Capitolo 7

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[Capitolo modificato]

Apro l'armadio in cerca di qualcosa di carino da indossare per la serata, cancello anche la più lontana remota idea di indossare un vestito e mi concentro su altro.

Anni fa' capitava che a volte né mettessi uno, perché era lui a costringermi a comprarli e a metterli quando andavamo in discoteca.

L' importante che non erano né troppo scollati né troppo corti, me lo ripeteva in continuazione e poi alla fine mi presentavo con gli jeans.

Diceva che non voleva prendere a botte tutti quelli che mi si avvicinavano per cattive intenzioni e io lo negavo, ma l'ho visto veramente dare legnate a dei ragazzi solo perché mi guardavano la scollatura o le gambe.

Io sono in obbligo di proteggerti, andiamo in quei posti per me quindi è mio dovere controllarti mi ripeteva sempre era un continuo rassicurazioni da parte sua.

Io avevo pur sempre sedici anni in realtà, adesso che ci penso comprendo la sua preoccupazione a starsene tutta la serata nervoso, non mi voleva trovare in altre condizioni di come non mi aveva lasciata.

Purtroppo le persone ubriache non riescono a capire molto e mi dispiace che se una ragazza vuole anche solo andare a divertirsi insieme a delle amiche devono sempre guardarsi le spalle e per questo mi vengono i brividi.

Continuo a ripete che la società sta cadendo a rotoli.

Comunque lui era più grande di me di tre anni e ne aveva diciannove in quel periodo. La sua età non ci faceva sentire in imbarazzo, sapevo che lui era più grande ma non mi importava perché era il mio unico amico. Lo consideravo un fratello ormai in quanto tutta l'adolescenza l'ho passata con lui.

Quando la gente lo fermava per avere delle informazioni sul suo lavoro perché faceva il dj o lo dovevano pagare, mi strascinava sempre con lui. La gente allora credeva che ero la sua ragazza e lui rispondeva semplicemente "è bella lo so, ma è la mia sorellina. Non guardarla così" e cominciava a fare le sue scenate.

Era così protettivo.

Ridacchio leggermente al ricordo di una serata vissuta con lui.

****
La musica è altissima e rimbomba dentro il locale, la melodia è piacevole ma con tutta questa gente la testa mi sta scoppiando.

Porto lo sguardo al piano superiore su un palco rialzato dove lo intravedo con delle grandi cuffie alle orecchie e le mani impegnate nella console a remixare la musica.

La gente balla e si struscia mentre io sono in un angolo da sola, dove se qualcuno si avvicina c'è un uomo che non fa passare nessuno, ha l'ordine di proteggermi, strano ma vero.

Mi arrabbio spesso perché tutti si divertono e io invece devo stare qui da sola ma gli sono grata con tutto il cuore. Rialzo di nuovo lo sguardo e noto che mi guarda felice, mi manda un piccolo bacio accompagnato da un occhiolino.

So che lo fai per il mio bene.

Dopo molte ore la gente striscia anche per terra per andare via, troppo ubriaca, ridacchio.
Scende velocemente dalle scale e mi afferra abbracciandomi forte.

"Stai bene?" mi sussurra.

"Si, mi sono annoiata troppo e ho anche sonno" dico sbuffando e strofino con le dita i miei occhi "ma tu sei stato veramente bravissimo. La musica è la tua passione, si capisce al volo."
Lui ridacchia "sono le quattro andiamo ti accompagno a casa."

Nel momento di uscire un ragazzo ci ferma e mi squadra.

"Derek, volevo sapere se domani sera sei disponibile" dice quel ragazzo rivolgendosi al mio migliore amico "e poi pensavo che avessi già una ragazza."

Lui mi stringe fra le sue braccia e gli dice che per la sera dopo ha già un impegno.

Stiamo per andare via quando si volta è grida "se continuo a beccarti a guardarla ti strappo gli occhi a morsi."

****

Torno alla realtà, cercando di regolare i miei singhiozzi ma tutto sembra vano. Da quando non c'è più non ho più messo piede in quei locali, è come se mi sentissi in colpa ad andare senza di lui...

Devo farmi forza e affrontarlo, adesso Derek non n'è più qui con me.. e mi manca così tanto.

Ritorno al presente e rifletto sulle parole dei ragazzi di ieri sul fatto che non sia una discoteca ma una festa in casa di qualche amico loro, le feste in casa dovrebbero essere più tranquille, no?.

Non avrei mai accettato di andare alla festa se quel ragazzo non mi avesse sfidato così tanto.
Non voglio dar soddisfazione a quel Mike, ma le sue parole mi hanno turbato molto.

Tutto ciò che ha detto è la verità non lo sto negando solo che essere letta così velocemente mi ha preso in contropiede.
È forse per impulso anche se io non lo sono mai stata, ho accettato.

Volevo dimostrargli che non sono solo quello che si vede. Il fatto che creda che io sia una "sfigatella" come dice lui mi fa innervosire.

Mica io ho gli ho detto: si vede da chilometri che sei uno che ci prova con tutte.

Io ho tenuto la bocca chiusa e basta.
No, lui ha dovuto farmi innervosire... detto questo non mi importa perché io non lo conosco e non voglio avere problemi con lui.

Indosso dei leggins neri, una magliettina bianca, un giacchetto di jeans e comincio a legarmi i lacci degli scarponcini.

Non voglio proprio attirare l'attenzione su di me, so già che appena entrerò i ricordi mi sovrasteranno è dovrò solo cercare di non piangere davanti a tutti.

Quando mi osservo allo specchio per poco non mi spavento. Ho gli occhi rossi dovuti ai continui pianti, la pelle del mio viso è molto pallida e il labbro trema leggermente.

Faccio dei respiri profondi.

Conta fino a dieci e rilassati.

Prendo da un cassetto il beauty ed esco qualche prodotto che mi serve per migliorare il mio aspetto. L'unico prodotto che uso molto è il correttore, seguito dal mascara ma stando sempre a casa non trovo il bisogno di usarlo.

Applico il correttore sulla parte inferiore dell'occhio e su un piccolo puntino per nasconderlo. Prendo il flaconcino del mascara e lo applico sulle ciglia superiori.

Il volto e un po' spento così prendo un leggero gloss e lo metto sulle mie labbra. Non è molto ma a me sta bene così.

Il nero sulle ciglia mette in risalto il colore azzurro dei miei occhi e le labbra sono coperte da un colore trasparente.

Guardo l'ora e manca poco per le undici, aspetto con ansia che arrivino per andare in un posto dove avevo giurato di non mettere più piede per il resto della mia vita.

Poco dopo ricevo un messaggio e il cuore comincia a martellarmi più veloce del dovuto.

Io c'è la posso fare.

Prendo la borsa dove ho già messo dei soldi, il cellulare e dei fazzolettini, faccio un respiro profondo ed esco con un bel sorriso. Sono coraggiosa mi ripeto.

Devo riuscire ad andare avanti me lo sono promessa.

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora