Capitolo 39

6.5K 288 7
                                    

"Dici sul serio che sai cucinare?" dice ridendo "non ci credo."

"Ti ho già detto di si, quante volte vuoi ancora chiedermelo?" dico sorridendo mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"È una cosa carina."

Abbiamo deciso di lasciare i nostri battibecchi alle spalle e di continuare la giornata al meglio. Mi ha promesso di farmi divertire e di farmi scordare tutti gli avvenimenti di poche ore prime.

Devo ammettere che anche io ho iniziato con il piede sbagliato, potevo cercare di restare calma invece di aggredirlo per sapere dove era stato. Alla fine non sono nessuno io per dirgli se deve uscire o meno. Non nego di aver fatto un sospiro di sollievo aver saputo che era andato via solo per lavorare e non per andare a trovare altre ragazze.

È questo non riesco a comprenderlo.

"Allora fammi vedere, mostrami un tuo piatto forte" dice facendo un sorrisino sghembo.

"Perché mai?" dico guardandolo.

"Sorprendimi" dice facendomi l'occhiolino.

Non so cosa intente ma annuisco e senza pensarci due volte mi metto a lavoro.

Non voglio fare qualcosa di esagerato, credo che farò la carbonara. Piace a tutti, di solito.

"Sei diversa" lo sussurra.

"Cosa?" chiedo mentre metto l' acqua nella pendola e la metto sul fuoco.

"Diversa dalle altre. Sei la prima ragazza che incontro che sa cucinare" mi dice sorridendo.

"Ne sono contenta allora."

"Come hai imparato?"

"Mia madre... non faceva altro che darmi ordini e non potevo ribellarmi quindi"

"Hai avuto un' infanzia difficile?" mi chiede titubante.

"A volte mi lamento dei miei genitori, è vero non mi hanno mai fatto mancare niente ma sono i loro modi che non mi sono mai piaciuti. Mia madre sai come mi ha spedito a lezioni di cucina?" nega con la testa e continuo "mi diceva che se non avessi fatto quel corso altre a diventare una donna senza principi non mi avrebbe fatto più vedere la persona più cara per me."

"Azz. Vogliono vederti preparata in ogni ambito che dici?."

"Non pensi sia controllo tutto questo?"

"Può anche darsi" dice a bassa voce.

"Ma i miei sono complicati, è difficile capirli" sbuffo.

"Dovresti invece apprezzare quello che hanno fatto per te."

"Può anche darsi" ripeto sta volta io.

Non mi piace parlare male dei miei ma a volte ho così tanta voglia di urlargli contro tutto quello che ho passato.

Come ho fatto ad aprirmi così facilmente, non è da me.

"Nel bene o nel male adesso sai fare molte cose, non nè valsa la pena?" mi chiede. Rifletto bene sulla sua domanda ma una risposta non sono in grado di dargliela.

"Puoi aiutarmi ad apparecchiare il tavolo?" gli chiedo mentre prendo il prosciutto dal frigorifero.

"Non ci pensare nemmeno" dice sbuffando e il suo volto sembra stupirsi.

"Andiamo, che c'è di male?" dico ridendo.

"Ti immagini un ragazzo così sexy e bello come me, sprecare le sue doti, apparecchiando?" la sua voce passa da alta e rouca a bassissima sulla sua ultima parola.

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora