Capitolo 50

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Il ragazzo in copertina è Derek, il suo migliore amico.

Finalmente potrete immaginarlo, spero non deluda le vostre supposizioni!.

***

"Charlotte te lo richiedo, plachi le tue esigenze.?"

Non so come comportarmi, nella mia testa c'è un vortice di emozioni e di pensieri, non riesco neanche più a distinguere il giusto dal sbagliato.

Se mi chiedesse adesso di mettere della musica ad alto volume lo farei, se mi chiedesse di correre su per le scale lo accontenterei, ogni suo ordine l'ascolterei senza obbiettare per nessun motivo.

La sua voce sta disattivando tutte le mie barriere, le sue mani mi capovolgono in un'altra galassia e quando infila una mano sotto la maglia non sono in grado di protestare.

"Prima non hai neanche avuto il coraggio di guardarmi negli occhi e io che mi scervellavo per sapere il motivo."

Attacco il braccio destro tra i suoi capelli e comincio a reggermi su di lui anche esagerando sulla forza.

"Avevi voglia di me.?"

Apro gli occhi e adesso capisco quanta ragione abbia, la sua mano continua a salire e in un attimo è sopra il tessuto del reggiseno.

"Dimmelo. Dii che hai voglia di me."

"Ti prego..." sono le uniche cose che riesco a pronunciare.

"Mi fai diventare matto tu."

Con troppa aggressività stringe il mio seno destro, viene torturato dalle sue dita, acchiappa e rilascia, acchiappa e rilassa "woah Cristo Santo."

In un gemito troppo spinto da parte sua, voglio più contatto, attacco più che posso la schiena su di lui come per traforare ogni spiraglio d'aria e anche l'altra mano raggiunge il seno sinistro. Una sopra il maglione e l'altra troppo vicina alla mia carne bollente.

"Voglio stringerle senza reggiseno."

Più che una domanda sembra un ordine e mi chiedo dove sia finita la mia sanità mentale.

"Se ti acchiappo non ti lascio andare più."

"Io...io-"

Con il pollice solleva lievemente il ferretto e in una frazione di secondi le sue dita si intrufolano.

La sua mano grande racchiude a coppa tutta la parte ormai esposta e un altro gemito fuoriesce dalla mia bocca.

"Come fanno a essere così grosse" mi spiattella all'orecchio "dimmelo."

"Genetica?" sussurro a corto di fiato.

"Mm genetica, mi piace. Mamma ti ha trasmesso questo ben di Dio.?"

Facciamo entrambi dei versi strani e contro ogni parte di me avverto qualcosa all'interno delle mutandine. Con una rapidità assurda insinua una gamba tra le mie cosce e le divide spalancandole.

Sgrano nuovamente gli occhi e mi mordo fortissimo il labbro, fa qualche passo indietro e Mike si poggia al muro trascinandomi con sé.

"Non mi avresti detto niente vero?. Se non avessi capito da solo il motivo tu non avresti parlato."

Annuisco ormai rassegnata, sa tutto adesso.

"Ti voglio onesta bimba. Devi dirmelo, io ho sempre voglia di toccarti."

Infila anche l'altra mano sotto il tessuto di pizzo e quando le stringe forte mi inarco in basso sotto il suo corpo. Scariche arrivano da ogni parte e quando con due dita stimola il capezzolo perdo l'orientamento.

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora