Capitolo 242

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POV di Harry.
"Harry!" Squittisce Tessa e attraversa la stanza letteralmente correndo, i suoi calzini scivolano contro il pavimento di legno, facendomi quasi avere un dannato infarto. Colpisce il pavimento con un ginocchio, ma si rialza, prima di lanciarsi tra le mie braccia.
Sicuro come la morte, questa non era la reazione che mi ero aspettato da lei.
Pensavo mi sarebbe stato concesso uno scomodo "ciao" e un sorriso che non incontrava i suoi occhi, ma mi sbagliavo. Molto. Mi stringe le braccia intorno al collo e io affondo la testa tra i suoi capelli. L'odore dolce del suo shampoo mi riempie i sensi e mi sento momentaneamente sopraffatto dalla sua presenza, calda e accogliente, tra le mie braccia.
"Ciao." Dico alla fine e lei mi guarda.
"Sei congelato." Commenta. Porta le mani sulle mie guance, riscaldandole immediatamente.
"C'è una pioggia ghiacciata lì fuori, a casa è peggio.. casa mia, intendo." Mi correggo. Lei sposta velocemente gli occhi sul pavimento, prima di rialzarli su di me.
"Che ci fai qui?" Mi sussurra, cercando di fare del suo meglio per proteggere la domanda dalla nostra compagnia.
"Ho chiamato Christian mentre venivo." Informo Kimberly, lei continua a guardarmi, un sorrisetto sulle sue labbra colorate.
"Non potevi restarle lontano, eh?" Imita verso di me alle spalle di Tessa. Kimberly è la più grande rompiballe che conosco, non so come Christian la sopporti, volontariamente per di più. "Puoi stare nella stanza di fronte a quella di Tessa, può fartela vedere lei." Dice ad alta voce.
Invece di risponderle, mi stacco da Tessa e Kimberly sparisce silenziosamente dall'ingresso, lasciandoci da soli.
"Scusami!" Farfuglia immediatamente Tessa, mentre si guarda intorno nella stanza. "Non so perché l'ho fatto, solo che è bello vedere un volto familiare." Arrossisce.
Non l'ho lasciata perché non volevo abbracciarla, ma lei l'ha presa in questo modo.
"E' bellissimo vederti." Le dico, cercando di liberarla dal suo imbarazzo.
"Sono scivolata sul pavimento." Arrossisce di nuovo e io mi mordo l'interno della guancia, cercando di fare del mio meglio per non riderle in faccia.
"Sì, ti ho vista." Non posso evitare la risatina che mi scappa dalla bocca e lei scuote la testa, ridendo di sé.
"Resti davvero?" Mi chiede.
"Sì, se per te va bene." Ha gli occhi brillanti e di una sfumatura di grigio più chiara del solito. I capelli sciolti, leggermente mossi e non acconciati. Non ha neanche un po' di trucco sul viso ed è assolutamente fottutamente perfetta. Le ore che ho passato ad immaginarla davanti a me non mi hanno preparato per questo momento, quando finalmente posso guardarla di nuovo. La mia mente non poteva riprodurla completamente, tutti i dettagli, la lentiggine giusto al di sotto del collo, la curva delle sue labbra, è fottutamente impossibile.
La t-shirt le va larga e ha quegli orrendi pantaloni con le nuvole a coprirle le gambe. Continua ad aggiustarsi la maglietta, tirandola verso il basso, giocando col colletto, è l'unica ragazza che ho mai visto indossare vestiti tanto orrendi per andare a dormire, ma in qualche modo, è così dannatamente sexy. La maglietta è bianca e il reggiseno nero.. indossa quel reggiseno di pizzo nero. Mi chiedo se sia consapevole del fatto che riesco a vederle attraverso la maglia.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea? Dov'è il resto della tua roba?" Mi chiede Tessa, mentre mi guida lungo il corridoio. "Le stanze di tutti gli altri sono di sopra." Aggiunge, ignara dei miei pensieri pervertiti.
"Questo è tutto quello che ho portato, è solo per una notte." Le dico e lei si ferma davanti a me.
"Resti solo per una notte?" Mi chiede, i suoi occhi studiano il mio viso.
"Sì, cosa pensavi? Che mi sarei trasferito?"
Ovviamente. Ha sempre troppa fede in me.
"No," Distoglie lo sguardo da me. "Non lo so, pensavo un po' di più."
Ed ecco che diventa imbarazzante, sapevo sarebbe successo.
"Ecco la stanza." Mi apre la porta, ma io non entro.
"La tua stanza è dall'altra parte del corridoio?" La mia voce si spezza e sembro un dannato cretino.
"Sì." Mormora, abbassando lo sguardo sulle sue dita intrecciate.
"Figo." Commento stupidamente. "Sei sicura che vada bene che resto qui, giusto?"
"Sì, certo. Lo sai che mi sei mancato."
L'eccitazione sul suo viso quando ho attraversato la porta sembra essere svanita quando la realtà delle mie precedenti azioni incombe sulle nostre teste. Non dimenticherò mai come mi è corsa in contro, letteralmente, c'era una tale emozione sul suo viso, così tanto desiderio, e l'ho sentito anch'io, più di lei. Sono impazzito senza vederla.
"Sì, ma l'ultima volta che ci siamo visti in quell'appartamento, ti ho praticamente cacciata fuori." Vedo il suo viso cambiare quando le mie parole le ricordano di quella notte. Posso letteralmente vedere il fottuto muro alzarsi tra di noi quando mi rivolge un sorriso falso. "Non so perché l'ho detto." Mi passo un polso contro la fronte e seguo i suoi occhi dall'altra parte del corridoio verso un'altra stanza, la sua stanza.
"Puoi mettere le tue cose qui." Mi prende la borsa e la apre. La guardo prendere le magliette tutte spiegazzate e i boxer, e arricciare il naso.
"Sono puliti?" Mi chiede e io scuoto la testa.
"I boxer sì."
"Lavo tutto." Alza la borsa da terra. "Non voglio neanche sapere che aspetto ha l'appartamento." Gli angoli della sua bocca si alzano in un sorriso compiaciuto.
"Menomale che non lo rivedrai, allora." Scherzo. Il suo sorriso svanisce. Che battuta di merda, che cazzo ho di sbagliato? "Non intendevo in quel senso." Cerco velocemente di recuperare la mia pessima scelta di parole.
"Va tutto bene. Rilassati, okay? Sono solo io, Harry." La sua voce è gentile.
"Lo so." Faccio un respiro profondo e continuo. "E' solo che sembra essere fottutamente passato un sacco di tempo e siamo in quella strana mezza relazione del cazzo in cui facciamo davvero schifo, e non ci siamo visti e mi sei mancata e spero di esserti mancato anch'io." Rilascio il respiro dopo aver parlato troppo velocemente.
Sorride, "Sì."
"Sì cosa?" Insisto perché mi dica le parole esatte.
"Mi sei mancato, te l'ho detto ogni giorno."
"Lo so." Mi avvicino a lei, "Volevo sentirtelo dire." Allungo un braccio e le metto i capelli dietro le orecchie, usando entrambe le mani e lei protende verso di me.
"Quando sei arrivato?" Una piccola voce ci interrompe, e Tessa salta via da me.
Grandioso. Proprio fottutamente grandioso.
Smith è sull'entrata della nuova camera da letto di Tessa. "Adesso." Rispondo, sperando che lasci la stanza, così posso continuare quello che avevo quasi iniziato qualche momento fa.
"Perché?" Mi chiede, ed entra nella stanza.
"Sono venuto per vedere lei." Indico Tessa che ora è a più di due metri da me, prendendo di nuovo i miei vestiti dalla borsa e raccogliendoli tra le sue braccia.
"Oh." Risponde timidamente, fissandosi i piedi.
"Tu mi vuoi qui?" Chiedo al bambino.
"Non mi dispiace." Fa spallucce e io gli sorrido.
"Bene, perché non me ne sarei andato comunque."
"Lo so." Smith ricambia il sorriso e lascia me e Tessa da soli. Grazie a dio, cazzo.
"Gli piaci." Mi dice Tessa.
"Lui non è male." Faccio spallucce e lei ride.
"Anche a te piace." Mi accusa.
"No, non mi piace. Ho detto che non è male."
"Come no." Alza gli occhi al cielo. Ha ragione, più o meno mi piace. Più di qualsiasi altro bambino di cinque anni che ho mai incontrato, almeno. "Stasera devo guardarlo mentre Kim e Christian vanno all'inaugurazione di un club."
"Perché non ci vai anche tu?"
"Non lo so, non ne avevo voglia."
"Hm." Mi pizzico le labbra per nascondere il mio sorriso. Sono entusiasta dal fatto che non voleva uscire e spero che avesse deciso di passare la serata a parlare al telefono con me.
"Tu puoi andare, se vuoi, non devi restare a casa con me."
"Non sono venuto fino a qui per andare in un club di merda senza di te. Non vuoi che resti con te?"
I suoi occhi incontrano i miei e raccoglie di nuovo i miei vestiti tra le sue mani, "Sì, certo che voglio che resti."
"Bene, perché non me ne sarei andato comunque." Scherzo, lei non sorride come Smith, alza solo gli occhi al cielo. "Dove vai?" Le chiedo, quando la vedo avvicinarsi alla porta.
"A farti il bucato." Mi informa. Alcune cose non cambiano mai, e spero che resi così.
POV di Tessa.
I miei pensieri stanno correndo, sono confusa, ed emozionata, mentre accendo la lavatrice. Harry è venuto qui, a Seattle, e non ho dovuto chiederglielo, o supplicarlo. È venuto di sua spontanea volontà. Anche se è solo per una notte, significa moltissimo per me e spero che questo possa essere un passo nella giusta direzione per noi. Sono ancora molto combattuta quando si tratta della nostra relazione, abbiamo sempre così tanti problemi, così tanti litigi inutili. Siamo persone molto diverse, ma in questo momento, ora che è qui con me, non voglio nient'altro se non sperimentare quest'amicizia-relazione a distanza, e vedere dove possiamo andare da qui.
"Sapevo sarebbe venuto." Quando mi giro, Kimberly è poggiata sul cornicione della porta della lavanderia.
"Io no." Le dico.
"Avresti dovuto. Non ho mai visto una coppia come voi due."
"Non siamo esattamente una coppia." Sospiro.
"Gli sei corsa tra le braccia come in una scena da film, è qui da meno di quindici minuti e gli stai già facendo il bucato." Indica la lavatrice con un cenno del capo.
"I suoi vestiti sono sudici." Ignoro la prima parte del suo commento.
"Voi due non potete stare lontano l'uno dall'altra, siete davvero belli da guardare. Vorrei che veniste con noi stasera, così potresti vestirti elegante e mostrargli cosa si perde." Mi fa l'occhiolino e mi lascia da sola.
Vorrei aver avuto un qualche tipo di avviso dell'arrivo di Harry, così mi sarei potuta almeno mettere un paio di jeans.
Kimberly ha ragione sul fatto che io e lui non riusciamo a starci lontani. È sempre stato così sin dal giorno in cui l'ho incontrato. Anche quando cercavo di convincere me stessa che non volevo vederlo, non potevo ignorare le farfalle che sentivo nello stomaco ogni volta che lo incontravo.
Harry sembrava sempre apparire ovunque fossi io, ovviamente io andavo alla casa della sua confraternita ogni volta che potevo. Odiavo quel posto, ma sapevo che se ci fossi andata, l'avrei visto. Allora non lo ammettevo, a malapena a me stessa, che desideravo la sua compagnia, anche quando era crudele con me. I ricordi sembrano così antichi, quasi come in un sogno, mentre ricordo il modo in cui mi fissava durante le lezioni, ma poi alzava gli occhi al cielo quando lo salutavo.
Sento dei passi sopra di me che mi riportano alla realtà, e mi affretto lungo il corridoio verso la stanza degli ospiti che è stata assegnata ad Harry per la notte. La stanza è vuota, la sua borsa vuota è ancora sul letto, ma lui non c'è. Attraverso il corridoio e lo trovo in piedi vicino alla scrivania della mia stanza. Le sue dita scorrono sulla copertina del mio diario di scrittura creativa.
"Cosa ci fai qui?" Gli chiedo.
"Volevo solo vedere dove.. vivi adesso. Volevo vedere la tua stanza."
"Oh." Noto il modo in cui si acciglia quando la chiama 'la mia stanza'.
"Questo è per una lezione?" Mi chiede, alzando il diario di pelle nera.
"E' per scrittura creativa." Annuisco. "L'hai letto?" Non posso evitare di sentirmi un po' nervosa nel caso l'avesse fatto. Ho compilato un solo assegno finora, ma come ogni altra cosa nella mia vita, ha finito per relazionarsi ad Harry.
"Un po'."
"E' solo un assegno, ci è stato chiesto di fare un saggio a nostro piacere come primo assegno e-" Annaspo per cercare di spiegarmi.
"E' bello, molto bello." Mi elogia e lo poggia sulla scrivania per un momento, prima di riprenderlo e aprirlo alla prima pagina. "Chi sono.." Inizia a leggere il primo rigo.
"Per favore, no." Lo supplico.
"Da quando sei timida sulle cose che riguardano la scuola?" Mi chiede.
"Non lo sono, è solo che.. questo pezzo è personale. Non sono neanche sicura di volerlo consegnare."
"Ho letto il tuo diario di religione." Dice e il mio cuore si ferma.
"Cosa?" Prego di aver sentito male.
"L'ho letto. Tu l'hai lasciato nell'appartamento e io l'ho letto."
Resto in silenzio mentre lui mi guarda dall'altra parte della stanza.
"Ogni pezzo era su di me." Aggiunge.
"Lo so, non volevo fosse così, ma ogni volta che iniziavo a scrivere.." Sono imbarazzata e colta completamente di sorpresa dalla sua confessione. L'idea di Harry che trova quel diario e lo legge non mi era mai passata per la testa, neanche una volta, ma ora che è successo, non posso evitare di sentirmi vulnerabile ed esposta.
POV di Harry.
"L'ho letto almeno dieci volte." Ammetto.
"Davvero?" I suoi occhi spalancati non incontrano i miei e ha la bocca aperta.
"Non ti vergognare, sono solo io, ricordi?" Le sorrido e lei si avvicina.
"Lo so, ma probabilmente ti sono sembrata così patetica.." Premo le dita contro le sue labbra per zittirla.
"No, per niente."
"Io.." Cerca di parlare contro le mie dita, le premo più forte.
"Hai finito?" Sorrido e lei annuisce. Lentamente, tolgo le dita dalle sue labbra e lei caccia la lingua per bagnarle, non posso evitare di fissare. "Devo baciarti." Sussurro, i nostri visi a pochi centimetri di distanza. I suoi occhi guardano i miei e deglutisce forte, prima di leccarsi di nuovo le labbra.
"Okay." Sussurra in risposta.
Proprio appena prima che le nostre labbra possano connettersi, qualcuno bussa alla porta della camera da letto.
"Tessa?" La voce acuta di Kimberly la chiama attraverso la porta mezza aperta.
"Sbarazzati di lei." Sussurro a Tessa e lei si allontana da me.
Prima il bambino, ora lei. A questo punto invitiamo anche Vance ad unirsi a noi.
"Ce ne andiamo tra qualche minuto." Ci informa Kimberly.
Buon per te, ora esci da qua..
"Okay, arrivo subito." Risponde Tessa, facendo crescere la mia irritazione.
"Non sarei neanche dovuto fottutamente.." Inizio.
Quando Tessa mi guarda, mi blocco dal finire il mio commento rude. Non era comunque vero, niente potrebbe non farmi voler essere qui in questo momento.
"Adesso devo uscire, se tu vuoi restare in camera, puoi."
"No, io voglio essere dove sei tu." Le dico e lei sorride.
Cazzo, voglio baciarla. Mi è mancata tantissimo e lei dice che anch'io le sono mancato, allora perché non.. avvolge le mani intorno al colletto della mia t-shirt nera e preme le sue labbra contro le mie. È come se qualcuno mi avesse infilato in una presa elettrice, ogni parte di me si accende e surriscalda. La sua lingua entra gentilmente nella mia bocca, premendo e accarezzando, e io avvolgo le mie mani intorno alla larghezza dei suoi fianchi.
Muovo i piedi sul pavimento, portandola con me, finché non colpisco la pedana del letto. Mi distendo e lei ricade delicatamente su di me. Avvolgendo il suo corpo tra le mie braccia, ci capovolgo, in modo che lei sia sotto di me. Posso sentire il suo battito martellare sotto le mie labbra mentre scivolano lungo il suo collo e risalgono sul suo punto debole giusto al di sotto dell'orecchio. Ansimi e leggeri gemiti arrivano alle mie orecchie quando inizio dei movimenti lenti e strazianti dei miei fianchi contro i suoi, spingendola ancora di più contro il materasso. Tessa porta le dita a toccare la mia pelle accaldata al di sotto della maglietta, affondando le unghie nella mia schiena. Quando le prendo il lobo tra le labbra, l'immagine di Zayn che spinge in lei mi lampeggia in mente, e sono in piedi nel giro di qualche secondo.
"Che succede?" Mi chiede. Ha le labbra gonfie e rosa a causa del mio gentile assalto.
"N-niente. Dovremmo.. uhm, uscire." Rispondo freneticamente.
"Harry." Insiste.
"Tessa, lascia stare. Non è niente."
Oh, sai, solo che ho sognato Zayn scoparti sul nostro materasso e ora non riesco a smettere di immaginare la scena.
"Okay." Si alza dal letto e si strofina le mani contro il tessuto morbido del pigiama.
Chiudo gli occhi per un momento, cercando di liberare la mente da quelle immagini disgustose. Se Zayn interrompe un altro secondo del mio tempo con Tessa, romperò ogni osso del suo dannato corpo.

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