Capitolo 260

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POV di Tessa.
Quando alle sette la mia sveglia suona, devo costringermi ad uscire dal letto. Ho a malapena dormito, girandomi e rigirandomi per tutta la notte. L'ultima volta che ho controllato l'orario, erano le tre del mattino e non sapevo se prima avessi dormito un po' o fossi rimasta sveglia tutto il tempo.
Harry dorme, le braccia incrociate sulla pancia. Non mi ha abbracciata ieri notte, neanche una volta. L'unico contatto che ho ricevuto sono state le sue mani che mi cercavano mentre dormiva, solo per assicurarsi che fossi ancora lì, prima di tornare sulla pancia. Il suo cambiamento d'umore in un certo senso me lo aspettavo, so che non voleva venire qui per il matrimonio, ma il suo alto livello d'ansia non ha molto senso per me, soprattutto dato che si rifiuta di parlarmene. Mi piacerebbe chiedergli come faceva ad aspettarsi che mi trasferissi qui con lui, se non mi ci vuole neanche per un fine settimana.
Gli passo una mano sulla fronte, spingendo via il pasticcio di capelli, e l'abbasso per toccare la leggera peluria sparsa sulla mascella. Le sue palpebre si muovono leggermente, quindi tiro immediatamente via la mano e mi alzo. Non voglio svegliarlo, neanche il suo sonno è stato pacifico. Vorrei sapere cosa lo tormenta, vorrei che non si fosse chiuso così frettolosamente. Mi ha rivelato tutto nella lettera che mi scrisse, e mentre la maggior parte di quelle cose erano suoi terribili errori, li ho affrontati e sono andata avanti. Niente di ciò che ha fatto in passato causerà danni al nostro futuro. Ha bisogno di saperlo, deve saperlo o non funzionerà mai.
Il bagno non è difficile da trovare e aspetto pazientemente che l'acqua diventi da marrone a trasparente. La doccia è rumorosa e la pressione dell'acqua è molto forte, quasi dolorosa, ma fa meraviglie nel mandar via la tensione sulla mia schiena e i muscoli delle spalle.
Mi vesto con un paio di jeans e una canotta color crema, esito prima di indossare una felpa con fantasia floreale. Quest'ultima non ha bottoni, così Harry non può ordinarmi di chiuderli, ed è fortunato che non indosso solo la canotta. Siamo in primavera e qui a Londra si sente.
Anne non mi ha dato un orario specifico per i nostri piani di oggi, quindi scendo a preparare il caffè. Un'ora più tardi, torno di sopra per prendere l'e-book per tenermi occupata. Harry si è girato sulla schiena e ha un cipiglio sul viso. Senza disturbarlo, lascio velocemente la stanza e torno al tavolo della cucina. Passa un'altra ora e sono sollevata quando arriva Anne attraverso la porta sul retro. Ha i capelli castani tirati indietro, come i miei, in una crocchia bassa, ed indossa, cos'altro, una tuta.
"Speravo fossi sveglia, volevo darti un po' di tempo per dormire dopo una giornata lunga come quella di ieri." Sorride, "Sono pronta quando lo sei tu."
Guardo verso la stretta scalinata un'ultima volta, sperando che Harry scenda con un sorriso e mi saluti con un bacio, ma non succede. Prendo la borsa e seguo Anne fuori dalla casa.
POV di Harry.
Quando allungo un braccio verso Tessa, lei non è a letto. Non so che ore sono, ma il sole è troppo dannatamente luminoso, riversandosi attraverso le finestre scoperte, cercando di costringermi a svegliarmi. Ho dormito di merda per tutta la notte e Tessa continuava a girarsi e rigirarsi nel sonno. Sono rimasto sveglio per quasi tutto il tempo, tenendo le distanze dal suo corpo inquieto. Devo darmi una calmata prima di rovinare tutto il fine settimana, proprio non riesco a scuotere via la paranoia. Non dopo aver saputo che mia mamma ha il coraggio di portare Tessa vicino a Susan Kingsley.
Non mi disturbo a cambiarmi, mi lavo i denti e butto un po' d'acqua tra i capelli. Tessa si è già fatta la doccia, la sua borsa da toilette è sistemata ordinatamente nel mobile altrimenti vuoto.
Quando arrivo in cucina, la caffettiera è ancora calda e piena per metà, una tazza risciacquata è poggiata sul bancone. Tessa e mia mamma devono essersene già andate, avrei dovuto dirglielo e non farla andare. Perché non l'ho fatto? Questa giornata può andare in due modi: Susan potrebbe comportarsi da completa stronza e rendere un inferno la giornata di Tessa, o potrebbe tenere la sua dannata bocca chiusa e andrebbe tutto bene.
Che cazzo dovrei fare per tutto il giorno mentre mia mamma si è portata Tessa a saltellare in giro? Potrei andare a cercarle, non sarebbe difficile, ma probabilmente mia mamma si incazzerebbe, e domani è il giorno del suo matrimonio. Ho promesso a Tess che mi sarei comportato bene questo fine settimana, anche se ho già spezzato la promessa, non devo peggiorare la situazione.
POV di Tessa.
"I tuoi capelli sono bellissimi." Anne allunga una mano fresca di manicure per toccarmeli.
"Grazie, mi ci sto abituando." Sorrido, guardandomi nello specchio dietro il nostro tavolo. La donna alla spa era sconvolta dal fatto che non mi fossi mai tinta i capelli prima. Dopo qualche minuto di convincimento, ho acconsentito a farmeli scurire leggermente, solo in cima. Il colore finale è un castano molto chiaro che si schiarisce in naturali onde bionde verso le punte. La differenza è a malapena evidente e appare molto più naturale di quanto mi aspettassi. Il colore non è permanente, durerà solo per un mese. Non ero pronta ad un cambio permanente, ma più mi guardo allo specchio, più mi piace.
Quella donna ha fatto meraviglie anche sulle mie sopracciglia, rendendole di una forma perfettamente arcuata, e le unghie delle mani e dei piedi sono tinte di un profondo rosso. Ho declinato l'offerta di Anne di farmi una ceretta alla brasiliana, per quanto abbia preso in considerazione l'idea, sarebbe imbarazzante farsela fare con la mamma di Harry e per ora mi va bene rasarmi. Mentre camminiamo verso l'auto, Anne mi prende in giro per le mie fragili scarpe, proprio come suo figlio, e io mi trattengo dal fare una battuta sul suo indossare le tute quotidianamente.
Fisso fuori dal finestrino per tutto il tragitto, osservando ogni singola casa, edificio, supermercato e persona sulla strada.
"Ecco il posto." Dice Anne qualche minuto dopo, mentre ferma l'auto in un parcheggio coperto, annidato tra due piccoli edifici. La seguo verso l'entrata di quello più piccolo.
L'entrata del palazzo di mattoni è ricoperto di muschio, il che esterna il mio Liam interiore mentre riferimenti mentali a Lo Hobbit mi passano per la testa. Liam penserebbe esattamente la stessa cosa se fosse qui e condivideremo una risata, mentre Harry si lamenterebbe di quanto sono terribili i film e di come hanno distrutto l'originale lavoro di J.R.R Tolkien. Liam protesterebbe, come sempre, sostenendo che in realtà Harry ama segretamente quei film e Harry gli mostrerebbe il medio. Egoisticamente, immagino un posto dove Harry, Liam ed io potremmo vivere vicini, un posto dove Liam e Danielle vivrebbero a Seattle, magari nello stesso palazzo mio e di Harry. Un posto in cui una delle poche persone a cui davvero importa di me non si trasferirebbe dall'altra parte del paese a distanza di poche settimane.
"Fa abbastanza caldo oggi, vuoi mangiare fuori?" Mi chiede Anne, indicando i tavoli metallici allineati sulla terrazza.
"Va bene." Sorrido, seguendola verso l'ultimo tavolo della fila.
La cameriera porta una brocca d'acqua al nostro tavolo e poggia due bicchieri davanti a me ed Anne. Anche l'acqua ha un aspetto migliore qui, la brocca è piena di ghiaccio e fette di limone perfettamente circolari.
"Deve raggiungerci un'altra persona.. sarà qui a-" Anne guarda verso il marciapiede, "eccola!" Mi giro per vedere un'alta donna bruna attraversare freneticamente la strada, le mani che si muovono nell'aria. La gonna lunga e i tacchi alti le rendono difficile muoversi velocemente quanto sembra star provando.
"Susan!" Il viso di Anne si illumina all'arrivo goffo della donna.
"Anne, cara, come stai?" Susan si abbassa per baciare le guance di Anne, prima di girarsi verso di me e fare lo stesso. Sono in imbarazzo mentre sorrido a disagio, non sapendo se devo o no ricambiare il saluto insolito.
Gli occhi della donna sono di un blu profondo, creando il più bel contrasto con la sua pelle chiara e i capelli scuri. Si allontana prima che riesca a decidere cosa fare. "Tu devi essere Theresa, ho sentito tantissime cose meravigliose su di te." Sorride e mi sorprende prendendo entrambe le mie mani nella sue. Le stringe gentilmente e mi rivolge un sorriso luminoso prima di tirare la sedia a fianco a me e sedersi.
"E' un piacere conoscerti." Le sorrido. Non ho idea di cosa pensare di questa donna, so che non mi piace l'effetto che ha avuto il suo nome su Harry ieri sera, ma lei sembra adorabile, sono confusa.
"Avete aspettato molto?" Chiede e si gira per appendere la borsa sullo schienale della sedia.
"No, siamo appena arrivate. Abbiamo avuto una mattinata piena alla spa." Anne si sposta i capelli luminosi su una spalla.
"Lo vedo, profumate come un mazzo di fiori." Ride Susan, riempendosi il bicchiere d'acqua. Il suo accento è elegante e più marcato di quello di Harry ed Anne.
Nonostante il cambiamento d'umore di Harry ieri sera, sono innamorata dell'Inghilterra, soprattutto di questo villaggio. Ho fatto delle ricerche quando siamo arrivati, le fotografie su internet non rendono giustizia alla bellezza di questo posto senza tempo. sono in piena meraviglia mentre guardo le strade, come può qualcosa di così semplice come una strada acciottolata incorniciata da piccoli caffè e negozi essere così incantevole, così intrigante?
"Sei pronta per la tua ultima prova oggi?" Chiede Susan ad Anne. Io continuo a guardare ciò che mi circonda, ascoltando solo vagamente le donne parlare. La mia attenzione è concentrata sulla pittoresca e storica libreria dall'altra parte della strada. Posso solo immaginare le collezioni al suo interno.
"Sì, se non mi va bene questa volta, dovrò querelare la proprietaria." Ride Anne. Mi giro di nuovo verso di lei e mi costringo a tenere a bada la mia meraviglia finché non riesco a farmi portare in giro da Harry.
"Beh, visto che sono io, potrei avere un problema al riguardo." La risata di Susan è bassa e molto affascinante. Devo continuare a ricordare a me stessa di essere prudente con lei.
La mia immaginazione inizia a divagare mentre fisso la bella donna. Harry ha avuto rapporti intimi con lei? Ha detto di aver avuto incontri sessuali con donne più grandi, un piccolo numero, ma non gli ho mai dato la possibilità di elaborare. Susan, con i suoi grandi occhi blu e lunghi capelli castani, è una di loro? Rabbrividisco al pensiero. Di sicuro spero di no.
Ignoro il morso di gelosia che arriva al pensiero e mi costringo a godermi il panino dall'aria appetitosa che la cameriera mi ha appena messo davanti.
"Allora, Theresa, dimmi di te." Susan infilza una foglia di lattuga con la forchetta e se la porta alle labbra.
"Puoi chiamarmi Tessa." Inizio nervosamente. "Sto finendo il mio primo anno alla Washington State, mi sono appena trasferita a Seattle." Guardo Anne, che adesso è accigliata, Harry non le avrà detto del mio trasferimento, o forse sì ed è dispiaciuta perché lui non è venuto con me?
"Seattle sembra une città bellissima, non sono mai stata in America." Arriccia il naso, "Ma mio marito mi ha promesso di portarmici quest'estate."
"Dovresti, è bella." Commento stupidamente. Sono seduta in un villaggio che sembra uscito da un libro storico e dico che l'America è bella, probabilmente la odierebbe. Ora sono nervosa, ho le mani leggermente tremolanti mentre prendo il telefono dalla borsa per mandare un messaggio ad Harry. Solo un semplice: mi manchi.
Il resto del pranzo è riempito da chiacchiere sul matrimonio e non posso evitare di farmi piacere Susan. Si è risposata la scorsa estate, ha organizzato la cerimonia da sola e non ha figli, solo due nipoti. Possiede l'atelier da cui Anne ha scelto il suo vestito, è uno di cinque a nord di Londra. Suo marito possiede e gestisce tre dei pub più popolari, tutto nell'arco di tre miglia.
L'atelier di Susan è a soli pochi isolati di distanza dal ristorante, quindi decidiamo di andare a piedi. Fa abbastanza caldo oggi e il sole brilla, anche l'aria sembra più rinfrescante. Harry non ha ancora risposto al mio messaggio, ma in un certo senso, me l'aspettavo.
"Champagne?" Offre Susan nel momento in cui attraversiamo l'entrata del piccolo negozio. Lo spazio è minimo, ma è decorato perfettamente, vecchio stile e affascinante, il nero e il bianco ricoprono ogni centimetro.
"Oh, no, grazie." Sorrido. Anne accetta l'offerta e mi promette che berrà solo un bicchiere. Quasi le dico di berne di più, di divertirsi, ma non mi fido di me stessa se si tratta di guidare qui, è strano stare sul sedile del passeggero, non riesco ad immaginare di guidare. Mentre guardo Anne e scherzo con Susan, non posso evitare di pensare quanto realmente diversi sono Anne ed Harry. Lei è così frizzante e vivace e Harry è così.. beh, Harry. So che non hanno una grande relazione, ma mi piacerebbe pensare che questo fine settimana potrebbe cambiare le cose, non completamente, ma magari Harry si riscalderà nei confronti di sua madre nel giorno del suo matrimonio.
"Esco tra un minuto, fai come se fossi a casa tua." Mi dice Anne, prima di tirare la tenda della cabina più grande nel centro del negozio. Mi siedo sull'elegante divano bianco e rido quando la sento imprecare contro Susan per averla pizzicata con la chiusura lampo. Forse lei ed Harry sono più simili di quanto pensavo.
"Scusami." Una voce interrompe i miei pensieri. Alzo lo sguardo per incontrare gli occhi blu di una giovane donna con il pancione.
"Scusa, per caso hai visto Susan?" Mi chiede, i suoi occhi squadrano lo spazio.
"E' lì dentro." Indico la tenda che ricopre il camerino in cui Anne è sparita con il suo vestito da sposa solo qualche minuto fa.
"Grazie." Sorride, sospirando di sollievo. "Se te lo chiede, sono arrivata alle due." Sorride. Deve lavorare qui. I miei occhi si abbassano sulla targhetta attaccata alla sua camicia bianca, c'è scritto "Natalie".
Guardo l'orologio, sono le due e cinque. "Il tuo segreto è al sicuro con me." Le assicuro.
La tendina si apre e vedo Anne indossare il vestito da sposa. È bellissimo, lei è assolutamente bellissima con addosso questo semplice vestito con i manicotti ad aletta.
"Wow." Diciamo contemporaneamente io e la ragazza, Natalie.
Anne esce, guardandosi nello specchio a figura intera e si asciuga le lacrime dagli occhi.
"Lo fa ad ogni prova, questa è la terza." Sorride Natalie, noto l'accumulo di lacrime nei suoi occhi e so che i miei hanno lo stesso aspetto. Ha una mano premuta sulla pancia.
"E' bellissima. Robin è un uomo fortunato." Sorrido verso la mamma di Harry. È ancora concentrata sul suo riflesso nello specchio, non la biasimo.
"Conosci Anne?" Mi chiede educatamente la giovane donna.
"Sì." Mi giro a guardarla. "Sono.." Io ed Harry dobbiamo davvero parlare di come devono funzionare queste presentazioni. "Sono con suo figlio." Le dico e lei spalanca gli occhi.
"Natale." La voce di Susan risuona dall'altra parte del piccolo negozio. Anne è impallidita, i suoi occhi si spostano tra me e Natalie. Mi sento come se mi stesse sfuggendo qualcosa. Quando riguardo Natalie, assorbo il profondo blu dei suoi occhi, i suoi capelli castani, la sua pelle pallida. Susan. Susan è la madre di questa Natalie? Natalie.
Porca merda. Natalie. La Natalie. La Natalie che ha tormentato la coscienza di Harry, quel poco che ha. La Natalie che Harry ha masticato e risputato.
"Tu sei Natalie." Dico, realizzando. Annuisce, tenendo il contatto visivo con me mentre Anne si avvicina a noi.
"Sì." Capisco dalla sua espressione che non sa quanto so di lei e ancora meno sa cosa dire al riguardo.
"Tu sei lei, sei Tessa." Dice, riesco a vedere i suoi pensieri riunirsi.
"Mi-" Tossisco. Non ho la più pallida idea di cosa dirle. Harry mi ha detto che adesso è felice, che l'ha perdonato e ha iniziato una vita per sé stessa, ma l'empatia che sento con lei è profonda. "Mi dispiace."
"Vado a prendere un altro po' di champagne, Anne vieni con me." Susan prende Anne e la tira gentilmente dietro di lei. Anne gira la testa, guardandoci, finché non sparisce attraverso la porta, vestito e tutto.
"Per cosa?" Gli occhi di Natalie brillano sotto le luci forti. Non riesco ad immaginare questa ragazza, quella davanti a me, con il mio Harry. È così semplice e bella, così diversa da tutte le ragazze del suo passato che ho mai incontrato.
Mi scappa una risata nervosa dalle labbra, "Non lo so." Per cosa mi sto scusando esattamente? "Per quello che ti ha fatto, so di cosa si tratta."
"Davvero?" La sorpresa invade la sua voce mentre continua a fissarmi, cercando di capirmi.
"Sì." Riaffermo, sentendo improvvisamente il bisogno di spiegare. "Lui è diverso adesso, si pente di quello che ti ha fatto." Le dico. Non risolve niente, ma deve sapere che il mio Harry non è lo stesso uomo che una volta conosceva lui.
"L'ho visto." Mi ricorda. Lo so, voglio solo che lo senta da me. "Era vuoto quando lo incontrai, sta meglio adesso?" Cerco giudizio nei suoi offuscati occhi blu, ma non ce n'è alcuna traccia.
"Sì." Dico, cercando di non abbassare lo sguardo sulla sua pancia. Alza una mano ed un anello d'oro è sul suo anulare. Sono così felice che la sua vita si sia risolta in questo modo. "Ha fatto molte cose terribili, e so che non tocca a me dirlo," Deglutisco, cercando di restare sicura, "ma è stato importantissimo per lui che l'hai perdonato, ha significato tantissimo, quindi grazie."
Non penso che Harry si sia pentito di quello che ha fatto tanto quanto avrebbe dovuto, ma il suo perdono ha davvero abbattuto alcuni dei muri che lui ha passato anni a costruirsi, e gli ha dato un po' di pace.
"Devi amarlo tantissimo." Risponde silenziosamente dopo una lunga pausa.
"Sì, moltissimo." I miei occhi incontrano i suoi. Siamo connesse, in uno strano modo, sento una connessione con questa donna che Harry ha ferito in modo così terribile. Non riesco neanche ad immaginare come deve essersi sentita, quanto profondi la sua umiliazione e dolore causati da lui realmente furono. Fu abbandonata non solo da Harry, ma dalla sua famiglia. Io ero proprio come lei, un gioco per lui, finché non si è innamorato di me. Questa è la differenza tra me e questa dolce, incinta donna. Lui ama me, ma non fu capace di amare lei.
Non riesco ad evitare il pensiero disgustoso che arriva dopo, il pensiero che se lui avesse amato lei, io non l'avrei adesso e sono egoisticamente grata del fatto che non gli importò di lei come gli importa di me.
"Ti tratta bene?" Mi sorprende chiedendomi.
"Per la maggior parte delle volte." Non posso evitare di sorridere per la terribile risposta. "Sta cercando di risolvere." Concludo con certezza.
"Beh, è tutto ciò che spero." Ricambia il mio sorriso.
"Cosa intendi?"
"Ho pregato e pregato che Harry trovasse la sua salvezza ed è finalmente successo." Sorride e si tocca di nuovo la pancia. "Tutti meritano una seconda possibilità, anche il peggior peccatore di tutti, non pensi?"
Sono impressionata da questa ragazza. Non posso dire che, se Harry avesse fatto a me quello che ha fatto a lei, senza neanche scusarsi, gli manderei pensieri positivi. Probabilmente starei desiderando la sua morte e invece eccola qui, questa donna compassionevole che vuole solo il meglio per lui, dopo tutto quello che le ha fatto.
"Certo." Concordo con lei, nonostante non riesca a capire come possa essere così indulgente.
"So che pensi che sono pazza," ride leggermente Natalie, "ma se non fosse stato per Harry, non avrei mai incontrato il mio Elijah e non sarei a giorni di distanza dal dare alla luce il mio primo figlio."
Un brivido mi percorre la schiena al primo pensiero che mi viene in mente. Harry è stato un macigno nella vita di Natalie, un enorme ostacolo sulla strada verso la vita che si merita. Io non voglio che Harry sia un macigno, un ricordo doloroso che sarei costretta a perdonare e con cui scendere a patti, io voglio che Harry sia il mio Elijah, il mio lieto fine.
La tristezza si impossessa delle mie paure mentre lei porta una mia mano sulla sua pancia, all'interno qualcosa che molto probabilmente io non avrò mai, insieme all'anello d'oro sul suo dito. Faccio un salto indietro per il movimento contro la mia mano, facendo ridere Natalie.
"Si tiene occupato lì dentro, vorrei nascesse." Ride di nuovo e non posso evitare di riportare la mano a risentire quel movimento. Il bambino nella sua pancia mi da ancora un altro calcio e mi unisco alla sua felicità. Non posso evitarlo, è contagioso.
"Quand'è la data di scadenza?" Le chiedo, ancora ipnotizzata dall'agitazione contro il mio palmo.
"Due giorni fa. È ostinato. Sono tornata a lavoro per stare in piedi, nella speranza che si deciderà a raggiungerci." Parla così teneramente di suo figlio non ancora nato.
Avrò mai questa cosa? Avrò il calore nelle guance e la tenerezza nella voce? Sentirò mai i movimenti del mio bambino calciare all'interno della mia pancia? Mi costringo a scacciar via l'autocommiserazione. Non c'è ancora nulla di certo.
Non per il dottore, ma Harry non accetterà mai di essere il padre dei tuoi figlio, mi deride il mio subconscio, mentre porta delle forbici verso un cappellino taglia bambino.
"Stai bene?" La voce di Natalie mi libera dai miei pensieri.
"Sì, scusa. Stavo solo sognando ad occhi aperti." Mento e tiro via la mano dalla sua pancia.
"Sono davvero felice di averti incontrata mentre sei qui." Dice, giusto appena Anne e Susan riappaiono dal retro, un bouquet di fiori e un velo nelle mani di Susan. Guardo l'orologio, sono le due e mezza. Ho parlato con Natalie abbastanza a lungo da vedere Anne con le guance leggermente arrossate e il bicchiere vuoto.
"Dammi cinque minuti e sono pronta, potresti dover guidare tu!" Ride Anne. Rabbrividisco al pensiero, ma quando considero l'altra opzione, chiamare Harry, guidare non sembra così male.
"Stammi bene e di nuovo congratulazioni." Dico a Natalie mentre esco dal negozio. Ho il vestito di Anne tra le braccia, mentre lei è a qualche metro dietro di me.
"Anche tu, Tessa." Sorride Natalie mentre la porta si chiude.
"Posso portarlo io se è troppo pesante." Dice Anne quando siamo sul marciapiede, "Posso andare a prendere la macchina. Ho bevuto solo un bicchiere, quindi posso guidare."
"Non fa niente, davvero." Sono terrificata dal guidare la sua auto.
"No, davvero." Replica e prendere le chiavi dalla tasca frontale della sua giacca. "Posso guidare."
POV di Harry.
Ho camminato freneticamente per tutta la casa più di cento volte, ho fatto una passeggiata intorno a questo quartiere di merda due volte, ho persino chiamato Liam. Ora sto uscendo fuori di testa e Tessa non risponde alle mie chiamate. Dove diavolo sono? Guardo il telefono, sono le tre passate. Quanto può volerci per questa merdata della spa?
Come si comporterà quando tornerà? Il ricordo di quanto sono incasinato sarà troppo per lei?
L'adrenalina scorre nelle mie vene quando sento l'auto di mia mamma muoversi sul vialetto di ghiaia. Tessa esce per prima e va verso il portabagagli, prendendone un'enorme borsa bianca. C'è qualcosa di diverso in lei.
"Presa!" Dice a mia mamma, appena apro la porta d'ingresso. Scendo velocemente le scale e prendo lo stupido vestito dalle sue mani. I capelli, cosa ha fatto ai capelli?
"Vado un attimo da Robin!" Ci urla mia mamma.
"Che diavolo hai fatto ai capelli?" Ripeto il pensiero ad alta voce. Lei si acciglia e vedo il grigio dei suoi occhi scurirsi drasticamente. Merda. "Sto solo chiedendo, sono belli." Le dico e guardo di nuovo. Sono belli davvero. Lei è sempre bellissima.
"Li ho tinti, non ti piacciono?" Mi segue nella casa. Butto la borsa sul divano. "Stai attento! E' il vestito da sposa di tua madre!" Squittisce Tessa, alzando l'orlo della borsa dal pavimento. I suoi capelli sono anche più brillanti del solito e le sopracciglia sono diverse. Le donne fanno troppe cose per impressionare gli uomini che a malapena notano la differenza.
"Non ho problemi con i tuoi capelli, ero solo sorpreso." Le dico, pensandolo davvero. Non sono così diversi dai capelli con i quali ha lasciato la casa, solo un po' più scuri verso le radici, ma sono praticamente uguali.
"Bene, perché sono i miei capelli e me li faccio fare come voglio." Incrocia le braccia al petto e una risata mi sfugge dalle labbra.
"Che c'è?" Mi guarda in cagnesco. È seria.
"Niente, solo che trovo tutta questa tua cosa del potere femminile divertente, ecco tutto." Continuo a ridere.
"Beh, sono contenta che lo trovi divertente perché è così e basta." Mi sfida.
"Okay." Prendo la manica della sua felpa e l'attiro verso di me, ignorando la scollatura della maglietta al di sotto. Ho la sensazione che non sarebbe un buon momento per farglielo notare.
"Sono seria, basta con questa merdata dell'uomo delle caverne." Dice, un piccolo sorriso irrompe sul suo cipiglio, mentre mi da una spinta sul petto.
"Okay, calmati. Che diavolo ti ha fatto mia mamma?" Premo le labbra contro la sua fronte, sono sollevato, perché non ha menzionato Susan o Natalie. Preferisco molto di più che mi imprechi contro per i suoi capelli tinti che per il mio passato.
"Niente, sei stato scortese sui miei capelli e ho pensato che fosse un buon momento per avvertirti che le cose stanno cambiando qui." Si morde la guancia per nascondere il suo sorriso. Mi sta stuzzicando e mettendo alla prova ed è fottutamente adorabile.
"Certo, certo, niente più uomo delle caverne." Alzo gli occhi al cielo e lei si allontana. "Sono serio, ho capito." L'attiro di nuovo a me.
"Mi sei mancato oggi." Sospira nel mio petto e io riporto le braccia intorno a lei.
"Davvero?" Chiedo, volendo sentirglielo confermare di nuovo. Dopo tutto, non le è stato ricordato il mio passato. Va tutto bene. Questo fine settimana andrà bene.
"Sì, soprattutto durante il massaggio. Le mani di Eduardo erano persino più grandi delle tue." Ridacchia. Le sue risatine si trasformano in urla acute quando la alzo sulla mia spalla e vado verso le scale. So per certo che il massaggio non le è stato fatto da un uomo, se così fosse, non me lo direbbe con il sorriso sulle labbra.
Vedi, posso alleggerire questa merdata dell'uomo delle caverne. A meno che, ovviamente, non si tratti di una reale minaccia. Lasciamo perdere allora, è di Tessa che stiamo parlando e c'è sempre qualcuno che cerca di portarmela via.
Si sente la porta sul retro aprirsi e mia mamma ci chiama giusto appena raggiungo la metà delle scale. Emetto un verso di lamento e Tessa si dimena, pregandomi di metterla giù. Lo faccio, solo perché mi è mancata per tutto il giorno e mia mamma sarà super insopportabile se mostro troppo affetto nei confronti di Tessa davanti a lei e il vicino.
"Veniamo!" Risponde Tessa quando la rimetto sui suoi piedi.
"In realtà, no." Le do un bacio sull'angolo della bocca e lei sorride.
"Tu no." Muove le sopracciglia e io le do una pacca sul culo mentre si affretta lungo le scale.
La maggior parte del peso sul mio petto si è dissolto, mi sono comportato da fottuto idiota ieri sera senza una ragione. Mia mamma non avrebbe portato Tessa da Natalie di proposito, perché ero così preoccupato?
"Cosa volete per cena? Stavo pensando che potremmo andare tutti e quattro da Zara." Mia mamma si gira verso il suo futuro marito appena entriamo nel salotto. Tessa annuisce anche se non ha idea di cosa sia Zara.
"Odio Zara, è troppo affollato e a Tessa non piacerà nulla." Dico. Tessa mangerebbe tutto per gentilezza, ma so che non vorrebbe mangiare purea di agnello per la prima volta davanti a mia mamma in una situazione dove si sentirebbe obbligata a sorridere e fingere che è la cosa migliore che abbia mai assaggiato.
"Blues Kitchen allora?" Suggerisce Robin. Sinceramente, io non voglio andare da nessuna fottuta parte.
"Troppo rumoroso." Poggio un gomito sul bancone e ne pizzico gli orli, dove la fodera è rovinata e scheggiata.
"Beh, decidi tu e facci sapere allora." Dice mia mamma esasperata. So che si sta spazientendo con me, ma sono qui, no?
Guardando l'orologio, annuisco. Sono solo le cinque, non dobbiamo andarcene ancora per la prossima ora. "Io vado di sopra." Dico loro.
"Dobbiamo andarcene tra dieci minuti, sai come sono i parcheggi qui." Dice mia mamma. Grandioso.
Mi affretto ad uscire dal salotto. Sento Tessa seguirmi.
"Ehi." Prende la manica della mia maglietta appena raggiungo il corridoio. Mi giro a guardarla.
"Che c'è?" Le chiedo, cercando di tenere il tono il più dolce possibile, nonostante la mia irritazione.
"Che ti succede? Se qualcosa ti disturba, dimmelo e possiamo sistemarlo." Propone con un sorriso nervoso.
"Com'è andato il pranzo oggi?" Lei non ne ha parlato, ma io non posso evitare di chiede.
Capisce cosa intendo, "Oh." Abbassa gli occhi sul pavimento e io premo il pollice sotto il suo mento perché mi guardi, "Bene."
"Che avete fatto?" Le chiedo. Ovviamente non è andato male come pensavo, ma capisco che è esitante nel discuterne.
"L'ho incontrata, Natalie. L'ho incontrata."
Mi si gela il sangue. "E?" Piego leggermente le ginocchia per guardarla meglio.
"E' adorabile." Dice Tessa. Aspetto che si accigli o che i suoi occhi rivelino la sua rabbia, ma non arriva nulla.
"E' adorabile?" Ripeto, completamente e totalmente confuso dalla sua risposta.
"Sì, è stata così dolce ed è molto incinta." Sorride.
"E Susan?" Chiedo, esitante.
"Anche Susan era molto divertente e carina."
Ma.. ma Susan mi odiava per quello che ho fatto a sua nipote. "Tutto bene quindi?"
"Sì, Harry. La mia giornata è andata bene, mi sei mancato, ma tutto bene." Allunga una mano per prendere la mia maglia e portarmi più vicina a lei. È così fottutamente bellissima nella luce fioca del corridoio, "Va tutto bene, non preoccuparti." Promette. Poggio la testa sulla sua e lei avvolge le braccia intorno alla mia vita, stringendo.
Mi sta confortando? Tessa mi sta confortando, assicurandomi che tutto andrà bene, dopo aver avuto un faccia a faccia con la ragazza che ho quasi distrutto. Dice che andrà tutto bene, sarà vero?
"Non va mai tutto bene, però." Sussurro, quasi sperando che non mi senta. Se mi sente, sceglie di non rispondere.
"Non voglio andare a cena con loro." Ammetto, rompendo il silenzio tra di noi. In realtà, voglio solo portare Tessa di sopra e perdermi in lei, dimenticare tutta la merda che ha torturato la mia mente per tutto il giorno, spingere via tutti i fantasmi e i ricordi e concentrarmi su di lei. Voglio che lei sia l'unica dannata voce nella mia testa e affondare in lei in questo momento lo garantirà.
"Dobbiamo, è il fine settimana del matrimonio di tua madre. Non dobbiamo stare molto." Si allunga per darmi un bacio sulla guancia, poi porta le labbra verso la mascella.
"Non potrei essere più emozionato." Mi lamento sarcasticamente.
"Dai." Tessa mi riporta nel salotto, la sua mano nella mia, ma nel momento in cui raggiungiamo mia mamma e Robin, la lascio.
"Beh, andiamo a mangiare." Sospiro.
La cena è noiosa come mi aspettavo. Mia mamma ha tenuto Tessa occupata, parlando fino a farla diventare sorda del matrimonio e della breve lista degli ospiti. L'aggiorna sulla famiglia che ci sarà, che non è molta da parte di mia mamma, solo un cugino distante parteciperà, dato che entrambi i genitori di mia mamma sono morti da anni. Robin resta in silenzio, come me, ma lui non sembra annoiato quanto me. Lui sta guardando mia mamma con un'espressione che mi fa venir voglia di dargli uno schiaffo in testa. È nauseabondo, ma in qualche modo confortante, è ovvio che la ama, quindi immagino non sia così male.
"Tu sei la mia unica possibilità di avere nipoti, Tessa." Scherza mia mamma, mentre Robin paga il conto. Tessa quasi si affoga con l'acqua e io le do dei colpetti sulla schiena per aiutarla. Tossisce qualche volta prima di scusarsi, quando si riprende i suoi occhi sono spalancati ed imbarazzati. Sta esagerando, ma sono sicuro che è stata colta di sorpresa dalla frase audace e fuori luogo.
Percependo la mia rabbia, mia mamma dice, "Sto scherzando. So che siete ancora giovani." E mi fa infantilmente la linguaccia.
Giovani? Non importa quanto fottutamente giovani siamo, non deve mettere queste merdate nella testa di Tessa. Abbiamo già concordato, niente bambini, e mia mamma che fa sentire Tessa in colpa e in obbligo non aiuterà la situazione. Causerà solo un altro litigio. La maggior parte dei nostri litigi sono stati a causa dei figli e del matrimonio. Nessuno dei quali io voglio, o mai vorrò. Voglio Tessa, ogni singolo giorno fino alla fine dei giorni, ma non voglio sposarla. Il discorso di Richard dell'altra sera mi striscia nella testa, ma lo spingo via.
Dopo cena, Robin torna a casa sua e mia mamma mi saluta con un bacio per la notte. Vuole seguire la stupida tradizione secondo cui lo sposo non può vedere la sposa durante la notte del matrimonio. Penso che abbia dimenticato che questo non è il suo primo rodeo, queste stupide superstizioni non valgono la seconda volta.
Per quanto stia morendo dalla voglia di prendere Tessa nella mia vecchia camera, non posso con mia mamma in casa. Questa casa di merda non ha insonorizzanti, niente. Posso letteralmente sentire mia mamma ogni volta che si rigira su quel letto scricchiolante nella stanza a fianco.
"Avrei dovuto prenotare un hotel." Mi lamento, mentre Tessa si spoglia. Vorrei che dormisse con un parka, così non sarei tormentato per tutta la notte dal suo corpo mezzo nudo. Si infila la mia t-shirt e non posso evitare di fissare la curva delle sue tette sotto la stoffa, la forma dei suoi fianchi pieni, come le sue cosce grosse quasi riempiono la parte inferiore della mia maglietta, così che abbracci la sua pelle. Sono contento che la maglietta non le stia troppo larga, non sarebbe neanche lontanamente così fottutamente bella. Non mi ecciterebbe così tanto e sicuro come la morte non renderebbe questa notte così dannatamente lunga.
"Vieni qui, piccola." Allargo le braccia verso di lei e poggia la testa sul mio petto. Voglio dirle quanto significa per me che abbia gestito questa situazione di Natalie così bene, ma non riesco a trovare le parole giuste. Penso che lo sappia, deve sapere quanto ero terrificato dall'idea che qualcosa si mettesse tra di noi.
Nel giro di qualche minuto, si addormenta e le parole volano liberamente mentre faccio scorrere le dita tra i suoi capelli, "Sei tutto per me." Concludo.
..
Mi sveglio sudato. Tessa è ancora attaccata a me e riesco a malapena a respirare attraverso l'aria pesante. Fa troppo caldo in questa casa. Mia mamma deve aver acceso il dannato riscaldamento. Siamo in primavera, non ce n'è bisogno. Tolgo le braccia e le gambe di Tessa dal mio corpo e le sposto i capelli bagnati di sudore dalla fronte, prima di scendere per controllare il termostato.
Sono mezzo addormentato quando svolto l'angolo della cucina, mi strofino gli occhi e li sbatto velocemente per chiarire l'immagine distorta davanti a me. È ancora lì, loro sono ancora lì, non importa quante volte sbatta gli occhi.
Mia mamma è seduta sul bancone, le gambe aperte. Uno uomo è in piedi tra esse, le braccia avvolte intorno alla sua vita e le mani di mia madre sepolte tra i suoi capelli biondi. La bocca di lui è su quella di lei, o quella di lei su quella di lui, cazzo, non lo so, ma quello che so è che quell'uomo non è Robin, è il fottuto Christian Vance.

^7:!:'snah&2!:!/890'slql@2!:'].*\!\+%|>]FazzoletticanecapraghuaiaassorbenetecucnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora