POV di Harry.
Non ricordo l'ultima volta che sono andato ad un funerale. Ora che ci penso, sono abbastanza sicuro di non averlo mai fatto. Quando morì la mamma di mia mamma, semplicemente non me la sentivo di andarci. C'erano alcolici e una festa che proprio non potevo perdermi. Non ho mai sentito il bisogno di dare un ultimo addio ad una donna che a malapena conoscevo. L'unica cosa che sapevo di lei era che in ogni caso, non le importava molto di me. A stento sopportava mia mamma, quindi perché passare il mio tempo seduto sulla panchina di una chiesa a fingere di essere dispiaciuto per una morte che in realtà, non mi toccava per niente?
Eppure eccomi qui seduto nel retro di una chiesa minuscola, a piangere la morte del padre di Tessa. Tessa, Carol, Zayn e quella che sembra essere metà della dannata chiesa sono tutti seduti in prima fila. Solo io ed una signora anziana, che sono sicuro non sa neanche dove si trova, siamo seduti sulla panchina solitaria contro la parte di fondo. Zayn è seduto da un lato di Tessa e sua madre dall'altro.
Non mi pento di averlo chiamato, beh, sì, ma non posso ignorare il barlume di vita che si è riacceso in lei dal suo arrivo. Continua a non avere lo stesso aspetto della mia Tessa, ma ci sta arrivando e se quello stronzo è la chiave per la sua luce, allora che vada fottutamente così.
Ho fatto un sacco di puttanate nella mia vita, un sacco. Lo so io, lo sa Tessa, diavolo, probabilmente lo sa tutta la fottuta chiesa, ma aggiusterò le cose con Tessa. Non me ne fotte un cazzo di fare ammenda con nessun'altra merdata del mio passato o presente, mi importa solo di aggiustare ciò che ho rotto in lei.
L'ho rotta, lei ha detto di non essere riuscita ad aggiustarmi, che non sarà mai in grado di farlo, ma i miei danni non sono stati causati da lei. Lei mi ha guarito e mentre guariva me, io stavo frantumando la sua bellissima anima in fin troppi pezzi. Essenzialmente, l'ho rotta, ho rotto il suo spirito luminoso, mentre io venivo egoisticamente rincollato insieme. La parte più incasinata di tutto questo massacro è che non mi rendevo neanche conto di quanto la stessi ferendo, quanto stessi indebolendo la sua luce. Lo sapevo, l'ho sempre saputo, ma semplicemente non aveva importanza, ce l'ha avuta solo nel momento in cui ho finalmente capito. Quando mi ha rifiutato, una volta per tutte, ho capito. Mi ha colpito come un dannato camion e non riuscivo a spostarmi dalla strada neanche provando.
Ci è voluta la morte di suo padre per farmi capire quanto realmente fosse stupido il mio piano di salvarla da me. Se ci avessi pensato, se davvero avessi pensato a tutto questo casino, avrei capito quanto fosse stupido. Lei mi voleva, Tessa mi ha sempre amato più di quanto meritassi, e come l'ho ripagata? Ho continuato a spingerla via finché alla fine non si è stancata delle mie merdate. Adesso non mi vuole, non vuole volermi, e io devo trovare un modo per ricordarle quanto mi ama.
Ora sono qui seduto, a guardare Zayn alzare il braccio e metterlo intorno alle sue spalle, attirandola al suo fianco. Non riesco neanche a distogliere lo sguardo. Sono bloccato a guardarli. Forse mi sto auto punendo, forse no, ma comunque sia, non riesco a smettere di guardare come lei gli si appoggi e lui le sussurri qualcosa all'orecchio. Il modo in cui la sua espressione premurosa in qualche modo la calma, sospira, annuendo, e lui le sorride.
Qualcuno si siede a fianco a me, interrompendo temporaneamente la mia auto tortura.
"Abbiamo fatto un po' di ritardo, perché sei seduto qui dietro?" Mi chiede Liam. Mio padre.. Ken, si siede a fianco a lui, mentre Karen decide di continuare a camminare e avvicinarsi a Tessa.
"Potreste andare anche voi. La prima fila è riservata alle persone che Tessa sopporta." Mi lamento, lanciando un'occhiata alla fila di persone davanti, da Carol a Noah, non sopporto nessuno di loro, neppure Tessa. Lei la amo, ma non sopporto di starle così vicino mentre viene confortata da Zayn. Lui non la conosce come me, lui non merita di stare seduto a fianco a lei in questo momento.
"Smettila. Lei ti sopporta. Siamo al funerale di suo padre, cerca di ricordartelo." Dice Liam e becco mio padre, cazzo. Ken, becco Ken a guardarmi.
Non è neanche mio padre. Lo so, lo so da una settimana, ma ora che è davanti a me è come se lo stessi riscoprendo per la prima volta. Dovrei dirglielo adesso, dovrei riaffermare i suoi vecchi sospetti e semplicemente rivelare la verità su mia mamma e Vance.
Dovrei dirglielo proprio qui, proprio ora, e farlo sentire fottutamente deluso quanto mi sono sentito io. Io ero deluso? Non ne sono sicuro, ma ero incazzato. Sono ancora incazzato, ma questo è tutto ciò che sono riuscito a capire.
"Come ti senti, figliolo?" Allunga una mano oltre Liam per poggiarmela sulla spalla.
Diglielo. Dovresti dirglielo.
"Sto bene." Faccio spallucce, chiedendomi perché la mia bocca non voglia cooperare con il mio cervello e semplicemente dirlo. Come dico sempre, l'infelicità adora la compagnia e in questo momento sono la persona più infelice del mondo.
"Mi dispiace per tutto questo, avrei dovuto chiamare l'infrastruttura più spesso. Ti giuro che avevo controllato come stesse, Harry. Te lo giuro, e non avevo la più pallida idea che se ne fosse andato finché non è stato troppo tardi. Mi dispiace." La delusione nei suoi occhi mi blocca dal costringerlo ad unirsi alla mia miseria.
"Mi dispiace se ti deludo sempre." Aggiunge. I miei occhi incontrano i suoi e annuisco, decidendo in questo momento che non deve saperlo. Non adesso.
"Non è colpa tua." Commento silenziosamente. Riesco a sentire gli occhi di Tessa su di me, che richiamano la mia attenzione anche a così tanti metri di distanza. Ha la testa girata verso di me e il braccio di Zayn non più sulle sue spalle. Mi sta fissando, come io fissavo lei, e devo letteralmente bloccarmi dal correre da lei avvolgendo le dita intorno al banco di legno.
"Comunque sia, mi dispiace." Si scusa Ken e toglie la mano dalla mia spalla. Ha gli occhi marroni lucidi, come quelli di Liam.
"Vai da lei, ha bisogno di te." Suggerisce Liam, la voce dolce. Lo ignoro e aspetto che lei mi dia una qualche sorta di segnale, qualsiasi minuscolo frangente di emozione per dimostrarmi che ha davvero bisogno di me. In quel caso, andrò immediatamente da lei.
Il predicatore sale sul podio e lei mi da le spalle, senza alcun cenno verso di me. Prima che possa dispiacermi troppo per me stesso, Karen sorride a Zayn e lui si sposta, permettendole di sedersi accanto a Tessa.
POV di Tessa.
"Grazie per essere venuto." Rivolgo un altro falso sorriso ad un altro estraneo senza volto e aspetto il prossimo. Il funerale è stato breve, a quanto pare questa chiesa non ha piacere di celebrare la vita di un tossicodipendente. Qualche fredda parola e falsa lode, ed era fatta.
Solo poche altre persone, pochi altri ringraziamenti recitati ed emozioni forzate mentre mi vengono fatte le condoglianze. Se sento che grande uomo era mio padre solo un'altra volta, penso che mi metterò ad urlare. Penso che mi metterò ad urlare proprio nel mezzo di questa chiesa, davanti a tutti i prevenuti amici di mia madre, molti di loro non hanno mai neanche conosciuto Richard Young, perché sono qui e quali bugie mia madre ha detto loro se lo stanno lodando?
Non è che non pensi lui fosse un brav'uomo, sinceramente, non lo conosco abbastanza da giudicare accuratamente la sua persona, ma conosco i fatti e i fatti sono che aveva abbandonato me e mia madre quando io ero solo una bambina ed era tornato nella mia vita solo per caso pochi mesi fa. Se non fossi stata con Harry in quel negozio di tatuaggi, probabilmente non l'avrei mai rivisto.
Lui non voleva essere nella mia vita. Non voleva essere un padre né un marito. Voleva vivere la sua vita e compiere scelte che ruotavano intorno a lui e solo a lui. Va bene, davvero, ma non riesco a capirlo. Non riesco a capire perché fosse scappato dalle sue responsabilità solo per vivere una vita da tossicodipendente. Ricordo come mi sentii quando Harry mi disse del consumo di droga di mio padre, che non riuscivo a crederci. Alcolizzato sì, ma tossicodipendente, non riuscivo proprio a capacitarmene. Sto lentamente realizzando che, come ha sempre detto Harry, sono ingenua. Sono ingenua e sciocca per continuare a cercare il buono nelle persone quando tutto ciò che loro fanno in cambio è dimostrarmi il contrario. Mi viene sempre dimostrato il contrario e sono stufa.
"Le signore vogliono venire a casa quando ce ne andiamo, quindi ho bisogno che mi aiuti a preparare, appena arriviamo." Dice mia mamma, dopo aver ricevuto l'ultimo abbraccio.
"Chi sono le signore? Lo conoscevano almeno?" Scatto. Non riesco ad evitare il tono duro della mia voce e mi sento leggermente in colpa quando mia madre si acciglia. Ma il senso di colpa viene spinto via quando si guarda intorno nella chiesa per assicurarsi che nessuno dei suoi "amici" abbia sentito il mio tono irrispettoso.
"Sì, Theresa. Alcune di loro lo conoscevano."
"Beh, anche a me piacerebbe aiutare." Si intromette Karen mentre usciamo. Sono così felice di essere fuori da quella chiesa. "Se va bene, ovviamente." Sorride. Sono molto grata della presenza di Karen. È sempre così dolce e premurosa, persino a mia madre sembra piacere.
"Sarebbe fantastico." Mia madre ricambia il sorriso di Karen e va via salutando una donna sconosciuta nella piccola folla dall'altra parte del giardino della chiesa.
"Ti dispiace se vengo anch'io? Se non vuoi, lo capisco. So che Harry è qui e tutto, ma dato che mi ha chiamato lui.." Chiede Zayn. Quando sento il suo nome, non posso evitare di guardami intorno nel parcheggio in cerca di Harry.
"No, certo che puoi venire. Sei arrivato fino a qui." Gli assicuro. Dall'altra parte del lotto, intravedo Liam e Ken entrare in macchina di Ken, per ciò che riesco a vedere, Harry non è con loro. Vorrei aver avuto l'occasione di parlare con Ken e Liam, ma erano seduti con Harry e non volevo portarglieli via.
Durante il funerale, non ho potuto fare a meno di aver paura che Harry dicesse a Ken la verità su Christian Vance proprio davanti a tutti. Spero che Harry abbia abbastanza decenza da aspettare il momento giusto per rivelare la dura verità. So che è così, in fondo Harry non è una brutta persona. Solo non va bene per me.
"Vuoi tornare a pedi? Non è lontano, venti minuti al massimo." Mi giro verso Zayn. Sta pizzicando i puntini rossi in fondo alla sua camicia rossa.
Concorda e andiamo via prima che mia madre possa infilarmi nella sua piccola auto. Non sopporto il pensiero di essere intrappolata in uno spazio chiuso con lei in questo momento. Sto perdendo la pazienza verso di lei. Non voglio essere scortese, ma riesco a sentire la mia frustrazione crescere ogni volta che si sistema i capelli perfettamente arricciati.
"Vuoi parlarne?" Zayn spezza il silenzio dieci minuti dopo aver iniziato a camminare nella mia piccola città.
"Non lo so. Qualsiasi cosa dirò potrebbe non aver alcun senso." Scuoto la testa, non volendo che Zayn sappia quanto pazza sono diventata nell'ultima settimana. Non mi ha chiesto della mia relazione con Harry e gliene sono grata. Qualsiasi cosa includa me ed Harry non è aperta a discussioni.
"Mettimi alla prova." Mi sfida con un sorriso caldo.
"Sono arrabbiata." Gli dico.
