Capitolo 2

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[Capitolo modificato]

Mi sveglio di soprassalto e avverto sempre la stessa sensazione di angoscia, paura, malessere.

Ho passato un' altra notte terribile, mi alzo dal letto e mi avvicino alla finestra, apro lentamente lo sportello e alzo la serranda dove la luce del primo mattino mi dà il buongiorno e la mia pelle si estende di brividi alla ventata d'aria fresca che arriva sul mio volto.

Sbadiglio leggermente alla vista di alcuni bambini che corrono con lo zainetto sulle spalle e si vede che c'è un bel via vai di auto e mi sorprendo in quanto questa è una zona dicevano isolata. Mi allontano da quella brezza d'aria e mi strascino in bagno. La mia voglia di alzarmi dal letto è pari a zero ma sono abituata a svegliarmi molto presto.

Mentre lavo il mio viso, noto che le mie occhiaie sono sempre in prima linea, pensavo che cambiare ambiente mi avrebbe fatto bene ma a quanto pare mi sono sbagliata.

Mi rivesto indossando dei jeans, prendo una camicia e indosso le mie converse, torno in cucina e ovviamente non c'è nulla da mangiare. Indosso un giubbotto, prendo borsa, soldi, cellulare e chiave ed esco dall'appartamento.

Mi guardo un po' intorno e dopo aver camminato per qualche strada intravedo un bar. Entro e c'è molta gente seduta che chiacchiera con amici e non so perché mi sento un po' fuori posto.

Non mi sono neanche curata del mio aspetto e spero di non sentire commenti a proposito.

Questo locale era uno dei migliori, sento dire da due anziane che prendono il loro caffe felici mentre chiacchierano di cosa avrebbero fatto di bello nella loro giornata.

Mi siedo in un tavolino e aspetto che qualcuno si avvicini per far sì che io ordini. Porto lo sguardo fuori da quel bar e osservo come le macchine corrono senza lasciare la precedenza ai bambini, anche gli anziani sembrano molto occupati a leggere i loro giornali nelle panchine.

Sono rimasta molto stupita dall'arredo rustico di questo bar, accogliente, luminoso, molto tranquillo.
Un leggero tocco alla spalla mi fa disconnettere dai miei pensieri e sorrido alla donna che mi si presenta, sui quarant'anni, occhi neri proprio come i suoi capelli corti e con un sorriso sincero.

"Mi dispiace averla colta di sorpresa, cosa posso portarle?" mi chiede professionalmente la donna muovendo sulle sue dita una penna nera.

"Oh ma non si preoccupi!. Se non le dispiace vorrei una cioccolata calda" lei lo scrive sul suo taquino, annuisce e mi sorride.

"Le posso anche portare qualche dolcino semplice?. Offre la casa."

"Si, certo come vuole" dico sorpresa.

Mentre la donna si allontana un gruppetto di ragazze si siedono di fianco al mio tavolo e cominciano a parlare a voce alta e non posso far a meno di sentire.

"Davvero ti ha chiamata?" urla una ragazza entusiasta. Dove la prendono certe persone tutta questa felicità soprattutto la mattina.?

"Ovvio, dovevi vedere come mi implorava di poter venire a casa mia ma non potevo dirgli di no quindi ieri sera dopo che è venuto mi ha sbattuto alla porta e..." mi tappo le orecchie e cerco di non ascoltare più i dettagli sulla sua serata. Certa gente non ha neanche la dignità di tenersi le cose per sé.

"Quanto sei fortunata, io gli ho lasciato il mio numero al club una volta non mi ha mai chiamata" precisa un'altra ragazza con tono triste.

"Io mi farei fare di tutto da quel ragazzo, Wood, è il sesso in persona."

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora