POV di Harry.
Mentre Ken si addormenta sulla sedia a fianco alla televisione, posso praticamente sentire la sua mente entusiasmarsi nel vedermi camminare alla celebrazione di laurea. Farà un discorso di merda, annoierà a morte qualche persona, me incluso, e poi mi vedrà saltellare su quel dannato palco.
Tessa è poggiata al muro vicino all'entrata della sala da pranzo. Io sono venuto nel salotto solo perché di là disturbavo la parte della cena in cui si pulisce. Ovviamente quella che meno preferisco. Tessa sta fissando Liam e Stacey, ma adesso si è appena girata a guardare me. Quando mi vede ricambiare lo sguardo, si sorprende ancora un po', ma non capisco perché. Quand'è che non la guardo?
L'espressione agitata sul suo volto mi porta immediatamente ad alzarmi, e attraverso il salotto per fermarmi davanti a lei.
"Che c'è?" Le chiedo.
"Devo parlarti di una cosa." Risponde silenziosamente.
"Okay, cosa?" Avvicino il mio corpo al suo, stringendola contro il muro. Lei resta senza fiato, quindi mi avvicino ancora un po'. Amo il modo in cui reagisce a me, anche adesso. Tessa tossisce e poi tossisce ancora e ancora. Alza una mano per coprirsi la bocca, quindi vado a prenderle un bicchiere d'acqua. Karen sta gironzolando per la cucina, come al solito, allungo un braccio oltre lei e riempio un bicchiere d'acqua.
"Che succede? La tua mente sta andando a cento all'ora. Lo capisco." Insisto perché parli, adesso che ha bevuto tutto il bicchiere d'acqua. Riesco a vederlo, un pensiero, un dannato problema, fluttuare nella sua testa, innervosirla e portarle un attacco di tosse.
"Possiamo andare fuori a parlare?" Mi chiede Tessa, guidandomi attraverso la cucina, per uscire sul patio. Le prendo gentilmente la mano, chiudendo le mie dita tra le sue, e sorrido quando non la tira via.
"Sputa il rospo." La incoraggio. Se ne sta goffamente in piedi vicino alla porta, mentre io mi siedo al tavolo. Poggio una mano sulle sue, quando inizia a muoverle nervosamente, spostandole su e giù come una manica, prima di fermarle finalmente sulla superfice in vetro.
"Rilassati." Cerco di distenderle i nervi, anche se solo di pochissimo. Io sto diventando sempre più ansioso col passare dei secondi e l'aria intorno a noi sempre è più silenziosa. Non mi piace vederla così nervosa, mi manda fottutamente fuori di testa.
"Ti sto nascondendo una cosa e questo mi sta facendo impazzire. Devo dirtelo adesso, e so che non è il momento, ma devi saperlo prima di scoprirlo in qualsiasi altro modo." Le sue parole sono affrettate, frenetiche.
"Che hai fatto?" Cerco di rimanere il più calmo possibile, mentre la mia mente si trasforma in un fottuto groviglio.
"Niente, niente di quello che stai pensando."
"Non hai.. non sei stata.. con nessun altro, vero?" So che non dovrei chiederlo, ma proprio non riesco a fermare le parole e la paranoia.
"No!" Tessa scuote la testa. "No, niente del genere. Ho solo preso una decisione che ti sto nascondendo. Non ha niente a che fare con me e qualcun altro."
"Okay, allora non può essere così male." Mi strofino il collo per alleviare un po' della tensione. Niente potrebbe essere brutto quanto lei e un altro uomo. Niente.
"Beh.." Inizia.
È il modo in cui dice quella parola, qualcosa nel modo in cui esita nell'iniziare, che mi fa saltare.
"Aspetta, che ne pensi se prima di dirmelo, mi spieghi perché." Così sembra meglio, iniziare con il motivo sembra avere più senso che semplicemente tuffarsi in questa merda.
O sto imparando a comunicare, o sono un dannato codardo, ma comunque sia, voglio sapere perché ha fatto quel diavolo che ha fatto.
"Perché cosa?" Mi chiede.
"Perché hai preso questa decisione per cui ti stai pisciando sotto." Cerco di spiegare.
"Okay." Annuisce.
I suoi occhi si fermano e concentrano sulla mia bocca. Per riflesso, inizio a mordermi il labbro inferiore, mentre mi studia. Porta un secondo lo sguardo sui miei occhi, prima di spostarli sulle sopracciglia. Che sta facendo? Sta pensando ai miei piercing? In un certo senso, ci spero, altrimenti perché dovrebbe fissarmi in questo modo?
"Ti dispiace condividere?" Scherzo, avvicinandomi a lei per annebbiarle la mente.
"No." Sorride. "Beh, ho preso questa decisione perché abbiamo bisogno di passare del tempo separati e questo sembrava l'unico modo sicuro per farlo succedere."
"Del tempo separati, eh?"
Tempo separati? Di nuovo questa merda?
Non dovrebbe essere troppo difficile, allora. Io ho già deciso di andare a Seattle. Problema risolto.
"Sì, tempo separati. È tutto un tale casino tra di noi e avevo bisogno di mettere un po' di distanza, per davvero questa volta. Lo so che lo diciamo sempre, ripetiamo sempre la stessa storia in ogni situazione e andiamo e veniamo tra Seattle e Pullman e adesso abbiamo coinvolto anche Londra, in pratica stiamo spargendo il casino della nostra relazione per tutto il mondo." Distoglie lo sguardo.
Il casino della nostra relazione?
"E' davvero così tanto un casino?"
"Litighiamo più spesso di quanto andiamo d'accordo."
"Questo non è vero." L'aria è così pesante che sembra soffocarmi. "Tecnicamente e letteralmente, questa cosa non è vera, Tessa. Potrebbe sembrare così, ma quando ripensi a tutte le porcherie che abbiamo attraversato, abbiamo passato più tempo a ridere e parlare, leggere, scherzare e a letto, ovviamente."
"Risolviamo tutto con il sesso e non è sano." Eccoci.
"Il sesso non è sano?" Le chiedo. Che diavolo significa che il sesso non è un modo sano per risolvere i nostri problemi? Se più persone risolvessero i loro dannati problemi con il sesso, il monda sarebbe un posto più felice e potenzialmente più popolato.
"Facciamo sesso in modo consenziente, sesso pieno d'amore e pieno di fottuta fiducia, sì, lo facciamo più spesso di altri ed è stupendo e fottutamente allucinante, ma non dimenticare perché lo facciamo. Non ti scopo solo per ricavarne un orgasmo, lo faccio perché ti amo e amo la fiducia che riponi in me quando mi permetti di toccarti in quel modo." Cerco di spiegarle il mio punto di vista. È assurdo, assolutamente fottutamente folle che lei sembri avere un problema con l'aspetto sessuale della nostra relazione.
"Hai mai cercato i sintomi di una relazione abusiva?"
Il mio mondo smette di girare.
Esageratamente drammatico, sì, ma fottutamente vero.
"Abusiva? Tu mi trovi abusivo? Non ti ho mai messo una mano addosso e mai lo farei." Cerco di nascondere il dolore nella mia voce per la sua accusa.
"No, non è questo che intendevo." Fa retromarcia. "Mi riferivo ad entrambi e al fatto che facciamo le cose appositamente per farci del male. Non ti stavo accusando di essere fisicamente abusivo."
"Okay, quindi ovviamente si tratta di molto di più che una stupida decisione di trasferirsi dall'altra parte dello Stato o una merdata del genere." Dove vuole andare a parare? E più importante, come diavolo faccio a fermarla?
Sono d'accordo, non abbiamo avuto la più semplice delle relazioni. Ho commesso errore dopo errore e avrei potuto fare un sacco di cose in modo diverso, ma non abuserei mai di lei. Se lei vede me o la nostra relazione in quest'ottica, allora non c'è davvero speranza per noi.
"Adesso ti farò una domanda e voglio che mi rispondi sinceramente, niente stronzate, niente ripensamenti, dimmi solo cosa ti viene in mente appena te lo chiedo, okay?" Le chiedo e lei annuisce.
"Qual è la cosa peggiore che ti ho mai fatto? Qual è la cosa più disgustosa e terribile che ti ho mai fatto passare da quando ci siamo conosciuti?" Non so se voglio la risposta a questa domanda, ma so esattamente cosa dirà.
"La scommessa." Conferma i miei pensieri. "Il fatto che mentre io mi innamoravo di te, tu non facevi altro che prendermi in giro."
Mi fermo, pensando a cosa diavolo dire a questo punto. "La cancelleresti? Cambieresti quel mio errore, se potessi?" Le luci del patio si accendono, aggiungendo un'aria drammatica al tutto.
"No, non la cancellerei." Sussurra.
"Okay, e oltre questo, qual è la cosa peggiore che ti ho fatto?" Incrocio le braccia davanti al petto.
"Quando mi hai sabotato l'appartamento a Seattle."
"Davvero?"
"Sì."
"Come mai? Cosa esattamente ti ha fatto incazzare tanto?"
"Il fatto che hai preso completamente il controllo di una decisione che era mia e me l'hai nascosto."
Okay, così ha un po' più senso.
"Non cercherò di giustificarmi, perché so che è stata una puttanata." Faccio spallucce.
"Okay?" Si sta irritando adesso.
"Capisco il tuo ragionamento dietro questa cosa. Non avrei dovuto farlo, avrei dovuto parlare con te invece che provare a trattenerti dall'andare a Seattle. Mi ero fottuto il cervello al tempo, ancora tutt'oggi, ma ci sto provando ed è diverso da prima."
Penso che la cosa più difficile da spiegarle, o spiegare in generale, è che c'è una grande differenza tra una relazione malsana e una relazione abusiva. Penso che molte persone facciano presto a giudicare, senza mettersi nei panni di chi ha a che fare con questa merda.
Io sono un casino, so di essere un dannato casino, sono uno stronzo e molte persone potrebbero pensare che non sono degno di Tessa e che la tratto di merda. Non nego di averlo fatto, ma ne ho passate un sacco nella mia vita incasinata e adesso sto imparando, impegnandomi il più possibile ad essere una persona migliore, quindi chiunque abbia intenzione di giudicare la mia relazione senza averla vissuta, può andarsene a fanculo.
"Tu hai questa idea nella testa, piccola, un'idea che qualcuno ti ha impiantato o forse l'hai visto in qualche telefilm di merda, o forse in uno dei tuoi libri, non lo so. Ma la vita reale è fottutamente difficile. Nessuna relazione è perfetta e nessun uomo tratterà mai una donna esattamente come dovrebbe. Non sto dicendo che è giusto, okay?" Le dico. Cerca di interrompermi, ma la fermo.
"Quindi ascoltami bene, sto solo dicendo che penso che se tu e magari qualcun altro in questo fottuto e critico mondo prestaste un po' più d'attenzione a quello che succede dietro le quinte, vedreste le cose in modo diverso. Non siamo perfetti, Tessa, io non sono fottutamente perfetto e ti amo, ma anche tu sei ben lontana dall'esserlo." Spero lo capisca. Spero capisca che nulla è perfetto e che mi dispiace di essere come sono.
"Ti ho fatto un sacco di merdate, e cazzo, ho fatto questo discorso un migliaio di dannate volte, ma qualcosa dentro di me è cambiato, sai che è vero."
"Ho paura che ci siamo allontanati troppo, abbiamo commesso entrambi così tanti errori."
"Sarebbe uno spreco arrendersi, invece che rimediare a quegli errori e lo sai fottutamente bene."
"Uno spreco di cosa? Tempo? Ormai non abbiamo molto tempo da sprecare."
Che significa che non abbiamo molto tempo? La amo, ma ha davvero bisogno di ricordare che ha solo diciannove anni. Abbiamo un sacco di fottuto tempo.
"Abbiamo tutto il tempo del mondo, siamo ancora giovani. Io sto per laurearmi, ce ne andremo a vivere a Seattle. Lo so che sei stanca delle mie stronzate, ma io conto egoisticamente sul tuo amore per me per convincerti che dovrei avere un'ultima occasione."
"E che mi dici di tutte le cose che ho fatto io a te? Ti ho insultato, e tutta la storia con Zayn?"
Cazzo.
"Prima di tutto, Zayn non ha spazio qui, in questa conversazione. Hai fatto delle stupidaggini, e anche io. Nessuno di tutti e due aveva idea di come fosse avere una relazione. Tu potrai aver pensato di sì perché sei stata con Noah per così tanto tempo, ma guardiamo in faccia la realtà, voi due in pratica eravate due cugini che si baciavano, quella merda non era una vera relazione."
"E per quanto riguarda gli insulti," Non posso evitare di sorridere per il modo torvo in cui mi sta guardando.
"Tutti si insultano, mi dispiace, ma anche la moglie del pastore di tua madre chiama stronzo suo marito. Potrà non dirglielo in faccia, ma è la stessa merda e io preferisco molto di più che mi chiami stronzo in faccia."
"Hai una spiegazione per tutto quanto, non è vero?"
"No, non tutto. Non molto, in realtà, ma so che tu te ne stai lì seduta a cercare una via di fuga da questa situazione e ho intenzione di fare dannatamente il mio meglio per assicurarmi che sappia di cosa stai parlando."
"Da quando comunichiamo così?" Si chiede, anch'io mi sto chiedendo la stessa dannata cosa.
"Da adesso." Scrollo di nuovo le spalle, sembro non riuscire a smettere di scrollare queste dannate spalle ogni minuto. "Non lo so, ma l'altra merda non sembrava funzionare per noi, quindi perché non provare così?"
"Perché la fai sembrare così semplice, se fosse stato così semplice, avremmo potuto farlo prima."
"No, io non ero lo stesso prima, e neanche tu." La guardo.
"Non può essere così semplice. Ho bisogno di tempo per me stessa, Harry. Ho bisogno di tempo per capire chi sono e cosa voglio fare con la mia vita e come arrivarci e ho bisogno di farlo da sola."
Cazzate. Mi sta raccontando cazzare perché sente di doverlo fare.
"Hai deciso allora? Non vuoi vivere con me a Seattle? Ti sei già comprata un appartamento tuo o qualcosa del genere? È per questo che sei così chiusa e riluttante ad ascoltare per davvero quello che sto dicendo?"
Se si è già comprata un appartamento, mi va bene comunque. Finché mi permetterà di starle vicino, non me ne fotte un cazzo di dove andremo a vivere a Seattle.
"Ti sto ascoltando, ma ho già preso la mia decisione.. non posso continuare con questo avanti e indietro, avanti e indietro. Non solo con te, ma con me stessa."
"Quindi dov'è il tuo appartamento? In che quartiere di Seattle?"
"Non è a Seattle."
"Dove allora? Periferia?"
"E' a New York, Harry. Voglio andare-"
"New York?" Cosa? Cazzo, no. Ho sentito male. Per forza.
"Stai parlando della vera New York? O è una specie di quartiere hipster di Seattle di cui non avevo mai sentito?"
"La vera New York." Chiarisce.
Adesso sto camminando avanti e indietro sul ponte come un idiota, ma la mia mente sta correndo e lei se ne sta lì seduta tranquillamente come se non avesse appena distrutto tutto il mio fottuto mondo.
"Tra una settimana." Aggiunge. Potrei anche vomitare la carne adesso.
"Quando l'hai deciso?" Chiedo, quando ritrovo la voce.
"Dopo Londra e dopo la morte di mio padre."
"Quindi la mia stronzaggine ti ha fatto venir voglia di impacchettare baracche e burattini e andare a New York City? Non hai mai neanche lasciato lo stato di Washington, cosa ti fa pensare che potresti vivere a New York City?"
Ecco. Avevo preso l'abitudine di spingerla sempre più lontano. Solo che stavolta è dall'altra parte della fottuta nazione.
"Posso vivere dove voglio. Non cercare di sminuirmi." Scatta.
"Sminuirti? Tessa, tu sei mille volte migliore di me in qualsiasi cosa, non sto cercando di sminuirti. Sto solo chiedendo, cosa ti fa pensare che riusciresti a vivere a New York? Dove andrai a vivere?"
"Con Liam." Dice.
"Liam? Liam, tu e Liam vi trasferite a New York." Quasi mi affogo.
"Sì, lui stava già andando e io-"
"Di chi è stata l'idea? Tua o sua?" Non so cosa pensare, non so come chiamare questo bruciore, questo dolore che provo dentro, ma lo odio e vorrei rimpiazzarlo con la rabbia. La rabbia la conosco, cazzo, l'accoglierei a braccia aperte, se questo dolore se ne andasse.
"Mi prenderò un semestre di pausa."
"E' stata un'idea sua, non è vero? Lo sa sin dall'inizio e mentre mi convinceva sempre di più che eravamo.. non lo so? Amici.. fratelli persino, mi stava accoltellando alle spalle." Ho le mani lungo i fianchi, serrate, e sto cercando di costringere la rabbia a tornare.
Liam, tra tutti?
Avrei dovuto aspettarmelo, questa merda succede sempre.
"Harry, non è così."
"Col cazzo che non è così, voi due siete qualcosa di speciale." Urlo, muovendo le mani davanti a me. "Tu te ne sei lì seduta e mi hai guardato ridicolizzarmi con proposte di matrimonio e l'adozione e tutta quella merda e sapevi, cazzo, sapevi che te ne saresti andata in ogni caso?" Mi tiro i capelli e la mia rabbia cresce, finalmente. Liam mi ha preso in giro per tutto questo tempo, facendomi pensare che gliene fottesse realmente qualcosa di me.
"Non entrare, per favore. Resta qui con me e possiamo finire di parlarne. Ci sono un sacco di altre cose di cui parlare." Tessa cerca di fermarmi, nel momento in cui capisce le mie intenzioni.
"Smettila! Cazzo, smettila e basta!" Strappo il braccio dal suo tocco. Qualsiasi altra volta lo bramerei, ora riesco solo a concentrarmi sul loro tradimento. Tutte le persone che mi circondano continuano a prendermi per il culo e a mentirmi e sono stufo.
"Liam!" Urlo, entrando nel salotto. Tessa è dietro di me che cerca di calmarmi.
"Che c'è?" Risponde. È seduto al tavolo con quella dannata vicina e spero per lei che sia abbastanza intelligente da capire che deve andarsene.
Lo fisso per un secondo, cercando di ricordare quanto è stronzo. "Che succede?" Muove lo sguardo tra me e Tessa.
"Non guardare lei, guarda me." Scatto. Stacey salta sul posto, ma non ho tempo per preoccuparmi di questa merda.
"Harry, lui non ha fatto niente di male. È il mio migliore amico e stava solo cercando di aiutarmi." Dice Tessa da dietro.
"Stanne fuori, Tessa."
"Di cosa stai parlando? E' per New York, non è vero?" Chiede Liam. Cazzo, tu credi?
"Cazzo sì, è per New York!" Gli urlo. Sarah mi rivolge una diavolo di occhiataccia e per un secondo, penso che potrebbe alzarsi e mandarmi a fanculo. In un certo senso, vorrei lo facesse.
"Stavo solo cercando di aiutare Tessa quando l'ho invitata a venire con me! Tu avevi rotto con lei e lei era distrutta, assolutamente distrutta. New York è la cosa migliore per lei." Spiega Liam, calmo.
"Sai quanto sei stronzo? Fingi di essere un mio fottuto amico e poi metti in scena questa merda?" Non riesco a smettere di camminare avanti e indietro.
"Non stavo fingendo! Tu avevi incasinato di nuovo tutto e io stavo cercando di esserle d'aiuto!" Urla, innescando la fine della mia pazienza per questa merda. Gli afferro il colletto della maglietta e lo tiro dalla sedia.
"Esserle d'aiuto portandola via da me!" Gli urlo in faccia, sbattendolo contro il muro.
"Eri troppo fatto per importartene!" La sua voce è più alta di quanto l'abbia mai sentita.
Ero troppo fatto?
Cerco di ignorare il fatto che ha fottutamente ragione.
"Sapevi cosa cazzo stavi facendo! Mi fidavo di te, pezzo di merda!" Non importa perché l'ha fatto, me l'ha comunque tenuto nascosto.
"Vai allora! Colpiscimi!" Alzo un pugno davanti al suo viso, quando continua ad urlare.
"Colpiscimi, Harry! Tu sei così tosto e violento, vai cazzo, colpiscimi!" Liam proprio non la smette, cazzo.
"Sì! Io-" Il mio pugno si abbassa senza il mio consenso e cerco di alzarlo di nuovo. Di solito non è così. Adesso non sento la scarica di adrenalina, il sangue cantare nelle vene, non sento l'acquolina formarsi in bocca al pensiero di lottare.
"Non lo farai." La faccia di Liam è rossa e mentre mi sfida, ho voglia di colpirlo. Voglio che si penta di avermi ferito in questo modo, si penta di avermi fatto credere che mi guardasse le spalle.
"Sì, fottutamente sì! Distruggerò questo fottutissimo stupido gesso-" La mia voce si affievolisce. Non riesco a fermarmi dal guardare Tessa. È in piedi nel centro della stanza, il viso arrossato, gli occhi spalancati e preoccupati per il suo amico.
Non posso farlo. Non posso fottutamente colpirlo. Mi giro verso di lui e gli urlo di nuovo in faccia. "Vaffanculo!" Dico e abbasso la mano per l'ultima volta, prima di lasciarlo contro il muro.
Passo a fianco a Karen e mio padre nella stanza e continuo a camminare finché non sono fuori. Non mi ero neanche accorto ci fossero. Perché non hanno provato a fermarmi?
In qualche modo sapevano non l'avrei picchiato?
Non so come mi sento al riguardo.
Quest'aria primaverile non è fottutamente frizzante o fresca o fiorita o qualsiasi cosa che potrebbe aiutarmi con questa merda. Sto tornando lì, vedo rosso agli angoli degli occhi e non voglio. Non voglio scivolare e perdere fottutamente tutto quello per cui ho lavorato.
Non voglio perdere questa versione nuova e più semplice di me stesso. Se l'avessi colpito, se gli avessi fatto cadere tutti quei dannati denti dalla bocca, avrei perso. Avrei perso tutto, inclusa Tessa.
Ma in realtà, lei non la ho davvero. Non la ho sin da quando a Londra l'ho rispedita a fare le valige. Pianifica questa piccola fuga da allora. E anche Liam.
Entrambi stavano tramando alle mie fottute spalle, pianificando di lasciarmi indietro in questa merda di Stato di Washington mentre loro viaggiano insieme per il Paese. Lei se ne stava lì seduta in silenzio mentre le confessavo tutto i miei sentimenti, guardandomi mettermi in ridicolo.
Harry, fottuto stupido Harry, il ragazzo del quale non fotte a nessuno, sempre l'ultimo a sapere ogni fottuta cosa. Questo sono io, lo sono sempre stato e sempre lo sarò.
Tessa è l'unica persona in tutta la mia vita che si sia mai presa del tempo per pensare a me, volermi bene e farmi sentire come se fossi realmente degno del tempo di qualcuno.
Attraverso il prato, dirigendomi verso la linea di alberi alla fine della proprietà. Non so dove diavolo sto andando, o cosa farò, ma sono incazzato e ho bisogno di respirare e concentrarmi prima di scattare.
Fottuto Liam doveva spingermi, proprio doveva spingere i miei fottuti bottoni e cercare di portarmi a colpirlo. Perché diavolo mi ha detto di colpirlo? È un idiota, ecco perché.
Un figlio di puttana, nient'altro.
Un bastardo.
Uno stronzo.
Un fottuto figlio di puttana idiota e stronzo.
"Harry?" La voce di Tessa di muove nel silenzio e io cerco di decidere velocemente se nascondermi o meno. Sono semplicemente troppo fottutamente incazzato per avere a che fare con lei e sentimi rimproverare per essermela presa con Liam.
"Ha iniziato lui." Dico, immettendomi nello spazio vuoto tra due alberi. Menomale che volevo nascondermi. Vedi, neanche questo so fare fottutamente bene.
"Stai bene?" Mi chiede Tessa, la voce leggera e nervosa.
"Tu cosa pensi?" Scatto, guardando oltre lei, nel buio.
"Io-"
"Risparmiamelo. Per favore, so che dirai che tu hai ragione e io torto e che non avrei dovuto sbattere Liam contro il muro."
Fa un passo verso di me e non posso evitare di notare come nello stesso momento io faccio un passo verso di lei. Per quanto sia incazzato, mi sento fottutamente attratto da lei, lo sono sempre stato, lo sarò fottutamente sempre.
"In realtà, volevo chiederti scusa. So quanto è stato sbagliato da parte mia nascondertelo, questa volta è colpa mia. Voglio prendermi la responsabilità per i miei errori, non dare la colpa a te." Dice dolcemente.
Cosa?
"E da quando?" Sono incazzato.
Ricordo a me stesso, ancora una volta, che sono incazzato. È difficile ricordare quanto sono incazzato quando voglio solo che lei mi abbracci, che mi ricordi che non sono un casino tanto grande quanto penso.
"Possiamo parlare di nuovo? Sai, come abbiamo fatto sul patio?" Mi chiede, gli occhi grandi e speranzosi, anche nel buio e anche dopo il mio sfogo.
Voglio dirle di no, che ha avuto la dannata possibilità di parlare ogni giorno da quando ha deciso di trasferirsi dall'altra parte del fottuto Paese per "mettere un po' di spazio tra di noi". Invece, sbuffo e annuisco in accordo. Non le do la soddisfazione di rispondere a voce, ma annuisco di nuovo e mi poggio al tronco dell'albero dietro di me.
Capisco dall'espressione sul suo volto che non si aspettava concordassi tanto facilmente. L'infantile stronzetto dentro di me sorride al fatto di averla colta di sorpresa, un po' come ha fatto lei quando ha sganciato la notizia di New York solo qualche minuto fa.
Si inginocchia e si siede sul prato a gambe incrociate. Poggia le mani sui piedi nudi. "Sono fiera di te." Dice, guardandomi. Le luci del patio producono abbastanza luce solo perché riesca a vedere il suo piccolo sorriso, l'orgoglio nei suoi occhi.
"Per cosa?" Pizzico la corteccia dell'albero, in attesa della sua risposta.
"Per essertene andato in quel modo. So che Liam stava insistendo, ma tu te ne sei andato, Harry. È stato un passo enorme per te, spero tu sappia quanto per lui ha significato il fatto che tu abbia scelto di non picchiarlo."
Come se gliene fottesse qualcosa? Ha agito alle mie spalle per le ultime tre settimane.
"Non significa un cazzo."
"Sì, invece, significa molto per lui." Ripete.
Stacco un pezzo di corteccia particolarmente grande e lo butto ai miei piedi. "E per te cosa significa?" Le chiedo, gli occhi concentrati sull'albero.
"Molto." Muove le mani sul prato. "Significa molto."
"Abbastanza da non farti trasferire? O molto nel senso che sei molto fiera di me, sono un bravo ragazzo, ma te ne vai comunque?" Non riesco a mascherare il tono pateticamente lamentoso della mia voce.
"Harry." Scuote la testa, cercando di pensare ad una scusa, ne sono sicuro.
"Liam, tra tutti, sa esattamente cosa tu significhi per me, sa che sei la mia fottuta ancora di salvezza e non gliene è importato, ti porterà dall'altra parte del Paese, taglia la corda, e questo fa male, okay?"
Sospira, mordendosi il labbro inferiore. "Quando dici cose del genere, mi fai dimenticare perché sto combattendo contro di te."
"Cosa?" Spingo indietro i capelli e mi siedo a terra con la schiena poggiata contro l'albero.
"Quando dici cose tipo che sono la tua ancora di salvezza, e quando ammetti che qualcosa ti ferisce, mi ricordi perché ti amo così tanto." La guardo e noto il modo in cui sembra così sicura, nonostante sostenga sempre di essere insicura riguardo la nostra relazione.
"Lo sai dannatamente bene che lo sei, sai che non sono un cazzo senza di te." Dico. Forse avrei dovuto dire "Non sono niente senza di te, amami", ma ho già spiattellato la mia versione.
"Ma invece sì." Sorride, esitante. "Sei una bella persona, anche nei tuoi momenti peggiori. Io ho la brutta abitudine di ricordarti tutti i tuoi errori e usarli contro di te, quando in realtà, io in questa relazione non sono brava proprio come te. Ho contribuito a condannarla esattamente quanto te."
"Condannarla?" Ho sentito questa parola troppe dannate volte.
"Rovinarci, intendo. È stata colpa mia quanto tua."
"Perché è rovinata? Perché non possiamo semplicemente risolvere i nostri problemi?"
Fa un altro respiro e alza leggermente la testa per guardare il cielo. "Non lo so?" Dice, sorpresa quanto me.
"Non lo sai?" Ripeto, con un sorriso sulle labbra. Cazzo, siamo folli.
"Non lo so." Dice di nuovo. "Solo che avevo preso la mia decisione e ora sono confusa perché tu ci stai davvero, onestamente provando, e lo vedo."
"Davvero?" Cerco di non sembrare troppo interessato, ma ovviamente la mia fottuta voce si spezza e suono come un dannato topo.
"Sì, Harry. Davvero, solo che non so cosa fare."
"New York non ci aiuterà. New York non sarà questo nuovo inizio di una vita o quello che pensi tu. Tu ed io sappiamo che stai usando quella città come una facile via di fuga." Muovo la mano tra di noi.
"Lo so." Tira una manciata di fili d'erba dalle radici e non posso evitare di adorare il fatto che sto con lei da abbastanza tempo da sapere che lo fa ogni volta che è seduta sull'erba.
"Quanto tempo?" Chiedo.
"Non lo so, voglio davvero andare a New York adesso. Washington non è stato positivo per me finora." Si acciglia e la vedo lasciarmi e sparire nella sua testa.
"Sei qui da tutta la vita." Le ricordo.
Sbatte gli occhi una singola volta, fa un respiro profondo e lascia cadere i fili d'erba sui suoi piedi. "Esattamente."
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