"Arrabbiata nel senso di dispiaciuta o nel senso di folle?" Scherza, toccandomi scherzosamente la spalla con la sua, mentre aspettiamo che passi un'auto, prima di attraversare la strada.
"Entrambi." Cerco di sorridere. "Per lo più, solo nel senso di dispiaciuta. Ma è sbagliato che mi senta in un certo senso arrabbiata con mio padre per essere morto?" Odio il suono di queste parole. So che è sbagliato, ma sembra così giuso. La rabbia sembra una sensazione migliore del niente e la rabbia è una distrazione. Una distrazione di cui ho disperatamente bisogno.
"Non è sbagliato sentirsi così, anche se in realtà, un po' sì. Non penso dovresti essere arrabbiata con lui. Sono sicuro che non sapesse cosa stava facendo quando ha fatto ciò he ha fatto." Zayn abbassa lo sguardo su di me e io distolgo il mio.
"Sapeva cosa stava facendo quando ha portato la droga nell'appartamento. Certo, non sapeva sarebbe morto, ma sapeva che era una possibilità, ma tutto ciò di cui gli importava era drogarsi. Non ha pensato a nessuno a parte sé stesso e la droga, capisci?" Ingoio il senso di colpa che arriva con le parole. Voglio bene a mio padre, ma devo essere sincera, devo esprimere i miei sentimenti.
"Non lo so, Tessa." Si acciglia. "Non penso sia andata così. Non penso che io potrei arrabbiarmi con qualcuno che è morto, soprattutto un mio genitore."
"Lui non mi ha cresciuta né niente. Se ne andò quando ero piccola." Gli dico. Lo sapeva già? Non lo so. Sono così abituata a parlare con Harry che sa tutto di me che a volte dimentico che le persone sanno solo ciò che sono io a dirgli.
"Magari se ne andò perché sapeva che era la cosa migliore per te e tua mamma?" Cerca di confortarmi, ma non sta funzionando. Mi sta solo facendo venir voglia di urlare.
"Non lo so." Sospiro. "Non parliamone più." E non lo facciamo. Restiamo in silenzio finché non arriviamo a casa di mia mamma e cerco di ignorare l'irritazione nella sua voce quando mi riprende per averci messo troppo ad arrivare.
"Per fortuna Karen è qui per aiutare." Dice, mentre la supero ed entro in cucina. Zayn se ne sta a in piedi, a disagio, non sapendo se aiutare o meno, prima che mia mamma gli passi una scatola di cracker, aprendola e indicandogli un vassoio vuoto. Anche Ken e Liam sono stati messi a lavoro, stanno tagliando le verdure e sistemando la frutta sul miglior servizio di vassoi di mia madre. Li usa solo quando vuole far colpo sulle persone.
"Sì, per fortuna." Dico sottovoce. Pensavo che l'aria primaverile mi avrebbe aiutato a calmare la rabbia, ma non è successo. La cucina di mia madre è troppo piccola, troppo chiusa, e si sta riempendo di donne vestite in modo fin troppo elegante con qualcosa da dimostrare.
"Ho bisogno d'aria. Torno subito, resta qui." Dico a Zayn, quando mia madre si affretta lungo il corridoio. Per quanto gli sia grata per aver guidato fino a qui per sostenermi, non posso evitare di vedere la nostra conversazione come un punto a suo sfavore. Sono sicura che una volta che mi sarò schiarita le idee, riuscirò a percepirla in modo diverso, ma ora come ora, voglio solo stare sola.
La porta sul retro si apre con un rumore cigolante, mi maledico, sperando che mia madre non arrivi correndo in giardino per ritrascinarmi in casa. Il sole ha fatto meraviglie sullo spesso strato di fango che copriva il pavimento della serra. Ci sono ancora macchie bagnate e scure che ricoprono metà dello spazio, ma per fortuna, riesco a trovare un punto asciutto in cui stare. L'ultima cosa di cui ho bisogno è rovinare queste scarpe col tacco che mia madre non poteva neanche permettersi di comprarmi.
Un movimento attira la mia attenzione ed inizio ad entrare nel panico finché non vedo Harry arrivare da dietro uno scaffale. Ha gli occhi chiari e cerchi scuri ad adombrargli la pelle pallida. Il solito luccichio, il solito colore caldo della sua pelle è svanito ed è stato rimpiazzato da un avorio fragile e perseguitato.
"Scusa, non sapevo fossi qui." Faccio presto a scusarmi ed inizio immediatamente ad indietreggiare dal piccolo spazio. "Me ne vado."
"No, non c'è problema. Era il tuo nascondiglio, tanto per iniziare, ricordi?" Mi rivolge un piccolo sorriso e nonostante sia così piccolo sembra più vero degli innumerevoli falsi sorrisi che ho ricevuto oggi.
"Vero, ma devo comunque entrare." Allungo una mano verso la maniglia della porta, ma lui mi ferma. Mi strappo via di scatto nel momento in cui le sue dita mi sfiorano il braccio, causando in lui un respiro sforzato per il mio rifiuto.
Si riprende velocemente e allunga un braccio oltre me per prendere la maniglia della porta, assicurandosi che non possa andarmene.
"Dimmi perché sei venuta qui fuori." Chiede dolcemente.
"Io.." Mi sforzo di cercare le parole. Dopo la conversazione con Zayn, ho perso il bisogno di discutere dei miei terribili pensieri sulla morte di mio padre. "Non è niente."
"Tessa, dimmelo." Mi conosce abbastanza da sapere che sto mentendo e io lo conosco abbastanza da sapere che non mi permetterà di lasciare questa serra finché non gli avrò detto la verità.
Lo guardo e non posso evitare di concentrarmi sulla nuova camicia che indossa. Deve averla comprata unicamente per il funerale, perché conosco ogni maglietta che possiede e non esiste che riuscisse ad infilarne una di Noah. Non che in ogni caso vorrebbe indossarle. La manica nera è aperta, per lasciare spazio all'ingessatura.
"Tessa." Insiste, portandomi via dalla mia distrazione. Il primo bottone della camicia è sbottonato, rendendo il colletto leggermente sbilenco.
"Non penso che dovremmo farlo." Faccio un passo indietro da lui.
"Fare cosa? Voglio solo sapere da cosa ti stai nascondendo."
Che richiesta semplice, eppure complicata. Mi sto nascondendo da tutto. Mi sto nascondendo da troppe cose per riuscire ad elencarle e lui è la più importante di tutte. Voglio sfogare i miei sentimenti con Harry, ma sarebbe così semplice riscivolare nel nostro percorso e non sono più disposta a fare quei giochetti. Non posso sopportare un altro giro. Ha vinto lui e sto imparando a convivere con questa consapevolezza.
"Sappiamo entrambi che non te ne andrai da questa serra finché non sputi il rospo, quindi risparmiaci il tempo e l'energia e dimmelo." Cerca di fare una battuta, ma riesco a vedere il barlume di disperazione dietro i suoi occhi.
"Sono arrabbiata." Ammetto alla fine.
"Certo che lo sei." Annuisce.
"Intendo che sono davvero arrabbiata, proprio incazzata."
"Dovresti." Afferma, lo guardo.
"Dovrei?"
"Assolutamente sì. Anch'io sarei incazzato." Dice. Non penso capisca quello che sto cercando di dirgli.
"Sono arrabbiata con mio padre, Harry. Arrabbiatissima con lui." Chiarisco e aspetto che cambi la sua risposta.
"Anch'io." Concorda.
"Davvero?"
"Certo che sì. E dovresti esserlo anche tu, tu hai tutti i diritti di essere incazzata con lui. Morto o meno."
Non riesco a fermare la risata che cade dalle mie labbra per l'espressione seria che ricopre il suo volto mentre pronuncia delle parole tanto ridicole.
"Non pensi sia sbagliato che non riesca neanche più ad essere triste perché sono così dannatamente arrabbiata con lui per essersi ucciso?" Mi tiro il labbro inferiore tra i denti, prendendomi una pausa prima di continuare, "E' questo che ha fatto. Si è ucciso e non ha neanche pensato a che effetto avrebbe avuto sugli altri. So che è egoista da parte mia dirlo, ma è ciò che sento." Concentro il mio sguardo sul pavimento sporco. Ho vergogna di dire queste cose, di pensarle, ma mi sento molto meglio ora che possono fluttuare nell'aria. Spero che restino qui, in questa serra, e spero che se mio padre è lassù da qualche parte, non possa sentirle.
"Ehi." Harry mi preme le dita sotto il mento per farmi alzare la testa. Non mi allontano dal suo tocco, ma sono felice quando lascia cadere la mano. "Non vergognarti di sentirti così. Lui si è ucciso e non è colpa di nessuno se non sua. Ho visto quanto fottutamente felice eri quando lui era tornato nella tua vita ed è un idiota per aver buttato tutto al vento solo per drogarsi." Il suo tono è duro, ma le parole sono esattamente ciò che ho bisogno di sentire in questo momento.
"Ironico, eh?" Ridacchia leggermente, "Parlo proprio io, giusto?" Chiude gli occhi e scuote lentamente la testa.
Ridirigo velocemente la conversazione via dalla nostra relazione, "Mi sento in colpa per provare queste cose. Non voglio mancargli di rispetto."
"Fanculo." Agita la mano ingessata nell'aria tra noi. "Ti è concesso sentirti fottutamente come vuoi e nessuno può dirti un cazzo per questo."
"Vorrei che la pensassero tutti così." Sospiro. So che confidare in Harry non è salutare e devo andarci piano, ma so che è l'unico che può realmente capirmi.
"Dico davvero, Tessa. Non lasciare che nessuno di questi stronzi snob ti faccia sentire in colpa per i tuoi sentimenti."
Vorrei fosse così semplice. Vorrei essere più come Harry e non importarmene di quello che pensano le altre persone o di come si sentono, ma non posso. Semplicemente non sono fatta così. Mi interessa degli altri, anche quando non dovrebbe e mi piacerebbe pensare che alla fine, questo tratto del mio carattere smetterà di essere una maledizione per me.
Nei pochi minuti passati nella serra con Harry, quasi tutta la mia rabbia è sparita. Non so cosa l'abbia rimpiazzata, ma non sento più il bruciore della rabcia, solo il costante dolore che so sarà a lungo mio compagno da questo momento in poi.
"Theresa!" La voce di mia madre risuona nel giardino ed io e Harry sussultiamo per l'interruzione.
"Non ho nessun problema a dire a nessuno di loro, lei inclusa, di andarsene a fanculo. Lo sai, non è vero?" I suoi occhi cercano i miei e annuisco. So che è così e una parte di me vorrebbe sguinzagliarlo sulla folla di donne ficcanaso che non dovrebbero neanche essere qui.
"Lo so." Annuisco di nuovo. "Mi dispiace essermi sfogata in questo modo. Io-" La porta si apre e mia madre entra nella serra.
"Theresa, per favore, entra dentro." Dice. Sta cercando di fare del suo meglio per mascherare la sua rabbia verso di me, ma la facciata sta scivolando via velocemente.
"Me ne stavo giusto andando." Harry sposta lo sguardo dal viso arrabbiato di mia mamma al mio, prima di superare entrambe.
Il ricordo di mia madre che lo trova nella mia camera al dormitorio tutti questi mesi fa mi attraversa la mente. Era così arrabbiata ed Harry sembrava così sconfitto quando me ne andai con Noah e lei. Quei giorni sembrano così lontani adesso, così semplici. Non avevo idea di cosa riservasse il futuro, nessuno lo sapeva.
"Cosa ci fai qui fuori comunque?" Mi chiede, mentre la seguo verso le scale del portico.
Non sono affari suoi cosa stessi facendo. Lei non capirebbe i miei egoistici sentimenti e non mi fiderei mai abbastanza di lei da rivelarglieli. Non capirebbe perché stavo parlando con Harry dopo averlo evitato per tre giorni, non capirebbe nulla di qualsiasi cosa le dicessi perché lei non capisce me.
Quindi invece di rispondere alla sua domanda, resto in silenzio e semplicemente vorrei aver avuto l'occasione di chiedere ad Harry da cosa si stesse nascondendo quando è venuto nella serra.
STAI LEGGENDO
^7:!:'snah&2!:!/890'slql@2!:'].*\!\+%|>]Fazzoletticanecapraghuaiaassorbenetecucn
De TodoParte 3