nel giro di qualche minuto, le ho slegato il nodo e lei sta contando i soldi delle mance sul bancone.
"Perché non prendi un altro stage? Sei più di una cameriera."
"Non c'è niente di male nell'essere una cameriera, e questo non è il mio obbiettivo finale. Adesso lavoro come cameriera perché non mi dispiace e-"
"E perché non vuoi chiedere aiuto a Vance." Spalanca gli occhi. "Ti comporti come se non ti conoscessi, Tess." Scuoto la testa, spingendo indietro i capelli.
"Non è solo questo, mi piace che questo lavoro sia mio. Lui dovrebbe smuovere mari e monti per farmi avere uno stage a New York, non sarò neanche inscritta in nessun college per alcuni mesi."
"Sophia ti ha aiutato ad ottenere il lavoro." Evidenzio. Voglio solo sentirle dire la verità. "Volevi qualcosa che non fosse legato a me, ho ragione?"
Lei fa qualche respiro, guardando ovunque nella stanza tranne che me. "Sì, hai ragione."
Restiamo in silenzio, guardandoci dal lati opposti della piccola cucina. Dopo qualche secondo, lei si raddrizza e raccoglie il grembiule e il bicchiere d'acqua. "Devo andare a letto. Domani devo lavorare tutto il giorno ed è tardi."
"Ritirati dal turno." Suggerisco in modo casuale, anche se vorrei ordinarglielo.
"Non posso ritirarmi dal turno come se niente fosse." Mente.
"Sì che puoi."
"Non ho mai perso un giorno."
"Ci lavori solo da tre settimane. Non hai avuto il tempo di perderti un giorno e davvero, è ciò che fanno le persone a New York il sabato, non vanno al lavoro e passano il loro tempo con una compagnia migliore."
"E tu saresti questa suddetta compagnia migliore?" Un sorriso scherzoso le tira gli angoli della bocca.
"Ovviamente." Agito le mani lungo il mio torso per provare il mi punto.
Lei ci pensa per un momento e capisco che lo sta seriamente prendendo in considerazione.
"No, non posso. Mi dispiace, proprio non posso. Non posso rischiare che il turno resti scoperto, mi farà apparire male e non posso rischiare di perdere questo lavoro." Si acciglia, l'aria scherzosa è sparita, rimpiazzata dai troppi pensieri.
Quasi le dico che non ha realmente bisogno di quel lavoro, che ciò di cui ha bisogno è fare le valige e tornare a Seattle con me, ma mi mordo la lingua. Il dottor Tran dice che la mania di controllo è un fattore negativo nella nostra relazione e che "ho bisogni di trovare un equilibrio tra il controllarla e il guidarla".
Il dottor Tran mi fa incazzare.
"Capisco." Faccio spallucce, imprecando mentalmente contro il dottor Tran per qualche momento, prima di sorridere a Tessa. "Allora ti lascio andare a letto."
Con ciò, mi lascia da solo in cucina a deprimermi, continuando ad insultare quel dannato dottore nella mia testa.
POV di Tessa.
Nei miei sogni appare la voce di Harry che mi prega di smetterla. Mi prega di smetterla? Cosa?
Apro gli occhi e mi metto seduta nel letto, "Basta." Sento di nuovo la sua voce. Mi ci vuole un momento per rendermi conto che il suono non proviene dai miei sogni, è proprio la voce di Harry.
Mi affretto ad uscire dalla mia stanza e arrivare nel salotto, dove Harry sta parlando nel sonno. Non sta urlando né rivoltandosi come in passato, ma la sua voce è supplichevole e quando dice, "Per favore, basta," il mio cuore affonda.
"Harry, svegliati. Per favore, svegliati." Dico calma, muovendo le dita sulla sua pelle umida.
Apre gli occhi di scatto e alza le mani per toccarmi il viso. Ha l'aria disorientata quando si alza a sedere e mi tira sulle sue gambe. Non mi oppongo, non potrei mai.
Passano dei secondi silenziosi, prima che poggi la testa sul mio petto. "Quanto spesso?" Gli chiedo, il cuore contratto e dolorante per lui.
"Solo circa una volta a settimana. Adesso prendo delle pillole per combatterli, ma a volte, tipo stanotte, è troppo tardi per prenderle."
"Mi dispiace." Costringo me stessa a dimenticare che non ci vediamo da mesi. Non penso a come siamo già tornati a toccarci. Ma non mi importa, non gli negherei mai il mio conforto, a prescindere dalle circostanze.
"Non dispiacerti. Sto bene." Fruga di più la testa nel mio collo e avvolge entrambe le braccia intorno alla mia vita. "Mi dispiace averti svegliata."
"Non dispiacerti." Ripeto le sue parole e mi poggio contro lo schienale del divano.
"Mi sei mancata." Sbadiglia, attirando il mio corpo sul suo petto. Si ristende, portandomi con lui, e io glielo lascio fare.
"Anche tu." Mi permetto di ammettere.
Sento le sue labbra premere contro la mia fronte e rabbrividisco, crogiolandomi nel calore e nella familiarità delle sue labbra sulla mia pelle.
Non ha senso per me che possa essere così semplice, così naturale ritrovarmi tra le braccia di Harry.
"Amo la realtà di tutto questo." Sussurra. "Non se ne andrà mai, lo sai, non è vero?"
"Adesso abbiamo vite diverse." Cerco di afferrare un frammento di logica.
"Sto ancora aspettando che tu capisca, tutto qui."
"Capisca cosa?" Gli chiedo. Quando non risponde, alzo lo sguardo su di lui e vedo che i suoi occhi sono chiusi, le labbra leggermente separate, mentre dorme.
...
Mi sveglio con il fischio della caffettiera in cucina. Il viso di Harry è la prima cosa che vedo quando apro gli occhi e non so come sentirmi al riguardo.
Stacco il mio corpo dal suo, alzando le sue braccia dalla mia vita e rimettendomi in piedi. Liam esce dalla cucina con una tazza di caffè tra le mani. Un sorriso inconfondibile sul viso.
"Che c'è?" Chiedo, stiracchiandomi. Non ho condiviso un letto, o un divano, con nessuno da Harry. Una notte Robert è rimasto a dormire perché si era chiuso fuori il suo appartamento, ma lui ha dormito sul divano e io nel mio letto.
"Niente." Il sorriso di Liam cresce e cerca di nasconderlo prendendo un sorso del caffè fumante.
Alzo gli occhi al cielo, combattendo un sorriso, ed entro nella mia stanza per prendere il cellulare. Entro nel panico quando vedo che sono le undici e mezza, non ho mai dormito fino a quest'ora da quando mi sono trasferita, e non ho tempo di fare una doccia prima di dover andarmene a lavoro.
Mi verso una tazza di caffè e la metto nel freezer a raffreddare mentre mi lavo i denti, il viso, e mi vesto. Sono diventata una grande fan del caffè freddo, ma odio pagare un prezzo esagerato in caffetteria solo perché ci buttino dentro un po' di ghiaccio. Il mio ha più o meno lo stesso sapore, Liam è d'accordo.
Harry dorme ancora quando me ne vado, e io mi ritrovo piegata su di lui, pronta a salutarlo con un bacio. Cos'ho di sbagliato?
Liam entra nella camera nel momento giusto, bloccando il mio gesto folle. Il tragitto fino al lavoro è pieno di pensieri su Harry, com'è stato addormentarsi tra le sue braccia, quanto è confortevole svegliarsi sul suo petto. Sono confusa, come sempre, e mi affretto per arrivare in orario.
Robert è nella sala pausa, e mi apre l'armadietto quando entro. "Sono in ritardo, se ne sono accorti?" Chiedo, buttando la borsa al suo interno e chiudendo l'anta.
"No, sei in ritardo solo di cinque minuti. Com'è andata la nottata?" Mi chiede, gli occhi blu che brillano di curiosità.
"Tutto bene." Faccio spallucce. So cosa prova Robert per me e non sarebbe giusto da parte mia parlargli di Harry, che lui mi incoraggi a farlo o meno.
"Bene, eh?" Sorride.
"Meglio di quanto pensassi." Decido di continuare con le risposte brevi.
"Non c'è problema, Tessa. So cosa provi per lui." Dice, toccandomi una spalla con la mano. "Lo so sin dalla prima volta che ti ho incontrata."
Mi sento instabile adesso, vorrei che Robert non fosse così gentile, vorrei che Harry non fosse a New York per il fine settimana, solo per ritirare quest'ultimo desiderio e volere invece che restasse di più. Robert non fa altre domande e siamo così impegnati con il lavoro che non ho tempo di pensare a niente se non servire cibo e bevande fino all'una del mattino. Persino le pausa passano troppo velocemente, concedendomi abbastanza tempo solo per mangiare un piatto di polpette e queso.
Quando arriva l'orario di chiusura, sono l'ultima ad uscire. Ho assicurato a Robert che sarei stata bene se lui se ne fosse andato prima per andare a bere con gli altri camerieri. Ho la sensazione che quando uscirò dal ristorante, ci sarà Harry ad aspettarmi.
Ho ragione e lo trovo poggiato al muro appena metto piede sul marciapiede.
"Non mi avevi detto che Delilah e Sarah sono coinquiline." E' la prima cosa che dice. Sta sorridendo, quel sorriso per cui le narici si alzano e allargano, perché è così ampio.
"Sì, è un casino." Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo.
Harry ride. "Che assurdità, quali erano le probabilità che succedesse?" Si porta una mano al petto e le risate gli scuotono il corpo. "Sembra una merdata uscita direttamente da una soap opera."
"A chi lo dici. Io devo averci a che fare. Povero Liam però, avresti dovuto vedere la sua faccia quando abbiamo incontrato Sophia e le sua amiche per un drink, la sera in cui l'ha scoperto. È quasi caduto dalla sedia."
"E' troppo." Ridacchia.
"Non riderne davanti a lui, se la sta vedendo brutta a dover affrontare entrambe."
"Sì, sì. Lo so." Alza gli occhi al cielo.
Cambio argomento, "Potrei chiedere, esattamente, cosa ci fai a New York?" Il vento sta aumentando e i capelli lunghi di Harry svolazzano intorno al suo viso. Non posso evitare di indicarli e ridere.
"I miei capelli sono più belli così, e danno alle donne più possibilità di tirare." Scherza, ma le sue parole mi colpiscono direttamente dentro.
"Oh." Rido con lui, non volendo fargli sapere che adesso mi gira la testa e mi fa male il petto al pensiero di qualcun'altra che lo tocchi.
"Ehi." Allunga un braccio verso di me e mi gira perché lo guardi, come se sul marciapiede ci fossimo solo noi. "Stavo scherzando, una battuta di merda, stupida e davvero fottutamente idiota."
"Va bene. Sto bene." Gli sorrido, sistemando i capelli svolazzanti dietro le orecchie.
"Potrai anche fare quella tutta indipendente e abbastanza coraggiosa da andartene in giro con dei barboni, ma sei ancora un'orribile bugiarda." Mi smaschera.
Cerco di mantenere l'umore rilassato, "Ehi, non sparlare di Joe. È mio amico." Gli faccio la linguaccia, mentre passiamo a fianco ad una coppia che amoreggia su una panchina.
"Cinque dollari che tra meno di due minuti lui le avrà messo la mano sotto la gonna." Commenta Harry, a voce abbastanza alta da farsi sentire. Gli do una spinta scherzosa e lui avvolge un braccio intorno alla mia vita.
"Non allungare troppo le mani, Joe potrebbe fare delle domande." Muovo le sopracciglia su e giù velocemente e lui scoppia a ridere.
"Cos'è questa fissa che hai con i barboni?"
Pensieri di mio padre mi riempiono la testa e smetto di ridere per un attimo. "Merda, non intendevo in quel senso." Dice Harry.
Alzo una mano e sorrido, "No, non fa niente. Davvero, speriamo solo che Joe non si riveli essere mio zio." Scherzo.
Harry mi guarda come se mi fosse spuntato un altro paio di occhi e io rido. "Sto bene! Posso sopportare una battuta adesso, ho imparato a non prendermi troppo sul serio."
Lui ne sembra felice, persino sorride a Joe quando gli passo la busta piena di cibo. L'appartamento è buio quando arriviamo, Liam si sarà addormentato molto probabilmente da qualche ora.
"Hai mangiato?" Chiedo ad Harry, quando mi segue in cucina.
