Capitolo 18

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[Capitolo modificato]

Alla fine abbiamo cenato e visto un film insieme, è rimasto nuovamente a dormire da me è non posso che esserne felice.

Vedo nei suoi occhi sincerità e non posso dubitare di lui.

Mi corico nel letto e pochi minuti dopo riesco a chiudere gli occhi.

****

"Non piangere guardami. Fai un respiro profondo conta fino a dieci ed inspira, fallo starai meglio" mi sorride lui.

Non conosco questo ragazzo perché si è avvicinato e mi sta parlando...mi vuole aiutare?.

"Stai meglio, che cosa ti è successo?" mi chiede premuroso mentre si abbassa sulle ginocchia per arrivare alla mia altezza, visto che sono seduta su dei gradini.

"Ma io...non ti conosco" sussurro spaventata.

Lui mi sorride è sembra così buono rispetto agli altri, le sue dita raggiungono lentamente le mie coscie e poggia dolcemente i palmi sulla mia mano.

Le sue sono più grandi ma nonostante io non ho paura di lui.

Mi accarezza le dita e mi ripete la domanda "cos'è successo, io, posso saperlo?"

"Io..io- non c'è la faccio più" sussurro stufa e porto entrambe le mani sul viso per coprirmi.

"Ti voglio aiutare cerca solo di placare le lacrime" dice togliendo le mani "quando avrai bisogno del mio aiuto me lo dirai?. Io ci sarò, fidati."
****

Come sempre mi risveglio piangendo e il mio respiro è molto affannato, la gola mi trema come dal canto suo le mie mani e il mio stesso corpo, apro gli occhi ma continuo a vedere sfuocato e buio.

Questo è troppo per me. È stato il nostro primo incontro me lo ricordo come fosse stato ieri.

Avevo undici anni e andavo in seconda media, dei ragazzi da quando ero più piccola mi avevano preso proprio di mira. Ero sempre sola non riuscivo a fare amicizia, anche perché nessuno voleva essere mio amico.

Il primo anno è stato pesante non quando il successivo. I mesi passavano e io non facevo altro che soffrire e piangere sono anche arrivati al punto di chiudermi dentro lo sgabuzzino della scuola e io sono claustrofobica.

Se non fosse stato per un bidello sarei svenuta o altro proprio là dentro.

Ma l'episodio più brutto è stato proprio quel giorno.

****
"Allora mi dirai perché stavi qui da sola a piangere?" mi richiede, lui, sedendosi sempre accanto a me in quei maledetti gradini della scuola.

"Vuoi provare a parlarmene ti aiuterò. Qualsiasi cosa sia successo la risolviamo, giuro."

Sembra convincente e mi faccio coraggio grazie alle sue parole.

"Non mi facevano... io, ho avuto tanta paura" e ricominciando a singhiozzare.

"Ehi, ehi, capito che ho detto prima?. Inspira ed espira starai meglio....brava. Ora parla lentamente è dimmi tutto."

Anche se non lo conosco e l'unico che mi parla e mi ascolta, mi guardo intorno per controllare che nessuno mi stia osservando e mi fido dei suoi occhi verdi.

"Era finita la lezione di matematica e stavo uscendo dalla classe, mi hanno fatto uno scherzo e mi hanno chiuso dentro." Mi fermo qualche secondo e riprendo il respiro.

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora