Capitolo 30

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[capitolo modificato]

"Non né giusto...hai imbrogliato" dico mentre mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lui sorride leggermente e vorrei vederlo sempre così.

Mi chiudo la porta alle spalle e l' osservo mentre con lentezza ispeziona ogni quadro al muro. Non né ho molti, c'è ne sono solo tre raffiguranti paesaggi e uno che mostra un delfino. Solo in camera mia tengo il più importante.

Con il dito segue i contorni di una calamita a forma di farfalla attaccata al frigo e sussurra qualcosa dandomi le spalle. C'è anche quello di un sole che ho comprato qualche giorno prima.

"Ti piacciono gli animali.?" la domanda mi prende in contropiede ma annuisco.

Non si volta ma per intuizione so che sa già la mia risposta.
"Cosa ti piace in particolare?"

Faccio qualche passo avanti e rifletto sulle sue parole, mi imbarazzo quando una spalla sfiora la sua, fermo la voglia di farglielo notare ed osservo anch'io la calamita.

"Penso la libertà. Quindi rispondendo alla tua domanda ti direi la farfalla. È libera di volare e poggiarsi dove vuole."

"Tutti i volateli allora?" contrabbatte e non ha chè ragione.

"Può darsi" dico alzando le spalle e quando mi osserva mi agito, qualcosa si smuove dentro di me e sento davvero lo stomaco scontrarsi.
"Sono più carine e colorate loro.." biascico.

"Sembri una bambina, quando parli così" dice riferendosi al mio tono basso e insicuro.

Mordicchio la pelle del mignolo e immagino mia madre arrabbiarsi per questo gesto.

"Prendo qualcosa da bere" dice Mike quando l'aria sembra cambiare.

Annuisco anche se non è una domanda e mi siedo davanti al bancone della cucina.
Controlla interamente il frigo e l'ansia cresce dentro me.

"Non hai neanche una birra."

"Oh..la comprerò."
Dico distogliendo gli occhi dai suoi "puoi prenderti del succo o della Coca-Cola. "

Lui annuisce insoddisfatto, si svita la bevanda richiude il frigo e si siede proprio davanti a me.

Vorrei allontanarmi qualche centimetro ma è come se fossi incantata; è come se necessitassi di un suo tocco e non riesco a spiegarmi tutto ciò.

"Vuoi anche tu?" dice indicandomi la bottiglia della coca-cola.

"Non mi va, tranquillo. Tu serviti pure."

Lui alza gli occhi al cielo e capisco che è dovuto alla mia frase.

"Sempre così perfetta mai una parola fuori posto o sporca" e l'ultimo termine lo sussurra avvicinandosi.

Mi sfiora il mento e come se fossi scottata mi ritiro.

Porta la bottiglia alla bocca e senza spostare lo sguardo da me manda tutto giù.

Il suo pomo d'Adamo comincia a muoversi e le sue guance si scavano, formando due piccoli fossi. Con il silenzio che ci circonda sento perfino il liquido scendergli ed evito di dirgli quando sia attraente.

Si risistema sullo sgabello e gioca con il tappo della bevanda. Non ha usato neanche il bicchiere.

"Apri la mano e mettila davanti a te in orizzontale."

Lo guardo contorta ma faccio come mi dice, lui sorride e con un gesto del pollice e dell'indice lancia il tappo e colpisce in pieno il mio palmo.

"Goal" esulta e subito capisco.

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora