Capitolo 232

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POV di Tessa.
"Cristo." Sento la voce di Harry, in fondo alla mia mente annebbiata. Dev'essere lui.
"Cazzo, Tessa, mi dispiace tantissimo. È tutta colpa mia." Dispiace per cosa?
"Hai capito bene! È colpa tua, ora esci da casa mia prima che ti faccia scortare dalla polizia!"
"Ti dispiace darci un taglio! Non vado da nessuna parte. Fa' pure, chiama la polizia e falli venire qua a quest'ora, sarai il centro dei pettegolezzi della città e sappiamo tutti che non è quello che vuoi." Smettetela! Voglio urlare ad entrambi, non li sopporto quando litigano così. Mia madre parla di nuovo ma per me è impossibile sentirla, il buio mi sta trascinando sotto, tira forte, forse è per questo che mi sento la testa così pesante..
"Spero tu riesca a sentirmi, mi dispiace tantissimo. Dio, mi dispiace tantissimo per tutto questo. In primo luogo, non avrei dovuto lasciarti andare. A cosa stavo pensando?"
"Ma tu non c'eri nemmeno." Gli dico. Può sentirmi?
"Saresti fiera di me, un po', penso. Non ho ucciso Dan quando l'ho trovato, gli ho solo dato un calcio in faccia.. oh, e l'ho strozzato un pochino, ma respira ancora, e ho quasi bevuto stasera, ma mi sono fermato. Non potevo peggiorare le cose tra noi ancora di più. Lo so che pensi che non mi interessa, ma invece sì, solo che non so come dimostrartelo." La voce di Harry si spezza mentre parla dolcemente.
"Riesci a sentirmi?" Mi chiede.
"Sì, che mi dici di Zayn? L'hai picchiato?" Respiro, i pensieri ci sono e sto facendo del mio meglio per dirlo ad alta voce, solo che non sono sicura se la mia bocca stia collaborando.
"No, Harry. Sono Harry, non Zayn." Lo so.. penso. Harry è qui, non Zayn. Aspetta, c'è anche Zayn. Giusto?
"Harry, no, dico hai picchiato Zayn?" Il buio mi sta tirando nella direzione opposta rispetto alla voce di Harry. Mia madre entra nella stanza ma non riesco a capire neanche una parola, l'unica chiarezza che ho è la voce di Harry.
"No." Abbaia. "Certo, dov'è la sua stanza?" Qualche momento dopo, sento qualcosa spingere sotto il mio corpo, il braccio di Harry? Non ne sono completamente sicura, ma vengo alzata dal divano mentre il familiare odore di menta mi riempie le narici. Perché è qui e come mi ha trovata? Solo pochi secondi dopo, vengo poggiata gentilmente sul letto, poi alzata di nuovo. Non voglio muovermi. Le mani tremanti di Harry mi spingono una maglietta sulla testa e voglio urlargli di smetterla di toccarmi. L'ultima cosa che voglio è essere toccata, ma nel momento in cui le dita di Harry mi sfiorano la pelle, il ricordo del tocco disgustoso di Dan viene cancellato.
"Toccami di nuovo, per favore. Fallo andare via." Lo supplico.
Non risponde.
Non mi sente? In fondo so che non può, ma stavo silenziosamente pregando che potesse. Le sue mani continuano a toccarmi la testa, il collo, i capelli e io cerco di alzare una mano verso la sua, ma è troppo pesante.
"Ti amo e mi dispiace da morire." Lo sento dire, prima che mi venga poggiata di nuovo la testa sul cuscino. "Voglio portarla a casa."
No, lasciami qui. Per favore, penso. Non spreco energia per provare a parlare. Ma non andartene..

...
Mi sento la testa pesante, pesantissima, e la luce brilla troppo forte attraverso le tende gialle. Tende gialle? Riapro gli occhi per trovare le familiari tende gialle ricoprire le finestre della mia vecchia camera da letto. Le ultime dodici ore mi tornano in mente a pezzi, ricordi spezzati e mescolati che hanno poco senso.
Niente ha senso. Ci vogliono dei secondi, forse minuti, perché la mia mente inizi a comprendere quello che è successo. Steph e il suo tradimento sono il ricordo più forte che ho di ieri sera. Come ha potuto farmi una cosa del genere? Non l'avrei mai immaginato. Ricordo il mio sollievo quando è entrata in quella camera, solo per sentirla ammettere che non è mai stata mia amica dopo tutto. Mi ha messo qualcosa nel drink per rallentarmi, o farmi svenire, non ne sono sicura, ma so che mi ha drogato. Sono stata drogata, ad una festa, da una persona che pensavo essere mia amica. La realtà dei fatti mi colpisce forte e mi asciugo rabbiosamente le lacrime sulle guance. L'umiliazione rimpiazza il bruciore del tradimento quando ricordo Dan e la videocamera. Mi hanno tolto il vestito, la piccola lucetta rossa nella stanza buia è una cosa che non penso dimenticherò mai. Ogni singola volta che penso di poter avere una pausa dalla costante battaglia che è diventata la mia vita, succede una cosa così. Non posso lamentarmi troppo, ho una bella vita e non voglio compatirmi, ma sta diventando opprimente ultimamente. Tra tutte le persone, Steph? Continuo a non riuscire ad afferrarlo del tutto. Se il suo ragionamento era vero, se l'ha fatto solo perché non le piaccio e prova qualcosa per Harry, perché non me l'ha detto e basta? Perché ha finto di essere mia amica per tutto questo tempo solo per ingannarmi? Mi metto seduta lentamente ed è comunque troppo veloce. Sento il cuore battermi nelle orecchie e voglio correre in bagno e costringermi a vomitare il resto della droga. Ma non lo faccio, chiudo di nuovo gli occhi.
Quando mi sveglio di nuovo, sento la testa un po' più leggera e riesco ad uscire dal piccolo letto. Non indosso pantaloni, solo una piccola maglietta che non ricordo neanche di aver messo. Deve avermi vestita mia madre. Ma non sembra probabile, devo essermi vestita da sola.
Gli unici pantaloni del pigiama rimasti nel mio vecchio comò sono scomodamente stretti e troppo corti. Sono ingrassata da quando me ne sono andata per il college, ma in realtà il mio corpo mi piace più ora che mai prima. Quando entro in cucina, mia madre è poggiata contro il bancone a leggere una rivista. Il vestito nero liscio e senza pieghe, i tacchi a completo alti e i capelli arricciati in perfette e classiche onde. Quando guardo l'orologio sul fornello, sono solo le otto del mattino.
"Come ti senti?" Mi chiede timidamente quando si gira a guardarmi.
"Terribilmente." Mi lamento, pensandolo davvero.
"Lo immagino dopo la nottata che hai trascorso."
Eccoci.
"Prendi un po' di caffè e di Advil, ti sentirai meglio." Annuisco lentamente e vado verso il mobile per prendere una tazza.
"Devo andare in chiesa stamattina, immagino tu non verrai?" Mi chiede con una voce chiara.
"No, non sono nelle condizioni per andare in chiesa in questo momento." Solo mia madre mi potrebbe proporre di andare in chiesa con lei quando mi sono appena svegliata dopo una nottata in cui sono stata drogata e quasi violentata.
"Okay, dirò ai Porter che li saluti." Prende la sua borsa dal tavolo e poi si gira a guardarmi,
"Sarò a casa verso le undici, magari un po' più tardi."
Non ho ancora chiamato Noah da quando ho saputo della morte di sua nonna. So che dovrei e devo farlo. Lo chiamerò quando finisce la messa, se riesco a trovare il mio cellulare, ovviamente.
"Come sono arrivata qui ieri sera?"
Cerco di mettere insieme i pezzi del puzzle. Ricordo Zayn precipitarsi nella stanza e rompere la telecamera.
"Si chiama Zayn, credo." Abbassa di nuovo lo sguardo sulla rivista e si schiarisce la gola.
"Oh."
Lo odio, odio non sapere cosa è successo ieri notte. Mi piace avere il controllo di tutto e ieri nulla era sotto il controllo dei miei pensieri o del mio corpo.
"Chiamami se hai bisogno di qualcosa." Dice mia madre mentre esce dalla porta d'ingresso.
"Okay."
"Oh, e per oggi prendi qualcosa da indossare dal mio armadio." Lancia un'ultima occhiata di disapprovazione verso il mio pigiama stretto e lascia la casa.
Nel momento in cui la porta d'ingresso si chiude, un lampo della voce di Harry mi salta in mente.
"È tutta colpa mia." Ha detto. Non poteva essere Harry, la mia mente mi sta facendo degli scherzi. Devo chiamare Zayn e ringraziarlo per avermi portata qui. Anzi, devo ringraziarlo per essere entrato nella stanza e avermi portata via dalla festa. Non immagino cosa sarebbe successo davanti a quella telecamera se non fosse arrivato. Lacrime salate si mischiano con il caffè per tutta la mezz'ora successiva. Alla fine, mi costringo ad alzarmi dal tavolo ed andare in bagno per lavare via i disgustosi eventi di ieri sera dal mio corpo. Quando ormai sono nell'armadio di mia madre alla ricerca di qualcosa da indossare senza un reggiseno incorporato, mi sento molto meglio.
"Hai dei vestiti normali?" Mi lamento, spingendo stampella dopo stampella di vestiti da cocktail. Sono al punto in cui preferirei restare nuda, quando trovo finalmente una felpa color crema e dei jeans scuri. I jeans mi stanno perfettamente, la felpa è stretta sul seno, ma sono contenta di aver trovato qualcosa, quindi non mi lamento.
Resto con l'asciugamano addosso finché il reggiseno e le mutandine non sono lavati ed asciugati, cercando, intanto, il mio telefono e la mia borsa per la casa. Non ho un singolo ricordo che potrebbe darmi un indizio di dove si trovano. Immagino che la mia auto sia ancora parcheggiata fuori dal dormitorio di Steph, spero non mi abbia tagliato i freni.
"Dov'è la stanza?" Aveva chiesto la voce di un uomo. Perché la mia mente non riesce a mettere chiarezza nella nottata confusa e dare un senso a tutto?
Torno nella mia vecchia camera da letto per aprire il cassetto della scrivania. Dentro c'è il mio telefono, sopra ad una piccola borsa. Premo il tasto d'accensione e aspetto che appaia la schermata iniziale, quasi lo rispengo quando le vibrazioni sembrano infinite. Messaggio di testo dopo messaggio di testo, messaggio vocale dopo messaggio vocale, saltano tutti sul piccolo schermo.
Harry.. Harry.. Zayn.. Harry.. Sconosciuto.. Harry.. Harry..
Lo stomaco si rivolta nel più scomodo dei modi alla vista del suo nome. Lo sa, deve saperlo. Qualcuno gli ha detto cosa è successo ed è per questo che mi ha chiamato e messaggiato così tante volte. Dovrei chiamarlo e almeno fargli sapere che sto bene prima che si preoccupi così tanto da impazzire. A prescindere dallo stato della nostra relazione, sarà dispiaciuto dopo aver sentito quello che è successo. Attacco il telefono dopo sei squilli, proprio appena risponde la segreteria, e tornò nella camera di mia madre per cercare di sistemarmi i capelli. L'ultima cosa di cui mi importa oggi è il mio aspetto, ma neanche mi alletta l'idea ddi ascoltare gli insulti di mia madre per tutto il giorno se non mi rendo almeno presentabile. Copro i profondi cerchi sotto gli occhi, metto un po' di mascara sulle ciglia e mi pettino i capelli. Ora sono quasi asciutti, lavorando in mio favore quando passo le dita tra le onde naturali. Non sono neanche lontanamente belli come mi piacerebbe, ma non ho la forza per pasticciare ancora con il mucchio di capelli crespi.
Il suono leggero di qualcuno che bussa alla porta d'ingresso mi porta fuori dalla stanza di mia madre e lungo il corridoio. Chi potrebbe essere a quest'ora? Il mio subconscio paranoico mi fa girare lo stomaco al pensiero di Harry dall'altra parte della porta.
"Tessa?" Mi chiama una voce, appena la porta viene aperta ed entra Noah. Vengo colpita da sollievo e senso di colpa alla vista del suo sorriso familiare ma tremante.
"Ehi." Annuisce, spostando il peso da un piede all'altro. Senza pensarci, praticamente mi ci butto addosso, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, affondo la testa nel suo petto e inizio a piangere.
"Stai bene?" Le sue braccia forti si avvolgono intorno a me e mi stringono, evitando ad entrambi di cadere.
"Sì, sono solo.. no, non sto bene." Alzo la testa dal suo petto, non volendo far sciogliere il mascara sul suo cardigan marrone chiaro.
"Cosa è successo? Tua mamma ha detto che eri in città." Continua ad abbracciarmi mentre io continuo ad assaporare la sua familiarità.
"Tante cose, troppe anche da spiegare. Sono così drammatica." Mi lamento e mi allontano da lui.
"Il college continua a non trattarti come avevi sperato?" Mi chiede con un sorriso mentre mi segue in cucina. Preparo un altro caffè e lui si siede al tavolo.
"No, per niente. Mi trasferisco a Seattle."
"Me l'ha detto tua mamma."
"Andrai ancora alla WSU in estate? Io non raccomanderei quella scuola." Cerco di scherzare sulle mie sventure, ma fallisco, dato che le lacrime mi riempiono gli occhi.
"Sì, questo è il piano. Però io e Becca stiamo pensando a San Francisco. Sai quanto amo la California."
"Becca? Stai ancora con lei?" Il disgusto è chiaro nella mia voce.
"Non è come pensi, non sapeva in cosa si stava cacciando. Quella Steph, la tua vecchia coinquilina, l'ha ingannata." Gli occhi azzurri di Noah brillano sotto le luci fluorescenti della cucina.
"Che? Come?"
"Beh, Becca l'ha incontrata sul suo posto di lavoro, lavora da Zooms o qualcosa del genere, un negozio nel centro commerciale di Pullman, e un giorno mi ha visto con Becca."
"Eri a Pullman?" Lo interrompo.
"Sì, per vedere Becca. Avrei dovuto chiamarti o qualcosa del genere, ma le cose erano strane tra noi.."
"Lo so, non c'è problema." Gli assicuro e lo lascio finire.
"Beh, comunque, dopo quella Steph aveva chiesto a Becca di uscire insieme e queste cose qua, quindi Becca era emozionata. Io l'avevo avvertita di starle lontano, ma lei mi ha comunque nascosto la maggior parte di questa situazione e non mi ha detto niente di tutta la merdata che Steph le stava facendo. Praticamente le ha detto che tu sei.. una.. sai, e un sacco di altre cose su di te che non sono vere.."
"Tipo cosa?"
"Cose, non voglio ripeterle, ma aveva dato a Becca una brutta impressione di te, ed è per questo che lei non avuto problemi quando Steph le ha detto di stare con quel Zayn."
"Steph le aveva detto di stare con Zayn per farmi un dispetto?" Resto a bocca aperta, la realtà dell'odio che Steph prova per me brucia ancora una volta.
"Sì, non ne sapevo niente fino a poco tempo fa, te l'avrei detto. Lo sai." Dice e so che sta dicendo la verità. "All'inizio ho rotto con lei, ma poi mi ha spiegato tutto e le dispiace davvero."
"Mi sento come se non potessi fidarmi più di nessuno." Sospiro e Noah si acciglia "A parte te. Non sto parlando di te. Ogni singola persona che ho incontrato da quando sono arrivata in quella scuola mi ha mentito in qualche modo." Anche Harry. Soprattutto Harry.
"È quello che è successo ieri?"
"Più o meno." Mi chiedo cosa gli abbia detto mia madre.
"Sapevo che doveva essere qualcosa di grosso per averti portato a tornare a casa." Annuisco e lui allunga le braccia sul tavolo per chiudere le mie mani nelle sue.
"Mi sei mancata." Mormora, la tristezza chiara nella voce.
"Mi dispiace tantissimo non aver chiamato per tua nonna."
"Non fa niente, so che sei impegnata."
"Non è una scusa, sono stata terribile con te."
"Non è vero." Mente.
"Sai che è così. Ti ho trattato male sin da quando me ne sono andata di casa e mi dispiace tantissimo. Non meriti niente di tutto questo."
"Smettila di incolparti, ora sto bene." Mi assicura con un sorriso caldo, ma il senso di colpa non diminuisce.
"Non avrei comunque dovuto farlo."
"Se potessi fare tutto da capo, cosa cambieresti?" Mi sorprende chiedendomi.
"Il modo in cui ho fatto le cose, non avrei dovuto continuare a tenerti legato e agire alle tue spalle. Ti conosco da metà della mia vita e ti ho lasciato così improvvisamente, è stato terribile da parte mia."
"Vero," Inizia "ma ora lo capisco. Non andavamo bene l'uno per l'altra, beh, eravamo perfetti insieme, ma penso fosse proprio quello il problema." Ride e il peso si alza dal mio petto.
"Pensi?"
"Sì, certo. Ti voglio bene e te ne vorrò sempre. Solo che non ti amo come pensavo e tu non potresti mai amare me come ami lui." Mi affogo col mio stesso respiro all'A menzione di Harry.
Ha ragione, tanta, ma non posso parlare di Harry con Noah. Non adesso. Devo cambiare argomento, "Quindi Becca ti rende felice? Non è esattamente la persona che immaginavo avresti frequentato dopo di me." Sorrido. I suoi lineamenti scuri sono l'opposto dei miei e ha dei tatuaggi. Non molti, ma non riesco ad immaginare lei è Noah come coppia.
"E Harry non è esattamente la persona per la quale immaginavo mi avresti lasciato." Il suo sorriso non è duro quando ridacchia leggermente. "Credo avessimo entrambi bisogno di qualcosa di diverso rispetto all'altro."
Ha ragione, di nuovo.
"Immagino di sì." Rido con lui e continuiamo ad alleggerire la conversazione finché qualcuno non bussa alla porta e ci interrompe.
"Vado io." Dice, alzandosi e uscendo dalla piccola cucina prima che possa fermarlo.
POV di Harry.
Sono in anticipo.. dannatamente troppo in anticipo. Sapevo che sarei dovuto restare seduto in macchina più a lungo, ma non ce la facevo. Guardare l'orologio passare da un minuto all'altro mi stava lentamente uccidendo. Preferirei turarmi i capelli ciocca dopo ciocca piuttosto che restare seduto nel vialetto ad aspettare che si faccia mezzogiorno. L'auto della mamma di Tessa non c'è, e non ci sono auto nel viale a parte quella di Tessa, nella quale sono seduto, è quella di Liam, che ha parcheggiato in strada. Ha acconsentito a seguirmi qui, così che io potessi lasciarle la sua auto, con tutte le sue cose dentro, e lui riaccompagnarmi all'appartamento dopo. Per fortuna, gli interessa della salute di Tessa più che a tutti, a parte me, quindi non ci è voluto molto a convincerlo. Anzi, non ci è voluto niente, gliel'ho chiesto e ha detto immediatamente sì.
"Vai a bussare a quella porta o lo faccio io." Dice Liam nel telefono nel momento in cui rispondo.
"Sto andando! Cazzo, dammi un secondo. Non so se c'è qualcuno."
"Beh, se non c'è nessuno, lascia le chiavi nella cassetta della posta e andiamocene." Questo è esattamente il motivo per cui non l'ho ancora fatto, voglio che lei ci sia. Devo sapere che sta bene.
"Adesso vado." Dico e attacco il telefono un faccia al mio odioso fratellastro. Le diciassette scale del portico di sua madre sono le peggiori di tutta la mia vita. Busso alla porta, ma non so se era abbastanza forte. Troppo forte, troppo forte. Abbasso la mano quando la fragile maniglia della porta si abbassa. Merda.
Si apre, e invece di Tessa, sua mamma o chiunque altro su questo fottuto pianeta che preferirei vedere, c'è Noah.
"Devi starmi prendendo fottutamente in giro." Dico e lui cerca di chiudermi la porta in faccia, ma la blocco con lo stivale.

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