"No, in realtà no. Volevo rubare quella busta di cibo per Joe, ma ci ho ripensato." Si siede al tavolo da due e poggia i gomiti sulla superfice.
"Ti preparo qualcosa?" Propongo. "Ho fame anch'io."
Venti minuti dopo, affondo un dito nella salsa, provandone il sapore. "Condividi?" Chiede Harry alle mie spalle.
"Non sarebbe la prima volta che mangio qualcosa dal tuo dito." Scherza, con un sorrisetto. "La glassa è stato uno dei miei sapori preferiti di Tessa."
"Te lo ricordi?" Gli chiedo, offrendogli un po' di salsa dal cucchiaio.
"Ricordo tutto, Tessa. Beh, tutto quello che è successo quando non ero troppo ubriaco o fatto." Un cipiglio sostituisce il suo sorrisetto, quindi prendo la salsa su un dito e la offro ad Harry. Funziona, e il suo sorriso ritorna.
La sua lingua è calda sul mio dito e i suoi occhi sono fissi nei miei mentre lecca la salsa dal mio indice. Se lo tira tra le labbra e succhia di nuovo, anche se la salsa è bella che andata.
"Volevo parlarti di una cosa, ha a che fare con quello che hai detto sul fatto che ricordo le cose."
Il mio dito è ancora sulle sue labbra, distraendomi. "Adesso?"
"Presto, non per forza stanotte." Sussurra, e porta fuori la lingua per bagnarmi la punta del dito.
"Che stai facendo?" Gli chiedo.
"Mi hai fatto questa domanda troppe volte." Sorride, facendo un altro passo.
"Non ci vediamo da un sacco di tempo, non è una buona idea." Dico, quando in realtà non credo neanche in una dannata parola.
"Mi sei mancata e ho aspettato che anche io mancassi a te." Mi poggia una mano su un fianco, premendola contro il tessuto della maglietta da lavoro.
"Non mi piace vederti tutta in nero, non ti si addice." Abbassa la testa e mi da un colpetto sulla mascella con il naso.
Le mie dita armeggiano con i bottoni della camicia, scivolando goffamente sulle perline di plastica. "Io sono felice che tu non ti sia presentato con un altro colore." Gli dico.
Lui sorride contro la mia guancia, "Non sono cambiato molto, Tess. Sono solo andato da qualche dottore e in palestra più spesso."
"Continui a non bere?" Gli chiedo, lasciando cadere la camicia sul pavimento dietro di noi, e lui mi spinge contro il bancone.
"Un po' sì. Di solito solo vino o una birra leggera. Ma no, non scolerò mai più una bottiglia di vodka."
La mia pelle va a fuoco, il mio cervello sta cercando lentamente di capire come siamo arrivati a questo, dopo tutti questi mesi, con le mie mani in attesa di ricevere il permesso di togliergli la maglia. Lui sembra leggermi nel pensiero e alza le mie mani nelle sue, spingendole sotto il tessuto sottile della sua t-shirt.
"E' il nostro mesiversario, lo sai?" Gli tolgo la maglietta e assorbo la vista del suo petto nudo. I miei occhi lo squadrano, in cerca di nuovi tatuaggi, e sono felice di trovare solo le foglie, felci, mi sembra le abbia chiamate Harry.
"Pazzo, noi non abbiamo un mesiversario." Mi ritrovo a cercare di dare un'occhiata alla sua schiena, e mi sento imbarazzata quando lui lo capisce e si gira.
"Sì, invece." Controbatte Harry. "Ancora solo il tuo sulla schiena." Spiega velocemente, mentre io fisso i muscoli che ha sviluppato su di essa e sulle spalle.
"Ne sono felice." Ammetto silenziosamente, la bocca secca.
"Tu sei impazzita e ti sei fatta qualche tatuaggio invece?" Gli occhi pieni di divertimento quando lo chiede.
"No." Gli do uno schiaffetto e lui torna contro il bancone, allungando una mano verso di me.
"Va bene per te se ti tocco in questo modo?"
"Sì." La mia bocca confessa prima che il mio cervello abbia il tempo di concordare.
Usa una mano per far scivolare le dita sulla scollatura della mia canotta. "E così?"
Annuisco.
Il cuore mi martella nel petto e sono sicura che lui riesca a sentirlo. Mi sento così in sintonia, così viva e sveglia, e affamata del suo tocco. È passato così tanto tempo, ed eccolo davanti a me a dire e fare le cose che amavo così tanto, solo che stavolta, è un po' più cauto, più paziente.
"Ho così tanto bisogno di te, Tess." La sua bocca a meno di due centimetri dalla mia, le dita disegnano lenti cerchi sulla pelle nuda nella mie spalle. Mi sento ubriaca, ho la testa annebbiata.
Quando le sue labbra raggiungono le mie, vengo trascinata nuovamente al di sotto. Portata in quel posto dove esiste solo Harry, solo le sue dita sulla mia pelle, solo le sue labbra ad accarezzare le mie, solo i suoi denti a mordicchiarmi gli angoli della bocca, solo i suoi gemiti dolci e gutturali quando gli sbottono i jeans.
"Stai cercando di nuovo di usarmi per il sesso?" Sorride contro la mia bocca, spingendo la lingua a coprire la mia, in modo che non possa rispondere.
"Scherzo." Mormora e preme completamente il suo corpo contro il mio. Porto le braccia intorno al suo collo e infilo le dita tra i suoi capelli.
"Se non fossi un gentiluomo, ti scoperei proprio qui, su questo bancone." Chiude entrambe le mani sui miei seni, infilando le dita sotto le spalline del reggiseno e della canotta. "Ti ci farei sedere sopra, ti toglierei questi pantaloni osceni, ti allargherei le cosce e tui prenderei proprio qui."
"Avevi detto di non essere un gentiluomo." Gli ricordo, senza fiato.
"Ho cambiato idea. Sono un mezzo gentiluomo adesso." Scherza. Sono così carica di tensione che sto iniziando a pensare che potrei implodere e fare un casino in cucina. Spingo una mano nei suoi boxer e gli occhi mi ruotano all'indietro quando dice, "Cazzo, Tess."
"Mezzo? Che significa?" Gemo quando infila facilmente le dita oltre la vita larga dei miei pantaloni.
"Significa che, a prescindere da quanto ti voglia, quanto fottutamente voglia scoparti su questo bancone e farti urlare il mio nome in modo che tutto l'isolato sappia che ti sto facendo venire," succhia la pelle lungo il mio collo. "Non farò niente di tutto ciò fino al giorno in cui mi sposerai."
Le mie mani si bloccano, una nei suoi boxer, l'altra sulla sua schiena. "Cosa?" Gracchio, schiarendomi la gola.
"Mi hai sentito. Non ti scoperò finché non mi sposerai." Deve star scherzando. Giusto?
"Non dici sul serio, vero?" Per favore, non essere serio. Non può esserlo, sono mesi che a malapena ci rivolgiamo la parola.
"Non scherzo neanche un po'. Nessuna cazzata." I suoi occhi pieni di divertimento e io batto, letteralmente, il piede contro il pavimento.
"Ma noi non.. non abbiamo nemmeno.." Mi raccolgo i capelli in una mano e cerco di trovare un senso in quello che sta dicendo.
"Oh, mica pensavi che mi sarei arreso così facilmente?" Si abbassa e mi sfiora la guancia in fiamme con le labbra. "Non mi conosci per niente?" Il suo sorriso mi fa venir voglia di schiaffeggiarlo e baciarlo contemporaneamente.
"Ma ti eri arreso."
"No, ti sto dando spazio proprio come tu mi hai costretto a fare. Confido nel fatto che il tuo amore per me ti riporterà indietro, alla fine. Anche se ci stai mettendo secoli."
Che diavolo?
"Ma.." Sono letteralmente senza parole.
"Ti farai male." Ride e porta le mani sulle mie guance. "Dormirai di nuovo sul divano con me? O per te sarebbe una tentazione troppo forte?"
Alzo gli occhi al cielo e lo seguo nel salotto, cercando di capire come tutte queste cose possano avere alcun senso per lui, o per me. Ci sono così tante cose di cui parlare, così tante domande, così tante risposte, ma per ora, mi addormenterò sul divano con Harry e fingerò che tutto nel mio mondo, per una volta, possa andare bene.

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