Capitolo 5

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Lui è John Griver.

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[Capitolo modificato]

Un'ora più tardi sono sotto la doccia in cerca di relax, spalmo il bagnoschiuma al miele sul mio corpo e sfrego un po' più forte per provare a togliere la frustrazione dal mio corpo.

Guardo la mia pelle ed è leggermente arrossata quindi è ora di smetterla.

Mi copro con l'asciugamano e lego i capelli, entro in stanza rovisto un cassetto alla ricerca dell'intimo e lo indosso.

Mi metto dei leggins, una t-shirt a maniche lunghe e le mie vans. Dopo che asciugo i capelli cerco di dargli un ordine ma restano sempre e comunque gonfi. Sbuffo e applico solo un po' di correttore per coprire le occhiaie.

Guardo l'ora e sono già le cinque meno dieci e se non comincio a sbrigarmi arriverò in ritardo.

Sul ripiano dello specchio ci sono parecchie boccette di profumi marcati, regali di mia madre nel tempo. Non dico che non mi piacciano i profumi ma non li utilizzo in quanto uso molti prodotti profumati sul corpo quindi quell'odore in più farebbe contrasto; mia madre ovviamente non conoscendomi me ne regala in quantità senza sapere che faranno tutti la stessa fine, sulla mensola.

Indosso il giubbotto e assicurandomi che tutto sia spento, chiudo la porta alle mie spalle e faccio un paio di scatti con la chiave, metto tutto all'interno della borsa e scendo le scale.

Quando arrivo al posto concordato non c'è traccia di Katy, provo un po' di vergogna a starmene qui da sola, quindi spero che si sbrighi, poi ricordo che mi aveva spoilerato di essere una ragazza sempre in ritardo e quindi aspetto impaziente.

Super giú dieci minuti dopo vedo Katy correre come una pazza con la sua sciarpa che sventola dietro di lei.
Quando è davanti a me si piega sulle ginocchia e comincia a riprendere fiato.

"Scusa sono in ritardo" sussurra prendendo grandi boccate d'aria.

"Ho notato" dico scherzando "ma non fa niente."

Subito scoppio a ridere alla sua espressione ma ricevo un piccolo pizzicotto sul braccio.

"Aglio" dico spostando il braccio dalla sua vicinanza e strofino il punto colpito scioccata.

"Non mi piace molto l'aglio" dice mentre sventola le mani in aria.

"Ho capito non devo sfidarti."

Con un occhiolino da parte sua cominciamo a dirigerci verso il bar ed è lo stesso dove ho fatto colazione qualche mattina fa', entrando ci sediamo e aspettiamo che qualcuno si avvicini per ordinare.

"Mi hai aspettato molto?" chiede appena posiziona la sua borsa vicino a sé.

"Un dieci minuti circa, niente di preoccupante."

Annuisce e la cameriera prende i nostri ordini, mettendoci a nostro agio.

"Come mai non ti ho mai vista da queste parti.?"

"Mi sono trasferita in questa città da poco, quest'estate ho deciso di non só cambiare aria?. È quindi ho preso un appartamentino qui e sto in questo quartiere da qualche giorno."

Lei riflette qualche secondo e poi annuisce.

"È quindi suppongo abiti da sola?"

"Si."

"E non hai paura a stare sola, non ti annoi?. Anche se pensandoci bene non sarebbe male come idea" prosegue dopo.

"No dai bisogna solamente farci l'abitudine."

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora