Capitolo 211

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Appena la porta si chiude e Zayn è andato, per sempre, chiudo gli occhi e poggio la testa sullo schienale della sedia. Non so cosa sto provando, ho tutte le emozioni mescolate, vorticano intorno a me in un turbine di confusione. Una parte di me si sente sollevata nel chiudere questo andirivieni tra me e Zayn, ma un'altra, una parte più piccola sente di aver subito una perdita significativa. È l'unico ad esserci costantemente stato per me tra gli "amici" di Harry, ed è strano rendermi conto che non lo rivedrò mai più. Le lacrime bruciano, sgradite, sulle mie guance, mentre cerco di rimettermi insieme. Non dovrei piangere per questa cosa. Dovrei essere felice di poter finalmente chiudere il libro su Zayn, archiviarlo, lasciarlo solo a prendere polvere, non aprirlo mai più.
La porta si apre e io apro gli occhi di scatto, asciugando velocemente le lacrime. Sono inorridita ed imbarazzata quando la mia visione si schiarisce di nuovo e vedo la familiare felpa rossa e nera sulla porta.
"Io.." Non riesco ad inventare una scusa abbastanza velocemente.
"Io.." Neanche lui sembra riuscir a trovare le parole. "Mi dispiace." Mormora e va via dalla stanza, lasciandomi ancora più dispiaciuta.
Non è che voglio stare con lui, non è che lo amo, non è che lo sceglierei mai ad Harry, è solo che gli voglio bene e vorrei che le cose fossero andate diversamente. Vorrei aver tenuto la nostra relazione strettamente platonica, forse allora non avrei dovuto tagliarlo fuori dalla mia vita.
Il telefono del mio ufficio squilla e io mi schiarisco la gola prima di rispondere: "Pronto." Suono patetica.
"Se n'è andato?" Chiede la voce di Harry.
"Sì."
"Stai piangendo?"
"Sono solo.." Inizio.
"Stai piangendo, non è vero?"
"Sono solo un po' dispiaciuta."
"Perché?" Chiede.
"Perché era mio amico, non so perché sono dispiaciuta. Non arrabbiarti con me." L'ultima cosa che voglio è litigare con Harry.
"Cosa dovrei pensare del fatto che piangi per lui?"
"Non lo so, so che non avrei dovuto lasciarlo entrare, ma dovevo chiarire che io e lui non saremmo mai stati più che amici." Le lacrime non stanno più scendendo, ma ho una voce orrenda.
"E' successo questo? Gli hai detto che vuoi me?"
"Sì, è successo questo."
"Allora perché sei così dispiaciuta? Vuoi stare con lui?"
"No! Ecco perché gliel'ho detto. È solo che mi sento in colpa per averlo ferito, ecco perché sono dispiaciuta."
"Sei sicura?"
"Sì, sono sicura." Sospiro.
"Allora è finita? Niente più sue visite a sorpresa, niente più con questa merda dello sgattaiolare in giro?"
"Sì, è finita. Te lo giuro."
Fa un respiro profondo e rilascia un sospiro esasperato: "Okay, allora, non voglio più sentire niente che lo riguardi, e dico davvero stavolta."
"Okay." Concordo, sorpresa dalla sua reazione calma. Se Molly avesse fatto visita ad Harry, so che io avrei reagito in modo esagerato.
"Okay, allora, ci vediamo quando arrivi a casa. Ti amo, Tessa."
"Ti amo." Attacco.
E' andata molto meglio di quanto mi fossi aspettata, non so se dovrei essere sollevata o leggermente preoccupata. Decido di essere sollevata e finisco la mia ultima giornata alla Vance quanto più pacificamente possibile.
Kimberly si ferma al mio ufficio intorno alle tre, dietro di lei c'è una ragazza che sono sicura di non aver mai visto in ufficio prima.
"Questa è Amy, il mio rimpiazzo." Kimberly mi presenta la ragazza timida ma stupenda.
"Io sono Tessa, amerai questo posto." Le assicuro con un sorriso amichevole.
"Grazie! Già lo amo." Dice entusiasta.
"Beh, avevo solo voglia di fermarmi al tuo ufficio mentre fingevamo di fare un tour dell'edificio." Ride Kim.
"Oh, sì, le stai insegnando bene a prendere il tuo posto." Scherzo.
"Ehi, essere fidanzata ufficialmente con il capo ha i suoi vantaggi." Si vanta.
Amy ride dietro di lei mentre lasciano il mio ufficio. Il mio ultimo giorno qui alla fine finisce e mi ritrovo a desiderare che fosse andato più lentamente. Mi mancherà quest'ufficio, e sono leggermente nervosa di andare a casa da Harry.
Guardo un ultima volta il mio primo ufficio, i miei occhi si concentrano prima sulla scrivania. Mi si stringe lo stomaco quando i ricordi di me ed Harry mi inondano i sensi. Sembra così estremo, fare sesso in un ufficio dove chiunque potrebbe entrare in qualsiasi momento. Avrebbero potuto esserci delle telecamere e non l'avrei saputo, il pensiero non mi aveva minimamente attraversato la mente. Ero troppo distratta da Harry per penare a qualsiasi altra cosa. Sembra essere il percorso di tutta la mia vita.
Sulla strada verso casa, mi fermo da Conner per comprare degli alimenti, giusto abbastanza per preparare la cena stasera, dato che domani mattina ce ne andiamo. Sono emozionata ma nervosa per la gita, spero che Harry riesca a tenere il suo temperamento sotto controllo per i due giorni con la sua famiglia.
Non sembra una cosa probabile, spero solo che la barca sia abbastanza grande per tutti e cinque.
Apro la porta d'ingresso e la spingo con un piede, prendendo le buste dal pavimento mentre entro. Il salotto è un pasticcio, bottiglie d'acqua vuote e involucri di cibo sono sparsi sul tavolino. Mio padre ed Harry sono seduti sul divano, Harry su un lato e mio padre sull'altro.
"Com'è andata la giornata, Tessie?" Mi chiede mio padre.
"Bene, era il mio ultimo giorno." Gli dico, anche se lo sa già.
Inizio a ripulire la loro immondizia dal tavolino e il pavimento.
"Mi fa piacere che hai avuto una bella giornata." Mi dice mio padre e io guardo Harry.
Lui non mi guarda. Ha lo sguardo fisso sullo schermo della televisione.
"Vado a preparare la cena e poi faccio una doccia." Dico loro e mio padre mi segue in cucina.
"Uno dei miei amici ha detto che mi può venire a prendere qui dopo se va bene, so che domani partite per qualche giorno."
"Sì, va bene. Possiamo darti un passaggio domani mattina se è meglio per te." Propongo.
"No, siete stati già generosissimi. Solo promettimi che mi farai sapere quando torni dalla gita."
"Okay.. come?"
"Magari passa per Lamer? Di solito sono lì." Si strofina il retro del collo.
"Okay, certo."
"Adesso vado a chiamarlo e gli faccio sapere che sono pronto." Sparisce dalla cucina.
Sento Harry tormentarlo perché memorizzi i numeri di telefono, dato che non ha un cellulare, e alzo gli occhi al cielo quando mio padre inizia il discorso del "quando io ero un ragazzo, nessuno aveva cellulari."
Decido di preparare un pasto semplice, pollo e riso. Vorrei che Harry venisse in cucina e mi parlasse, ma immagino sia meglio se aspetta che mio padre vada via. Apparecchio la tavola e li chiamo. Harry entra per primo, guardandomi a stento, seguito da mio padre.
"Chad arriva tra poco a prendermi, vi ringrazio per avermi fatto restare." Dice mio padre mentre mangiamo.
"Non c'è problema, davvero." Gli dico.
"Sono così contento che ci siamo ritrovati."
"Anche io." Sorrido, continuando a non riuscire a rielaborare il fatto che quest'uomo sia mio padre. L'uomo che non vedevo da dove anni, l'uomo verso il quale provavo così tanti sentimenti cattivi, è seduto nella mia cucina a cenare con me e il mio ragazzo.
Guardo verso Harry, aspettandomi un suo commento scortese, ma non dice niente e si porta la forchetta alla bocca. Il suo silenzio mi sta facendo impazzire, vorrei che dicesse qualcosa e basta, qualsiasi cosa, davvero. Pulisco la cucina dopo che abbiamo finito di mangiare e saluto di nuovo mio padre prima di andare verso il bagno per fare la doccia, volevo aspettare l'arrivo del suo amico, ma sono già le otto passate e dobbiamo fare le valige e andare a letto ad un orario decente in vista di domani.
POV di Harry.
"Viene o.." Volevo andare sotto la doccia con Tessa, ma l'amico di Richard ci sta mettendo tutta la dannata notte per venirlo a prendere.
"Sì, ha detto che sarebbe arrivato tra poco. Probabilmente si è perso o qualcosa del genere." Risponde.
"Certo."
"Non ti mancherò avermi intorno?" Sorride.
"Non esagererei così tanto." Sono tentato di sorridere, ma non lo faccio.
"Beh, magari mi troverò un lavoro e vi vedrò a Seattle."
"Nessuno di noi due andrà a Seattle."
"Certo." Ripete la mia parola di qualche momento fa.
Qualcuno bussa alla porta, mettendo fine alla nostra odiosa conversazione e lui si alza per attraversare la stanza. Apre la porta per rivelare il suo amico e io mi alzo.
"Grazie per essermi venuto a prendere, amico." Dice il padre di Tessa all'uomo.
Mi fermo e osservo il suo aspetto. È alto, con dei capelli neri tirati indietro in una coda disgustosa e unta. Ha le guance scavate, i vestiti sudici e le unghie sono linee nere su mani sporche e ossute. Che cazzo.
"Questa è casa di tua figlia?" Chiede l'uomo, la sua voce uguaglia il suo aspetto.
Quest'uomo non è un alzolizzato.
"Sì, bello, eh? Sono fiero di lei." Richard sorride e il tipo gli da una pacca sulla spalla, annuendo in accordo.
"Lui chi è?" Chiede Chad.
"Oh, lui?" Mi guardano entrambi. "Harry, il ragazzo di Tessa."
"Figo, io sono Chad."
"Okay." Dico, guardando i suoi occhi muoversi nel mio salotto. Sono sollevato che Tessa sia nella doccia e non debba incontrare questo verme.
Quando sento la porta del bagno aprirsi, impreco tra me e me. Ho parlato fottutamente troppo presto. Chad si alza la manica della sua maglietta per grattarsi il braccio, per un momento mi sento come Tessa e ho l'improvviso bisogno di lavare il fottuto pavimento.
"Harry?" La sua voce si sparge nel corridoio.
"Adesso dovreste andare." Dico loro con il tono più minaccioso possibile.
"Voglio conoscerla." Dice Chad e devo premere i piedi contro il pavimento, applicando quanta più pressione possibile, per restare fermo.
"No, non vuoi." Sibilo.
"Okay.. okay.. andiamo." Richard alza lo sguardo sul suo amico.
"Ci vediamo, Harry, grazie ancora. Resta fuori di prigione." Fa un sorrisetto e lascia l'appartamento.
"Harry?" Mi chiama di nuovo Tessa mentre entra nel salotto.
"Se ne sono appena andati."
"Che succede?" Mi chiede.
Che succede?
Hmm.. vediamo, c'era il fottuto Trevor nel tuo ufficio, seguito dal dannatissimo Zayn, il tutto nel giro di due ore. Per non parlare del fatto che il tuo ubriacone di un padre ha appena portato un fottuto tipo raccapricciante nel nostro appartamento.
"Sicura che tuo padre beva solo?" Le chiedo.
"Che?" La spalla della sua maglietta, beh, la mia maglietta, scivola scoprendole la spalla. La rialza e si siede sul divano.
"Cioè come fai a sapere che non faccia anche altro?"
"Tipo cosa?"
"Non lo so, non importa." Non voglio metterle la pulce nell'orecchio che suo padre non sia solo un ubriacone senzatetto, ma anche un drogato. Non sembra male come lo stronzo che è appena venuto a prenderlo, ma ho comunque una sensazione strana su questa merda.
"Okay.." Risponde a bassa voce.
La conosco abbastanza bene da sapere che il fatto che suo padre potrebbe drogarsi non le ha attraversato la mente e non presumerebbe mai che è ciò che io intendevo.
"Sei arrabbiato con me?" La voce leggera, troppo timida.
So che si aspetta che esploda a momenti. Ho appositamente evitato di parlare con lei per una ragione.
"No."
"Sei sicuro?"
"No, non sono sicuro. Non lo so. Sono incazzato, sì, ma non voglio litigare con te per questo. Sto cercando di cambiare, sai? Darmi una regolata e non scattare con te per ogni minima cosa." Sospiro, strofinandomi il retro del collo. "Anche se questa non è una cosa minima, ti ho detto volta dopo volta di non rivederlo, ma lo fai comunque. Come ti sentiresti se lo facessi io a te?" Aggiungo.
"Mi sentirei malissimo, so che ho sbagliato nel vederlo."
Beh, non me l'aspettavo. Mi aspettavo che mi urlasse contro e difendesse Zayn, come sempre.
"Sì, infatti. Ma se dici di avergli detto che è finita, è finita. Ho fatto tutto quello che posso per tenerlo lontano da te, ma lui non la smette. A parte ucciderlo, non so cos'altro fare."
"E' finita, te lo giuro. Non lo rivedrò."
Rabbrividisco al pensiero di lei al telefono prima, stava piangendo per il suo addio.
"Non andremo a quella festa domenica." Le dico e la sua espressione si intristisce.
"Perché no?"
"Perché non penso sia una buona idea." So che non lo è.
"Io voglio andare." Preme le sue labbra piene in una linea.
"Non ci andremo." Le dico di nuovo.
"Se io voglio andare, ci vado." Insiste.
Cazzo, è così fottutamente ostinata.
"Parliamone dopo, abbiamo delle merdate da fare se vuoi che venga a questa stupida merdata della barca del cazzo."
"Potresti infilarci qualche altra parolaccia in questa frase?" Mi prende in giro e la visione di lei sulle mie ginocchia mi fa sorridere.
Probabilmente le piacerebbe davvero, stesa sulle mie gambe, la mia testa a colpire la sua pelle, non troppo forte, abbastanza solo per farla diventare rosa.
"Harry?" Interrompe i miei pensieri pervertiti. Li respingo, per ora.
"Andiamo a fare le valige." Sorrido, sapendo che si nasconderebbe dietro le mani se le dicessi quello a cui stavo pensando.
'Fare le valige' è risultato essere me che me ne stavo seduto sul letto mentre lei piegava meticolosamente i vestiti, sistemando ordinatamente le nostre borse. Mi ha anche schiaffeggiato via la mano quando ho provato ad aiutarla, ordinandomi di starmene seduto e non toccare niente. Per me va bene.
"Sai cosa è strano?" Mi chiede mentre chiude una busta di plastica piena di roba di cui non ha bisogno per una gita di due giorni.
"La busta di plastica non è riciclabile?" Sorriso.
"No, intelligentone. La donna dell'appartamento a Seattle non mi ha richiamato ancora. Io continuo a chiamarla, ma lei non risponde e non mi richiama."
Cazzo.
"Oh, che strano. Com'è andato il tuo ultimo giorno?" Cambio argomento.
L'ultima cosa che ricordo è Tessa che ripete il piano per domani mattina ancora e ancora e ancora e ancora, finché non mi addormento.
POV di Tessa.
"Harry! Adesso devi alzarti. Faremo tardi." Gli scuoto di nuovo il braccio.
Io sono già vestita e pronta, le nostre borse sono già state sistemate in auto, e gli ho dato quanto più tempo possibile per dormire.
"No, io non vengo." Si lamenta.
Vorrei che fosse una persona mattiniera come me.
"Per favore, alzati!" Piagnucolo e gli tiro il braccio.
"No, va' via." Si copre la faccia con il cuscino e io lo afferro e lo butto sul pavimento.
Decido di adottare un approccio diverso e porto la testa davanti a suoi boxer. Ieri sera si è addormentato con addosso i jeans, mentre io facevo le valige, è stato complicatissimo tirarglieli dalle gambe senza svegliarlo.
Gli gratto gentilmente la pelle tatuata giusto al di sopra dell'elastico, non si smuove. Infilo la mano nei boxer e lui apre gli occhi.
"Buongiorno." Fa un mezzo sorriso.
"Alzati." Tolgo la mano e mi alzo.
Lui finge di addormentarsi di nuovo, emettendo rumori forti per far finta di star russando. È adorabile e scherzoso, spero rimanga così per il resto della settimana, anzi, facciamo il resto della giornata.
"Non è giusto." Mugola, rimettendosi i jeans di ieri.
Va verso il comò e prende una t-shirt nera, mi guarda e la rimette a posto, prima di prenderne una bianca. Si passa le dita tra i capelli, facendoli alzare e poi spingendoli di nuovo in basso.
"Ho tempo di lavarmi i denti?" Il tono sarcastico e la voce roca per il sonno.
"Sì, datti una mossa. In borsa ti ho portato uno spazzolino che avevamo in più, perché dovevo sistemare le valige in macchina."
"Le hai già portate giù?"
"Sì."
"Perché non mi hai aspettato? L'avrei fatto io."
"Tu non ti svegliavi e non volevo fare tardi." Faccio spallucce e lui increspa le labbra.
"Lavati i denti, così possiamo andarcene." Istruisco e faccio un giro veloce nell'appartamento per assicurarmi che sia tutto in ordine.
Qualche minuto dopo, Harry mi raggiunge nel salotto e finalmente andiamo via.

Ken, Karen e Liam sono già pronti e ci stanno aspettano nel viale quando arriviamo.
Abbasso il finestrino e Karen fa lo stesso: "Scusate se siamo un po' in ritardo." Mi scuso appena ci fermiamo a fianco a loro.
"Non fa niente! Abbiamo pensato di andare tutti nella stessa auto, dato che è un tragitto abbastanza lungo." Dice Karen con un sorriso.
"Cazzo, no." Sussurra Harry a fianco a me.
"Dai, Ken me l'ha comprato per il mio compleanno e non lo usiamo mai." Indica il SUV nel quale è seduta.
"No, assolutamente no." Dice di nuovo Harry, un po' più ad alta voce.
"Andrà bene." Dico piano, distogliendo lo sguardo dall'altra auto.
"Tessa.." Inizia.
"Harry, per favore, non renderla difficile, per favore." Lo supplico.
I suoi occhi si addolciscono: " Va bene, cazzo, sei fortunata che ti amo."
"Grazie." Gli stringo la mano e mi giro verso Karen.
"Okay." Sorrido e spengo l'auto.
Harry mette le nostre borse nel portabagagli del SUV di Karen, guardandomi tetro per tutto il tempo.
"Sarà divertente." Ride Liam, mentre salgo in auto.
"Potete sedervi dietro." Dice Ken e io lo ringrazio.
Harry si siede a fianco a me dopo aver fatto un commento sul non doversi sedere a fianco a Liam. Appena Ken si immette sulla strada, Karen accende la radio e inizia a canticchiare leggermente.
"Questa merda sembra uscita direttamente da una commedia scadente." Dice Harry e mette la sua mano sulla mia, portandole entrambe sulle sue gambe.
"Ragazzi, volete fare qualche gioco da auto? Il mio preferito è quello delle targhe!" Dice Karen e io non posso evitare di ridere per l'espressione inorridita di Harry.

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